giovedì 17 dicembre 2009

Mafia, un libro a tre mani


Il fenomeno mafioso è oggetto di studio da numerosi decenni ormai da parte di giudici, giornalisti, politologi, sociologi, storici. Lo dimostrano i numerosi libri pubblicati sull’argomento. Fra gli ultimi titoli troviamo “Mafie e legislazione antimafia”, presentato all’Unical su iniziativa della facoltà di Scienze Politiche, dai suoi autori: Emanuele Crescenti procuratore aggiunto a Palmi e già procuratore DDA a Messina, Giovanni Moschella docente dell’Università di Messina e Luigi Chiara docente dell’Università di Messina. Il libro è composto da tre saggi, ciascun autore ha curato un approccio particolare che tiene conto di diversi ambiti disciplinari.
Chiara ha curato e ripercorso le tappe storiche della mafia a partire dal periodo pre-unitario, è in questo periodo che con i notabilati e i feudatari nasce il fenomeno mafioso in Sicilia ma non sarà un problema esclusivamente siciliano. Con lo stato unitario la mafia ha la possibilità di rafforzarsi e di radicarsi maggiormente nel territorio grazie anche all’incapacità dello stato di controllare i territori sotto la sua giurisdizione. Inizialmente la mafia è stata considerata come un residuo del fenomeno feudale ma successivamente si capì che il fenomeno mafioso aveva la capacità di adattarsi alla modernità e ai suoi processi. La mafia infatti era radicata nei posti chiave per potersi sviluppare come le reti di comunicazione (porti) e le istituzioni democratiche. Questo le ha permesso di resistere nel tempo e adattarsi ai cambiamenti politico sociali sino ad arrivare ad oggi. Con il passare degli anni è riuscita ad inserirsi in quei settori considerati redditizi come il traffico di armi e di stupefacenti, oltre al fatto che controlla i settori pubblici attraverso il voto ed è inserita nel settore degli appalti che le permette di accrescere maggiormente il suo potere sul territorio.
La seconda parte del libro è stata curata da Emanuele Crescenti e riguarda l’aspetto tecnico- giuridico della mafia. Qui si ha un excursus giuridico della legislazione contro la mafia a partire dal codice Rocco in cui si fa riferimento al reato associativo per perseguire gli illeciti. Ma è solo nel 1982 che viene riconosciuto con la legge Rognoni –Latorre il reato di associazione di tipo mafioso, con questa legge si ha una modalità d’azione di tipo specifico ed è sempre con questa legge che si ha la condanna per mafia. Va sottolineato che la mafia in generale si fonda sulla capacità organizzativa che a sua volta si basa sull’omertà e l’intimidazione. E’ in questi anni che lo Stato riconobbe la necessità di intervenire con la lotta alla mafia a seguito degli omicidi Latorre, Rocca, del Generale dalla Chiesa , Falcone, Borsellino, che tutti ricordiamo. Ed è sempre in questo periodo che si interviene anche a livello investigativo per combattere la mafia con la cosiddetta “stagione di Palermo” e il “maxi processo”. Il desiderio di Falcone era quello che si creassero gruppi di lavoro specifici in modo che l’investigazione non fosse parcellizzata e ci si occupasse solo di mafia. Inizia, così, la direzione generale antimafia per indirizzare in modo efficace il lavoro. Questa sostanzialmente era l’idea di Giovanni Falcone, ma non fece in tempo a realizzarla perché la mafia un po’ per vendicarsi del maxi processo, come sostiene Crescenti, un po’ per la direzione nazionale antimafia lo uccise. E successivamente uccise anche Paolo Borsellino dato che era l’erede naturale di Falcone e l’unico che avrebbe potuto agire come lui. Nonostante questi tragici eventi la direzione nazionale antimafia fu portata avanti da altri magistrati e si è arrivati anche alle direzioni distrettuali antimafia. Con queste i magistrati hanno competenze più ampie.
Ma un salto di qualità nella lotta alla mafia si ebbe con la collaborazione del pentito Tommaso Buscetta, va detto che la collaborazione garantisce ai mafiosi una riduzione della pena e da la possibilità ai pentiti di essere protetti. Il pentitismo fu una rivoluzione nelle modalità di colpire il fenomeno mafioso ma comportò anche una serie di problemi come quelli del controllo e dell’attendibilità delle dichiarazioni dei mafiosi.
Il terzo saggio del libro è stato curato da Moschella, che si è occupato di due aspetti: sequestro e confisca dei beni a fini sociali; e infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni.
Dagli anni ’80 in poi si ha una costante lotta alla mafia, ma questa non è solo in senso repressivo ma anche nel senso di sensibilizzare la gente contro questo fenomeno, come dice Moschella. La sensibilizzazione doveva e deve avvenire a partire dalle scuole, a questo proposito viene citato un episodio di Borsellino, il quale la mattina in cui fu ucciso aveva inviato una lettera ad una Preside di scuola per combattere la mafia a livello culturale. Per quanto riguarda la confisca dei beni, la legislazione dell’ ’82 aveva il limite del ritorno dei beni confiscati ai mafiosi. Questo tipo di beni non venivano utilizzati in modo utile e proficuo per la società civile. Solo con la legislazione del 1996 si ha un cambiamento in questo senso, i beni confiscati vengono utilizzati per fini sociali come contrasto alla mafia. Un esempio sono le case famiglia che vengono costituite in appartamenti o ville che erano di mafiosi, ma anche centri ricreativi e altri. Attualmente è stata avanzata una proposta sia dal governo che dall’opposizione di creare un’agenzia per il coordinamento dei beni confiscati alla mafia. Un altro problema da considerare nella confisca dei beni è quello della loro vendita, perché in questo modo si rischia che i mafiosi tramite dei prestanome ritornino in possesso dei loro beni.
La questione dell’infiltrazione invece è uno strumento privilegiato dei mafiosi che riescono ad entrare nelle istituzioni ed avere così il controllo e la gestione politica del territorio. Con il passare del tempo la situazione è cambiata sino ad arrivare ad oggi dove assistiamo ad un intervento diretto della mafia nelle elezioni, ciò vuol dire che i mafiosi fanno le scelte politiche amministrative.
Un altro fenomeno a cui assistiamo è lo scioglimento delle amministrazioni per mafia. I dati che riguardano questo fenomeno non sono buoni, come dice Moschella, infatti accade spesso che un comune sciolto per mafia dopo la rielezione viene risciolto per infiltrazione mafiosa, questo perché spesso il collegamento mafioso non è con la giunta ma con l’apparato amministrativo anche se si sta profilando un cambiamento facendo dei controlli sull’apparato amministrativo.
Ma per combattere la mafia bisogna avere la capacità di dire no. Il no deve venire non solo dai governi locali e centrale, ma anche dalla società civile.

Giovanna Terranova

lunedì 14 dicembre 2009

Darwin Day, incontro ravvicinato con la scienza



Perché dedicare un giorno a Darwin? Molti penserebbero che le teorie dell’evoluzione siano ormai scontate, accettate da tutti o quasi. Ma non è così. A quanto pare sono ancora in molti quelli che mettono in dubbio le teorie di Darwin. Qualche anno fa Letizia Moratti, già ministro dell’istruzione, rimosse dai programmi scolastici l’evoluzionismo, sulla scia di un dibattito che sosteneva come il darwinismo non potesse considerarsi vera e propria scienza, in quanto non dimostrabile con formule ed esperimenti scientifici. E tra i maggiori sostenitori di questa visione c’era il noto prof. Zichichi. Ne seguì una reazione del mondo scolastico e accademico che portò alla istituzione di diverse iniziative, tra cui l’istituzione del Darwin Day, che in occasione del bicentenario della nascita dello studioso inglese anche l’Unical ha celebrato con un convegno in Aula Magna.
È naturale collegare questo bicentenario con un altro evento che ci sta interessando più da vicino: il cinquecentenario telesiano. A sottolineare l’affinità tra Telesio e Darwin è innanzitutto il Rettore. Telesio nel ‘500 invitava a guardare alla natura usando solo i sensi, ed abbandonando i dogmatismi filosofici. Fu così un innovatore, che aprì la strada ad una “rivoluzione scientifica” che, passando nel ‘600 da Galileo, ha in Darwin uno dei suoi principali rappresentanti.
Ferdinando Boero, dell’Università del Salento, precisa come la definizione che Darwin dava a sé stesso fosse quella di “Naturalista”. Osservando la natura infatti, e conducendo personalmente vari esperimenti, sviluppò le sue teorie. Darwin usa molta ecologia per spiegare l’evoluzione, anche se il termine “evoluzione” non compare nei suoi testi, nei quali il concetto principale è quello di “selezione naturale”. Certo le successive scoperte hanno in parte rivelato l’erroneità di diverse tesi darwiniane. Ma bisogna considerare che lo studioso inglese si trovò di fronte a temi non ancora toccati da nessun altro. Mancano ad esempio riferimenti alla genetica, che stava nascendo in quel periodo, però sono a lui riconducibili diverse intuizioni che, sviluppate poi da altri scienziati, saranno la base di nuove teorie.
Applicazioni concrete del naturalismo darwiniano possono considerarsi quella della prof. Sonia Ferraro, che presenta l’attività del Parco Nazionale della Sila, di cui è presidente, e quella del prof Pietro Brandmayr, che annuncia la scoperta in Sila di una specie di coleotteri che si credeva ormai estinta. Si tratta di un “cucuide color cinabro”, una specie “ombrello”, che cioè ci dà una indicazione del buono stato in cui si trovano le foreste della nostra Sila. Questo coleottero è infatti un predatore che, vivendo tra le cortecce, ha un ruolo decisivo nella disfacimento delle vecchie piante, per far spazio alle piante giovani. Oltre a questa scoperta sono state ritrovate diverse tracce di flora e fauna tipici della zona e che, già quasi scomparsi, stanno iniziando a ripopolare l’area del Parco. “Tutte scoperte di ricercatori della nostra Università”.
Special guest della giornata è stato Michael Rutzen, sudafricano, l’uomo che “parla con gli squali”. Si occupa infatti dello studio dei comportamenti del grande squalo bianco nell’area di Gansbaai, in Sud Africa, e la sua attività è oggetto del documentario “Great Withe Shark – a living legend”, prodotto dalla BBC e mostrato all’Unical in anteprima nazionale, in una Aula Magna gremita da studenti delle scuole superiori dopo gli altri interventi dei prof. Sandro Tripepi, Gino Mirocle Crisci, Beatrice Bisonti e Giuseppe Passarino.
Nello storico scontro tra evoluzionismo e creazionismo si assiste negli ultimi tempi a delle curiosità. Il vice presidente nazionale del Cnr ha di recente pubblicato un articolo in cui sostiene le tesi creazioniste, trincerandosi dietro al suo diritto di esprimere la propria opinione. Certo nessuno metterebbe mai in discussione questo diritto, cosa ben diversa è però ricondurre le proprie “opinabili opinioni” sotto l’egida del Cnr, massimo istituto di ricerca scientifica italiano, cercando di dargli così un velo di scientificità. A ciò si aggiunga che il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, che si penserebbe sostenitore di teorie tradizionaliste, ha invece negato la validità scientifica del creazionismo ed evidenziato una apertura della Chiesa all’evoluzionismo come fatto. Sembra proprio che ci sia stata una inversione di ruoli.
La nascita di iniziative come il Darwin Day è l’interessante frutto della reazione ad un tentativo di restare ancorati a idee non più attuali. Tentativo che ha interessato proprio gli organi di istruzione. La presenza degli studenti delle scuole superiori in questo contesto è significativa, ed a loro Boero si rivolge a conclusione del suo intervento ribadendo l’invito a “resistere sempre a chi impedisce di fare delle cose e ad incuriosirsi”, perché il fatto che una idea giusta sia contrastata da una maggioranza, come è avvenuto a lungo per il darwinismo, non significa che sia errata.

Lorenzo Coscarella

lunedì 30 novembre 2009

Violenza sulle donne, una giornata per riflettere ed agire



Calci, bastonate, ossa rotte, stupri domestici. In Italia i maltrattamenti, anche molto gravi, riguardano una donna su tre. Per questo il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne è diventata una ricorrenza sempre più sentita e partecipata anche nel nostro Paese e all’interno dell’Università.
Nell’Aula Caldora si è tenuta infatti la lezione conclusiva del Corso Donne, Politica e Istituzioni e si è visto un documentario “Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi, nell’ambito della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
E’ il segno che le donne stanno trovando il coraggio di alzare la voce, di denunciare gli uomini, di sfilare tutte assieme per dire basta a pugni e insulti alla dignità femminile. Sono ormai diversi anni che l’Università della Calabria e in particolar modo la Facoltà di Scienze Politiche in primis nelle persone della professoressa Donatella Barazzetti, Renate Siebert, con l’appoggio dei Presidi d’Ignazio e Gambino che sin dall’inizio hanno sostenuto con grande attenzione e con grande entusiasmo questo corso, ha fatto propria questa battaglia civile. La tavola rotonda è stata molto ricca e concreta: a partire dalla coordinatrice Giovanna Vingelli (Centro di Women’s Studies “Milly Villa”), alla professoressa Rossella Morrone che ha sostituito degnamente la professoressa Giuliana Mocchi (Presidente Comitato Pari Opportunità) a causa di motivi di salute (ci auguriamo che stia meglio), ai due avvocati Stella Ciarletta, Consigliera di parità Regione Calabria e Rosellina Madeo, Consigliera di Parità Provincia di Cosenza, alla professoressa Sandra Plastina e finendo con tutti gli altri interventi programmati.
Solo un’italiana su dieci denuncia una violenza o un maltrattamento. Il motivo? Il 65% dei casi, ritiene che non sia un reato grave. <> dice Rosellina Madeo. Donne lese nell’autostima, continuamente mortificante anche davanti ai figli. <> interviene Stella Ciarletta. <>. Donne che restano a fianco del partner per motivi psicologici, ma anche per questioni pratiche:casa, mutuo, figli. Ma come nasce la violenza? <> dice Rossella Morrone. Agire, quindi, sull’educazione dei più piccoli. E poi servono interventi concreti, dall’illuminazione dei parcheggi ai taxi rosa. Con un punto fermo: non è mai colpa della donna. Non è mai una colpa subire una violenza. <> conclude la professoressa Donatella Barazzetti (Coordinatrice scientifica del Corso Donne, Politica e Istituzioni e Direttrice del Centro di Women’s Studies “Milly Villa”).
<> afferma la professoressa Renate Siebert, Facoltà di Scienze Politiche e ancora << Come ci insegna la fenomenologia e le teorie sulla realtà sociale come costruzione, noi produciamo giorno per giorno la realtà che ci circonda e attraverso il linguaggio attribuiamo significato ai fenomeni sociali e contemporaneamente diventiamo e siamo le parole che ascoltiamo. E’ evidente che questo ragionamento non vada soltanto per le parole, ma appare molto pertinente anche per le immagini. Parole e immagini di tipo sessista e/o razzista che comunemente suggeriscono una naturalezza dell’essere diversi, strutturano la nostra percezione, ci suggeriscono che certe relazioni sono quelle che sono con ovvietà mentre ci appannano la vista sul fatto che si tratta di costruzioni di prodotti storici e sociali che possono anche essere decostruite e cambiate>>.
Ricordo quand’ero piccola, mia madre diceva a Mario, mio fratello: <>. Questo per dire quanto conta il ruolo dell’educazione. Il Femminile non ha bisogno dell’uomo per stare bene. E’ forte, ha un potere provvidenziale, sa rinascere. Dobbiamo prenderci cura della Donna che è in noi, rispettarla, amarla, farla divertire. Servono nuove leggi, ma non solo: le donne devono essere consapevoli della propria dignità, rompere il silenzio e stabilire tra loro rapporti di solidarietà. Poi c’è bisogno di fatti concreti:aumentare i centri di antiviolenza e case protette, con maggiori finanziamenti.

Dalila Barrile

Agroalimentare, all'Unical il laboratorio pilota


Un progetto tutto calabrese sulla filiera agroalimentare porta all’Unical un nuovo importante laboratorio. Si chiama “Quasiora”, sarà diretto dal prof. Giovanni Sindona, ordinario di Chimica all’Unical, ed è uno dei quattro laboratori presentati durante la conferenza stampa che si è tenuta mercoledì 25 novembre nell’aula “Terenzi” del dipartimento di Chimica che rientra nell’Accordo di programma quadro per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica. Si tratta di laboratori pubblici di ricerca che saranno aperti nelle tre Università calabresi nell’ambito del settore agroalimentare. Il laboratorio Quasiora sarà l’unità di coordinamento e operativa dei laboratori interfiliera.
L’obiettivo principale del progetto è quello di dare una certificazione ai prodotti agroalimentari calabresi e non solo, infatti le istituzioni coinvolte sono orientate anche al mercato europeo. L’idea da cui si parte è che le piccole aziende devono fare prodotti di qualità altrimenti corrono il rischio di uscire dal mercato e la qualità deve essere certificata, dato che viviamo nell’era globale in cui vige il conformismo e c’è un’invasione di prodotti scadenti, bisogna pur fare una distinzione tra prodotti di qualità e prodotti di massa. Il lavoro della filiera agroalimentare consiste proprio in questo.
Dalla presentazione è emerso anche un secondo obiettivo che consiste nel coinvolgere le imprese calabresi nel progetto, queste infatti dovranno essere il motore dello sviluppo del territorio calabrese. Il progetto quindi ha l’ambizione di mettere insieme: ricerca, territorio e politica.
Si è partiti da un accordo che vede come protagonisti principali le tre Università calabresi e la Regione Calabria ma anche il Cra-Oil (centro ricerca olivicoltura e industria olearia), l’Arssa (agenzia regionale per lo sviluppo e i servizi in agricoltura), il Cnr-Isafom (centro nazionale di ricerca- ist. studio dell’atmosfera e del clima) e il Cnr-Isac (centro nazionale di ricerca- ist. sistemi agricoli e forestali del mediterraneo).
Oltre al laboratorio Quasiora sono stati presentati altri tre laboratori che saranno coordinati dalle tre Università calabresi: Lipac, Agribiotech e Agromater. Il primo avrà come attore principale nella gestione della ricerca l’Università degli Studi della Calabria, il secondo e il terzo l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria.


E’ la prima volta che le tre università calabresi si presentano come unica istituzione per concorrere ad un bando pubblico. Il rettore dell’Università di Reggio Calabria Massimo Giovannini durante il suo intervento ha definito le tre università come una cooperativa e il settore agroalimentare come il banco di prova di questa cooperativa.
Suggestivo è stato anche l’intervento del rappresentante della Regione Calabria Rossi poiché ha sottolineato l’importanza della ricerca sul territorio calabrese, in particolare ha sostenuto: “la ricerca in Calabria è poco visibile, quindi per valorizzarla si vuole creare in questa regione un centro di ricerca formato da laboratori interfiliera che coinvolge i maggiori centri istituzionali e di ricerca calabresi”.
Il principale obiettivo del laboratorio Quasiora è quello di ottenere un rapporto qualità /sicurezza dei prodotti. “Era ora che in Calabria si facesse una cosa del genere” afferma il prof. Sindona.
Nel progetto generale è previsto che il laboratorio dell’Unical duri tre anni ma l’auspicio è che prosegua anche oltre. Inoltre per incentivare la ricerca di base saranno messe a disposizione dei giovani anche alcune borse di studio.

Giovanna Terranova

domenica 29 novembre 2009

"Cambiare per sopravvivere", l'amara lezione del Career Day



“Quella che sopravvive non è la specie più forte ma quella più pronta al cambiamento”. Questo il filo conduttore dell'incontro tenutosi il 18 Novembre all'università della Calabria. Non stiamo parlando di un corso di sopravvivenza ma quasi. Si tratta della possibilità, per i quattrocento laureati e laureandi che hanno presentato le proprie credenziali attraverso curriculum, di trovare un posto di lavoro stabile, quell'”a tempo indeterminato” che tanto si cerca e che è sempre più difficile trovare in Italia. Questa sembra una buona occasione date le aziende accorse al richiamo dell'Unical. Aziende prevalentemente calabresi (salvo alcune eccezioni): Confindustria Cosenza, Il Quotidiano della Calabria, Delvit Chimica, Istituto Helvetico Sanders (sede a Perugia con progetto di aprire due centri in Calabria, rispettivamente a Reggio Calabria e Cosenza), Everis Italia (presente in Europa e Sud America), E.D.P. Electronics Devices Power, Visiant, Consorzio Sociale Goel, Banca Mediolanum.
L'opportunità di ascoltare le parole di rappresentanti così importanti ha fatto gola a tanti sicuramente, ma con un po' di pubblicità in più forse anche i meno informati sarebbero accorsi all’evento.
Evolversi, cambiare, ma in che senso? Non si corre forse il rischio che questo dover cambiare, questo dover evolversi troppo rapidamente, invalidi tutte le conoscenze acquisite in precedenza?
Abbiamo provato a chiederlo a Francesco, 20 anni, uno degli studenti dell'Unical interessati ma non informati dell'evento. “Sono uno studente al terzo anno di ingegneria. Già nell'ambito che mi compete noto un certo dislivello tra gli strumenti utilizzati e insegnati nella nostra università e quelli che invece si andranno ad utilizzare in un mio ipotetico lavoro futuro da ingegnere. Saper adattarsi è importante, ma una cosa è parlare di adattamento, altra cosa è il cambiamento sostanziale a cui si assiste giorno dopo giorno. Questo rischia di rendere inutili gli sforzi di noi studenti che vediamo invecchiare il nostro capitale cognitivo. Il foglio di laurea così finisce solo per attestare che abbiamo delle conoscenze troppo arretrate e inutili per entrare nel mondo del lavoro”.
Il giorno della carriera tenutosi in Aula Magna appare quindi come un'occasione per confrontarsi col mercato del lavoro, ma diventa per molti anche un invito a pensare a questo cambiamento continuo. Solo in alcuni casi poi, nei colloqui seguiti alla presentazione dei nove rappresentanti delle aziende, si è mostrato un interesse reale dell'offerta. Una di queste è stata ovviamente Confindustria di Cosenza, che, in quanto associazione degli industriali, rappresenta diverse industrie della provincia, perciò non a caso è stata la destinataria di più curriculum da parte dei laureati.
Altro spunto di riflessione l'hanno offerto le parole del Dott. Esposito di Everis Italia. “Cerchiamo studenti con metodo, persone con talento, gente che non conclude un progetto per poi lasciarselo alle spalle, ma che lo amalgama alla propria formazione, lo inserisce nel proprio capitale cognitivo. Mi riferisco anche agli esami da voi sostenuti, che non dovrebbero essere fini a se stessi come spesso accade”.
Lo studente italiano, difatti, oggi considera l'attività universitaria come un'azione con uno scopo diverso da quello di formarsi professionalmente. E’ già con un piede nel mondo del lavoro e, considerandolo come fine da raggiungere per mantenere i bisogni primari, studia per ottenere qualcosa che forse potrà consentirglielo, ovvero la laurea. Per fare ciò non bada alla creazione di un bagaglio di sapere da accrescere sempre più nella speranza di realizzarsi nell'ambito lavorativo a lui gradito. Gli esami diventano perciò solo ostacoli da superare per raggiungere un obiettivo superiore, ovvero un foglio di carta con su scritto “dottore in...”.
Il Career day è stata dunque un'occasione per riflettere, per misurare le aspettative dei giovani ragazzi dell'Unical, per cercare, forse inutilmente ma questo sarà il tempo a dirlo, di inserirsi in ambiti lavorativi. Ma questa giornata è servita soprattutto per far capire ai giovani laureati d'oggi che, qualunque sia la strada che andranno a percorrere, la cosa più importante è “essere flessibili con idee verso l'innovazione”.

Antonino Policari

venerdì 20 novembre 2009

La lunga strada della sinistra nell'ultimo libro di Fausto Bertinotti


"Noi, gente di sinistra, viviamo nella paura. La paura, a volte sotterranea, a volte dichiarata, che la sinistra non ci sia più. Che essa sia scomparsa non solo dal parlamento e dai grandi media, ma dalla società, dalla cultura e perfino dalla vita quotidiana. E c'è addirittura chi pensa che non sia un'assenza temporanea, ma una vera e propria fine storica. Questa sensazione di scomparsa l'avverto anch'io, la sento sulla pelle, la vivo nei luoghi che non ci sono più. Perché i luoghi non sono, nient'affatto, soltanto dimensioni territoriali, o geografiche: per la sinistra sono sempre stati momenti di rapporto e di relazione, costruzione di politica, affermazioni di senso."
Sono parole di Fausto Bertinotti che trovano sfogo nel suo ultimo libro “Devi augurarti che la strada sia lunga” scritto a sei mani, con le giornaliste Ritanna Armeni e Rina Gagliardi per Edizioni Ponte alle Grazie. Il titolo del libro è un verso del poeta greco Costantino Kavafis, che nella sua Itaca scrive “Quando ti metterai in viaggio per Itaca, devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze”. Detto altrimenti potrebbe suonare: l’importante è il viaggio non la meta.
Come quando per il movimento operaio la meta era lo Statuto dei lavoratori o il contratto collettivo dei metalmeccanici, ma l’importante era la costruzione dello sciopero e la forte presa di coscienza durante il cammino, l’educazione sentimentale, la rivoluzione di sé prima che la rivoluzione mondiale.
E’ un Fausto meno retorico e più problematico, e in questo senso più politico, quello che si è presentato giovedì mattina all’Università della Calabria, nella stessa Aula Magna piena di studenti che ha infiammato tante volte. Ma stavolta non si canta bandiera rossa. “Storicamente abbiamo avuto sempre molte sinistre - ricorda Bertinotti – riconducibili almeno a due: una moderata e una radicale. Oggi non ne abbiamo neanche una”. Sono state entrambe sconfitte in Europa, definitivamente negli anni ’80 con l’avanzata dei governi di centrosinistra, ma la sconfitta è graduale e risale alla crisi del movimento operaio, quando negli anni Sessanta il partito comunista è incapace di cogliere le trasformazioni del lavoro di cui sono portatori l’operaio di serie e lo studente di massa. Ed oggi che il capitalismo finanziario globalizzato è entrato in crisi, oggi che i movimenti sociali hanno finalmente ragione agli occhi del mondo, dov’è la sinistra? Mentre in America Latina si riconquistano ampi spazi di democrazia, come in Bolivia o in Uruguay, con un presidente cocalero e uno tupamaros, in Europa la sinistra non si trova.
Il subcomandante Fausto racconta la sua educazione sentimentale, partita dall’esperienza vissuta con le operaie tessili e terminata come lui stesso ebbe modo di riconoscere “nel peggiore dei modi” con la sconfitta dell’aprile 2008. Ha un ottimo compagno di viaggio in questo peregrinare nella memoria sua e del Paese. Franco Piperno gli ricambia la cortesia e così come Fausto venne all’Unical a discutere criticamente il libro del professore sul Sessantotto, allo stesso modo il professore non si risparmia nell’approccio dialettico. Apprezza la connotazione positiva data dall’autore alla figura dell’operaio, attore consapevole del cambiamento in fabbrica e nella società, non povero o derelitto ribelle per disperazione. E sottolinea soprattutto il coraggio dell’uomo politico Bertinotti, che si è preso la responsabilità delle sue scelte (come quella infelice di diventare presidente della Camera), dimettendosi con onestà difronte alla sconfitta. “Ci sarebbe bisogno di più digiuni di potere da parte di tanti uomini della sinistra” secondo Piperno, il primo modo, uno dei tanti, per cominciare a fare qualcosa di sinistra.
Insomma se bisogna augurarsi che la strada sia lunga, dice Piperno, io mi auguro che si ritorni sulla strada, perché è dalla strada che si impara, non dalle segreterie di partito. L’unica democrazia possibile è quella partecipata, non quella rappresentativa, che ormai ha ampiamente dimostrato tutti i suoi limiti. Ed in questo forse, Fausto conviene quando riconosce che bisogna riconquistare uno spirito di rivolta individuale, in ogni momento e in ogni luogo, e riprendere il conflitto sociale come dimensione dell’agire collettivo.
Difronte a cotanta speme, noi ci permettiamo di sdrammatizzare concludendo con le parole che Jena, alias Riccardo Barenghi, dedica al nuovo libro di Fausto Bertinotti: Il nuovo libro di Bertinotti si intitola “Devi augurarti che la strada sia lunga. Tranquillo, Fausto, sarà lunghissima.

Daniela Ielasi

lunedì 2 novembre 2009

Potenziamento... di solidarietà


Le matricoline del corso di laurea in scienze dell’educazione, mentre frequentavano i corsi di potenziamento nel mese di settembre hanno avuto una sorpresa. La dott.ssa Marilù Pallone che faceva loro lezione, aveva chiamato in aula alcuni ospiti per un esercizio di dibattito. Un giornalista, un commercialista, un grafico, una contabile. Argomento del dibattito: il volontariato.


I nostri quattro ospiti dai diversi mestieri erano infatti tra i soci più attivi dell’associazione Mani che aiutano. “La nostra è un’associazione che nasce nelle strade della città simbolo della solidarietà: Calcutta. Il luogo dove Madre Teresa ha portato a compimento un progetto di dedizione senza riserve a migliaia e migliaia di persone di ogni età, sesso e religione tra malattie, miseria ed emarginazione”, così apre la discussione Christian, laureato in quella stessa aula in Filosofie e Scienze della Comunicazione e della Conoscenza, giornalista, presidente dell’Associazione. Continua Marco, il commercialista “ Come partecipare a questo progetto? tutto quello che noi abbiamo fatto è stato avvicinarci con rispetto a questo mondo e il resto è venuto da se”. Sergio, il grafico si inserisce: “Bisogna essere pronti ad aiutare a lavare i piatti, a fare il bucato, ad assistere nell’igiene personale, a imboccare chi non puo’ nutrirsi”.
Gli studenti alzano la mano. Vogliono rispondere e partecipano con entusiasmo crescente a questa lezione particolare. Hanno trovato la motivazione per discutere e forse hanno anche scoperto una forma di solidarietà che non conoscevano.
Qualcuno è andato poi a cercare l’associazione nella sua sede in via dell’Amicizia a Castrolibero.

Dalila Barrile

mercoledì 28 ottobre 2009

Università, via libera del CdM alla riforma Gelmini


da IL SOLE 24 ORE



Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge sull'università del ministro Mariastella Gelmini. La figura del ricercatore diventa a tempo determinato, cambiano le modalità di elezione dei rettori, arrivano il fondo per il merito degli studenti più bravi e anche i codici etici anti-parentopoli.

Si cambia registro, dunque, entro 180 giorni le università dovranno rivedere i loro statuti, snellire consigli di amministrazione e senato accademici, ridurre le facoltà, inserire personale esterno nei nuclei di valutazione. E, soprattutto, non ci saranno più i vecchi concorsi interni che permettevano ai baroni di piazzare i loro candidati. Mentre per i prof scatta l'obbligo di fare 1.500 Ore all'anno, di cui 350 dedicate alla didattica. Il ddl si compone di 27 pagine e 15 articoli che toccano anche il problema dei crediti extrauniversitari (saranno al massimo 12 non più 60) e quello dei lettori di scambio stranieri che vengono ripristinati.

Rettori a tempo eletti dai prof - le università avranno sei mesi per mettere mano agli statuti e rivedere la loro governance. Se non lo faranno avranno tre mesi di deroga, poi, però, scatta il commissariamento. Senati accademici e cda dovranno essere più snelli. I rettori potranno restare in carica al massimo otto anni e cambiano le modalità di elezione: saranno scelti con voto ponderato dei soli docenti.

Facoltà e dipartimenti dovranno essere semplificati: le prime potranno essere al massimo 12 negli atenei più grandi. Per evitare sdoppiamenti gli atenei vicini possono federarsi. Gli studenti potranno dare il loro voto di gradimento ai docenti.

Più soldi ai meritevoli (professori e studenti) - al ministero dell'economia sarà creato un fondo per il merito degli universitari che erogherà borse e buoni, ma non a pioggia: per accedere bisognerà partecipare a dei test nazionali. I soldi si possono usare anche per mantenersi negli studi, per non perdere le borse bisognerà essere in regola con gli esami. Sono previsti prestiti d'onore. Sarà studiato anche un sistema di incentivi per gli atenei migliori con un rafforzamento della valutazione anche sulle politiche di reclutamento. Saranno valutati anche docenti e ricercatori: chi non si impegna tra i prof rischia di non avere gli scatti stipendiali. Occhi puntati poi sui bilanci degli atenei: chi non saprà tenere i conti in regola o rientrare da situazioni di dissesto finanziario rischia il commissariamento.

Reclutamento professori e ricercatori a termine - per i docenti arriva l'abilitazione nazionale di durata quadriennale assegnata sulla base delle pubblicazioni da una commissione sorteggiata tra esperti nazionali e internazionali.

Solo chi ha l'abilitazione può partecipare ai concorsi di ateneo che avverrano sulla base di titoli e del curriculum con i bandi pubblicati anche sul sito dell'ue e del miur. Non ci saranno invece più concorsi per i ricercatori a tempo indeterminato. Ci saranno solo contratti a termine di tre anni rinnovabili con selezioni pubbliche. Dopo il terzo anno lo studioso può essere chiamato dall'ateneo per un posto di docente. Anche il ministero potrà fare i suoi bandi per sostenere i migliori. Lo stesso vale per gli assegnisti della ricerca.

In libreria "La lunghezza dell'Onda"

Per una lunghezza fuori misura
di Gigi Roggero


“La lunghezza dell’onda. Fine della sinistra e nuovi movimenti” di Francesco Raparelli
(Ponte alle Grazie, 2009, pp. 160, € 12,60)

Allora, il libro di Francesco Raparelli esce al momento giusto, non solo per ricostruire i passaggi dell’onda anomala, ma soprattutto per interrogarne la continuità. Tenere il punto per rilanciare il discorso. Per misurare, appunto, la lunghezza dell’onda. L’autore usa una famosa espressione di Wittgenstein per marcare il luogo di partenza della sua analisi: la scala è gettata.

La nuova composizione del lavoro cognitivo, infatti, è salita a un livello di compiuta socializzazione delle proprie forme di produzione e di vita sul piano metropolitano, di assorbimento nel suo corpo vivo delle capacità di organizzazione della cooperazione sociale e di autonomizzazione dell’intelligenza collettiva dal capitale. Per questo motivo i tagli all’università, a partire da cui l’onda ha cominciato a montare, sono il tentativo di “affamare la bestia”, cioè questa nuova composizione soggettiva che nel movimento è divenuta “animale politico”. Si tratta di una meritocrazia capovolta e a costo zero, tesa cioè a giustificare lo storico disinvestimento e la dismissione finale del sistema formativo. L’anti-intellettualismo governativo non mira dunque a un indistinto attacco a una peraltro inesistente “comunità accademica”, fratturata al proprio interno da opachi ma affatto reali rapporti di potere e di produzione; né è liquidabile come residuo anti-moderno ascrivibile alla rozza impresentabilità degli esponenti della maggioranza berlusconiana.

È invece, a tutti gli effetti, una tecnologia di governo della contemporaneità, atta a costruire linee di segmentazione e divisione che bloccano l’esercizio di autonomia della cooperazione sociale. Saliti a questo livello, la vecchia scala della sinistra non solo è inutile, ma è estranea alla nuova soggettività formatasi nella dissoluzione del fordismo. Raparelli fissa con precisione le recenti tappe della crisi della sinistra italiana, che negli ultimi anni è passata attraverso l’opportunistico voltafaccia bertinottiano al movimento globale ed è culminata nella scomparsa della sinistra cosiddetta radicale, fagocitata dalla propria presuntuosa stupidità nell’esperienza del governo Prodi. Consumata la tragedia, non resta che farsa. Le radici di tale crisi, tuttavia, sono ben più profonde: affondano esattamente nell’irrappresentabilità delle nuove figure del lavoro vivo.

In modo chiaro ed efficace, nella seconda parte del libro, l’autore ripercorre alcune delle principali ipotesi teoriche e interpretative del post-operaismo, ossia di un movimento di pensiero che si fa carne nell’organizzazione del conflitto. Qui la crisi globale, lungi dal rappresentare la trasfigurazione dell’economia finanziaria rispetto a una supposta economia finanziaria, o essere semplicemente imputabile alla corruzione dei mascalzoni e dei furbetti, trova la propria spiegazione nella materialità dei nuovi rapporti di produzione. La crisi, dunque, è elemento permanente del capitale nella sua fase “comunista”, per riprendere la provocatoria perspicuità dell’Economist, ovvero di un meccanismo di accumulazione che è costretto a inseguire l’auto-organizzazione della moltitudine, a produrre valore catturandola a valle anziché organizzandola a monte.
In questo contesto, come trasformare quel geniale slogan dell’onda, “noi la crisi non la paghiamo”, in programma politico e terreno di generalizzazione del conflitto? Raparelli sintetizza due nodi di programma e un tema di orizzonte strategico, innervati dalle discussioni e dalle pratiche militanti e di conflitto degli ultimi anni.

I primi due sono facilmente riassumibili: reddito e libero accesso ai saperi. Non si tratta di semplici parole d’ordine: nell’onda questi strani studenti, attraverso quella straordinaria velocità dei processi di soggettivazione che avviene solo nell’insorgenza del conflitto, hanno dato carne e sangue alle rivendicazioni e pratiche di nuovo welfare. Anche molti di coloro che facevano appello alla moralità contro i corrotti, nel giro di poche settimane si sono confrontati con determinazione contro quei poliziotti che difendono il sistema che genera corruzione. Il velo è stato squarciato. Qui la retorica della meritocrazia, afferrando il suo nocciolo materiale, può rovesciarsi in lotta contro il declassamento e in pratica costituente. Non perché vada difesa l’università pubblica, ma perché ne va costruita un’altra. Un’università comune, o meglio un’università del comune. Un’università per la qualità dei saperi, dunque contro la meritocrazia: perché l’eccellenza non è una questione di misura, ma di esercizio della decisione collettiva sulla ricchezza sociale che autonomamente produciamo.

In questa direzione, il superamento – finalmente definitivo – della forma-partito non significa l’ingenua fiducia nella forma-movimento, e soprattutto mette in guardia dalla sua declinazione debole. Non fosse altro perchè, come traspare dal libro, questo termine assume significati parecchio diversi sul piano transnazionale. In varie parti del mondo, per intenderci, è una categoria più utile alla teoria sociologica che alla pratica politica. Si tratta allora di ripensarlo e riattraversarlo imparando una nuova lingua dell’organizzazione. Una lingua della moltitudine. Risuona qui la domanda, cruciale, che Toni Negri colloca nel cuore della sua prefazione: “sarà trasferibile questa esperienza in una definitiva scelta di vita, in un nuovo radicamento ribelle dell’esistenza?”. Come, in altri termini, l’onda può divenire istituzione del comune, per riprendere quel tema strategico cui allude l’autore? Per rispondere, la scala è gettata anche per forme di movimento che oggi sono inadeguate ai compiti che la nuova composizione moltitudinaria del sapere vivo pone. E la ricerca delle nuove forme di organizzazione, come Raparelli giustamente premette, non può che essere una ricerca collettiva e di parte.

Gigi Roggero
(Articolo tratto da Uniriot Network - www.uniriot.org)

lunedì 19 ottobre 2009

L'ultimatum dei calabresi che s'arrabbiano


È una mobilitazione che cresce, minuto dopo minuto, centimetro per centimetro.
Scende in piazza sabato 24 otobre ad Amantea, in provincia di Cosenza, la Calabria che non vuole lasciarsi schiacciare dalle tonnellate di scorie tossiche e radioattive scaricate in mare e sottoterra, tra gli
anni ottanta e novanta, da oscuri criminali che avrebbero lavorato al soldo di imprese e Paesi interessati allo smaltimento di rifiuti nucleari.
Appuntamento alle ore 9, nel piazzale Eroi del Mare, sul lungomare Natale De Grazia. Sarà una prima resa dei conti col governo, con la regione e tutti gli enti preposti. Perché da mesi è tornata ad esplodere
la vicenda delle cosiddette “navi a perdere”, ma non è stata ancora fornita alcuna risposta alle domande poste da milioni di persone.
Eppure, quaggiù il numero dei malati di tumore è sei volte più alto del resto d’Italia, la vendita di pesce è calata dell’80 per cento e le previsioni sui flussi turistici per il 2010 sono catastrofiche.
I documenti prodotti dai locali comitati spontanei che stanno sorgendo ovunque, spiegano gli obiettivi della manifestazione del 24. Si chiederà “che venga recuperato ed analizzato al più presto” il relitto contenente “i fusti sommersi a 480 metri di profondità al largo di Cetraro”,
individuato qualche settimana fa da un robot sottomarino sulla base delle dichiarazioni di un pentito di mafia che sostiene si tratti della “Motonave Cunski, affondata dalla ‘ndrangheta per conto di bande
assassine e di chissà quali servizi segreti nazionali ed internazionali”. I fusti conterrebbero scorie tossiche e radioattive come quelle che secondo alcune ipotesi investigative sarebbero state
trasportate dalla motonave Jolly Rosso, spiaggiata nei pressi di Amantea nel dicembre 1990. Questi veleni sarebbero stati interrati nella valle del vicino fiume Oliva”. Siccome si conoscono i luoghi dove risultano sepolti i rifiuti, tali siti devono essere “immediatamente bonificati”!
Innumerevoli assemblee e pubblici dibattiti si sono svolti nelle ultime settimane. Tra le iniziative più partecipate, spiccano quelle di San Pietro in Amantea, Aiello Calabro, Amantea, Diamante, Cetraro, Reggio Calabria, Verbicaro, Rende, Cosenza, Acri ed Orsomarso. Comitati come il “Natale De Grazia”, attivo da tanti anni, ribadiscono che tra gli obiettivi del movimento c’è la riapertura dell’inchiesta sulla Jolly Rosso: “che siano perseguiti i responsabili del tentato affondamento” e del seppellimento dei rifiuti, “delle ditte che vi hanno lavorato e di coloro che hanno depistato più volte l’inchiesta”.
Insieme a Legambiente, ai sindacati ed alle associazioni, il “De Grazia” lotta inoltre affinché “venga dichiarato dal governo lo stato d’emergenza in tutto il territorio costiero che va da Maratea ad Amantea
e nei siti contaminati come Crotone e la Sibaritide; che vengano indennizzati tutti i pescatori della costa e i contadini della valle dell’Olivo e tutte quelle categorie che vivono di turismo; che venga
effettuata un’analisi epidemiologica in tutta la costa tirrenica e in tutta la regione”; che si istituisca e sia reso pubblico il registro dei tumori”; che venga aperta un’inchiesta per fare chiarezza sulla morte
sospetta del capitano Natale De Grazia; che riprendano i processi riguardanti i disastri ambientali giacenti nelle varie procure calabresi”; che vengano dati “mezzi e risorse” per il recupero della
nave Yvonne davanti Maratea.
È prevedibile che il corteo del 24 raccolga i movimenti di difesa del territorio, attivi negli ultimi anni dalla Lucania alla Sicilia.
Soprattutto, convergeranno su Amantea quanti si sono battuti contro i progetti di devastazione ambientale portati avanti dal governo centrale, dalla classe politica che amministra il malgoverno locale e dalle multinazionali. Saranno i coordinamenti per la difesa dei beni comuni ad animare le mobilitazioni che è presumibile si svilupperanno con intensità crescente fino all’estate prossima.
La provincia di Cosenza è attraversata da reti che lottano contro la centrale del Mercure, l’elettrodotto Laino-Rizziconi, l’inceneritore di San Lorenzo del Vallo, il termovalorizzatore di Rende e Montalto, la
discarica di Scala Coeli. Inoltre, la recente ipotesi di omicidio colposo, formulata dalla procura di Paola a carico di dieci indagati per i quaranta operai della Marlane di Praia morti di cancro, rende
l’atmosfera ancora più incandescente.
Resta da capire se questo moto di indignazione popolare può sfociare in un movimento forte ed incisivo, qualcosa di simile a quanto accaduto negli anni passati in altre zone d’Italia. È automatico pensare alla Val Di Susa dei movimenti contro l’Alta velocità ed alla Basilicata della rivolta di Scanzano contro le scori nucleari.
Ed affiora con chiarezza l’importanza del lavoro d’inchiesta svolto da ambientalisti come Francesco Cirillo che per anni ha bussato alle porte del tribunale di Paola, o l’avvocato Rodolfo Ambrosio di Legambiente, che rimbalza da un tribunale all’altro per costituirsi parte civile in estenuanti processi. Senza l’attenzione di questi instancabili “rompiscatole”, molti casi, tanti procedimenti giudiziari, si sarebbero eclissati nella scarsa memoria che cancella identità e prospettive di questa regione.
Si spegnerà la rabbia diffusa che si sta propagando nelle contrade della provincia brettia e sulle due coste? È un sentimento crescente anche nel resto della regione. Può essere frenato soltanto dai persistenti vincoli feudali che legano masse di calabresi al destino di antiche famiglie
della politica e della malavita. Sono i clan di sempre, quelli che dominano partiti ed enti. Sono i veri responsabili dello stupro delle Calabrie. Soltanto una partecipazione sociale genuina ed arrabbiata può
metterne in discussione il potere plurisecolare.
Per esempio, due settimane fa 10mila persone hanno riempito le strade di Crotone, in difesa della terra, dell’aria e dell’acqua.
Sono uomini, donne, vecchi e bambini che da anni vivono in abitazioni e scuole costruite con materiali tossici provenienti dalla Pertusola, una fabbrica chiusa da anni, e mai bonificata. Gli
stessi materiali sono stati sotterrati dalle ecomafie sotto agrumeti e pescheti nella piana di Sibari, ma della bonifica non si parla più, nonostante siano stati stanziati milioni di euro e assegnati i
lavori.
Dunque, almeno per il momento, la rabbia popolare c’è, ma rimane in profondità. S’immerge silenziosa negli anfratti della rassegnata compostezza che quaggiù le popolazioni hanno maturato durante secoli di
calamità naturali e sociali. Ma come acqua di fiumara può riemergere minacciosa, imprevedibile, risolutiva, e cambiare il volto di questa regione. La paura di morire di fame e di cancro rappresenta più che una semplice motivazione per arrabbiarsi. È un’occasione unica per mettere in fuga i politicanti, sfiduciare la ‘ndrangheta, educare i più giovani ad un diverso rapporto con la nostra terra.
Ma per vincere, ci vorrebbe un ultimatum al governo ed a chi può intervenire. Entro una data unanimemente condivisa, questi signori dovrebbero scrivere una parola di verità, ripulire la regione dai veleni tossici e radioattivi. In caso contrario, l’auspicio è che tutta la Calabria si blocchi. Che nessuno passi più da questa terra, almeno fino a quando non restituiranno la salute e la dignità a chi la abita. Come al tempo dei briganti!

Claudio Dionesalvi

Articolo pubblicato da CARTA – settimanale – 16/22 ottobre 2009 – n° 36

venerdì 2 ottobre 2009

Il paradosso della realtà: l'Ultima Lacrima di Stefano Benni

Un vortice di luci ed ombre quello che si sussegue leggendo il libro di Stefano Benni L’Ultima Lacrima, un omaggio a tutti quegli aspetti, quelle stravaganze della vita, che paradossalmente nel tempo diventano la normalità. Già il titolo del libro è una promessa, quest’ultima lacrima ricorda, infatti, quella disegnata sui visi dei Clown del circo: loro nati per far ridere affrontano la durezza di una vita da girovaghi, spesso, incompresi e derisi. L’ultima lacrima è quella che avvolge e altera la malinconia della piazza dopo una giornata di mercato in una dimensione che l’Italia, così chiassosa e popolana, va dimenticando. Leggere Benni fa tornare in mente la tecnica descrittiva e la sagacia di Gianni Rodari: piccole storie, racconti dolci o amari come ‘Favole al Telefono’ e, poi, senza preavviso l’aprosdoketon che cambia tutte le carte in gioco e fa rimanere di stucco il lettore. Nel libro in questione, riedito dalla Feltrinelli nel 2009, ci sono due tipi di racconto: quello che costruisce una realtà normale in un contesto paradossale e l’altro tipo che descrive una storia stravagante per un mondo normale. La democrazia si trasforma nella semplice libertà di ‘cambiare canale’ in tv mentre viene trasmessa l’esecuzione capitale di un condannato, così come una libreria fatata diviene una prigione per il disilluso e realista libraio che non sa ascoltare la voce segreta dei libri. Ma cosa è alla fine la normalità? La società attuale con il suo aggrovigliarsi di eventi altro non sembra che la griglia di un confuso cruciverba troppo difficile per rendersi intellegibile, e proprio questi nodi Benni cerca di sciogliere evidenziando prima il bene ed il male, divisi come nelle più classiche delle favole e poi rimescolandoli con un inatteso ribaltamento dei ruoli. Mentre i racconti di Rodari ricordano un mondo genuino regalandoci sorrisi, il realismo di Benni fa talmente riflettere da assordare, confondere e stupire: i suoi racconti sono di una realtà così vera da diventare crudele. Le certezze si perdono e i sogni diventano incubi, eppure la sua non è una scrittura metafisica, è lo spiegamento di piccole storie, la descrizione di alcuni fermo-immagine particolari e colorati, vividi.
L’Ultima Lacrima fa sovvenire una divisione razionale e assoluta del bene e del male, così come esiste nel Visconte dimezzato di Italo Calvino: un racconto nato per divertire, ma che finisce per raccontare quel modo di vivere di tanti per i quali non esistono le mezze misure. Il bianco od il nero, il fash ed il black-out, che comportano uno shock per l’alternarsi improvviso. Il dimezzato rimpatria dalla guerra, ma è solo la sua parte oscura a tornare ai suoi cari! Mentre il Signorotto se ne va per il suo regno facendo il bello o il cattivo tempo, a seconda di quale delle parti si incontri, la lacrima di Benni continua a scendere e a dividere il bene ed il male, mescolandoli talvolta, ma mai confondendoli.
L’Ultima lacrima è un libro per chi volesse mettersi in gioco e riscoprire i paradossi dell’Italia di ieri e di oggi confrontandole e giocando un po’ con le proprie esperienze, probabilmente alla fine ci si scoprirà fragili e davvero un’ultima lacrima scenderà prima che il sipario si chiuda.
Bruna Larosa

martedì 8 settembre 2009

Chi vuol essere coinquilino?




Ultimi giorni di settembre, iniziano i corsi, l’Unical e la città si ripopolano. Nuovi iscritti che mentre iniziano l’esperienza universitaria cercano una casa, un posto dove stare. È così che, ancor più rispetto agli altri, si scopre che ci sono tantissimi posti liberi, ma paradossalmente, le nuove matricola hanno le idee ben chiare e non hanno nessuna intenzione di accontentarsi. C’è chi vuole la singola, e chi il monolocale. Se non si è soli ci si muove solo in gruppo, almeno due, così da condividere una stanza doppia. Strano all’università, in genere, non si dovrebbe andare per chiudersi in se, ma per socializzare, conoscere idee e persone, meglio ancora se diverse e lontane dall’ambiente d’origine. La cosa non sembra più così allettante, sembrano tutti spaventati da una convivenza con ‘estranei’, forse è cambiata la disponibilità che si intende nutrire verso gli altri, forse pochi sono disposti a mettersi in gioco e i costruire una convivenza.
Anche a mensa si nota un certo isolamento. Ci sono coloro che mangiano soli e quelli che, forse perché dello stesso paese, o forse perché amici da sempre non hanno intenzione di staccarsi, tanto da rimanere in piedi ad aspettare il numero esatto di posti pur di respirare la stessa aria mangiando insieme. Si teme tanto la compagnia degli estranei, ma si preferisce di gran lunga stare da soli se l’alternativa è fare un sorriso a qualcuno di cui non si conosce perfettamente la storia.
Il sospetto è che le nuove matricole abbiano un’idea dell’università che è diversa e forse più ‘piccola’ rispetto a quella con cui ‘vecchie’ matricole l’hanno affrontata a loro tempo.
Per quanto riguarda le zone in cui alloggiare si scopre che la più quotata è certamente Quattromiglia, sicuramente per le nuove costruzioni e l’idea di poter essere a due passi dall’università senza rinunciare a tutto il resto… complici anche i disservizi legati agli autobus ed alle autolinee, sempre chiuse alle reali esigenze dell’utenza.
Bruna Larosa

giovedì 13 agosto 2009

Futuri studenti dell'Unical

Il 23 agosto sarà l’ultimo giorno utile per immatricolarsi per il prossimo anno accademico, così la nostra Università ha indetto una nuova edizione di Unical ti presento Campus, l’ormai tradizionale appuntamento in cui le facoltà si presentano ai maturati.
Abbiamo parlato con alcuni ragazzi, future matricole. La maggior parte rivela di aver già deciso di iscriversi all’Unical da tempo, di essere indeciso tra due facoltà, ma di aver già le idee chiare per il percorso da fare. C’è anche chi non ha ancora idea di quale sia la formazione più adatta e temporeggia aspettando l’ultimo giorno utile e documentandosi il più possibile sulle più svariate possibilità.
Di giorno in giorno sul sito dell’Unical si possono vedere i numeri di tale iniziativa, sono circa 300 i giovani che ogni giorno chiedono informazioni e si muovono in visita al campus. Positivi i commenti dei presidi di facoltà che intervengono a questa manifestazione e che fotografano dei ragazzi maturi e consapevoli di dover fare una scelta importante.
Nonostante il caldo l’università è popolata da potenziali matricole, numeri positivi per l’iniziativa che da anni attira i ragazzi, soprattutto calabresi, e che quest’edizione ha quasi superato le aspettative raggiungendo solo nella prima settimana il numero di contatti che la stessa manifestazione aveva accolto nella sua interezza lo scorso anno. I ragazzi impegnati nell’iniziativa così come i professori sembrano entusiasta dei numeri, ma il più soddisfatto è senz’altro il Rettore. Il Magnifico ha commentato, infatti, che nonostante la flessione che i vari Atenei stanno registrando in Italia sia verosimile pensare che gran parte di coloro che visitano l’Unical siano orientati a procedere nella formazione presso il nostro Ateneo, ed associa questo pensiero ai dati incoraggianti delle recenti classifiche de Il Sole 24 ore, de La Repubblica, che portano la nostra ad essere considerata una tra le migliori università del Sud. Si unisce a questo coro la recente analisi del MIUR che ne fa uno dei pochi Atenei promossi nel Meridione d’Italia.
Bruna Larosa

martedì 28 luglio 2009

Fuscaldo Sound 2009, tre giorni di “pace e musica”


Saranno “tre giorni di pace e musica” ad animare la VII edizione del Fuscaldo Sound. Nel segno di Woodstock, a quarant’anni dall’evento simbolo della storia del rock, torna dall’11 al 13 agosto 2009 il festival più rock della costa tirrenica calabrese. Lo stadio comunale di Fuscaldo Marina, con il suo manto erboso, a pochi passi dal mare, accoglierà ancora una volta migliaia di giovani per un raduno estivo ormai irrinunciabile, che neanche quest’anno tradisce le aspettative. Il cartellone proposto da DB Eventi ed Associazione culturale Entropia si conferma ricco e altisonante: sul palco di Fuscaldo si alterneranno Afterhours, Marlene Kuntz, Motel Connection, SteelA, Popucià band, Maieutica, nomi più blasonati accanto agli emergenti, per una passione e un linguaggio comune, quella musica capace di parlare come nessuno ad intere generazioni.
L’apertura del festival l’11 agosto sarà affidata ai piemontesi Marlene Kuntz, una delle formazioni simbolo del rock italiano anni '90, fautori di un noise-rock vigoroso di chiara ispirazione Sonic Youth. Dalla furia elettrica dei primi anni alla maturità stilistica contrassegnata da una svolta verso sonorità più morbide: gli ultimi dischi dei Marlene privilegiano la ballata come forma di espressione che esalta i testi ricercati e l’espressività di Cristiano Godano e al tempo stesso mostra dei musicisti affiatati e capaci di arrangiamenti che incantano il pubblico. A scaldare il palco dei Marlene ci penseranno i Maieutica, promettente formazione rock calabrese.
Il 12 agosto per la prima volta in Calabria una novità assoluta: Samuel Romano, voce dei celebri Subsonica, propone il suo progetto musicale più elettronico, quello del terzetto Motel Connection. Samuel, che alterna microfono, macchine, chitarre e giradischi; Pierfunk, vero e proprio scienziato del funk e fino ai primi due dischi dei Subsonica artefice delle linee di basso e Pisti dj, dalla presenza scenica dirompente, formano una miscela di suoni esplosiva, con un’anima dance, sintonizzata sulle avanguardie internazionali tra house e techno. Ma la dimensione è insieme quella del live, del contatto diretto, del sudore, delle mani in aria. Sul palco dei Motel Connection salirà anche il quartetto salentino degli SteelA. Il loro suono è un reggae potentissimo, contaminato ma vicinissimo alla tradizione giamaicana, sull'esempio dei Sud Sound System. Il loro primo album è prodotto da Madaski degli Africa Unite e pubblicato da Casasonica, la casa discografica di Max Casacci dei Subsonica. Ma la serata del 12 sarà aperta da Popucià band, ottima reggae band di sangue calabrese trapiantata a Roma.
Il 13 agosto la chiusura del festival sarà affidata a una vecchia conoscenza del Fuscaldo Sound. Gli Afterhours tornano in Calabria per una data unica ed esclusiva con il loro "Voglio far qualcosa che serva Tour 2009". Dopo aver contaminato - senza contaminarsi - la 59a edizione del Festival di Sanremo dove, pur eliminati, al loro brano “Il paese è reale” è stato riconosciuto il Premio della Critica Mia Martini, gli Afterhours sono stati impegnati in un tour americano che li ha resi internazionali influenzandone il live. Come di consueto sarà un concerto di elevata emotività e straordinario coinvolgimento del pubblico. Un seguito che nell’arco di quasi vent’anni di attività si è consolidato e rinnovato, includendo appassionati della prima ora e giovanissimi, conquistati dalla capacità comunicativa, dalle sonorità rock ruvide e trascinanti, dai contenuti dei testi, crudi e al tempo poetici.
Anche quest’anno prezzi popolari, dai 10 ai 15 euro a serata, l’apertura dei cancelli fissata per le ore 21 e l’allestimento di un’area ristoro all’interno dello stadio per i fans più impazienti che vorranno conquistare le prime file. Informazioni più dettagliate sono disponili sul sito www.dbeventi.it, ai numeri 347.5720338 - 347.1215553, o all’indirizzo mail info@dbeventi.it.

venerdì 17 luglio 2009

Centro Residenziale. Nuovo bando, nuove regole

Il Centro Residenziale ha emesso il nuovo Bando per le Borse e i servizi per l'anno accademico 2009/2010 e si è subito scaricato un polverone. Le disposizioni presentate sono ben diverse da quelle degli anni precedenti ed a rendersene conto sono soprattutto gli studenti che, in altri tempi, avrebbero semplicemente dovuto confermare l'alloggio scelto l'anno precedente.
Stavolta, complice la chiusura di alcuni palazzi adibiti ad alloggi per gli studenti il numero dei posti, degli studenti e i loro requisiti variano.
Soltanto i vincitori della borsa di studio, definiti idonei beneficiari, potranno confermare il posto e l'alloggio già occupato mentre gli idonei dovranno attendere che il posto venga loro assegnato d'ufficio secondo un criterio sì di merito e di genere, ma con la più assoluta casualità rispetto ai coinquilini. gli studenti che da sempre usufruiscono dei servizi di alloggio lamentano il fatto che, dopo anni di convivenza felice e pacifica, dovranno dividersi dagli amici di sempre. Altri temono che gli vengano assegnati gli alloggi siti in zone lontane dall'Unical, con tutti i disagi che ciò comporterebbe. forti di questi loro pensieri gli studenti hanno cercato di far sentire la loro voce, e, contro il caldo imperante di luglio hanno tentao un assembramento sotto l'Aula Cladora. La discreta partecipazione degli interessati ha dato modo di spiegare il nuovo bando e le insidie che sembra nascondere. Le convocazioni con il nuovo metodo inizieranno il 1 settembre, ciò che si vuole introdurre è il meccanismo principe delle amministrazioni che vuole che si seguano i principi di efficienza, efficacia ed economicità. D'altra parte sembra utile sottolineare che per come sono andate le cose fin'ora le esperienze universitarie per molti si trasformavano in una ricreazione di circoli chiusi di persone appartenenti agli stessi paesi, allo stesso rione e talvolta addirittura alla stessa famiglia. Se non altro il nuvo metodo di assegnazione dà l'opportunità di vivere un'esperienza universitaria più completa e, magari, migliore.
Bruna Larosa

lunedì 29 giugno 2009

Violenza sulle donne, dieci anni dopo la morte di Anna Morrone


COSENZA - Uccisa dal marito, dopo anni di violenze subite in silenzio tra le mura di casa. È successo il 2 luglio del 1999 ad Anna Morrone, giovane ostetrica di Cosenza, madre di un figlio di 16 anni. Vessazioni e soprusi, per anni, erano stati inflitti ad Anna senza che nessuno se ne accorgesse. Fino ad arrivare a una denuncia. Rivelatasi, purtroppo, inutile e che non è riuscita a evitare il peggio.
Dopo dieci anni, Cosenza e la Calabria ricordano con una giornata di studi, il prossimo 2 luglio (Casa delle Culture – inizio ore 17.30), un omicidio che ha lasciato una cicatrice profonda sul territorio. Perché la storia di Anna, purtroppo, è la stessa di molte altre donne. In Italia, solo nel 2008, in 113 hanno perso la vita per mano di un uomo; nella gran parte dei casi l’autore era il marito, il compagno o un ex. Ecco perché ricordare Anna nel decennale della sua scomparsa significa soprattutto riflettere sul tema della violenza domestica, in una manifestazione i cui principali interlocutori saranno le istituzioni locali, insieme ad enti ed associazioni che si occupano di violenza contro le donne.
«Durante la giornata sarà forte il ricordo di chi ha conosciuto Anna Morrone, perché il suo nome non sia più collegato ad un fatto di cronaca nera, ma ad una vicenda di profonda ingiustizia che dovrebbe smuovere ogni coscienza», dichiara Francesca Spadafora, nipote di Anna Morrone, tra le organizzatrici dell’evento. «Il nostro messaggio è questo: anche per una sola donna che riuscirà a uscire dalla violenza, Anna non sarà morta invano. Certo, il lavoro da fare è tanto: formare, informare, sensibilizzare e soprattutto offrire alle donne vittime di soprusi un aiuto concreto, facendole sentire supportate nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza», prosegue Francesca. E conclude: «Le istituzioni non possono esimersi dall’essere accanto alla donna in questo percorso, doloroso e purtroppo sempre più diffuso».

mercoledì 24 giugno 2009

Proclamati gli eletti. Miss 0 voti a Scienze Naturali

Sono stati proclamati i nuovi rappresentanti degli studenti, che si insedieranno a novembre e resteranno in carica per il biennio accademico 2009/2011.
I risultati definitivi delle elezioni sono stati diffusi nel giorno stesso della proclamazione, infatti in Aula Caldora non c'erano neanche tutti gli eletti. Fra quelli che c'erano, i vecchi e i nuovi rappresentanti in CdA e in Senato, ma anche molti neoconsiglieri di facoltà. Meno presenti invece gli eletti nei corsi di laurea. Fra questi, mancava anche Martina De Simone, 19 anni, una dei tre rappresentanti eletti nel consiglio unificato del corso di laurea e laurea specialistica in Scienze Naturali.
La storia di Martina è troppo simpatica per non essere raccontata. Ci è stata segnalata da un nostro lettore, che ringraziamo.
Martina era candidata con la lista Unicalabria, ma forse, non lo sapeva neanche. Fatto sta che, nei giorni 16 e 17 giugno, per un motivo o per un altro la studentessa di Scienze Naturali non è andata proprio a votare, anzi a votarsi. La candidata infatti ha ricevuto zero preferenze.
Ma, ironia della sorte, per la buona affermazione della lista che ha conquistato due seggi, Martina si ritrova, senza troppa convinzione, ad essere rappresentante degli studenti del suo corso di laurea.
La sorte ha scelto lei, è certo il caso di dirlo. Perché sui tre candidati di Unicalabria, il primo era passato con 13 voti, mentre secondo e terzo erano arrivati ex equo, entrambi a zero voti. In questi casi il Regolamento vuole che passi il più giovane. E il più giovane era proprio Martina De Simone.
Chissà che non venga folgorata dal caso e diventi una buona rappresentante degli studenti?...

giovedì 18 giugno 2009

Gli eletti in CdA e in Senato

Chiuse le operazioni di voto per il rinnovo delle rappresentanze studentesche, cominciano ad arrivare i primi risultati.
La percentuale dei votanti si conferma alta nonostante il periodo estivo, e si attesta sul 37,61%, pari a circa 13 mila elettori su 34.600, un punto e mezzo percentuale in più rispetto all'ultima tornata.

I "nuovi" rappresentanti degli studenti eletti in Consiglio d'Amministrazione dell'Unical sono, in ordine di preferenze:

Domenico Rocco Cambrea della lista Athena con 1875 preferenze
Emilio D'Acri della lista Cuore con 1638 preferenze
Ferenc Macrì della lista RDU in quota UF con 1571 preferenze.

Mentre i nuovi senatori accademici sono, sempre in ordine di preferenze personali:

Eugenio Maria Gagliardi della lista Athena con 1842 preferenze
Francesco Gaudio della lista Cuore con 1265 preferenze
Vincenzo Scarpelli della lista RDU in quota UF con 1030 preferenze.

Diverso il piazzamento delle liste.

Al CdA:
la prima lista si conferma Athena con 3033 voti di lista,
seguita da RDU con 2894 voti di lista
e terza Cuore con 2773 voti.

Al Senato il dato cambia:
prima lista Cuore con 2965 voti,
che supera di un pugno di voti RDU con 2959 voti,
terza Athena con 2832 voti.

Resta fuori dagli organi collegiali Unicalabria che per pochi voti perde sia il CdA (2692 voti di lista) che il Senato (2533), con la beffa aggiuntiva per Valerio Chiappetta, aspirante senatore, che resta fuori con ben 1350 preferenze personali. Stessa sorte per Luca Palmieri, che ottiene 1426 voti di preferenza, insufficienti per riconfermare il suo posto in CdA.

Risultato simbolico per Controverso, che incassa 1004 voti di lista al CdA e 1150 al Senato. La più votata della lista, Anna La Riccia con 608 preferenze, seguita da Gianluca Grillo con 469 preferenze.

E' ancora in corso lo spoglio delle facoltà e dei corsi di laurea.

mercoledì 10 giugno 2009

Elezione dei rappresentanti degli studenti, ci siamo



Il periodo che anticipa le elezioni studentesche è sempre molto movimentato all'Università. Ma è nelle ultime settimane che le liste si presentano veramente agli studenti. Tantissimi i volantini, i manifesti, gli striscioni,i gadget distribuiti lungo il ponte, e numerose le feste organizzate, che proseguono in questi ultimi giorni prima del voto.
Il 16 e 17 giugno si voterà per il rinnovo della rappresentanza studentesca in seno al Consiglio di amministrazione, al Senato Accademico, al Collegio dei Probiviri, al Comitato per lo sport universitario, al Comitato di Garanzia del centro residenziale, ai Consigli di Facoltà, ai Corsi di Studio ed al Consiglio della Scuola di Specializzazione in Patologia Clinica, relativa agli anni 2009/ 2011.
Si potrà votare martedì dalle ore 9 alle ore 19 e mercoledì dalle 9 alle 14.
Sono in tutto 29 le aule che saranno sedi di seggio elettorale.
Il seggio dipende dalla facoltà e dal corso di laurea a cui si è iscritti.
Possono votare tutti gli studenti iscritti all’Unical presentando carta d’identità o tesserino mensa o libretto universitario. Qualora lo studente non risulti negli elenchi elettorali potrà votare esibendo l’attestato d’iscrizione all’Università.
Ogni studente potrà esprimere una sola preferenza scrivendo nome e cognome o cognome del candidato compreso nella lista votata.
Le liste ammesse sono 19: Rdu (Rinnovamento Democratico Universitario), Obiettivo studenti, Università futura, Uf solidale, Uf campus, Uf insieme, Unicalabriacinque, Unicalabriasei, Controverso, Unicalabria, Unicalabria 2, Univecalabria4, Cuore, Cuore 2, Cuore 3, Athena, Athena 2, Athena 3, Athena 4.
Ma solo le liste: Athena, Controverso, Cuore, Rinnovamento Democratico Universitario e Unicalabria hanno presentato candidature per il Consiglio d'Amministrazione e Senato Accademico.
Candidati al Consiglio d'Amministrazione per la lista Athena sono Cambrea Domenico Rocco detto Cambrera, Madeo Domenico, Covelli Davide detto Covello e candidati per il Senato Accademico Gagliardi Eugenio Maria detto Gegè, Andrieri Francesco, Coniglio Emanuele.
La lista Controverso ha per candidati Grillo Gianluca, Piersante Yvonne al Consiglio d' Amministrazione, La Riccia Anna e Terranova Domenico come candidati al Senanto Accademico.
I candidati della lista Cuore sono D'Acri Emilio, Ciprotti Giulio e Talaia Francesco, al Consiglio d'Amministrazione, Gaudio Francesco, Talarico Giuseppe e Rizzuti Michele al Senato
Accademico.
Al Consiglio d'Amministrazione per la lista Rinnovamento Democratico Universitario, Macrì Ferec Francesco, Romano Attilio Mariano e Gradia Salvatore, candidati al Senato Accademico, Gerundino Francesco, Disi Francesco Giuseppe, Vincenzo Scarpelli.
Candidati Unicalabria per il Consiglio d'amministrazione, Palmieri Luca, Ritacco Marcello detto Mitico, Laratta Antonio detto culetto, candidati per il Senato Accademico Chiappetta Valerio, Baldino Pietro detto il Mitico, Serio Francesco detto Ciccio .
Per l’elenco completo dei candidati e dei seggi elettorali vi rimandiamo all’edizione cartacea del settimanale o al sito dell’Università http://www.unical.it/portale/portaltemplates/view/view.cfm?12911
E’ importante che tutti gli studenti esprimano la loro preferenza e non sprechino questo fondamentale momento cedendo a tentazioni astensioniste. Il voto rappresenta una tappa importante nella vita di un universitario, si tratta di dare nuovo valore ad organismi che compiono scelte importanti per l’Università. A sostegno del voto e contro l’astensionismo registriamo anche la lettera firmata da circa 40 docenti della facoltà di lettere dell'Università della Calabria per incentivare gli studenti al voto.

Alessandra Pellegrino

domenica 24 maggio 2009

Cinque avvisi di garanzia per gli attivisti dell'Onda calabra


Cinque avvisi di garanzia sono stati recapitati all'indirizzo di altrettanti attivisti dell'Onda calabra, il movimento degli studenti nato nell'ottobre scorso all'Unical. I reati contestati sono radunata sediziosa e resistenza. I fatti risalgono al 15 gennaio scorso quando, per l'inaugurazione dell'anno accademico alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli studenti dell'Onda organizzarono una pacifica protesta fuori dall'Aula Magna, contro la cerimonia. "Trecento tra studenti, ricercatori, docenti, precari e attivisti politici - ricordano oggi gli attivisti dell'Onda - volevano contestare l’enorme teatrino mediatico messo in piedi dal magnifico, dalla sua corte accademica e dal solito carrozzone politico-istituzionale. Ribadiamo oggi quel che affermavamo già allora: non c'è niente da inaugurare. Era ed è tuttora in atto lo smantellamento dell’università e della ricerca libera mirato ad impedire la formazione di coscienze critiche e ad imporre la precarietà come unica condizione di vita".
Una rigidissima gestione dell'ordine pubblico, impedì di fatto a studenti, docenti e chiunque fosse privo di regolare permesso, di circolare liberamente al di fuori della zona rossa creata intorno al luogo della cerimonia. Estenuanti trattative intercorsero tra studenti e forze dell'ordine anche solo per poter esporre degli striscioni dal ponte Bucci. Comunque nessun episodio sopra le righe, nessuna violenza. "L’aggressione di certo non l'abbiamo commessa noi - dichiarano ancora gli studenti dell'Onda - ma chi ha dato ordini espliciti di impedire la mobilità agli studenti per evitare di creare problemi al rettore e al libero svolgimento di una manifestazione di inaugurazione indesiderata e ridicola".
A distanza di quattro mesi gli avvisi di garanzia. "L’impianto accusatorio per chi ha vissuto quelle giornate - si legge ancora nella nota diffusa dagli studenti - è semplicemente ridicolo; oltre che per l’inesistenza dei reati contestati, vengono utilizzati a scopo repressivo reati risalenti al periodo fascista, (art. 18 del regio decreto del 18 giugno 1931; 655 c.p. “radunata sediziosa”). Ma di cosa ci meravigliamo? La storia della Repubblica Italia dal dopoguerra ad oggi è testimone di continue derive antidemocratiche che sottolineano l’assoluta incoerenza di uno stato che si dichiara democratico, ma continua a basarsi sul codice Rocco e su decreti risalenti al ventennio".
Infine un appello alla mobilitazione. "Nonostante il contesto nazionale e locale, l’onda calabra non si fermerà e continuerà a contrapporre alla violenza delle pratiche repressive la produzione di sapere libero e critico, indispensabile per il cambiamento e per la costruzione di idee e pratiche per un nuovo futuro. Ci appelliamo perciò alla mobilitazione ed alla solidarietà di tutti e tutte per lottare contro questo ennesimo tentativo di reprimere il dissenso di chi non ha paura di sognare".

sabato 23 maggio 2009

Mangiar sano per crescere bene: i bambini lo imparano all'Unical

Crescere sani con il biologico, “star bene” più a lungo. Questo il titolo della giornata dedicata ai bambini che si è svolta sabato 23 maggio a partire dalle 9:30 mattina all’Anfiteatro Polifunzionale UniCal, e a cui hanno partecipato il Rettore dell’Università della Calabria, professor Giovanni Latorre, l’Onorevole Mario Maiolo, Assessore alle Politiche Sociali Regione Calabria, e la Dott.ssa Rita Marrella nota nutrizionista. Un’iniziativa di carattere scientifico-divulgativo che è stata promossa anche dalla Regione Calabria, che tramite l’Assessore On. Mario Maiolo ha dato il suo contributo al progetto.
"La conferenza nasce con l’intento di portare un messaggio di tutela ai bambini della Regione Calabria, e vuole essere una esortazione all’orientamento quotidiano dell’alimentarsi. Un lavoro divenuto urgente dopo i dati allarmanti, che segnalano che rispetto al 2003 le infrazioni nel campo alimentare sono aumentate del 21%. Spesso infatti si sente parlare di truffe a tavola frutto di sofisticazioni applicate agli alimenti di consumo. Attraverso questa iniziativa vogliamo arrivare alla gente, ai bambini, per spiegare come orientarsi a tavola o al supermercato".
Ci sono stati una lezione spettacolo “Verde patata”, a cura della compagnia teatrale “I Cenzini”, e la rappresentazione “Il sospetto dell’aspetto” da un’idea della Dott.ssa Enrica Gucciardi educatrice e attrice. “MaraMEo” ha presentato il laboratorio teatrale con i bambini della ludoteca.
Alla fine, per la gioia di grandi e piccini, la degustazione di una deliziosa merenda biologica.


Dalila Barrile

giovedì 21 maggio 2009

Torino, il G8 si chiude con il corteo dell'Onda


Migliaia di studenti hanno partecipato al corteo conclusivo di Torino contro il G8 dei Rettori. Un lungo corteo ha sfilato per ore nelle strade della città, scandendo slogan contro la crisi economica e per l'università pubblica. Pochi minuti invece è durato l'impatto della testa del corteo con la polizia, enfatizzato su tutti i quotidiani e le TV nazionali. D'altronde che G8 sarebbe stato, senza manganelli e lacrimogeni. Lo spettacolo si è quindi compiuto ancora una volta: la parte dei potenti del mondo, questa volta l'hanno fatta i "baroni" globali. Potevano chiamare il loro (legittimo) raduno in qualsiasi modo, ma coscientemente l'hanno chiamato G8 proprio per attirare su di sé tutta l'attenzione possibile. Il tema trattato, d'altronde, puzzava un po' di naftalina: lo sviluppo sostenibile è ormai un ossimoro, è arcinoto - sopratutto dovrebbe esserlo per studiosi, ricercatori, intellettuali e docenti - che lo sviluppo, la produzione, la crescita, sono "insostenibili" per il pianeta. E la crisi economica globale in qualche modo sta lì a ricordarcelo. La parte dei contestatori l'hanno fatta gli studenti, i primi in Italia a insorgere contro la crisi economica ma ancora incapaci di ampliare il proprio discorso ad altre categorie sociali. Risucchiata nel vortice mediatico, l'Onda non è riuscita a far passare nemmeno uno dei contenuti della propria (legittima) rabbia. Di seguito il comunicato dell'Onda torinese.

Comunicato dell'Onda - "L'Onda Perfetta è l'onda migliore, quella da cavalcare che vale una vita per tutti i surfisti. Quella espressasi questa mattina a Torino è stata l'Onda migliore possibile. Abbiamo dimostrato, a mesi di distanza dalla mobilitazione dell'autunno, dopo che in molti già ci davano per morti, di esserci e di essere.Oggi siamo scesi in piazza per una nuova grande mareggiata, invadendo le strade di una Torino blindata per proteggere Baroni e feudatari dell’università in crisi. Siamo giunti da tutta Italia (qualcuno anche da oltre confine) per esprimere tutta la nostra contrarietà a questo insostenibile G8 dell’università. Abbiamo respinto l'arroganza del G8 dei rettori, asserragliati al castello del Valentino, tentando di stanarli, provandoci, credendoci, con la determinazione e la partecipazione di chi sa che in ballo c'è il proprio futuro.
Abbiamo contestato l’illegittimità del G8 University Summit ribadendo che i rettori e la CRUI, che promuoveva il vertice, sono i rappresentanti (il)legittimi di una università che sopravvive tra le macerie. Noi siamo invece l’espressione concreta di una rappresentanza impossibile che non delega a nessuno istanze, vertenze, progetti.
10.000 studenti da tutta Italia in una marcia veloce, gioiosa ma incazzata, determinata e convinta, che in fretta e furia ha raggiunto la sede del summit, senza dimenticarsi di colpire i simboli della crisi (banche e agenzie del lavoro), per tentare di sfondare il muro di un esercito frapposto tra i propri bi-sogni e le autorità di un'università che di sostenibile non ha assolutamente nulla.
Oggi abbiamo fatto presente, ancora una volta, che la crisi noi non la pagheremo e che anzi utilizzeremo ogni occasione per rovesciarvela contro. Sapendo che questo è solo un momento di passaggio, tra lo straordinario autunno che ci siamo lasciati alle spalle e quello a venire, denso di aspettative e nuovi spazi di azione dentro la crisi.
A fine corteo, un’assemblea pubblica, collettiva e condivisa cui hanno partecipato tutte le articolazioni locali dell’onda, ha deciso di assumersi nella totalità gli eventi e le pratiche messe in campo in questa giornata di conflittualità e riappropriazione di spazi e visibilità. L’assemblea ha inoltre espresso solidarietà ai due arrestati, richiedendone l’immediata liberazione. Non li lasceremo soli!"

lunedì 18 maggio 2009

Torino, prime contestazioni al G8 dei Rettori


DA REPUBBLICA.IT - Mattinata di disordini a Torino, dove ha preso il via il cosiddetto G8 delle Università I ragazzi dell'Onda prima hanno bloccato la circolazione in corso Massimo D'Azeglio stendendo dei fili tra i semafori, poi si sono diretti verso la stazione di Porta Nuova e infine hanno proseguito per piazza Carlo Felice, dove c'è stata un'altra piccola carica delle forze dell'ordine, via Roma, piazza San Carlo, piazza Castello e via Po, dove hanno raggiunto il Rettorato, Hanno urlato slogan contro il G8 e utilizzato fumogeni colorati.


Gli studenti hanno lanciato fumogeni e uova contro il cordone di polizia schierato a difesa del castello del Valentino, dove si svolge il vertice. La polizia ha replicato con una carica che ha respinto indietro i manifestanti fino in corso Marconi all'altezza di via Madama Cristina, dove i ragazzi che protestano stanno ora tentando di bloccare la strada con i cassonetti dell'immondizia. Tre dei ragazzi sono stati bloccati dalla polizia nel corso della carica avvenuta davanti al castello del Valentino. Due dei fermati sono stati però subito rilasciati: si tratta di un ragazzo e una ragazza di origine greca che non hanno precedenti penali. Entrambi non sono stati denunciati. Un terzo studente fermato, un italiano, è ancora in Questura per completare gli accertamenti sulla sua identità.


Gli studenti dell'Onda hanno poi raggiunto la stazione ferroviaria di Porta Nuova ed hanno bloccato corso Vittorio Emanuele, davanti ai giardini di piazza Carlo Felice. Il traffico stradale nella zona è in tilt e molti automobilisti hanno inveito contro i manifestanti, con cui hanno ingaggiato alcuni battibecchi molto coloriti.
Secondo i ragazzi dell'Onda, nel corso degli scontri di stamattina due giovani avrebbero riportato ferite alla testa (un ragazzo) e alle braccia (una ragazza). Entrambi sono andati all'ospedale Mauriziano. Anche un agente di polizia è andato in ospedale per farsi visitare per alcune contusioni.
(18 maggio 2009)

martedì 12 maggio 2009

'A Calabria è morta, spettacolo teatrale al DAM


"'A Calabria è morta" è il titolo dell'ultimo spettacolo teatrale ideato e interpretato da Ernesto Orrico (in foto), attore e regista cosentino, per la regia a quattro mani con Manolo Muoio. Una provocazione, oltre che uno spettacolo, realizzata attraverso un testo duro ma anche autoironico, intrecciato ad immagini video, che tratteggiano una terra bella quanto dannata. Lo spettacolo, dopo la doppietta all'Acquario nell'ultimo fine settimana, sarà replicato anche all'Università della Calabria, in una rappresentazione unica, giovedì 14 maggio, alle ore 21:30, presso la sala teatro del DAM al Polifunzionale, grazie alla collaborazione con l'Associazione culturale Entropia.

lunedì 4 maggio 2009

Rappresentanti assenteisti, il nuovo regolamento li punisce


Presenti, assenti giustificati e assenti ingiustificati. È così che alcune facoltà, attraverso i loro siti, espongono i verbali dei vari consigli di facoltà. Con questo sistema, messo in atto dalle facoltà di Ingegneria e quella di Lettere e Filosofia, si mette nero su bianco la partecipazione o meno dei rappresentati che dovrebbero portare all’interno del consiglio la voce degli studenti. Soprattutto per quanto riguarda le assenze ingiustificate che dalle prossime elezioni, se saranno più di tre possono portare ad una revoca dall’incarico del rappresentante.
Un modo particolare per portare i ragazzi a conoscenza di ciò che avviene nei consigli, ma che purtroppo, solo in alcuni casi può essere considerato efficiente al massimo. Infatti la facoltà di Lettere e Filosofia nonostante l’adozione di questo sistema si vede peccare per quanto riguarda l’aggiornamento dei verbali (l’ultimo verbale presente risale a giugno 2008). Già da questi verbali si può evidenziare il problema dell’assenteismo dei rappresentanti ai consigli. Infatti nei verbali di giugno 2008 su 9 rappresentati ne erano presenti soltanto 4, un rappresentate era assente giustificato e gli altri erano ingiustificati. A maggio 2008 erano presenti 6 rappresentati e i restanti 3 erano assenti ingiustificati. Mentre nel mesi aprile dello stesso anno i presenti erano soltanto 3, un solo assente giustificato e gli altri erano tutti ingiustificati.
Così come anche la facoltà di SMFN i cui ultimi verbali risalgono a gennaio 2008. Se queste facoltà non hanno i verbali aggiornati, altre facoltà (Economia e Scienze Politiche) invece si limitano soltanto a pubblicare l’elenco con i nomi dei professori e degli studenti che partecipano, o che dovrebbero, partecipare ai consigli. Addirittura sul sito della facoltà di Farmacia non compare nemmeno l’ombra dei verbali e dei consigli di facoltà.
L’unico aggiornamento che possiamo trovare dei consigli di facoltà è quello di Ingegneria, aggiornato alla seduta di febbraio 2009, e dove è possibile fare un bilancio delle presenze dei vari rappresentati confrontando i vari verbali presenti nel sito. Negli ultimi tre consigli si può infatti notare una scarsa presenza dei rappresentati e con la maggior parte di assenza ingiustificate. Nel consiglio di febbraio 2009 c’era un solo rappresentate presente mentre 2 erano assenti giustificati e gli altri ingiustificati. Nel dicembre 2008 erano in aula a rappresentare gli studenti solo 3 ragazzi mentre 6 erano assenti ingiustificati. Stessa situazione a novembre dove era presente un solo rappresentante, uno era assente giustificato e gli altri 7 erano ingiustificati. Un primo passo questo, verso una maggiore chiarezza e trasparenza di ciò che avviene all’interno dell’università che riguarda tutti quanti. Anche se questo è un problema che viene evidenziato da molto tempo da chi veramente, prendendosi l’impegno di essere rappresentante degli studenti, cerca di svolgere il suo ruolo nella massima efficienza. Infatti tempo fa un rappresentante di Scienze Politiche ci aveva mostrato un prospetto con tutte le presenze dei suoi colleghi ai consigli di facoltà. Da tali dati si può chiaramente notare come soltanto 3 rappresentanti su 9 abbiano partecipato con una cerca costanza. Su 16 sedute del consiglio non sono mancati più di 4 volte. Mentre gli altri rappresentanti hanno partecipato non più di 8 volte ai consigli, facendo altrettante assenze.

Adelia Pantano

"Il giorno in più" di Fabio Volo



L’ultimo successo di Fabio Volo, in ordine di tempo, è sicuramente Il giorno in più (Mondadori 2008, pag. 282). Il romanzo racconta la storia di Giacomo, un trentenne intrappolato nella sua routine quotidiana: amici, lavoro e tram tutte le mattine. L’unica cosa che lo fa uscire da questa sua routine è l’incontro che fa ogni mattina sul tram con una ragazza. Di lei non sa nulla, a parte la fermata del tram alla quale scende, ma di cui si innamora giorno dopo giorno.
Un bel giorno è lei, Michela, a prendere l’iniziativa chiedendo semplicemente di andare a prendere un caffé. Giacomo non crede a quello che sta succedendo. Gli sembra di vivere un sogno. Deve però fare i conti con la realtà; Michela infatti dovrà trasferirsi a New York per lavoro. E Giacomo? Pazzo d’amore decide di seguirla. E qui avrà una meravigliosa sorpresa. Anche Michela, innamorata di lui, lo stava aspettando.
Nella Grande Mela i due, avendo alle spalle esperienze e delusioni, decidono di vivere la loro storia come se fosse un gioco. Michela, attraverso la sua fantasia, decide di dare vita ad un fidanzamento a tempo. Un fidanzamento che durerà nove giorni, il tempo della permanenza di Giacomo a New York. La premessa di questa storia sarà quella di viverla giorno per giorno, in cui non bisognerà promettersi nulla di eterno, ma fare semplicemente ciò che si sente. Comunque vada la storia, nel bene e nel male, alla fine dei nove giorni i due si lasceranno. Il gioco sarà però interrotto dall’improvvisa partenza di Giacomo per l’Italia, il giorno prima della fine della loro storia. Ma Giacomo vorrà recuperare quel giorno in più. Tornerà da Michela, la quale lo metterà davanti ad una scelta, dandosi appuntamento a Parigi dove lei si recherà per lavoro. A Parigi si incontreranno, ma non saranno più Michela e Giacomo,ma ci sarà qualcun altro.
A prima vista potrebbe sembrare una solita storia d’amore, dove due si incontrano, si amano e rimarranno insieme per sempre. Beh diciamo che questa storia è un pò diversa dalle altre. Ha sicuramente un lieto fine come ogni romanzo d’amore che si rispetti. Ma è soprattutto il modo in cui la storia viene vissuta che incuriosisce e appassiona il lettore. Una storia d’amore fuori dai soliti schemi, che viene raccontata da Fabio Volo con la sua solita ironia, la sua attualità nei termini, nelle situazioni.

Adelia Pantano

lunedì 20 aprile 2009

Juve - Inter, scende in campo un "nuovo" razzismo


Ancora noi. Ancora l’Italia calcistica che esce dal coro, dal coro dello sport, dell’agonismo, della cultura, della globalizzazione, della civiltà, per introdursi in un altro tunnel pieno di vergogna tutto made in Italy. Si, perché se alla vigilia tutti vedevano il derby d’Italia come una delle più alte espressioni sportive che il calcio può regalare ai propri tifosi, al mondo degli sportivi in generale, quella che è da sempre una gara storica, è diventata la partita che passerà alla storia.
Il tanto amato e proclamato Made in Italy (calcistico), si macchia di un fatto nuovo, dopo Calciopoli, l’omicidio del commissario Raciti, l’omicidio del giovane tifoso laziale Gabriele Sandri, solo per restare agli ultimi vergognosi episodi di cronaca, siamo ritornati al razzismo, un razzismo nuovo però, perché il giocatore coinvolto è a tutti gli effetti un giocatore italiano.
Durante tutto il corso della partita Juve-Inter, il ragazzo di colore che risponde al nome di Mario Balotelli è stato insultato, massacrato, offeso e deriso per il suo colore di pelle, un’azione organizzata, mirata, non solo per spostare gli equilibri tattici, ma soprattutto quelli mentali e umani.
Perché urlare che non ci sono italiani di colore, equivale a dire che Camoranesi è argentino, che Amauri dovrebbe guardare la maglia della nostra Nazionale con il cannocchiale, (visto che di italiano non ha nemmeno l’unghia del piede), e che in un futuro ormai non troppo lontano, non dovrebbe indossare la maglia della nostra Nazionale.
Alla vigilia di una partita così tutti si aspettano il massimo dello spettacolo, della lealtà, della sportività, l’esempio da seguire insomma, per rispondere se non altro alle realtà europee calcistiche che ci guardano con tanto disprezzo.
E come fare a non dargli ragione?
Lo sport lo fanno le persone, non quelle che vanno in campo, ma quelle che stanno fuori. E’ un processo che nasce dal basso, la cultura dello sport nasce da quello che noi abbiamo dentro, dalla nostra società, dalla nostra famiglia, dai nostri valori e dal nostro grado di civiltà.
Perché se in Inghilterra e in tanti altri paesi europei si può vedere la partita stando a 1 metro dal terreno di gioco senza alcun tipo di barriera, e se in Spagna quando la squadra va male si tirano fuori i fazzoletti bianchi in segno di protesta, da noi il tutto assume sempre toni ridicoli, perché ridicoli siamo noi.
E non ce ne facciamo niente del più bel campionato al mondo,(perché calcisticamente è il migliore) se poi vorremmo tanto emulare quegli episodi di fair-play,che ad esempio abbiamo visto nella partita di Champions tra Chealsea e Liverpool che sono normalissimi, di cui i giornali italiani hanno tanto parlato e che alla vigilia doveva essere l’esempio da seguire, di cui siamo lontani anni luce.
Lo sport è lo specchio dello società, e noi anche questa volta ci siamo specchiati, ci siamo guardati, ma forse non con molta attenzione. Perché guardando in quello specchio il calcio bello, che appassiona e tiene davanti allo schermo la domenica mezza Italia, c’è uno sfondo vuoto, senza nessun valore, senza nessuna regola sociale, senza nessun tipo di cultura. E solo quando saremo capaci di guardarci in quello specchio, di vedere e di conoscere una vera cultura sportiva, potremmo parlare di sport.
Paolo Mercurio