lunedì 29 dicembre 2008

In pensione Franco Bartucci, responsabile dell'Ufficio Stampa. La sua lettera di saluto

Cari Amici,
E' tempo che vi comunichi la mia cessazione dal servizio a partire dal prossimo 31 dicembre, in qualità di responsabile dell'Ufficio Stampa dell'Università della Calabria, in quanto a partire dal primo del nuovo anno sarò in pensione. Voglio approfittare di questa circostanza per farvi giungere i miei più profondi auguri per il nuovo anno e ringraziarvi della vostra attenzione riservata alle mie note informative quasi giornaliere riportate nei comunicati stampa. Per me sono stati trentasei anni di intenso lavoro esercitato con tanto entusiasmo e passione in difesa dell'immagine positiva della nostra Università, grazie anche alla vostra attenzione e sensibilità. Vado via con tanti ricordi meravigliosi, spazi positivi e spazi negativi, ma che hanno portato ad un arricchimento della mia personalità e professionalità di giornalista, di uomo, marito e padre di famiglia.
Mi è stato chiesto di dare una mano di aiuto per la manifestazione di inaugurazione dell'anno accademico, che come già sapete si svolgerà il prossimo 15 gennaio, nell'aula magna, alla presenza del Presidente della Repubblica. Sarà una giornata importante in quanto verrà dedicata l'aula magna alla memoria del prof. Beniamino Andreatta, primo Rettore della nostra Università. Per me sarà una occasione emozionante in quanto proprio dal prof. Beniamino Andreatta mi fu affidato il compito di assistere le prime 600 matricole iscritte al primo anno accademico, attraverso il lavoro dell'Opera Universitaria, nonché di curare il rapporto con gli organi d'informazione. Penso di avere fatto in tutti questi anni il mio dovere avendo vicino a me tantissime persone e voglio ricordare in questo momento coloro che non sono più in mezzo a noi: Elio Fata, Franco Scervini, Francesco Gallina, Michelangelo Napolitano, Franco Martelli.
Finisco qui perché mi prende l'emozione e, comunque, vi inoltro il mio più profondo saluto ed auguri di Buon Anno.
Franco Bartucci

sabato 20 dicembre 2008

Gramo e Buono: il visconte dimezzato di I. Calvino

A Natale si diventa sempre più buoni o per lo meno ci si prova, ma cosa significa essere completamente buoni o completamente cattivi? Italo Calvino ci pensa un po' e poi scrive un racconto per dilettare se stesso ed allietare gli altri... Viene fuori il suo 'Visconte dimezzato', Medardo di Terralba, un nobile che torna dalla guerra diviso in due parti: la metà malvagia, sempre accigliata e pronta a far dispetti, e la parte buona, così buona e sdolcinata da far danni.L'autore impersona il nipote del protagonista e racconta la storia con quel distacco e quella eccessiva serietà che contraddistingue le storie che presentano dei paradossi. Effettivamente l'originale vicenda è costellata di circostanze e situazioni alquanto singolari: il visconte si troverà a trattare con gli abituali nemici, con i contadini, con i suoi stessi parenti cambiando completamente idea sulle stesse identiche cose in base alla parte (buona o cattiva) in cui ci si imbatte. Una bella confusione per chi è del posto e non sa cosa fare il Gramo ed il Buono confondono tutti, infatti nessuno fa caso al fatto che una volta sia la parte destra ed a volte la sinistra a presentarsi... La maggior parte delle persone, invece, si accorgono della bizzarria del visconte e molti temono che la guerra gli abbia fatto perdere non solo la sua metà fisica ma anche la ragione.
Sarà l'amore per una ragazza Pamela(di cui entrambe le parti si innamoreranno) ad esacerbare la situazione mettendo l'una contro l'altra le metà della stessa persona acconsentendo ad uno di sposarlo all'altro di farsi sposare! Così all'altare saranno presenti la parte buona e quella cattiva, data la situazione si giungerà ad un duello durante il quale le cicatrici si apriranno. Il 'medico', presente al duello, che già aveva capito cosa era accaduto grazie anche alle sue passioni per i rimedi naturali, con una miscela sorprendente di erbe e altri elementi ed una sapienza per l'arte medica (in realtà mai troppo ostentata) riuscirà a ricucire insieme in un'unica persona Buono e Gramo restituendo la 'normalità' al povero visconte. Egli tornerà ad essere 'nè buono nè cattivo', cioè un uomo comune non troppo malvagio e neanche troppo buono...
Bruna Larosa

sabato 13 dicembre 2008

Trasporti: la Regione "rompe" con il Consorzio Autolinee. Incontro in Redazione con l'Assessore Naccari Carlizzi

L’annoso problema dei trasporti che collegano l’Università a Cosenza è uno dei motori che ha spinto le manifestazioni dei movimenti studenteschi che nel tempo hanno animato il nostro Ateneo. Un problema atavico, che ha colpito intere generazioni di studenti e che a distanza di trent’anni riesce ancora a far parlare di sé, tanto che ha trovato spazio anche nel nostro giovane giornale. L’assessore regionale ai trasporti, Demetrio Naccari Carlizzi, raggiunto da una e mail, ha accettato di venire nella nostra sede e di incontrare gli studenti. Somma soddisfazione per i presenti che hanno potuto parlare senza intermediari con l’assessore e con il responsabile ai trasporti per la Regione Calabria, l’ing. Gigliotti. Una soddisfazione per l’assessore stesso, che ha potuto mostrare un modo di far politica purtroppo insolito: vicino e pronto ad ascoltare le esigenze dell’utenza. Già dalle prime battute, però, la soddisfazione si è tramutata in stupore dall’una e dall’altra parte: mentre gli studenti parlavano e denunciavano i numerosi disservizi, quelli che tutti conosciamo e che affrontiamo con coraggio e un pizzico di ‘rassegnazione’, i nostri interlocutori si scambiavano sguardi di meraviglia e qualche battuta di incredulità. D’altro canto anche per noi presenti è stata una vera sorpresa sapere che il Consorzio Autolinee (la linea che gestisce il trasporto su gomma tra Cosenza e l’università) viene finanziato per offrire un servizio pari a una corsa ogni 5 minuti cosa che, noi sappiamo bene, non si è mai vista.
Ci viene detto che in Calabria, Cosenza è il capoluogo di Regione cui sono destinati maggiori finanziamenti per il trasporto (vengono eserciti 28 km circa per abitante, quasi al pari con Catanzaro, 27 km/abitante, ben lontana da Reggio calabria 17 Km/a., Crotone 11 km/a. e Vibo Valentia solo 4 Km/a.), tanto che non si riteneva necessario investire ancora sul nostro territorio, eppure le notizie, a dir poco sconvolgenti hanno rivelato una realtà ben diversa da quella che dall’alto si riteneva ci fosse. La Regione in base ad una direttiva Europea, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale C 121 del 29.04.2000, in merito alle concessioni per i servizi pubblici, ha scisso la convenzione con il Consorzio Autolinee, che da trent’anni a questa parte ha lavorato, di fatto, in una condizione di monopolio. Spezzare questo monopolio accende la speranza, condivisa, che un po’ di sana concorrenza non potrà che giovare a far migliorare il servizio e, magari, renderlo più attento alle esigenze reali del territorio e dell’utenza.
L’Assessore concorda con noi quando si parla dei motivi culturali ed educativi che sono alla base di uno scarso utilizzo dei mezzi pubblici, e, come noi, sostiene che questa consapevolezza può essere scalfita offrendo una valida alternativa in termini di efficienza del trasporto pubblico. Egli stesso esprime il suo stupore alla vista dell’Ateneo praticamente immerso nelle auto, ‘sembrava di respirare gasolio’ dice stupito, una situazione paradossale per un Campus e l’idea stessa che una struttura così concepita porta con sé. Condizione questa senza dubbio evitabile con un po’ più di attenzione dall’alto che tra gli utenti può solo trasformarsi in convenienza ed educazione a beneficio dell’intera cittadinanza. Si è parlato di tante cose, e l’Assessore stimolato dalle nuove informazioni ricevute ha subito pensato di indire una conferenza dei servizi con i ‘vertici’ locali, il sindaco, il Rettore ed altri, per sviscerare i problemi ed elaborare delle linee di risoluzione ed azione per un piano del traffico. Una conferenza in cui discutere praticamente i problemi, dovuta agli studenti e agli abitanti di Cosenza per avere un servizio migliore, soprattutto pensando alla vita massacrante che tocca ai pendolari e ai 5 milioni e passa di euro che il Consorzio Autolinee percepisce per il servizio che eroga sul territorio cosentino.
Altra questione affrontata è il prolungamento dell’orario notturno per gli autobus, ad ogni nostra richiesta in merito era stato risposto che il servizio di trasporto per l’Università è assimilato al servizio scolastico, di conseguenza, le corse notturne non sono mai state contemplate. Risulta che l’università paga oltre 200 mila euro al consorzio Autolinee per le corse nei giorni festivi e le serali, una gran sorpresa anche questa per i nostri ospiti, che nulla sapevano e sospettavano. L’ing. Gigliotti parla subito di una impossibilità finanziaria da parte della Regione ad erogare corse notturne, ma l’Assessore ha promesso di discuterne nella conferenza per verificare la fattibilità e realizzazione di questa richiesta.
Un bell’incontro con un dibattito vivace e partecipato possibile grazie all’Assessore Carlizzi, insediato da pochi mesi, che sembra aver capito che ascoltare gli utenti non è una cosa inutile, ma un momento prezioso, per chi vuole offrire un servizio reale. Per gennaio ci aspettiamo le novità promesse, fiduciosi che anche la nostra Regione, con tutti i suoi mali e i suoi dolori, possa creare e realizzare qualcosa di buono per i suoi cittadini. Far funzionare i servizi in un contesto culturale come il nostro è già un chiaro messaggio che le cose possono cambiare anche in meglio.
Bruna Larosa

mercoledì 3 dicembre 2008

Prime note per la riflessione dell'Onda


Un'altra università non vuol dire l’università del futuro.

I. L’0nda sta mutando la sua fase.
Con la massiccia concentrazione del 14 novembre su Roma, si compie un ciclo del movimento, il primo. Tutto era cominciato con un decreto romano, illiberale e statalista che, trattando la formazione come un costo piuttosto che un investimento, tagliava drasticamente la spesa pubblica per scuola ed università. Il 14 novembre è così la risonanza sociale provocata da quel decreto.
Ma tanto la pluralità quanto i numeri coinvolti testimoniano, con tutta evidenza, che l’0nda ha già prodotto una eccedenza che è fuori misura rispetto al gesto che la ha provocata. In altri termini l’orizzonte parasindacale incentrato sulla questione dei tagli risulta ormai limitato anzi asfittico; ed emergono forme di vita attiva che hanno compiuto l’esodo dalla temporalità moderna dove il futuro è vissuto nel modo dell’attesa ( nuove riforme, nuovi governi, nuove scienzenuove ricerchenuovo mondo etc.) e s’impegnano “a strappare la felicità al futuro” praticando qui ed ora il terreno della critica alla divisione disciplinare del sapere: la prassi dell’autoformazione ovvero una altra università, in grado di richiamarsi all’origine, all’autonomia ed unità del sapere.

II. Il rimbalzo dell’onda.
Dopo il 14 di novembre il movimento rientra nei suoi luoghi d’origine, inebriato dalla condivisione della presenza, da quell’essere in molti tutti insieme nello stesso luogo. Questa potenza va scagliata, luogo per luogo, contro il sistema della scuola e dell’università—sistema mostruoso per astrazione e debole nel conseguire risultati proprio perchè assegna alla formazione ed alla ricerca il compito di aiutare la crescita economica del paese, favorire la competizione della nostra industria sul mercato globale.
Per far questo,occorre convergere sulla didattica, cioè su tempi, modi, contenuti con i quali l’università adempie al compito per il quale è nata: la rielaborazione del sapere in forma tale che sia pubblicamente, meglio, dirò, comunemente, trasmissibile di generazione in generazione.
Si tratta di partire dalle cose come stanno, dal clamoroso fallimento della riforma “3+2”, riforma bi-partisan quanti altri mai, proposta pressoché unanimemente dal ceto politico, sia di destra che di sinistra.
Si tratta d’andare nella direzione opposta a quella indicata dalla riforma Berlinguer-Moratti-Gelmini.
Mentre quest’ultima mira a sfornare leve di massa d’idioti specializzati per ruoli lavorativi stupidi e ripetitivi, la pratica dell’autoformazione si dispiega attraverso le discipline per conseguire quell’unita del sapere che sola permette una rappresentazione vera della realtà:infatti la realtà, come la natura da cui scaturisce, è di per sé interdisciplinare. L’autoformazione si sviluppa quindi come rapporto tra lo studente e la realtà, e non già come destino dello studente nel mercato del lavoro.
Per tradurre in slogan la questione potremmo dire che i primi tre anni di curriculum universitario conseguono il loro scopo nel fornire le competenze generiche dell’individuo sociale; essi sono quindi organizzati a livello d’ateneo e prevedono che lo studente attraversi, tramite la scelta libera dei corsi, tutte le aree tematiche presenti nell’ateneo—e.g. all’Unical queste aree sono cinque ed in conseguenza il numero d’esami complessivo per il triennio non dovrebbe superare il numero di quindici.
I corsi, poi, devono possedere quell’aura socratica che permetta il rapporto individuale tra docente e discente, e consenta l’acquisizione della capacità euristica piuttosto che l’apprendimento passivo di nozioni – e questo comporta che non vi siano molte decine di studenti per classe e che l’attività di docenza preveda un andamento per dispute e seminari. Si pensi che, nel modello “3+2”, la lezione frontale, con l’uso dei lucidi e del power- point in una classe con centinaia di studenti, somiglia più ad una conferenza televisiva che ad una attività di trasferimento della conoscenza svolta in presenza.

III. La valutazione del professore e la potenza intellettuale dello studente.
Si è già detto: l’università non è un centro di ricerca. Questo comporta che un ottimo ricercatore possa essere un mediocre o anche pessimo docente, se privo del prestigio intellettuale che solo la capacità espressiva è in grado di conferire. Il giudizio didattico sul professore non deve essere affidato ai suoi pari, bensì agli studenti che hanno seguito i suoi corsi: essi soli hanno l’esperienza per valutare. Questo giudizio, espresso ripetutamente nelle forme adeguate, deve avere un valore determinante a livello d’ateneo per il conferimento degli incarichi e per la carriera accademica. Va da sé che gli attuali questionari, somministrati irresponsabilmente e privi del minimo riscontro pratico, sono la caricatura del giudizio studentesco sull’attività della docenza.

IV. Il sistema nazionale dell’università pubblica ed il reclutamento dei docenti.
Per assicurare la trasmissione pubblica dei saperi le università devono costituire rete—avere le regole fondamentali in comune sicché sia garantita la mobilità di studenti, dottorandi e docenti da una sede universitaria ad un’altra. La prima regola è che per intraprendere e progredire nella carriera accademica occorre cambiar sede—questo vuol dire che, ad esempio, il dottorato si consegue in un ateneo diverso da quello che ha conferito la laurea magistrale; ed il contratto a tempo determinato post-doctoral richiede nuovamente un mutamento di sede.
In particolare, i docenti devono avere una qualificazione attestata a livello nazionale nella forma di abilitazione alla docenza valida per un certo periodo, supponiamo per cinque anni. Entro quest’intervallo di tempo, il singolo ateneo può attingere dalla lista aperta degli abilitati, e solo da quella, il nuovo personale docente, a discrezione del Dipartimento interessato e senza la farsa del concorso nazionale-- o almeno quello in ruolo che possiede tutti i titoli, attivi e passivi.
Il docente in ruolo è sottoposto a valutazione decennale, articolata: a) in un esame della sua attività di ricerca espresso dai suoi pari a livello internazionale; b) in un giudizio sulla capacità didattica formulato dagli studenti che hanno seguito i suoi corsi, nonché da coloro che lo hanno avuto come tutor o come relatore di tesi. Il superamento della valutazione decennale è condizione necessaria per rinnovare il rapporto di lavoro con gli atenei del sistema pubblico.
Il ruolo della docenza è unico con parità di diritti e doveri; l’eventuali differenziazioni nello stipendio devono essere articolate in funzione dell’esperienza e delle attività accademiche svolte.

V. La democrazia universitaria.
Una delle conseguenze tra le più funeste della contro-riforma “3+2” è la trasformazione virtuale dei professori in improvvisati “managers” e del rettore in amministratore delegato personalmente interessato a conservare potere e prebende.
Anche qui, occorre imboccare la direzione opposta.
Intanto l’elettorato del rettore deve comprendere oltre ai professori a pieno tempo, ai dottorandi ed agli assegnasti, tutti gli studenti a partire dal terzo anno in regola con gli esami. Inoltre l’elettorato attivo deve coincidere con quello passivo—sicché potrebbe capitare di ritrovarsi uno studente come rettore, cosa per altro che accadeva in qualche università italiana fino all’altro ieri, fino alla campagna napoleonica. Al rettore andrebbe affiancato un Consiglio d’ateneo eletto in forma non corporativa, con poteri di gestione e di rappresentanza.
Il rettore ed i membri del Consiglio dovrebbero restare in carica per un solo mandato e non godere dell’elettorato passivo per il mandato immediatamente successivo.
Il Senato accademico andrebbe soppresso insieme alle Facoltà—i ruoli accademici dovrebbero far capo ai Dipartimenti, che, a loro volta, andrebbero strutturati attorno a tematiche di ricerca e non definiti sulla triste base disciplinare.
Al posto delle Facoltà dovrebbero subentrare i Consigli di Corso di Laurea ed il Coordinamento dei consigli, entrambi modulati da esclusive ragioni didattiche ed in grado di fare emergere le passioni conoscitive degli studenti.
Infine andrebbe svuotata di ogni autorità, come peraltro già sta avvenendo, la Conferenza dei Rettori ed Consiglio Nazionale Universitario (CUN). La rappresentanza del sistema nazionale universitario andrebbe assunta da un organo consiliare eletto di volta in volta, su singole questioni e con mandato vincolante, dai Consigli d’Ateneo.

Franco Piperno

mercoledì 19 novembre 2008

La grande mareggiata


E’ stato un fine settimana denso di emozioni per migliaia di studenti italiani quello appena trascorso. In duecentomila hanno sfilato per le strade di Roma al grido di “Noi la crisi non la paghiamo”, per essere un corteo autorganizzato, senza bandiere, né partiti, né sindacati, è stato un evento straordinario, tanto da oscurare completamente la piazza di Cgil e Uil.
Da ogni ateneo d’Italia, da Palermo a Bolzano, studenti universitari e medi hanno invaso le strade e il centro della capitale. Il lungo serpentone è partito dalla Sapienza occupata, obiettivo Montecitorio.
Le prime file hanno in mano testi di poesia, di prosa, saggi, ognuno porta un libro differente, simboli della cultura, dello studio, del sapere umano. Lo striscione d’apertura “Questa è l’onda che non si cavalca” è retto dalle studentesse dell’Onda, come si è autodefinito questo movimento, con in mano drappi celesti fluttuanti.
“Noi siamo i giovani, l’esercito del surf” è la colonna sonora del corteo, un motivetto di Rita Pavone, riportato in auge dal Piotta. C’è anche lo spezzone dei precari della ricerca, molti sfilano in camice. Pochi gli over 40.
A guidare il corteo sono i cordoni serratissimi degli studenti che accompagneranno tutto il percorso, a tratti con eccessiva rigidità. Perché la manifestazione deve essere pacifica fino alla fine, e bisogna evitare di cedere a provocazioni - come l’ultima volta a piazza Navona, con il Blocco studentesco, ndr. E così sarà, pacifica come l’oceano, festosa ma determinata, negli slogan e negli obiettivi.
“Assediamo i palazzi del potere” è il grido di battaglia quando il corteo arriva nei pressi di Montecitorio. L’assedio viene preparato per gruppi, che raggiungono la Camera dei Deputati dai vicoli, il corteo entra nel cuore di Roma, passa davanti al Pantheon, fra i romani e i turisti seduti ai tavolini o impegnati negli acquisti, rompe la quotidianità. “Se ci bloccano il futuro bloccheremo la città”, cantano i ragazzi e la città si bloccherà davvero fino a pomeriggio inoltrato.
Ma il corteo è stato solo l’inizio. Sabato e domenica le aule e i cortili della Sapienza hanno ospitato l’assemblea del movimento studentesco, duemila i ragazzi rimasti a riflettere sui contenuti e le forme che l’Onda dovrà assumere in avanti, fino al prossimo grande appuntamento nazionale, lo sciopero generale del 12 dicembre.

sabato 1 novembre 2008

L'onda anomala della rivolta studentesca investe Arcavacata


Il 28 ottobre il piazzale dell'Aula Magna si è riempito di corpi come mai nella storia dell'Università della Calabria. Doveva essere un'assemblea e si è trasformata in una pagina di storia. L'onda anomala che sta attraversando gli atenei italiani, scaturita dall'infelice manovra finanziaria del governo che taglia le gambe all'università pubblica, è arrivata fino ad Arcavacata. I sintomi c'erano tutti. Le assemblee di facoltà avevano già alzato il termometro. Complice il clima nazionale, centinaia di studenti nell'arco di sole tre settimane si sono aggregati, trasformando il comitato di Lettere e Filosofia in un movimento ampio che ha coinvolto tutte e sei le facoltà. Il comitato ha fatto un lavoro certosino, nelle aule, durante le lezioni, sul ponte con continui volantinaggi, sit-in, cortei, ma soprattutto l'assemblea permanente nell'aula Filol8, motore di tutta la mobilitazione.
Il 28 ottobre gli studenti dell'Unical si sono svegliati da un lungo letargo, diventando protagonisti per un giorno, padroni dell'università. Hanno sfilato in massa sul ponte, un corteo lungo quasi quanto il ponte, e hanno occupato aule e presidenze. Una giornata indimenticabile per chi l'ha vissuta.
Il picco massimo della mobilitazione probabilmente è stato raggiunto. Ora si apre una nuova fase per questo giovane movimento. L'hanno chiamata "didattica alternativa" ed è un modo concreto per continuare a protestare studiando allo stesso tempo, fuori dai tempi imposti dal calendario accademico - così stretto e pressante dacché esiste il 3+2 - e fuori dalle aule. Il movimento si è organizzato in comitati di facoltà e ha chiesto spazi per le assemblee studentesche. I consigli di facoltà hanno reagito in maniera differente. Aperta Ingegneria, chiusa Economia. La normalità (normalizzazione) accademica, sembra rinviata dunque di un'altra settimana.
C'è ancora spazio e tempo per la riflessione. Uno spazio e un tempo in cui niente è deciso e tutto può ancora accadere.

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lunedì 6 ottobre 2008

Unical in agitazione, il resoconto dell'Assemblea generale



Riceviamo e pubblichiamo.
Comunicato stampa dell'Assemblea della Facoltà di Lettere e Filosofia,
8 ottobre 2008

Proseguono le attività di dibattito e di protesta intraprese dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Unical. Il Comitato formatosi a seguito dell'Assemblea del 25 settembre ha convocato una nuova Assemblea generale l'8 ottobre, presso l'aula Filologia 8, che ha visto una vastissima partecipazione di docenti, di studenti e di personale tecnico-amministrativo. Tutti gli interventi hanno auspicato la nascita di forme di mobilitazione che coinvolgano tutto il mondo della scuola e della formazione in tutte le sue componenti, dal personale docente alle famiglie. L'Assemblea ha messo all'ordine del giorno una serie di proposte che sono state approvate all'unanimità:

- Costituzione di un'Assemblea permanente;
- Autogestione dell'Aula Filologia 8 (nelle ore pomeridiane, tutti i giorni) come luogo d'incontro e di informazione per tutta l'università;
- Convocazione di un'Assemblea di Ateneo, in Aula Magna, prevista per il giorno 28 ottobre, alle ore 10:00.
- Richiesta di convocazione di una seduta del Senato Accademico che si esprima chiaramente, con approvazione di una specifica mozione, contro l'ipotesi di trasformazione dell'Unical in fondazione universitaria di diritto privato (ex Legge 133, art. 16);
- Richiesta di un coordinamento e di una sinergia tra il mondo della scuola e il mondo universitario, per convergere in comuni iniziative di lotta.
- L'invio di una lettera aperta alle famiglie, per spiegare le ragioni della protesta e rendere coscienti delle conseguenze delle recenti scelte legislative del Governo in materia di istruzione e di università.
- Organizzazione di "lezioni in piazza" nei centri di Rende e Cosenza.

L'Assemblea aderisce alle prossime iniziative di sciopero previste per il 17 e il 31 ottobre, e a tutte le altre che nasceranno in futuro.

Il Comitato di coordinamento della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Unical - comitatounical@gmail.com (per le adesioni)

"L'Unical parte con il piede sbagliato" di Filorosso

La parte nord dell’area urbana bloccata per i test d’ammissione ai corsi di azzeramento dell’Unical: così bisognava annunciarlo questo grande giorno del 2 settembre, ampiamente pubblicizzato su Internet e sulle tv locali. Così magari qualche genitore avveduto sarebbe partito prima per accompagnare il figlio in università, qualcuno avrebbe preso un autobus, qualcun altro avrebbe chiesto un passaggio.
Domani sentiremo i soliti ritornelli: ci sono troppe automobili, questi genitori sono troppo opprimenti, queste ciurme di ragazzini patentati dovrebbero andare all’asilo e non all’università… ma una piccola responsabilità forse ce l’ha anche l’università, che ha concentrato i test di tutte le facoltà nello stesso giorno e alla stessa ora, ma soprattutto non ha preso misure preventive rispetto alla prevedibile mole di traffico generata dall’afflusso simultaneo di oltre cinquemila studenti.
La Professoressa Costabile, tanto esperta di orientamento, che il giorno prima invitava i ragazzi a venire all’Unical dagli schermi televisivi, poteva forse fare una telefonata al Comune di Rende e chiedere due vigili urbani per gestire il traffico, oppure, ma questa è davvero roba da genialoni, prevedere due navette da Quattromiglia…
Invece abbiamo assistito al caos più totale, auto e pullmann incolonnati per chilometri e file di ragazzi e ragazze sull’autostrada Sa-Rc e sulla SS 107, senza altra alternativa che raggiungere a piedi l’università. “Parti con il piede giusto”, era d’altronde lo slogan della campagna per i corsi di azzeramento. Mai slogan fu più azzeccato! E sì che camminare fa bene, ma l’impatto con il mondo accademico non sarà stato certo piacevole per questi ragazzi. Tanti sforzi per la promozione dell’immagine dell’ateneo e poi non si pensa all’abc.
E ogni anno va sempre peggio. Di solito era l’inizio dei corsi ad intasare la zona, quest’anno le aspiranti matricole hanno avuto in anticipo un assaggio di quello che li aspetta in termini di trasporto da e per l’Unical, servizio prioritario, senza il quale, test o non test, all’università non si può “accedere” proprio.
Da anni ci battiamo per un servizio trasporti adeguato all’area urbana e all’università, con l’amministrazione che fa spallucce da una parte e la Regione dall’altra. Considerato che l’inizio dei corsi è imminente e che ci aspetta un altro anno di passione, perché non destinare qualche fondo in più al trasporto pubblico, diluendo magari le lezioni lungo tutta la settimana? Il tempo c’è per studiare le soluzioni adeguate e gli esperti non mancano…
Il vero test d’ingresso oggi lo ha sostenuto l’ateneo e a noi pare che, per il momento, meriti una sonora bocciatura.

Spazio sociale autogestito Filo Rosso – Unical ‘95

martedì 30 settembre 2008

In guardia dai problemi alimentari

I disturbi alimentari sono propri di quella fase della vita di accettazione/diniego del proprio corpo. Molto spesso il cominciare a vivere fuori casa, così come accade a molti studenti universitari, può comportare dei cambiamenti nelle abitudini alimentari e non sono certo poche le persone che cominciano una dieta fai da te più che mai catastrofica. Sono poche le persone ad avere un buon rapporto con il cibo e l’età media di questo genere di problemi si va leggermente alzando, sale anche il numero di ragazzi che, per un motivo o per l’altro, non accettano più il loro corpo e mentre una volta preferivano la palestra adesso si scagliano contro il cibo. La condizione psicologica di queste persone è certamente molto delicata, ma nessuno di loro ammetterà mai di avere un problema! Una delusione amorosa, un esame che non si passa o anche il cambiamento di vita e di abitudini possono influire negativamente sulla vita delle persone. Non tutti accolgono con entusiasmo l’idea di questa prova di indipendenza e molti sfogano la solitudine e la frustrazione dei primi giorni rifiutando il cibo e mutando il proprio equilibrio alimentare. Sembra tanto semplice quanto immediato la prima cosa su cui si riflette il nostro stato d’animo è il cibo. Facilmente si ingrassa o si dimagrisce, il problema sorge, certamente quando si incappa in un eccesso. I disturbi alimentari sono spesso sottovalutati da chi li vive come un qualcosa di normale, ci si convince che sia una scelta non introdurre alimenti, magari all’inizio è così, ma ad un certo punto non lo è più. Bisogna stare in guardia da queste vere e proprie malattie silenziose ma devastanti, nelle quali si cade per problemi seri, ma purtroppo anche per banalità…
Bruna Larosa

mercoledì 17 settembre 2008

Dall'azzeramento al potenziamento

Quest’anno i nuovi immatricolati riceveranno un trattamento diverso da quello dei colleghi degli anni precedenti. È prevista una grande novità, infatti, se fino allo scorso A.A. nel mese di settembre i ragazzi dovevano seguire dei corsi di azzeramento, per dare a tutti un ‘punto di partenza’ comune, stavolta inizieranno i cosiddetti ‘corsi di potenziamento’.
L’iniziativa proposta dal prof Cersosimo per cercare di alzare il rendimento e facilitare la vita didattica/universitaria delle future matricole parte dalla consapevolezza (basata su dati certi) del fatto che sono moltissimi gli abbandoni e le persone che finiscono fuori corso. I corsi di potenziamento sono rivolti agli studenti, ma risultano essere un’occasione per i vari dottorandi, ricercatori e professori che, previo concorso per titoli, in base alle loro competenze, possono aggiudicarsi il ruolo di tutor o animatore.
Per incentivare la frequenza la regione ha anche pensato di stabilire un ‘compenso’ agli studenti che seguiranno un certo tot dei corsi. Insomma un’Università che si trasforma per venire incontro ai nuovi studenti e non rivelarsi un’amara sorpresa’ o una ‘madre ostile’.
I corsi in programma sono previsti in tutte le facoltà, dall’ambito scientifico a quello umanistico e riguarderanno le principali materie oggetto di studio dei diversi corsi di laurea: ad ingegneria, tra gli altri, ci saranno corsi di calcolo, a lettere fanno da padrone il latino, il greco e l’italiano scritto. Scienze politiche propone dei corsi di diritto, economia punta su concetti di micro e macro economia. Farmacia e scienze propongono corsi di chimica di base.
Non solo quindi un livellamento delle conoscenze, come accadeva negli anni precedenti, ma proprio l’acquisizione di nuove competenze per recuperare eventuali lacune o dare le basi in materie completamente diverse da quelle già parzialmente affrontate alle superiori. Le matricole sono entusiaste, un po’ meno coloro che sono già iscritti all’università, vedono slittare l’inizio delle lezioni e si domandano quali saranno le conseguenze di questo prolungamento delle vacanze.
Bruna Larosa

venerdì 29 agosto 2008

Come sfatare i luoghi comuni: Nessun Luogo è Lontano

E' con lo stesso animo con cui abbiamo letto il famosissimo ed appassionante viaggio del Gabbiano Jonathan Livingston che si deve leggere 'Nessun Luogo è Lontano'. Anche questo libro, scritto anch'esso da Richard Bach, presenta un racconto che è un viaggio ed un percorso: mentre ci si allontana 'fisicamente' da casa ci si avvicina al sè più intimo e vero. Un viaggio che possiamo definire circolare: si parte per arrivare, ma ci si rende conto che per essere accanto a chi si ama non bisogna certo partire, anzi, si è sempre presenti! In questo contesto parlare di distanze non ha senso quando c'è un sentimento vero come l'amicizia a farsi largo nel nostro cuore.
La struttura stessa della narrazione (poche parole perse in una marea di disegni e di acquarelli fantastici) fa ricordare i libri per l'infanzia e forse proprio questa apparente genuinità ci fa avvicinare al racconto senza difese e magari addirittura scettici e superficiali... La semplicità è, invece, il punto forte del libro: una linearità disarmante e affascinante, che non si trova diffusamente nella narrativa 'per adulti'... Le illustrazioni, poi, ci hanno abbandonato alla quinta elementare... e forse proprio per questo sortiscono il loro effetto!!
Protagonisti sono anche in questo caso gli animali, per lo più volatili ed effettivamente il volo ha esercitato e continua ad esercitare un grande fascino nella fantasia dell'uomo. Questo viaggio si snoda con accompagnatori sempre diversi: silenziosi perchè capaci di ascoltare e dalle parole calde ed efficaci. 'Nessun luogo è lontano' si legge d'un fiato nonostante sia un libro dolce dal ritmo pacato, la curiosità di 'vedere cosa si scoprirà alla fine' è tanta.
Da consigliare e magari regalare ad un amico lontano perchè capisca che si può sempre contare su di noi.
Bruna Larosa

martedì 5 agosto 2008

Presentato all'Unical il programma di Fuscaldo Sound


È stato presentato oggi nella Sala Stampa dell’Aula Magna la sesta edizione del Fuscaldo Sound. Erano presenti il sindaco di Fuscaldo, Davide Gravina, Andrea De Bonis come organizzatore dell’evento e Daniela Ielasi che ha presentato l’iniziativa.
La presentazione è stata breve, ma molto intensa ed in breve si è trasformata in un invito e monito a valorizzare la Calabria partendo da ciò che ha: centri storici, anche molto vasti, e bellezze naturali spesso dimenticate, poco valorizzate e tante volte devastate dall’azione dell’uomo.
Il Fuscaldo Sound si inserisce in un contesto particolarmente positivo e propositivo che fa del Comune di Fuscaldo una delle poche realtà in Calabria che sta cercando di impegnarsi e valorizzare il proprio territorio attraverso delle iniziative nuove pur prendendo esempio da altri posti del Meridione che aguzzando l’ingegno hanno dato nuova vita al proprio territorio.
La manifestazione, portata avanti anche dall’Associazione Culturale Entropia, si compone di tre serate, tutte e tre si svolgeranno nello Stadio Comunale Zicarelli di Fuscaldo, la prima, il 6 agosto, sarà dedicata al reggae con la musica degli Hot Fire System, ad ingresso libero. Il 7 agosto sarà la volta dei Modena City Ramblers, molto conosciuti per la musica impegnata che propongono ai giovani e non solo (l’ingresso è di 10 €). L’emozione dell’organizzatore è tangibile quando parla degli ospiti dell’ultima serata, l’8 agosto, serata in cui si esibirà Elio e le Storie Tese, con un biglietto d’ingresso di soli 15 €. Si parla di un salto di qualità in un certo senso rispetto al passato, per un artista ed un gruppo che unisce più generazioni: “Speriamo di portare sotto al palco intere famiglie” commenta De Bonis.
Anche il sindaco sottolinea l’importanza della musica, come momento di integrazione ed aggregazione, e dal dialogo che si avvia vengono evidenziate anche delle politiche di apertura che stanno prendendo il via nel comune di Fuscaldo per la valorizzazione del territorio grazie alle quali si crea terreno fertile per queste ed altre iniziative. Spera comunque di affiancare questa manifestazione ad altre iniziative culturali, e conclude, probabilmente contagiato dalla freschezza delle iniziative, dicendo “viva la musica!”.
18.08.08 - Bruna Larosa

venerdì 25 luglio 2008

Università in agitazione contro il nuovo decreto legge

Riceviamo e pubblichiamo.

L’assemblea dei docenti, dei ricercatori, degli studenti, dei tecnici e amministrativi dell’Università della Calabria, tenutasi il 24 luglio nell’Aula Magna per discutere del decreto legge 112 del 24 giugno 2008, al termine di un approfondito dibattito esprime la propria preoccupazione che le misure contenute nel decreto legge producano un sostanziale indebolimento/smantellamento dell’istruzione pubblica, attraverso un attacco congiunto alla scuola e all’università, a vantaggio di un’idea di formazione piegata alle sole logiche dell’economia di mercato.
Se questo progetto dovesse realizzarsi, sarebbe violato il diritto fondamentale all’istruzione sancito dalla Costituzione Repubblicana. L’eventuale messa in crisi del ruolo pubblico nell’istruzione, nell’università e nella ricerca è destinata ad avere effetti devastanti soprattutto sulla realtà meridionale e sul futuro delle giovani generazioni.
L’Università della Calabria vedrebbe così compromessa la propria ‘missione’: trasferire nell’ambito del territorio la dimensione universale del sapere; questa funzione, oggi drammaticamente messa in crisi, assume speciale valore in una regione strutturalmente debole e periferica rispetto ai grandi circuiti economici, scientifici e culturali del mondo contemporaneo.

In particolare, l’Assemblea:
esprime forte preoccupazione per le gravi conseguenze che il provvedimento del Governo è destinato a provocare sul sistema universitario italiano e, in misura accentuata, per gli Atenei che operano nelle realtà territoriali strutturalmente più
deboli, come la Calabria;
valuta negativamente, in particolare, la limitazione del “turn over”, previsto nella misura del solo 10% nel 2009 e del 20% negli anni seguenti, che determinerà inevitabili ripercussioni e un gravissimo impoverimento della didattica, della ricerca e dei servizi amministrativi delle Università, impedendo di fatto, l’assunzione di giovani meritevoli e accentuando il fenomeno della “fuga dei cervelli”; la riduzione del fondo di finanziamento ordinario degli Atenei del 7% nei prossimi anni aggraverà ulteriormente gli effetti del blocco del turn over;
rileva come entrambe le misure, sia quella di riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario sia quella di blocco del turn over, tra loro combinate colpiscano in modo indiscriminato tutti gli Atenei italiani;
constata, in particolare, che l’Università della Calabria viene danneggiata in modo molto più grave di tanti altri Atenei perché verrà assoggettata allo stesso taglio delle risorse, il 7% del FFO, a fronte di un risparmio forzoso di risorse derivante dal blocco del turn over molto limitato a causa della minore età media del nostro corpo docente;
pone in evidenza come all’UniCal venga, di fatto, impedito di reimpiegare in nuove assunzioni le risorse derivanti dalle cessazioni dal servizio pur essendo uno dei pochi Atenei italiani con un forte sottodimensionamento del corpo docente, il che, insieme all’inaccettabilità del provvedimento che di fatto ridimensiona l’intero sistema universitario italiano, aggiunge l’iniquità di colpire le realtà più deboli dello stesso sistema in maniera più penalizzante che non quelle più forti, senza tenere in alcuna considerazione la collocazione geografica e conseguentemente economico/ sociale delle stesse;
esprime forte contrarietà all’ipotesi di trasformazione delle Università in fondazioni di diritto privato, prevista come opzione dal suddetto decreto legge;
ritiene in ogni caso complessivamente inadeguata l’attenzione che il nostro Paese riserva alle attività della Ricerca, le quali risultano sottovalutate e sottofinanziate sia complessivamente che in rapporto a qualunque parametro di valutazione (dati OCSE);
chiede al Governo di stralciare dal decreto legge 112 i provvedimenti riguardanti le Università, che meritano un diverso approccio ed approfondimento;
rivolge allo stesso esecutivo l’appello affinché metta in campo una strategia che, lungi dal mettere in pratica un indiscriminato taglio dei finanziamenti, favorisca nel più breve tempo possibile la creazione di un tavolo di confronto in grado di assicurare il superamento della difficile situazione in cui versa il sistema universitario italiano e il suo rilancio complessivo;
auspica, infine, che il Governo, si renda promotore, attraverso il Parlamento, di un’indagine conoscitiva che consenta di mettere a fuoco lo stato complessivo dell’università italiana e di avviare un processo di riforma e di adeguamento della stessa in rapporto alle pressanti esigenze di modernizzazione e di adeguamento organizzativo di cui il sistema mostra di avere urgente bisogno.

L’Assemblea dichiara lo stato di agitazione e si impegna a sostenere ed a promuovere iniziative di lotta e di protesta, a livello locale e nazionale, utili a conseguire gli obiettivi sopra indicati.

Rende, 24 luglio 2008

sabato 19 luglio 2008

Aspettando le vacanze

L’Università a luglio è piena di frenesia, le giornate sono intervallate dal rumore dei trolley che percorrono il rovente ponte carrabile. Ogni giorno la popolazione studentesca diminuisce. Ci sono gli esami e ci si stressa, la notte non si dorme, il caldo asfissiante, le zanzare che, probabilmente a causa di una mutazione genetica, sono diventate più grandi delle persone, cercano spazio vicine vicine a chi cerca disperatamente di riposare.
Le ultime feste, spesso organizzate tra le Maisonettes e i Martensson dagli studenti che si improvvisano dj sono sempre meno partecipate. Gli ultimi fronzoli di una vita comune con gli amici di sempre che ti hanno accompagnato per tutto l’anno. Tantissimi poi i ragazzi armati di ‘pinne, biglietto e occhiali’ che approfittano della compagnia e scendono a Paola per fare un tuffo e passare una giornata diversa tra amici.
La vita universitaria, infondo, si caratterizza per i viaggi che portano le persone verso mete anche lontane. Intere comitive partono direttamente dall’Unical alla volta di posti che in altre circostanze non avrebbero l’opportunità di scoprire. Succede, poi, che arriva una circolare per ogni appartamento universitario con l’obbligo di sgombrare la stanza, svuotare i frigoriferi e non lasciare oggetti personali nei locali e allora tutti si rendono conto che è ‘davvero’ arrivata l’estate.
Molti degli studenti pensano già al mare, alle vacanze e settembre con i nuovi appelli sembra così lontano che nessuno se ne cura. C’è anche chi prova una sensazione diversa da tutti gli altri: coloro che si laureano. Per loro sono gli ultimi giorni di una vita tra i cubi. Le sedute di laurea, collocate nella seconda metà del mese di luglio, fanno si che i futuri dottori possano vivere un vero giorno di fuoco!
Intanto i trolley continuano a passare, gli autobus e i treni partono sempre più pieni e poi sempre più vuoti, fino all’ultimo giorno, il 31 in cui l’Università della Calabria chiude per le ferie estive.
Bruna Larosa

martedì 15 luglio 2008

"Il mio tirocinio con FaC" di Carmine Mura

L’esperienza di tirocinio che ho svolto nella redazione di “Fatti al Cubo” è stata istruttiva e divertente.
Già, perché lavorare a stretto contatto con persone che amano quello che fanno, trasforma una semplice tappa del percorso che conduce alla laurea in un periodo positivo e meritevole di essere ricordato.
Le riunioni di redazione, prima e dopo l’uscita del giornale, i consigli e le critiche, sempre costruttive, dei colleghi e della direttrice, l’atmosfera generale che si respirava al Dam mi hanno dato il senso del collaborare alla realizzazione di un giornale, e soprattutto cosa vuol dire lavorare con passione, passione che vedevo quotidianamente in tutto il “team di Fatti al Cubo”.
Venire a contatto con i contrattempi degli studenti e ascoltare le opinioni sulla vita universitaria dei colleghi di redazione mi ha permesso di affrontare diversamente, e in modo a mio giudizio migliore, la carriera universitaria.
Quando ho svolto l’inchiesta sulle Web – radio degli atenei italiani ho contattato molti studenti sparsi in tutti Italia ho abbandonato cosi una sorta di autoreferenzialità Unical e ho potuto conoscere almeno in parte il variegato mondo delle università del bel paese.
Fatti al Cubo è un settimanale universitario e di università ovviamente si occupa, ho avuto quindi la possibilità di vivere la vita culturale e intellettuale dell’ateneo di Arcavacata da un punto di vista diverso, con uno occhio più attento che magari prima osservava rassegne ed eventi targati Unical in maniera distratta.
Parallelamente ho analizzato problemi e inconvenienti che lo studente di Arcavacata si trova davanti come ad esempio la questione tesi della laurea triennale confrontandole analizzandola poi su scala nazionale (devo questa indagine a Daniela Ielasi che non mancava mai di pungolare il mio spirito critico consigliando letture e articoli di giornale).
Una esperienza che consiglierei caldamente a chi, come me, dovrà svolgere un’attività di tirocinio, per il semplice fatto che sono stato accolto con cordialità e reso subito partecipe alle attività del giornale, un ruolo attivo dunque e non una presenza passiva rivolta solo a chiudere la pratica tirocinio al fine di laurearsi.

Carmine Mura

giovedì 26 giugno 2008

"Gironzolando sul sito della Regione Calabria" di Mario Gravina

Ciao,
volevo segnalare un informazione a mio riguardo molto
interessante.
Gironzolando sul sito della regione calabria mi sono
accorto che negli ultimissimi giorni sono usciti tanti bandi di voucher
molto interessanti che finalemtne mettono a disposizione dei ragazzi
parte dei fondi POR.
In particolare uno sarebbe rivolto proprio agli
studenti universitari col fine di offrire loro la possibilita' di
seguire corsi di lingue all'estero con durata fino ad un mese. SO che
la notizia di bandi di questo tipo si e' gia' in qualche modo diffusa
tra lagente, ma ad esempio mio fratello, studente, era convinto che
sull'utilizzo di questi fondi ci fossero dei limiti di reddito. Cio'
NON E' VERO...almeno per l'ultimo bando.
Allora magari sarebbe il caso
di avvertire il popolo dell'UNICAL di questa grossa possibilita'.
Inoltre contemporaneamnte sono usciti bandi per microimpenditorialita'
con prestiti a fondo perduto, incoraggiamento all'imprenditorialita'
femminile e tante cose simili. Anche questo potrebbe essere il tema di
un approfondimento; sarebbe bello tener ei riflettori accesi su queste
cose in quanto, una volta che la regione ha fatto il suo dovere
programmando i fondi europei, poi tocca alla gente proiettarsi con le
proprie idee nello sviluppo della regione. Quindi fondamentale e'
diffondere la notizia dell'uscita di questi bandi per fare in modo che
non si disperdano queste importanti risorse.
Spero che il suggerimento
risulti interessante!
Buon lavoro

Mario Gravina,
dottorando UNICAL

lunedì 23 giugno 2008

Biblioteche, Infante presenta il nuovo portale (Bruna Larosa)



Dalle parole ai fatti: con queste parole il professor Infante ci ha direttamente invitati la mattina del 20 giugno nella sala multimediale della biblioteca interdipartimentale di scienze economiche e sociali E. Tarantelli, di cui egli stesso è presidente, per la presentazione del nuovo portale e del nuovo sistema di ricerca delle Biblioteche d’Ateneo. Presenti all’iniziativa il Rettore Latorre, lo stesso Infante, il gruppo dell’Ufficio Automazione delle Biblioteche, Comitato tecnico – scientifico delle tre biblioteche. Dalle parole ai fatti ed effettivamente l’esposizione di questa mattinata è stata più semplice a farsi che a dirsi.
Il nuovo portale delle Biblioteche d’Ateneo è ormai on-line (l’indirizzo è sempre il solito, http://www.biblioteche.unical.it/) e si presenta con una veste grafica completamente rinnovata. Ma non è una questione di stile, di aspetto, il cambiamento è ‘interno’, dovuto all’applicazione di un nuovo software capace di gestire l’intera mole di informazioni afferenti alla biblioteca. Il potente browser si propone ai diversi tipi di utenza, dagli studenti, ai dottorandi, ai professori, adattandosi alle diverse esigenze di studio. L’impatto con il nuovo strumento è senza dubbio forte, soprattutto per chi non ha una certa dimestichezza con i computer, ma, proprio come tutte le cose ‘pratiche’, i meccanismi diventeranno automatici con l’esperienza.
Al di là del lato puramente tecnico ci troviamo in questo momento davanti ad una trasformazione che cambierà il modo di fare ricerca nel nostro Ateneo. Il programma proposto, infatti, dà la possibilità di fare la ricerca su tutto il materiale presente nel database (libri, riviste ecc) non solo dalle postazioni dell’università, ma anche da un qualsiasi computer. Se si è tesserati presso una delle biblioteche d’Ateneo, poi, è possibile procedere con l’identificazione, la qual cosa consente di usufruire di ulteriori vantaggi. È possibile, ad esempio, avere lo stato della ricerca costantemente aggiornato ponendo un comando che ripropone la ricerca ogni tot e informa tramite e mail delle eventuali novità. Altra possibilità è quella di creare un proprio ‘scaffale’ multimediale o una cartella come ulteriore database di ricerca.
Un nuovo strumento, che tutti devono poter utilizzare, sono, infatti, previsti dei seminari informativi all’interno dei dipartimenti per formale il personale docente e coloro che sono impegnati nella ricerca.
Bruna Larosa - 20.06.08

giovedì 19 giugno 2008

Il '68 quarant'anni dopo raccontato da Piperno e Bertinotti


Il `68, quarant’anni dopo. Rivisto e rivissuto da chi in quegli anni era protagonista attivo, di chi solcava percorsi ed esperienze di quella stagione, cui spesso si guarda con malcelata nostalgia. Un anno di ineguagliabile elevamento collettivo, culturale, politico, sociale, ma una fase che non può considerarsi definitivamente chiusa. “`68, L’anno che ritorna” è il suggestivo titolo del libro di Franco Piperno, docente UniCal, edito da Rizzoli, presentato in un luogo, l’aula Circolare del polifunzionale, storicamente sede di assemblee, discussioni, confronti.
Ne discutono insieme all’autore i giornalisti Daniela Ielasi, direttrice del settimanale universitario Fatti al Cubo, Paride Leporace, direttore del Quotidiano della Basilicata e Fausto Bertinotti, uno dei leader politici certamente più apprezzati della sinistra italiana.
Introduce e modera Ielasi che definisce il libro “sfacciatamente ottimista”, perché è possibile rintracciare elementi di continuità, in questi 40 anni trascorsi, e luoghi in cui, per dirla con le parole di Piperno, dimora ancora, tra le rovine, il potenziale sovversivo degli studenti. L’università, che Ielasi cerca quotidianamente di comprendere ed investigare attraverso il settimanale che dirige, è senza’altro uno di questi luoghi, fra quelli più martoriati da una serie di riforme ottuse che hanno condotto all’aziendalizzazione degli atenei, alla mercificazione del sapere e quindi delle menti.
Fortunatamente l’esistenza di questi luoghi è testimoniata qui all’UniCal anche dall’esperienza di un giornale autoprodotto e di un centro sociale autogestito.
Malinconicamente appassionato ed appassionante l’intervento di Bertinotti, che non fa alcun accenno all’oggi politico dell’Italia. Rivisita il `68, ed il `69, che lui vede indissolubili, e ricorda l’aspra incomunicabilità, fisica, oltre che politica, di quegli anni, anni in cui l’Italia, Paese di 100 città, sperimenta una molteplicità di percorsi, in una dinamica che dal mondiale rimanda al territoriale, al locale, e viceversa.
Tagliente e puntuale come sempre l’intervento di Piperno, che, forse senza pretese, ha la capacità di raccontare suggestionando, evocando immagini che, per chi in quegli anni non era nemmeno concepito e concepibile, potrebbero ben far da sfondo ad una delle più espressive sceneggiature su quegli anni.
Piperno non manca di ricordare al compagno Bertinotti, rappresentante dell’altra anima di quella stagione, che molti appartenenti al movimento operaio di allora peccavano per così dire di un insanabile, strutturale, difetto, quello cioè di “non venire dal basso”, salvo rare eccezioni, e questo elemento da sempre, nel movimento operaio italiano, provocava una sorta di corto-circuito. Spesso i sindacati, almeno CGIL e CISL (i soli presi in considerazione da Piperno) sono stati prolungamenti di organizzazioni di partito, configuratisi come luoghi di spartizione di potere. In Italia il corto circuito è dovuto al fatto che la tradizione sindacale è legata ai partiti, che sono sempre troppi, lo erano anche negli anni passati: la classe operai finisce pertanto con l’essere sotto-rappresentata proprio da un’eccedenza di rappresentanza dei partiti. Molti dirigenti, seppur illuminati come Fausto Gullo, Giacomo Mancini, Bruno Trentin, venivano “dall’alto”, trattandosi spesso di intellettuali borghesi passati con gli operai.
Spiega poi perché il titolo del libro porta solo il `68 e non anche il `69, come Bertinotti invece avrebbe preferito: il movimento operaio del `69 non sarebbe certamente esistito senza il `68, senza l’irruzione degli studenti, che ha profondamente modificato alcune forme di lotta e alcuni strumenti concettuali che avevano allora i giovani operai.
Nel `68 si è prodotta una situazione nuova rispetto il movimento operaio, le fabbriche erano state assediate e presi di mira non tanto i padroni, quanto gli spietati capi-reparto, che via via però si ritirarono dalle fabbriche, in una fase in cui l’assenteismo dal lavoro arrivò a toccare punte del 20%; la crisi del petrolio produsse tuttavia la sconfitta del movimento operaio, poiché in pochissimo tempo ci fu un rientro dell’assenteismo che ritornò al 5%, valore giudicato fisiologico.
Nel `68 – ricorda ancora Piperno – abbiamo vinto sull’unico terreno su cui era possibile vincere: su noi stessi, poiché il `68 è un richiamo alla “presenza”, al presente. Difatti il `68 ha contribuito a “mandare in rovina il mito del tempo, imperante nella società italiana del dopoguerra”, potendosi configurare come “insurrezione contro l’ordine del tempo”, che ha fortemente rivendicato l’idea del “qui ed ora”, rifiutato l’idea “dell’attesa”, di una sorta di laica salvezza collocata in un lontanamente individuabile futuro.
Si congeda con una formula Piperno che fa ben sperare: “Sono sicuro che la felicità esista”.

Paola Staffa 19/06/2008

lunedì 16 giugno 2008

Portuali e operai Fiat salgono in cattedra all’UniCal

Portuali e Operai, chi meglio di loro può spiegare agli studenti le difficoltà di chi lavora al Sud, in grandi strutture produttive?. E’ successo lunedì all’Università della Calabria, nel primo incontro seminariale sul Lavoro al Sud, a cui si darà seguito da settembre in poi per discutere delle condizioni di lavoro cognitivo, dalle università alle redazioni giornalistiche.
In cattedra con Elisabetta Della Corte, Paolo Caputo ed Antonino Campennì, i portuali di Gioia Tauro e gli operai della Fiat di Melfi hanno intrecciato le loro testimonianze, raccontando a giovani studenti, le difficili condizioni di lavoro, i rischi, le incapacità del sindacato e quelle dell’azienda. Operai pagati meno dei loro colleghi del Nord, grazie alle agevolazioni dei patti d’area; sottoposti ad un regime manageriale propenso ad usare molto il bastone e poco la carota.
Nelle parole di Pietro, ex operaio Fiat, la storia di oltre dieci anni passati a montare auto, tra ingiustizie e disciplina ferrea, di notte e di giorno, senza avere più il tempo per una vita al di fuori della fabbrica. Si parla dei rischi, dei morti sul lavoro e lì il ricordo va agli ultimi incidenti mortali della Tissen e a quelli di Melfi, passati quasi sotto traccia. Ci sono poi le morti lente, spalmate in anni di turni insostenibili, malattie da sforzo e poi la cupa depressione di giovani che si giocano la vita sulla linea di montaggio; esausti per i turni massacranti, ma soprattutto insoddisfatti perché d’attraente quel lavoro non ha niente.
Salvatore Morabito del Coordinamento Portuali di Gioia Tauro, parla della vita di chi è entrato al porto, delle lotte per migliorare le condizioni di lavoro, in una terra difficile, dove per fame di posti di lavoro i diritti saltano.
In entrambi i casi, i dati ci dicono che i due siti sono molto produttivi, i profitti di Fiat e Medcenter sono alti, gli operai lavoro a ritmi da record, ma non appena si vuole far valere i propri diritti, dopo anni di sfruttamento intensivo, si levano le voci di manager, politici, amministratori, vescovi a ricordare che il Sud è terra di disoccupazione e bisogna accettare di tutto, anche, forse, di mettere a rischio la propria vita. Il lavoro sul fronte dei porti è sempre stato pericoloso, e continua ad esserlo in questa fase, visti i pachidermici mezzi impiegati per movimentare container, basta un errore di distrazione e si finisce schiacciati. L’attenzione dei guidatori di gru e mezzi di banchina è fondamentale, ma questo fa a pugni con le richieste di velocizzare i tempi e migliorare la resa dei 25 container ora, che possono diventare di più quando ci sono navi che aspettano fuori dal porto. E’ così che la pressione dei tempi mette il fuoco ai guidatori, e si spinge sull’acceleratore, per migliorare la resa. Il porto non chiude mai come in Fiat, si lavora 24 ore su 24, e di notte in particolare, il lavoro diventa faticosissimo, per l’alterazione dei ritmi circadiani, lo sfasamento dell’orologio biologico che regola il nostro corpo. Per Gioia Tauro parliamo di sei ore continuate alla guida di mezzi pesanti, per agganciare e sganciare contenitori, mentre in altri porti (vedi Southampton in Inghilterra), data la fatica e pericolo, si alternano due ore di guida con lavori di banchina più leggeri.
In aula scende il silenzio quando dal porto arriva un’altra storia drammatica, quella di un incidente mortale che ha coinvolto un uomo dell’equipaggio di una nave porta container. Una grossa fune si è staccata, la testa è volata sulla banchina. Mezz’ora dopo il porto riprendeva a funzionare, container più, container meno.
Il Sud è anche questo, le imprese hanno beneficiato non solo di fondi pubblici ma anche di condizioni di lavoro da discount e di tassi di sfruttamento alti. Il tutto supportato dalla retorica dell’imprenditore-benefattore, che rischia in un luogo in cui incidono le organizzazioni criminali, e da un certo meridionalismo plebeo che la classe politica stenta ad abbandonare. Retorica utile per far credere a chi lavora che è un privilegiato non uno sfruttato. C’è infine da rilevare una strana coincidenza: quando il gioco sta per incrinarsi a favore dei lavoratori, arrivano inchieste e perquisizioni, con accuse di terrorismo o infiltrazioni mafiose. E’ successo a Melfi come a Gioia Tauro. Poi torna il silenzio, in molti casi, dopo il baccano, si viene reintegrati e si riprende a lavorare per poco più di 1300 euro. Buon lavoro, se vi pare!

Elisabetta Della Corte (ricercatrice Unical) *

*Autrice del libro "Il lavoro sul fronte dei porti. Telematica e organizzazione del lavoro a Gioia Tauro, Southampton e Felixtowe" - Rubettino 2002

domenica 15 giugno 2008

Rappresentanti fantasma

La maggior parte degli studenti ricorderanno il periodo delle elezioni studentesche soprattutto per il clima che si respira tra i cubi… un clima che non ha niente da invidiare alle presidenziali americane. Eppure a distanza di tempo pochi ricordano ancora il nome di chi hanno votato… Ci sono rappresentanti che, dopo tanto fare per farsi eleggere, semplicemente scompaiono nel nulla. Ci sono altri che sono seriamente impegnati per la propria facoltà. Dietro tutto questo c’è una verità non certo lusinghiera per molti dei faccioni sorridenti che sul ponte ed ad ogni angolo dell’Università facevano gli amici e i simpatici per ottenere voti. Decisamente incuriositi dai meandri della ‘politica studentesca’ e, grazie alla testimonianza e collaborazione di Francesco Gentile (rappresentante degli studenti di Scienze Politiche dal 2006), abbiamo potuto evidenziare l’impegno, o meno, degli studenti eletti nella facoltà di Scienze Politiche.

Prospetto informativo sulle presenze dal gennaio 2007 al maggio 2008

Gentile Francesco 15 su 16
Rosario Marangolo 13 su 16
Raffaele Loprete 11 su 16
Vanessa Gasparro 8 su 16
Andrea Stumpo 4 su 16
Valerio Romano 2 su 16
Pasquale Villella 3 su 16
Francesco Disi 2 su 16
Camillo Borchetta 2 su 16

Si vede subito che tra i 9 rappresentanti che la facoltà di scienze politiche ha (3 in seno al consiglio di corso di laurea e 6 in seno al consiglio di facoltà) soltanto 2 o 3 hanno partecipato attivamente agli incontri e alle decisioni, infatti, su un totale di circa 16 incontri di facoltà soltanto 2 rappresentanti hanno preso parte dai 13 ai 16 incontri, 2 hanno preso parte ad incontri compresi tra 8 e 11, dei restanti e neanche tutti, hanno preso parte dai 2 ai 4 incontri senza contare le volte che hanno solo registrato la presenza e sono andati via.
Quando questi rappresentanti erano in corsa per le elezioni effettivamente agli occhi più attenti era apparso un fenomeno particolare: vi era una corsa alle candidature da parte di persone che non avevano quasi nulla a che fare con l'università, paradossalmente si erano candidati ragazzi del primo anno (l'anno accademico inizia a ottobre...e loro già a novembre erano candidati come rappresentanti); si erano candidati ragazzi iscritti ma che non avevano mai frequentato l'università ecc ecc..... Candidature che portano a pensare che si trattasse più che altro di nomi di facciata per la cosiddetta "raccolta di voti" a favore di...associazioni o candidati a cariche di più alta importanza (almeno formalmente).
È utile porre in evidenza che a dispetto di una campagna elettorale all'ultimo sangue, qual è stata quella del novembre 2006, dove c’è stato un inaudito spreco di risorse economiche per manifesti, volantini, bigliettini e chi più ne ha più ne metta, ad elezione ottenuta i risultati sono stati, per usare un eufemismo, insoddisfacenti. Alcuni degli studenti eletti non hanno preso parte alle assemblee di facoltà neppure una volta e altri nemmeno sanno cosa e dove sia la presidenza di facoltà.
Veniamo comunque a sapere che, per fortuna, nonostante ciò, chi c’era dei rappresentanti, è riuscito a lavorare bene grazie alla collaborazione dei docenti.
Il quadro della situazione è molto chiaro e deve fungere da monito per il momento in cui noi studenti ci troveremo nuovamente a dover eleggere qualcuno a non farlo con non curanza, perché l’indifferenze verso chi ci rappresenta finisce per eleggere persone indifferenti al loro ruolo ed ai problemi da affrontare.
Un rammarico di Gentile è che purtroppo non tutti gli studenti sanno delle tante attività poste in essere, ma, lui per primo si rende conto che è sempre molto difficile trovare momenti d'incontro per i più svariati motivi, sia perché, annualmente, il numero degli studenti aumenta di centinaia in centinaia, sia perchè trovare un momento d'incontro per tutti sarebbe impossibile. A questa difficoltà, alla Facoltà di Scienze Politiche si è cercato di mediare attraverso la creazione di un foru di discussione on line, con la collaborazione di altri due colleghi rappresentanti, Rosario Marangolo e Raffaele Loprete, al fine di fornire almeno le informazioni più importanti.
A proposito, il mandato dei rappresentanti scade proprio quest'anno, all'inizio dell'anno accademico 2008/2009...

Bruna Larosa - 18.06.08

mercoledì 11 giugno 2008

"Tirocini di ricerca, la Regione non paga", la lettera-denuncia dei vincitori

Gentile Redazione,
navigando su internet ho notato che anche voi vi siete occupati dei
Tirocini di Ricerca della Regione Calabria (02/07/2007 - Paola Staffa)
nel momento del lancio del Bando.
Ebbene, Le scrivo in rappresentanza del “Libero Comitato dei
Tirocinanti delle Università Calabresi”, che si è di recente
costituito per segnalare a tutte le autorità competenti e agli organi
di informazione, alcuni gravissimi disservizi nella gestione
del “Programma di Tirocini di Ricerca” da parte della Regione Calabria.
Tale programma sta procedendo tra lentezze ed intoppi burocratici di
ogni genere, i cui effetti stanno ricadendo tutti sulle spalle di
giovani studiosi (per molti dei quali, quello di ricercatore, per di
più precario, è la sola fonte di reddito) che appartengono ad una
terra già fin troppo martoriata da problemi di ogni genere, non ultima
una burocrazia farraginosa e, spesso, malissimo gestita.
Ci sentiamo in dovere di segnalare la cosa anche ai principali mezzi di
informazione, per denunciare l'ennesimo caso di inefficienza della
burocrazia, che spesso rende la vita dei cittadini, se non impossibile,
certo estremamente difficile.
Allego a questa mail una lettera aperta, nella quale vengono
sinteticamente illustrati i termini del problema che sta riguardando
ben 450 cittadini calabresi, molti dei quali già fuori sede (in Italia
o all'estero) per svolgere il loro lavoro, a proprie spese, dal momento
che la burocrazia calabrese, dopo lunghissimi mesi, non ha ancora
provveduto ai relativi pagamenti.
Inviando i più cordiali saluti, anche a nome dei miei colleghi, La
ringrazio dell'attenzione e Vi auguro buon lavoro.

Francesco Bonsinetto
Dottore di Ricerca in Pianificazione Territoriale
Dipartimento Scienze Ambientali e Territoriali
Università Mediterranea di Reggio Calabria

LA LETTERA
Questa lettera vuole essere un accorato appello verso tutti gli organi competenti affinché si impegnino per risolvere, una volta per tutte, la situazione (vergognosa) che si è venuta a creare nell’ambito del Bando per l’assegnazione delle “Borse di Tirocinio di Ricerca” (Misura 3.7 Azione A del POR Calabria 2000-2006). Tale Bando – che coinvolge circa 450 giovani ricercatori di eccellenza (Laureati e Dottori di Ricerca) ed i relativi Docenti Referenti scientifici delle tre Università calabresi – prevede l’erogazione (da parte della Regione Calabria) di Borse di studio con contributo a fondo perduto del Fondo Sociale Europeo, per lo svolgimento di attività di ricerca scientifica presso Atenei ed Istituti di Ricerca (in Italia e all’estero). Ciò doveva avvenire con modi e tempi certi.
In realtà il Dipartimento 11 dell’Assessorato Università e Cultura della Regione Calabria ha gestito il Bando con modalità improvvisate e scarsamente efficienti e tempistica incerta ed approssimativa. Ebbene, ad oggi, la situazione dei “tirocinanti” appare poco felice e profondamente incerta a causa di numerosi problemi e difficoltà descritte di seguito (decurtazione della borsa, assenza di pagamenti, ecc) che, tra l’altro, discreditano l’intero sistema universitario calabrese all’esterno. Il protagonista in negativo di tutta questa vicenda è l’Assessorato regionale calabrese all’Università il quale avrebbe dovuto far partire il suddetto Bando (in attuazione del Programma Integrato di Voucher e Borse per l’Alta Formazione) almeno due-tre anni fa e invece lo ha gestito con incapacità e lentezza (le une e le altre “ricadute sulle spalle dei ricercatori”).
Il risultato conseguito è stato la perdita di milioni di euro (rispediti al mittente) che l’Unione Europea aveva destinato alla Calabria per la crescita culturale e formativa dei suoi giovani: in origine ogni Borsa prevedeva mediamente una copertura di 24 mensilità che sono state poi ridotte a 10 e in altri casi a sole 6!). I “più brillanti giovani laureati calabresi” (citazione del Bando) hanno sopportato molto, anche troppo, l’arroganza e l’indifferenza dell’Assessorato regionale che, proprio quando dovrebbe erogare l’anticipo della fatidica “Borsa di studio” (se ne parla ormai da circa tre mesi (!), continua a dimostrare incredibili lentezze ed incapacità organizzative.
Risulta ormai palese a tutti la scarsa responsabilità e affidabilità con cui l’Assessorato sta gestendo complessivamente il Programma in questione, come dimostrano le false dichiarazioni del Comunicato stampa del 19/02/2008, a cura dell’Assessore Prof. D. Cersosimo, apparso sul sito della Regione Calabria. Tanti, troppi problemi hanno snaturato i contenuti del “Programma” e reso insignificanti gli obiettivi politici e scientifici: la durata e la consistenza economica della Borsa di Studio sono state più che dimezzate (da 24 mesi a 10 e in molti casi addirittura a 6 mesi (!); l’incredibile slittamento dei tempi di inizio del Tirocinio di Ricerca con conseguenti problemi organizzativi da parte delle università e dei tirocinanti (da ottobre 2007 a marzo 2008); l’obbligatorietà, per ciascun tirocinante, di aprire una polizza di fideiussione, mai prevista dal Bando ne in qualsiasi altra comunicazione ufficiale (!), per percepire la Borsa a fondo perduto (con conseguente spreco di soldi e tempo); errori di redazione dei contratti compiuti dai funzionari regionali che li avevano compilati che hanno reso necessario redigerli nuovamente, mantenendo le medesime date (!), con ulteriore spreco di tempo per i tirocinanti; inaccettabili e colpevoli ritardi nelle erogazioni degli anticipi delle borse di studio necessarie per finanziare le attività di ricerca dei tirocinanti (spesso unico sostentamento economico (!); scarsa professionalità dei funzionari regionali nel gestire la comunicazione tra Referenti scientifici e Tirocinanti e tra questi ultimi e Regione Calabria; inutili help-desk di assistenza tecnica che non hanno mai fornito informazioni esaustive; assurdi limiti di reddito per percepire una “banale” Borsa di studio; convenzioni con istituti bancari, mai partite.
Ad oggi, i contratti che i tirocinanti hanno sottoscritto ai primi di marzo 2008 (ma ci sono decine e decine di tirocinanti ancora in attesa di firmare il contratto!) sono stati onorati esclusivamente dai tirocinanti stessi che, solo per passione e spirito di sacrificio nonché per responsabilità nei confronti della comunità scientifica di cui fanno parte, hanno iniziato le collaborazioni scientifiche previste, facendo fare bella figura alle Università Calabresi e, quindi, ai loro docenti e responsabili scientifici, sostenendo da soli e/o con l’aiuto delle loro famiglie costi e oneri significativi per spostarsi in Italia e all’Estero. Gli stessi contratti non sono ancora stati onorati in maniera altrettanti rigorosa e puntuale dalla Regione Calabria. Infatti, nessuno dei tirocinanti, ancorché il relativo decreto n. 5341 del 08/05/2008 (che non contiene numerosi nominativi di tirocinanti già firmatari di contratto) sia stato pubblicato sul BURC n.20 del 16 maggio, ha ancora ricevuto le somme in anticipazione, e si trova pertanto in gravissime difficoltà (alcuni tirocinanti all’estero ed in alcune sedi italiane stanno organizzando il rientro a casa per l’impossibilità di sostenere le spese) dal momento che, di contro, i vincoli assai rigidi della tempistica e le correlate necessità di rendicontazione hanno imposto che le attività di ricerca avessero inizio, appunto, i primi di marzo 2008.
Tutto ciò ha provocato, e continua a provocare, profondi disagi e laceranti umiliazioni per i giovani ricercatori calabresi. Una situazione divenuta insostenibile e incivile che ha portato i tirocinanti ad assumere una presa di posizione ferma e decisa e a comunicare anche all’opinione pubblica lo stato deprimente in cui versa il mondo della ricerca in Italia e in Calabria. Tutto ciò non è più tollerabile in un Paese che proclama di mettere al centro del proprio impegno e delle proprie politiche di sviluppo la cultura e la ricerca, e soprattutto la valorizzazione dei giovani. È questa l’immagine che ancora una volta, immancabilmente, la Calabria riesce a dare di se stessa? È possibile che questa terra non riesca a superare (o forse non lo vuole?) quello che sembra ormai un destino ineluttabile, cioè mostrare a se stessa e al mondo intero la solita arretratezza ineliminabile?
Il Libero Comitato dei Tirocinanti delle Università calabresi rivolge pertanto un accorato appello per una maggiore sensibilità e responsabilità a tutte le Istituzioni politiche, accademiche e territoriali, ed, in particolare, alle tre Università calabresi che hanno sottoscritto l’estate scorsa gli Accordi bilaterali con enti di ricerca e università italiane ed internazionali: in tal modo, difatti, i referenti scientifici dei tirocini hanno assunto un importante ruolo che li espone ad un grave danno di immagine non solo nei confronti dei Tirocinanti, che di fatto hanno formato e sostenuto scientificamente in questi anni, ma anche nei confronti dei loro colleghi docenti delle altre sedi italiane e straniere con cui hanno sottoscritto tali accordi.
Ben sapendo che le tre Università calabresi si sono prodigate in questi lunghi mesi, attraverso il lavoro prezioso del personale tecnico-amministrativo, per “accelerare” la tempistica e “migliorare” gli aspetti gestionali del Bando, il Comitato dei Tirocinanti auspica che i tre Rettori e le centinaia di docenti che hanno assunto il ruolo di “Tutor scientifico” assumano una posizione chiara e ufficiale nei confronti della Regione Calabria, dell’Assessorato regionale competente e del Dipartimento 11. Tale posizione è finalizzata a chiedere garanzie sui modi e sui tempi del regolare espletamento delle attività previste dai singoli Tirocini di Ricerca e, soprattutto, a chiedere maggiore attenzione nella gestione delle iniziative dedicate al sistema universitario, così da evitare, come è avvenuto già in passato, la perdita di preziose risorse economiche in un’epoca di crisi generale del “Sistema Italia”. Se in Calabria un Assessorato strategico e fondamentale come quello che si occupa di Cultura, Istruzione e Università non ha organico sufficiente e competenze professionali adeguate ad adempiere ai compiti previsti dai Bandi che si pongono in essere, si suggerisce la creazione di Staff appositi ed efficienti o diversamente di non promuovere Bandi che diventano “false opportunità”, che illudono migliaia e migliaia di giovani e brillanti cervelli, umiliandoli in un modo davvero poco degno di un Paese che voglia dirsi democratico, civile e moderno. In conclusione, i membri del comitato sono certamente accomunati dalla speranza che questa possa essere un’occasione volta ad “arricchire il bagaglio di conoscenze ed esperienze e a sviluppare le attitudini alla ricerca scientifica dei più brillanti giovani laureati calabresi, sostenendone la partecipazione a percorsi individuali di formazione presso università e centri di ricerca regionali, nazionali e internazionali di riconosciuto prestigio”. Per tale motivo, i “tirocinanti” calabresi, rimangono in attesa di riscontro da parte di tutti coloro che a vario livello sono responsabili di questa situazione e di chi ha a cuore non solo il futuro dei tanti giovani che avevano deciso, ancora una volta, di dare fiducia alla Regione Calabria (e che ne sono stati per l'ennesima volta traditi) ma anche il futuro della stessa ricerca e dell’"alta formazione" in Calabria.

Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, 05 giugno 2008
Firmato "Libero Comitato dei Tirocinanti delle Università Calabresi"

martedì 27 maggio 2008

Nel segno di Peppino Impastato


La facoltà di Scienze Politiche, la settimana scorsa, ha organizzato un ciclo di tre lezioni sulla mafia (“Mafia ed Antimafia. Dagli stereotipi alla ricerca scientifica”). A tenere le lezioni due studiosi e testimoni attivi della lotta alla mafia: Umberto Santino ed Anna Puglisi del centro di documentazione di Palermo “Peppino Impastato”. Il centro è stato intitolato al militante della Nuova Sinistra, assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Un coraggioso ragazzo del profondo sud, di famiglia mafiosa, che si ribellò alle logiche asfissianti di Cosa Nostra.
Ciascuna lezione si è sviluppa attorno ad un tema. Nella prima si è parlato di Mafia in generale, le sue origini, la sua espansione. Umberto Santino, uno che mastica Antimafia da oltre un trentennio riesce ad essere chiaro e forbito, smentendo tutti gli stereotipi che il sistema massmediatico ci ha fatto passare in questi anni.
La seconda giornata è stata dedicata al ruolo delle donne all’interno della criminalità organizzata, con interessanti spunti di Anna Puglisi, che si è impegnata in prima persona ad accogliere le donne che si svincolavano dalla famiglia mafiosa, svelando l’incredibile peso, contrariamente a quello che si pensa, del ruolo delle donne all’interno di un’organizzazione di tipo gerarchico e monosesso come è quella mafiosa.
Nella terza e conclusiva giornata si è discusso di Antimafia, dalle origini (il movimento contadino) fino alle attuali forme di contrasto passando ovviamente per il periodo 92-93, quello dell’era Falcone- Borsellino e della legislazione d’emergenza. Alla fine di ogni lezione ampio spazio è stato lasciato alle domande dei presenti, che spesso si trasformavano, su spinta dei due oratori, in veri e propri dibattiti sulle locali situazioni mafiose e sulle testimonianze di alcuni studenti che vivono realtà oppressive nei rispettivi paesini dispersi per la Calabria.
Alla fine ne scaturisce una proposta, da parte di Umberto Santino, di attivare un centro di documentazione sulla mafia all’interno dell’università, al fine di osservare e contrastare il fenomeno della ndrangheta che attanaglia la Calabria al pari di Cosa Nostra in Sicilia.
In sostanza una tre giorni interessante ed appassionante. Da segnalare la scarsa pubblicità di quest’evento, relegato in una sperduta aula del polifunzionale. Mi vengono in mente noiosi ed insulsi seminari in aula Caldora o in Consolidata 1, promossi a dovere. Evidentemente il tema non interessa ai nostri docenti o presidi di facoltà. Tutto in linea ovviamente, con il clima nazionale, dove, da almeno un quindicennio, la lotta alla mafia sembra essere sparita completamente dall’agenda politica del paese.
Biagio Rizzo

lunedì 5 maggio 2008

Protesta a Scienze Politiche, tutti assolti

E' stato un processo lampo quello di stamattina presso il Tribunale di Cosenza a carico di Andrea De Bonis, Daniela Ielasi e Fabrizio Grandinetti, accusati del reato di “occupazione e interruzione di pubblico servizio” e difesi dagli avvocati Luigi Bonofiglio e Adriano D'Amico. Il giudice monocratico Branda, come già la stessa pubblica accusa, ha subito capito che il reato ipotizzato non si reggeva impiedi, e infatti l'assoluzione per non aver commesso il fatto è stata piena e immediata.
I fatti risalgono al 9 novembre 2005, giorno in cui un gruppo di studenti dell'Università della Calabria, aveva promosso una manifestazione di protesta sulla riforma Moratti davanti la Presidenza di Scienze Politiche, al Polifunzionale. “C'era uno stereo con della musica – ricordano i due testimoni dell'accusa, il brigadiere Aquila e la dottoressa Gabrieli, impiegata presso la Presidenza – e una trentina di studenti che parlavano fra di loro”.
“Sono entrati nei corridoi – continua la dottoressa Gabrieli – e hanno chiesto pacatamente di parlare con il Preside Gambino, che però era fuori e quindi hanno deciso di attendere il suo ritorno”. Alla domanda insistente del PM “Ma i ragazzi impedivano agli impiegati di lavorare?”, sia il brigadiere e che l'impiegata hanno risposto negativamente, con divertita meraviglia da parte dei presenti, nonché del giudice stesso. All'udienza erano stati chiamati come testimoni della difesa il Preside Silvio Gambino, il professore Franco Piperno e quattro studenti di Scienze Politiche. Ma non c'è stato bisogno di sentirli. L'accusa ha rinunciato ai suoi testimoni e la difesa ai suoi, il PM ha chiesto l'assoluzione, d'accordo la difesa, e il giudice dopo pochi minuti ha pronunciato la sentenza.
Com'è possibile mettere impiedi processi simili? La dinamica scatenante è stata ricostruita dagli stessi testimoni durante l'udienza. L'impiegata Gabrieli, alla vista degli studenti, ha telefonato al direttore amministrativo Antonio Onofrio, il quale ha chiamato i carabinieri di Rende i quali, senza procedere ad alcuna identificazione, hanno denunciato i tre imputati. Dopo la telefonata, la dottoressa Gabrieli dava disposizione agli altri colleghi di chiudere le stanze a chiave, per evitare agli studenti di entrare. Dunque nessuna occupazione, gli studenti avevano pieno diritto di sostare nei corridoi in orario di sportello, né tantomeno interruzione del servizio.
Una semplice protesta studentesca che, lo ricordiamo, si concluse la sera stessa con una pacifica assemblea fra il Preside e gli studenti, ha invece coinvolto – con relative spese – forze dell'ordine, avvocati, giudici, testimoni. Il processo era stato chiesto dagli avvocati della difesa nel gennaio 2007, per ricorso contro la condanna penale – carcere o pena pecuniaria – notificata ai loro assistiti.

venerdì 18 aprile 2008

Il coraggio e le lacrime di Pino Masciari


Paradossale, struggente, frustante. Tre aggettivi per provare a descrivere l’incontro di Pino Masciari con gli studenti dell’università della Calabria. Mercoledì 16 Aprile, una sala stampa insolitamente gremita ha assistito all’accorata testimonianza dell’imprenditore calabrese che da 11 anni vive a Torino, in pratica da quando ha avuto il coraggio e la tenacia di denunciare la ‘ndrangheta.
Ci si rende conto subito che Pino è un uomo di Calabria, e nonostante gli 11 anni di “esilio”, il suo accento lo dimostra, tutto questo lo rende subito simpatico agli occhi degli studenti Unical. Paradossale dunque, perché la sua storia ha del sorprendente: Pino Masciari intraprese l'attività lavorativa nell'impresa edile del padre rilevandola, nel 1988, alla morte di quest'ultimo. Per i successivi tre anni Masciari ha pagato con riluttanza le pretese estorsive di politici e mafiosi. Nel 1990 decise di non sottostare al groviglio di ‘ndrangheta e politica e di non pagare il pizzo che questi chiedevano, tale rifiuto lo rese nei mesi successivi vittima di minacce furti e incendi quando nel 1994 si rivolge ai carabinieri di Serra San Bruno e diventa collaboratore di giustizia.
Dopo quella denuncia Masciari ha perso tutto, impresa, amici e affetti, ed è in questo momento che le sue sorti diventano calvario e la sua storia assume i caratteri del paradosso, perché dalle sue parole ci si rende conto che il nostro è un paese dove le istituzioni non sono dalla parte dei giusti, un paese dove pentiti e liberi cittadini che denunciano i malavitosi vengono trattati con lo stesso riguardo, un paese, che a guardar bene i recenti risultati elettorali, dove il mangia cannoli Totò Cuffaro ha trovato posto in parlamento a discapito di Rita Borsellino.
Struggente perché le parole dell’imprenditore toccano le coscienze degli studenti presenti, il rammarico e le lacrime del collaboratore di giustizia, sopraggiunte quando ha accennato alla sua partenza per il programma e alle ripercussioni che le sue denuncie hanno avuto sulla vita dei figli e della moglie, non lasciano indifferenti. Frustante perché la caparbia tenacia di Pino Masciari, che afferma di continuare a credere nelle istituzioni, e la constatazione di cosa le istituzioni hanno fatto per lui (niente), indigna le nostre coscienze, ci da un senso di impotenza e innerva la lucida consapevolezza che molte volte ribellarsi alla ‘ndrangheta è una battaglia cervantessiana.
Gli abbiamo chiesto se alla luce di quello che la sua famiglia ha passato in questi anni abbia mai pensato che il denunciare politici corrotti e mafiosi sia stata una scelta sbagliata: “Mai - ci ha risposto - molte volte soffro per la situazione dei miei figli di mia moglie, ma mai ho rinnegato la scelta di ribellarmi, la scelta di denunciare i capi mafia di 4 provincie calabresi. Gli amici di Torino, le varie associazioni, i presidi sparsi in tutto il mondo mi danno il loro appoggio rendono le delusioni meno amare, e ti danno la forza di andare avanti.”
Abbiamo ascoltato una testimonianza autentica, dunque, e la speranza è che lo slogan di Pino Masciari e di chi quotidianamente combatte contro la mafia si realizzi “ogni persona che viene a conoscenza della mia storia mi allunga la vita di un giorno.”

Carmine Mura

giovedì 17 aprile 2008

Il 5x1000 a sostegno dei giovani ricercatori


Il Rettore dell'Unical Giovanni Latorre ha tenuto una conferenza stampa per informare dell’esito della Campagna 5x1000 relativo all’anno 2006 e lanciare la nuova per il corrente anno. La legge Finanziaria per il 2006 ha, infatti, dato la possibilità a tutti i contribuenti calabresi di donare il 5x1000 della loro Dichiarazione dei Redditi alla Ricerca ed in particolare all’Università della Calabria. I risultati della Campagna del 2006 vedono l’Unical ventiduesima tra tutte le Università e gli Enti di Ricerca Scientifica; quattordicesima considerando solo le Università. Andando più nel particolare, poi, l’Università della Calabria è al secondo posto tra quelle di medie dimensioni, dopo la sola Pavia. Un dato nettamente positivo dato che l’Unical sorge in una delle regioni d’Italia dal reddito più basso, che dimostra una forte sensibilità delle famiglie degli iscritti e non solo che hanno contribuito.
Presenti in qualità di garanti l’Arcivescovo Metropolita di Cosenza – Bisignano, Mons. Salvatore Nunnari; il Prefetto di Cosenza, dott. Pietro Lisi, e il Presidente del Tribunale di Cosenza, dott. Antonio Madeo (nella foto). Alto il compiacimento delle cariche presenti che rivestono un ruolo molto importante per la trasparenza dell’operazione.
L’Unical ha avuto un introito di 245.144,81 e il Rettore, soddisfatto, ha già abbozzato delle idee per investire tale entrata: per la maggior parte diventeranno borse di studio tutte rivolte a corsi post-laurea (quindi dottorati, master ecc) alle quali si accederà per soli requisiti di merito. Fino ad ora, infatti, accedono ai benefici delle Borse di Studio soltanto coloro che soddisfano determinati requisiti di reddito e di merito.
L’università intende in questo modo rendersi protagonista della formazione dei suoi studenti meritevoli in maniera più completa ed attiva di quanto adesso non ha la possibilità di fare.
Il Rettore ha annunciato con entusiasmo la nuova campagna pubblicitaria per incentivare e far conoscere questa possibilità ai contribuenti. Spera, inoltre, di ampliare gli orizzonti rivolgendosi sia alle famiglie in Calabria che ai calabresi fuori regione, per raggiungere i quali ha intenzione di fare uno spot per la TV.
Tutti gli iscritti all’Unical riceveranno, a mezzo postale, una lettera in cui si informerà dell’iniziativa e di come possono contribuire così come il personale docente, i dipendenti e i laureati del nostro Ateneo.

Bruna Larosa

mercoledì 16 aprile 2008

Dati elettorali, abbiamo dato i numeri... Gioca con noi


Sull'ultimo numero di Fatti Al Cubo abbiamo provato anche noi - al pari delle altre testate giornalistiche - a fare la nostra piccola maratona elettorale, la notte di lunedì 14 aprile. Ne è venuto fuori un grafico - disegnato da Massimo Giordano, statistico, che ringraziamo - con una evidente bufala, dovuta a un errore di battitura sfuggito nella concitazione del momento. Quale? Prova a trovarlo...

Dall'Ufficio Stampa dell'Unical riceviamo e pubblichiamo:
"Rinviato il seminario sulla valutazione del voto 2008 previsto per oggi all’UniCal. Causa l’indisponibilità di alcuni rappresentanti politici per sopraggiunti impegni di partito ed istituzionali, il seminario dal titolo: “Elezioni politiche 2008. Riflessioni sul risultato nazionale e sul voto dei calabresi”, in programma per oggi, giovedì 17 aprile, alle ore 15,30, presso la sala stampa dell’aula magna dell’Università della Calabria, è stato rinviato a data da destinarsi".

Scienze Politiche, presentato il 2° ciclo di seminari europei

Anche quest’anno sulla scia del I Ciclo di Seminari Europei, la Facoltà di Scienze Politiche ha dato inizio ad una seconda iniziativa seminariale, fortemente voluta da diversi docenti di Diritto, ed in particolare dal prof. Massimo Fragola.
La buona risposta degli studenti è stata motivo di orgoglio durante la presentazione del corso, alla quale sono intervenuti il Preside di Facoltà Silvio Gambino, i prof. Fragola, Di Turi, D’Ignazio. Gli studenti che si sono iscritti sono circa 150, in maggioranza del Curriculum Internazionale, tra coloro che intendono seguire ci sono anche professori e dottorandi. Il prof Gambino ha ribadito l’importanza per degli studenti in formazione di essere sempre aggiornati e di condividere l’impegno vivo nell’approfondire temi culturali vicini al percorso di studi scelto, si è mostrato interessato e convinto della bontà dell’iniziativa.
I seminari partiranno dalla prossima settimana e si concluderanno probabilmente verso la seconda metà di settembre, alla fine verrà rilasciato un attestato di frequenza a quanti matureranno le presenze. Al termine sarà organizzato un viaggio per assistere ad una causa italiana presso una delle Corti Europee, ancora non si è decisa la destinazione, e Fragola scherzando scommette che molti studenti sono iscritti per poter vivere questa esperienza, che già lo scorso anno è stata molto partecipata.
I diversi docenti hanno illustrato le varie tematiche e i punti di vista che verranno trattati, con un occhio anche alla fase politica che in questi giorni in Italia ci apprestiamo a vivere. Durante il Ciclo di seminari parleranno non solo i professori del nostro Ateneo, ma interverranno anche docenti di altre Università che si incentreranno su particolari tematiche.
Già la presentazione del corso ha dato molti spunti di riflessione, il che fa ben sperare per le future tavole rotonde.

Bruna Larosa

"Chiodo fisso", una festa per coinvolgere i nuovi alloggiati


Il residence Chiodi, che è entrato in funzione quest’anno, è l’unico abitato interamente da matricole ed infatti è il meno “attivo” di tutti gli alloggi studenteschi. Gli appartamenti sono molto ben strutturati (sono abbastanza grandi e composti da ampia cucina, da camere doppie e singole e usufruiscono anche di doppio servizio ma solo gli appartamenti abitati da 6 studenti) e nonostante siano muniti di un’ampia mensa e vicini alla sede della guardia medica e alla biblioteca, essi non offrono un gran numero di servizi a causa della loro lontananza dal centro abitato: ad esempio per fare la spesa bisogna prendere in ogni caso un autobus, e forse proprio questo induce tanti studenti ad abitare poco in questi appartamenti e a ritornare spesso a casa.
Una decina di appartamenti poi, sono ancora vuoti ed il Centro Residenziale sta cercando di farli occupare mandandoci i diversi ricercatori che, per studio o lavoro, devono rimanere nel Campus universitario, e quindi queste persone preferiscono rimanere a casa, a causa della giornata pesante, invece di uscire.
Per cercare di rendere vivi questi alloggi il 12 marzo un gruppo di studenti ha organizzato al centro comune dei Martensson la prima “festa primavera” di quest’anno, “Chiodo fisso”, dedicata proprio all’integrazione delle nuove matricole del quartiere, anche se di matricole c'erano solo i ragazzi che hanno organizzato la serata, i DJs che passavano musica (nella foto), i quali hanno provveduto da soli, sia per quanto riguarda l’impianto e le luci sia per le bevande, preparando una buonissima sangria ed un ottimo gin-lemon. La festa è andata molto bene con tante varierà di musica e molta partecipazione da parte degli studenti, che hanno affollato la saletta da ballo fino alla chiusura della serata verso le 3 del mattino.
Ma passata la festa è tornata la vita di sempre, poca socializzazione e un certo distacco dai Martensson. Nonostante il centro sociale organizza varie iniziative nel corso della settimana, come ad esempio il karaoke, la visione di un film, il torneo di Play station, i ragazzi dei Chiodi preferiscono rimanere isolati.

Andrea Fucile

Ndrangheta, politica e risveglio civile: il dibattito dell'Udu

Si è svolto nell’Aula Magna dell’Università della Calabria il dibattito “’Ndrangheta? No grazie!” organizzato e promosso dall’associazione studentesca UDU, con la partecipazione del giornalista Arcangelo Badolati, il sindacalista Vladimiro Sacco, l’on. Francesco Forgione e Alessio Magro. Scopo dell’incontro era far conoscere e divulgare l’idea di combattere tutti insieme la peste che inquina ormai da tantissimo tempo la nostra amata Calabria.
“Che cosa ha fatto la classe politica negli ultimi 50 anni? La Calabria viene da sempre gestita dalla mafia”, così esordisce Arcangelo Badolati accusando il governo di non aver lottato per combattere la ndrangheta e di non aver preso provvedimenti drastici, in quanto l'inquinamento della nostra società è arrivato allo stremo. “Noi dobbiamo essere arrabbiati – aggiunge Badolati - e cambiare concretamente lo stile di vita della nostra regione. E' ora di pensare meno alle garanzie dei singoli e più a quelle della collettività”.
E' un messaggio destinato ai giovani, che sono il futuro della società e possono davvero cambiare, se pur gradualmente, le sorti del nostro territorio, ma è anche una sottile accusa alla classe politica, che, come afferma l'on. Forgione (attraverso la Relazione della Commissione antimafia) “è una realtà liquida come lo sono la mafia e la legislazione”. Il presidente della Commissione antimafia si concentra soprattutto sull’operato della ndrangheta, e afferma che la forza di questa organizzazione sta soprattutto nell’ossessivo bisogno di controllare la regione e di schizzare in tutti i luoghi in cui si può arricchire. Il risultato del suo lavoro, però, è solo un fallimento. La Calabria continua ad essere la regione più povera d’Italia, perché questo denaro, sporco del sangue di uomini giusti, arricchisce altre regioni e altre nazioni.
La Commissione Parlamentare descrive la mafia come una “realtà in continua trasformazione” e la politica in Calabria non è capace di combatterla, manca di buona volontà e soprattutto di coraggio, forse perché anch’essa si ciba dei suoi averi. “La mafia bisogna cercarla nei punti alti dello sviluppo e non nel degrado”, continua Forgione, affermando che bisogna andare all’origine del problema e non operare solo nei piccoli centri, in quanto la sua struttura tentacolare controlla l’intero Paese e raggiunge persino l’America; essa svolge con raffinata intelligenza organica il monopolio di un’intera società facendo affidamento sulla forza delle armi e sul ruolo economico, capace di gestire vasti settori, dall’agricoltura all’economia dell’impresa. Vladimiro Sacco, in quanto sindacalista, si è concentrato soprattutto sul tema dell’illegalità e sulla tutela dei diritti degli studenti, con il fine di sensibilizzare il mondo accademico e convincerlo che una Calabria migliore può esistere. “Le cosche mafiose hanno invaso l’intera regione da ormai troppo tempo”, conclude Alessio Magro, giornalista di libera informazione, convinto che il popolo calabrese debba conoscere il contenuto della Relazione della Commissione Antimafia sul fenomeno della ndrangheta e cogliere il suo messaggio, che è quello di iniziare una lotta alla mafia e la diffusione dei principi della legalità per iniziare a far rinascere la società.
Per fortuna, fra i giovani sta crescendo la voglia di cambiamento e di riforma, e il loro grido esasperato è dettato dall’amore per la nostra regione e dal desiderio di costruire un futuro senza paure e morte.

Francesca Scirchio

martedì 8 aprile 2008

Non bisogna rassegnarsi agli "Impuniti": all'Unical la lezione del libro di Caporale


È stato presentato al Dam il libro “Impuniti. Storie di un sistema incapace, sprecone e felice” di Antonello Caporale; presenti l'autore, giornalista di Repubblica, Daniela Ielasi, direttrice del settimanale universitario Fatti al cubo, i due giornalisti Massimo Clausi (Il Quotidiano) ed Eugenio Furia (Calabria Ora), Domenico Cersosimo, docente UniCal e, da qualche tempo, vice-presidente della giunta regionale della Calabria.
Introduce e canalizza il dibattito Daniela Ielasi, che fornisce una prima lucida ricostruzione dei contenuti del libro: Impuniti è un viaggio nel malcostume tutto, o in gran parte, italiano di cui sembra esser protagonista indiscussa la classe politico-amministrativa ed imprenditoriale di questo Paese; un Paese in cui le risorse pubbliche vengono continuamente drenate e dirottate su progetti molto spesso illeciti e quasi sempre incapaci di produrre benefici concreti per le comunità locali.
È l'Italia sprecona, truffaldina, in cui ingenti risorse pensate per lo sviluppo dei territori assumono la forma di desolanti capannoni semi-costruiti e mai portati a termine, di depuratori volutamente mal funzionanti, o non funzionanti del tutto, di ponti e strade che forse non verranno mai solcati dai cittadini.
In questo l'Italia è compatta, non esistono differenze Nord/Sud, tutti competenti a truffare, chi più chi meno e al danno, per i cittadini, si somma la beffa, poiché molti di questi illusionisti restano impuniti; l'impunità viene favorita dalla difficoltà per la collettività di esercitare un'opera di controllo efficace, qualora gli organi invece appositamente preposti al controllo chiudono un occhio, o anche tutti e due.
È da questa consapevolezza che emerge con forza la proposta, ribadita da Ielasi e anche da Cersosimo, di una società civile che maturi e acquisti un senso civico e una consapevolezza tali da esprimere una politica altra e alta.
Economica, ma non meno appassionante ed appassionata, la lettura di Cersosimo, che spiega come in astratto non sia un male destinare fondi, anche consistenti, per la realizzazione di un progetto, purché ovviamente lo stesso venga effettivamente realizzato; le truffe alla Legge 488 – strumento attraverso cui il Ministero delle attività produttive distribuisce alle aziende italiane la gran parte degli aiuti statali a fondo perduto ed a tasso agevolato – ai fondi UE e in generale alle risorse pubbliche sono causate dal metodo stesso con cui vengono elaborati e selezionati i progetti considerati meritevoli di finanziamento. La prassi è quasi sempre la stessa, si parte dai fondi che si hanno a disposizione e si creano, spesso dal nulla, i bisogni da soddisfare con quei fondi. Quel che spesso accade è che questi bisogni artificialmente creati non corrispondono ai bisogni che concretamente vengono vissuti come tali dalla società, è per questo – sostiene Cersosimo – che le comunità locali dovrebbero autodeterminare i loro bisogni e, partendo da questi, ribaltando completamente il metodo, destinare risorse a progetti che coprano quei bisogni.
Schietto infine l'intervento di Caporale che racconta del suo viaggio lungo lo stivale, alle prese con un compito arduo, sotto il profilo editoriale (“La casta” di Rizzo-Stella era già uscito e il meritato successo dello stesso rischiava di offuscare la sua fatica) e anche sotto quello più propriamente procedurale (oggettivamente complicato scovare le piccole/grandi “magagne” del Bel Paese).
Col suo libro Caporale cerca di spiegare, attraverso la sua inchiesta ed i casi presi in esami, non solo quanto si spreca ma anche perché si spreca, spesso nel modo più spudorato possibile. “Lo spreco c'è perché l’entità delle cifre disponibili nelle casse dello Stato è elevata e l’immensa massa monetaria destinata agli investimenti copre il bene e il male che in essi si annida. Non tutti gli investimenti sono produttivi, non tutti sono ragionevoli.
Tutti, o quasi, sono però finanziati. Quando i cittadini sono ridotti a clientes, la leva finanziaria diviene il sostituto funzionale dell’apparato dei partiti oramai scomparsi. I soldi intercettano gruppi sociali; i soldi – anche attraverso gli investimenti bislacchi e improduttivi - alimentano la rete dei sostenitori, promuovono carriere, segnano fortune politiche. Non è prevista, e nemmeno richiesta, la resa del conto: ecco quel che ho speso, ecco come l’ho speso, ecco i risultati ottenuti”.
Dobbiamo rassegnarci a vivere in un sistema siffatto? No, ci sono molti strumenti che consentono di migliorarlo, primo fra questi, come dimostrano le inchieste giornalistiche di successo come questa, la formazione di un'opinione pubblica informata, critica ed indipendente, missione che, come precisa Ielasi, Fatti al cubo cerca di assolvere nel nostro piccolo mondo universitario.

Paola Staffa