venerdì 27 febbraio 2009

Nadya Vessey, una vera sirena



La passione per il nuoto, in casi come questo, ha permesso la realizzazione di un sogno.
Nadya è una donna a cui sono state amputate entrambe le gambe, da bambina, a causa di una grave malattia genetica che non permetteva ai suoi arti inferiori di svilupparsi.
Dopo l'amputazione della seconda gamba, per lei, era diventato faticoso proseguire nella sua passione: il nuoto, appunto.
La donna, neozelandese,ha pensato di rivolgersi ad una società che si occupa di effetti speciali per il cinema, la "Weta Workshop" di Wellington, la quale ha accolto la sua richiesta ed ha realizzato per lei una protesi-coda che le permette di muoversi nell'acqua come una vera sirena.



















Ci sono voluti due anni di studio e lavoro da parte di otto creativi che, nel poco tempo a disposizione, tra un progetto e l'altro, si sono dediti alla realizzare della protesi. La tuta è realizzata in neoprene (lo stesso tessuto con cui sono realizzate le mute subaquee) e stampi plastici. Sulla superficie, Lee Williams, ha disegnato a mano, un motivo a scaglie. Dopo averla provata in una piscina di Kilbirnie, Nadya, ha nuotato nelle acque del porto. Nelle sue parole, il risultato di questo prodigio: "E' stato magnifico. Ora sono come la piccola sirenetta Ariel"

Elisabetta Cipolla

martedì 24 febbraio 2009

venerdì 20 febbraio 2009

Festival di San Remo taroccato


Il televoto, l'unico strumento nelle mani dei telespettatori per non accettare la televisione in modo passivo è taroccato ?
E' il dubbio avanzato da molti telespettatori guardando il servizio di 'Striscia la Notizia' in cui la responsabile di un call center di Rimini confessava il "commissionamento" di voti da parte dei partecipanti ai reality (come x-factor e Grande Fratello) e delle giovani proposte di 'Sanremo59', per scalare la classifica.

Insomma i partecipanti pagavano un call center per ricevere voti nel momento opportuno (nominations,ripescaggio e altro...).
La vittoria quindi non sarebbe determinata dalle preferenze espresse dal pubblico (che spende soldi inutilmente esprimendo la loro preferenza),ma dalla cifra che il concorrente del Grande Fratello,X-Factor o di SanRemo è disposto a sborsare.

Vittorio Sassudelli, Presidente Ctga afferma: "Il servizio di Striscia la Notizia ha dimostrato in maniera chiara ed inequivocabile come alcuni tra gli artisti in gara, per raggiungere il primo posto in classifica, abbiano commissionato ad un Call Center di Rimini l’invio automatico e quotidiano di Sms. E’ ipotizzabile che molti altri abbiano fatto lo stesso in altre città italiane. Il gestore del servizio ha dichiarato anche che un artista in particolare ha commissionato l’invio quotidiano di 7500 sms per una spesa media giornaliera di euro 7000’’.

Per Sassuadelli "è chiaro quindi che l’esito del concorso non è determinato dalle spontanee votazioni dei fan degli artisti in gara, ma da un meccanismo assolutamente riprovevole e lesivo nei confronti di quei giovani artisti che partecipano senza comprare i propri voti ".


’’E’ assolutamente incredibile - aggiunge - che la Rai avalli tale sistema, ed ora che ci sono le prove inequivocabili che il concorso e’ falsato, richiediamo la sospensione immediata dello stesso. Richiediamo inoltre che questa sera durante la diretta il conduttore del Festival in rappresentanza dei vertici Rai prenda una netta posizione circa la vicenda. Vorremmo in particolare una risposta alla seguente domanda: come e’ possibile che la Rai in un momento di crisi come questo, ma in ogni caso in assoluto, consenta una guerra fratricida tra artisti emergenti, spingendoli a spendere migliaia di euro con lo scopo di esibirsi al festival?’’


giovedì 19 febbraio 2009

"La fine del capitalismo?" di Andrea Fumagalli


"Is this the end of capitalism?", si domanda l’inserto di The Guardian dedicato alla crisi finanziaria di questi giorni. Spunta lo spettro del ’29, si propone il tema dell’instabilità strutturale del capitalismo contemporaneo. Un’ instabilità (crunch time) che, appunto, fa balenare l’idea che il mondo si trovi di fronte a una crisi sistemica irreversibile. In effetti, alcuni segnali potrebbero confermare una simile ipotesi. Proviamo ad analizzarli. In primo luogo, si tratta di una delle crisi finanziarie più lunghe della storia: cominciata nell’agosto del 2007, non terminerà tra breve. Il contesto ciclico vede fasi espansive della borsa non più lunghe di tre anni, un intervallo temporale anomalo che potrebbe far immaginare un ciclo depressivo di poco inferiore al ciclo espansivo. Una crisi, dunque, che non può essere definita congiunturale, bensì strutturale. Dato reso evidente dal fatto che non si tratta di una crisi dovuta a carenza di liquidità istituzionale da sovraproduzione (come avvenne nel ’29), bensì a insolvenza. In secondo luogo, fattore ancora più importante, la crisi nasce e si sviluppa all’interno di quello che è il cuore del capitalismo cognitivo contemporaneo. Non riguarda un settore marginale, bensì il luogo dove si materializzano i profitti e si decidono le strategie di finanziamento dell’accumulazione. La riduzione del valore dei titoli, infatti, non colpisce solo gli intermediari finanziari, ma ha effetti pervasivi anche sulla contabilità delle holding multinazionali, sulla quota di reddito da lavoro differito e non differito che dipende dalle borse, sui livelli occupazionali, sulla possibilità di assicurazione privata delle istanze di vita (sanità e istruzione, ad esempio) all’ interno dei modelli di workfare anglosassoni (e non solo). Nel frattempo, la fase recessiva dell’economia reale è già cominciata.

Tuttavia, non crediamo che lo sbocco di tale crisi possa essere avvisaglia della fine del sistema capitalistico. Oggi esiste un coordinamento delle banche centrali principali (Usa, Europa e Giappone), che operano alle dipendenze dei mercati finanziari con lo scopo di iniettare liquidità per attutire l’elevata distruzione di valore causata dal ribasso dei titoli. La politica monetaria svolge, così, da più di un lustro, il ruolo di ammortizzatore finanziario nelle situazione di crisi e la creazione ex-nihilo di moneta per 140 miliardi di dollari in due giorni ne è la dimostrazione. Tuttavia, tale funzione della politica monetaria non può impedire lo scoppio delle crisi, in quanto, avendo perso la propria autonomia d’intervento (alla faccia della tanto sbandierata autonomia delle Banche Centrali tanto caro ai nostrani economisti mainstream), le Banche Centrali possono intervenire solo ex post. E, insieme all’intervento statale, possono intervenire solo sulla base del vecchio adagio “socializzazione delle perdite, privatizzazione dei profitti” (Northern Rock in Gran Bretagna, Lehmann Brothers in Usa). Una politica che nulla ha a che vedere con il ritorno del capitalismo di stato, auspicato dai nostalgici dello stato-nazione. Occorre inoltre considerare che, almeno fino a questo momento, la crisi finanziaria ha avuto effetti relativamente minori sulle economie dell’estremo oriente (Cina e India) e del Sud America, a differenza di quanto era successo nel 1997, quando la crisi valutaria in Thailandia si era irradiata soprattutto in Russia, Estremo Oriente e Sud America. Gli elevati avanzi commerciali e il surplus di liquidità esistenti in queste aree, pur in presenza di un rallentamento dell’economia reale, compensa in modo efficiente (almeno finora) il propagarsi dell’ instabilità finanziaria dei mercati americani e europei, costituendo una sorta di barriera. Siamo insomma di fronte alla crisi (crediamo definitiva) dell’egemonia finanziaria Usa. Il centro dei mercati finanziari sarà costretto a dislocarsi sempre più a Est e a Sud, come già è accaduto con la produzione. E’ necessario ricordare che la crisi attuale è tutta interna al sistema capitalistico, e ciò è un elemento di analogia con il ’29. Si potrà discutere a lungo sulle cause, ma sicuramente essa non trae origine dai conflitti e dalle lotte delle classi sociali e degli stati più poveri, così come avvenuto negli anni ’70. In quanto nata all’interno del sistema capitalistico stesso, questa crisi rappresenta cioè più un movimento di aggiustamento del nuovo paradigma del capitalismo cognitivo piuttosto che l’espressione del suo tramonto. Essa è frutto dall’incapacità delle gerarchie di mercato di risolvere le contraddizioni strutturali di un’accumulazione trainata dalla finanza. E’ specchio del trade-off temporale tra attività speculativa di brevissimo termine e la necessità di tempi lunghi per lo sviluppo della produzione immateriale e cognitiva fondata sulla conoscenza. Ad esso si aggiunge l’incertezza relativa alla struttura proprietaria relativa ai diritti di proprietà intellettuali, stretti tra pubblico e privato, ma non in grado di tradursi, a tutti gli effetti, in produzione “comune” (quale è la conoscenza). Ultima ma non meno importante, va segnalata la distribuzione del reddito che derivando dagli effetti ricchezza dei mercati finanziari amplia in modo iniquo i differenziali di reddito, a danno della stabilità della domanda e dell’export. In questo senso, la crisi finanziaria può risultare potenzialmente salutare sul versante della ripresa delle lotte e dei conflitti. Essa, infatti, evidenzia in modo ineluttabile che non vi è più spazio per una politica riformista in grado di “cavalcare” il mercato e la finanza. Consapevolezza auspicabile, addirittura irrimandabile, insieme alla necessità di dotarsi di una cassetta degli attrezzi e di strumenti di conflitto adeguati alle novità poste dalla crisi finanziaria e dall’attuale composizione del lavoro vivo. Una nuova fase capitalistica è avviata e, come sempre avviene, sono proprio i fattori critici a metterlo in luce. E’ possibile perciò, come ci ha insegnato il passato, che il nuovo ciclo capitalistico verrà seguito da una nuova stagione di lotta e di conflitto, anche se non nell’immediato. Al "luglio, agosto, settembre nero” – come cantavano gli Area in “Arbeit macht frei” - segue sempre una nuova primavera (tratto dalla rivista Posse).

sabato 14 febbraio 2009

Università chiusa per la neve


A causa dell'eccezionale nevicata verificatasi nelle ultime ore, tutte le attività dell'Università della Calabria sono sospese fino a nuova comunicazione (la foto è di Bruna Larosa).