martedì 30 marzo 2010

Elezioni regionali, la Calabria elegge Scopelliti


Scopelliti presidente. Niente come il nome stesso della lista direttamente collegata al candidato governatore può sintetizzare il risultato di queste ultime regionali in Calabria. Il sindaco di Reggio ha fatto man bassa di consensi in tutte le province, nessuna esclusa, e si appresta a diventare così il sindaco della Regione. Si conferma così anche il trend degli ultimi anni: cambiare maggioranza al consiglio regionale ad ogni tornata elettorale per punire l’inettitudine dei governanti precedenti, con la speranza che il nuovo riesca a fare meglio. Sarà lo stesso anche adesso? Ad essere convinti di ciò sono il 57,7% degli elettori che hanno dato il proprio consenso al candidato del centro-destra. Tra i segni del cambiamento nella coalizione berlusconiana da segnalare la valanga di voti, più di quattordicimila, conquistati dal cosentino Gentile, da decenni “protagonista” della politica regionale e che risulta così il candidato più votato in tutta la regione.
Vera e propria debacle per il centro-sinistra di Loiero. Il presidente uscente con il suo 31,4% raccoglie così il frutto della sua scelta di rimanere a capo della coalizione, a suo dire per la volontà di completare il lavoro iniziato cinque anni fa. Frase che è andata a tutto favore dell’altro schieramento, che ironizzava sul proposito del candidato uscente di voler dare il colpo di grazia alla regione. In una delle dichiarazioni da lui fatte appena si prospettavano i dati definitivi sosteneva che, dopo tutto, anche con l’appoggio di Udc e Callipo non si sarebbe raggiunta comunque una percentuale utile alla vittoria. Dichiarazione che evidentemente non teneva conto dell’apporto che un nuovo volto avrebbe potuto dare al centro-sinistra calabrese, i cui elettori sono andati così in parte ad accrescere le fila di coloro che a votare non sono andati proprio. Quello degli astensionisti sembra infatti essersi ancora una volta confermato, come si suol dire, il maggior partito. Votare turandosi il naso è una pratica che evidentemente non convince più. Resta il cosiddetto “terzo polo” facente capo a Callipo. La sua coalizione ha raggiunto il 10,9%. Un risultato dignitoso, ma che evidenzia come neanche la figura di Callipo sia riuscita a farsi catalizzatrice dei cosiddetti voti di protesta, dei voti cioè degli scontenti da entrambe gli schieramenti.
A guardare la composizione del nuovo consiglio le novità sembrano essere davvero poche. A farla da padroni sono ancora volti che siamo abituati a veder passare per i tg ed i giornali locali, ai quali in fin dei conti, non si fa neanche più caso. Gentile, Guccione, Morelli, Adamo, Morrone, Principe, Trematerra. Molti riconfermati, altri che seppure non presenti nel consiglio uscente hanno comunque un ruolo politico consolidato, e qualche “new entry” che alimentano le poche speranze di qualcuno. Nessuna donna però, anche se l’attenzione da dare alle donne sia da sempre argomento usatissimo nelle campagne elettorali. Tra i partiti il Pdl conquista ben 15 consiglieri, che arrivano a 21 sommando quelli dalla sua costola “Scopelliti Presidente”. Secondo partito il PD con 10 consiglieri, medaglia di bronzo per L’Udc, con ben 6 eletti come la lista “Scopelliti presidente”. A seguire “Autonomia e diritti”, lista di Loiero, con 4 consiglieri, i tre di Idv che saranno i rappresentanti in consiglio del 10% circa degli elettori di Callipo, e i due consiglieri ciascuno per Rifondazione e “Insieme per la Calabria”.
Il quadro complessivo, insomma, non meraviglia più di tanto. All’alternanza in Regione siamo ormai abituati, così come ai pochi risultati che questa istituzione ha prodotto fin ora. Riuscirà Scopelliti a rompere questa tradizione? Vedremo. Comunque più nera della mezzanotte, non può venire.

Lorenzo Coscarella

giovedì 25 marzo 2010

Ballarò al Teatro Rendano, gli studenti nello studio di Floris


Come reagire ad un mese di non lavoro? Lavorando, ovviamente! Questa è stata la motivazione che ha spinto Giovanni Floris ad avviare il primo “Talk-debate society” in giro per le città italiane. Perché poi scegliere Cosenza? Perché ci si aspettava l’ospitalità dimostrata, per la sua tradizione culturale, e soprattutto perché serve andare laddove i problemi ci sono. Ed il problema di cui si è discusso al Rendano è quello che più di tutti interessa i giovani della nostra terra, un dilemma amletico la cui soluzione però non è sempre lasciata alla libera scelta del soggetto, ma è spesso una necessità, se non quasi una costrizione: restare in Calabria o partire per realizzarsi altrove?
La platea del teatro cittadino era stracolma di studenti del liceo scientifico, ma anche di altre scuole cittadine, per partecipare a questo esperimento di dibattito tra la gente, organizzato in collaborazione con l’associazione dei giornalisti cosentini. Una vera e propria puntata di Ballarò in trasferta, con presenti sul palco due gruppi di studenti, il primo in appoggio delle ragioni del restare in Calabria, il secondo invece sostenitore della necessità di partire e cercare di organizzare altrove il proprio futuro. Per ciascun gruppo, di cui Floris moderava gli interventi, un testimonial d’eccezione. Per il primo Carmelo Massimo Misiti, chirurgo di fama e professore universitario, che ha cercato in prima persona di combattere l’emigrazione sanitaria creando un gruppo di lavoro in ambito chirurgico qui in Calabria. Il secondo gruppo è stato rappresentato da Sergio Aquino, imprenditore e scrittore, che in età matura si è reso conto di limiti per la sua attività qui veramente difficili da superare. In risposta a ciò ha compiuto la scelta di lasciare la regione, scelta che si è dimostrata vincente visto il successo attuale delle sue attività.
Misiti pone l’accento sulle cattive condizioni della sanità regionale, segnata da difficoltà dovute spesso dalle troppe ingerenze politiche. Sanità rappresentata sul territorio da ben 39 ospedali, nonostante i quali si continua ad andare via. Il chirurgo con la sua attività è ora esempio di tentativo di cambiare le cose dall’interno. Per Aquino invece è necessario per un giovane fare esperienza fuori se non altro per rendersi conto che se qui non si riesce non è per propria incapacità, ma per il peso del sistema che non consente di emergere. Andarsene però non significa abbandonare. Anzi, fa capire meglio che serve ritornare per cambiare. All’esposizione delle ragioni segue il dibattito tra gruppi, Floris, e platea, l’interazione tra i quali è la peculiarità del Talk-debate rispetto all’assistere alla normale trasmissione televisiva.

Durante la seconda parte della mattinata si sono toccate invece tematiche nazionali. Come non parlare infatti della sospensione delle trasmissioni televisive che ha dato origine alla stessa iniziativa? Floris non è così drastico nel pensare che ci sia un forte pericolo per la libertà di stampa o per la democrazia nel nostro paese. Ciò non significa che si possa abbassare la guardia, perché “non c’è libertà o diritto che si perda con leggerezza, la libertà si perde poco alla volta”. I convincimenti si cambiano infatti su tempi lunghi, e per piccole questioni. Nel caso recente della sospensione delle trasmissioni si è trattato di una piccola libertà che si è messa a rischio.
Non manca tra il pubblico l’intervento di chi non vede in quanto successo una diminuzione della libertà di stampa, ma solo il tentativo di correggere un “abuso di potere” di una parte. Floris su ciò evidenzia l’attenzione perché il suo programma risulti sempre corretto: “Ballarò è una trasmissione libera e anche responsabile”. Dopo ciò esprime il suo modo di vedere la vicenda: “è giusto che ci sia un editore che sovrintenda, ma non che una legge sospenda un programma. E non ci deve essere un solo editore, perché per esercitare in maniera piena i diritti serve che ci siano più fonti di potere”. E in Italia si è in una situazione dove purtroppo “tutto è proprietà di poche persone”.
Il conduttore di Ballarò non vede serio pericolo per la libertà di stampa dunque, ma vede per il futuro della TV italiana una legge antitrust che sbricioli il potere di Rai e Mediaset, perché anche l’informazione, come la politica, ha bisogno di “contropoteri” da cercare nella pluralità delle fonti di informazione.
Infine, sui problemi della Calabria, per il giornalista la prima via d’uscita è da cercare nella legalità, per mantenere la quale è centrale il ruolo di Scuola, Magistratura, e forze dell’ordine. Altra via d’uscita sono i calabresi. E questa forse è ancor più difficile da intraprendere, perché intervenire sulla mentalità di un popolo non è cosa da poco. D'altronde però, così come anche per la situazione nazionale, i problemi sono talmente forti che la situazione potrà durare così ancora per poco. La scuola e la cultura sono, intanto, il principale settore in cui investire: “non c’è altra classe che possa salvare il paese se non i professori”. E dalla platea del Rendano, che dalle scuole è in gran parte riempita, parte l’applauso.

Lorenzo Coscarella

mercoledì 24 marzo 2010

Unical, nuovo bando Erasmus


Volete partecipare al bando Erasmus? Correte! La pagina web dedicata è ancora aperta, ma lo sarà solo fino alle ore 24:00 del 30 marzo 2010, termine ultimo per compilare il formulario di candidatura online. L'indirizzo è il seguente:
http://unical.llpmanager.it/studenti.
Lunedì 22, nella Sala Stampa dell'Aula Magna si è tenuto un meeting dedicato all'illustrazione del bando 2010/2011 che offre agli studenti interessati dell'Università della Calabria circa 250 borse di studio, messe a disposizione dall'Unione europea nell'ambito del Lifelong Learning Programme, per la mobilità degli atenei europei.
La dottoressa Franca Leonora Morrone, del nostro ufficio Erasmus, ha introdotto ai contenuti della giornata e parlato dell'impatto del progetto Erasmus e della valutazione delle attività di mobilità per studio presso l'Unical.
A seguire, la professoressa Tullia Zetto, delegata del Rettore per le attività e Mobilità del programma di apprendimento permanente ha spiegato il significato di Erasmus per l'Università.
Il personale dell'Area Ricerca Scientifica e Rapporti internazionali Settore Lifelong Learning Programme, gli studenti vincitori della passata edizione del progetto e alcuni docenti delle sei facoltà dell'ateneo, hanno incontrato gli studenti interessati, e discusso con loro.
La giornata informativa ERASMUS ha informato tutti i potenziali candidati sui nuovi aspetti del programma, infatti il regolamento è cambiato rispetto al precedente bando. Inoltre sono stati offerti preziosi approfondimenti sugli aspetti legati alla gestione e sono stati dati vari consigli sulla compilazione, preparazione e presentazione delle domande. Le borse di studio Erasmus rappresentano una realtà e una opportunità accessibile e popolare per imparare e praticare una lingua straniera, e studiare e vivere, per un periodo di tempo, in una città universitaria europea. Un'occasione unica di esperienza e di maturazione all'estero per gli studenti dell'Unical.
Il bando si rivolge agli studenti delle lauree triennali, specialistiche e a ciclo unico delle sei facoltà, nonchè ai dottorandi senza borsa iscritti all'Università della Calabria. Le borse prevedono un soggiorno minimo da tre a cinque mesi per attività di ricerca tesi e massimo di dodici mesi per seguire corsi e sostenere esami da svolgersi durante l'anno accademico 2010/2011.
Ricordiamo che l'Unical darà ai vincitori 230,00 € di borsa mensile per tutta la durata del soggiorno. Saranno possibili eventuali integrazioni o da parte del Centro Residenziale (fino ad una somma pari a 500,00 €) o da parte dell'Ateneo (fino a un massimo di 190,00 €).
Rivolgiamo tutti un'attenzione particolare a questa grande possibilità che ci viene offerta. Chi ancora non avesse compilato il bando, non perda altro tempo!

Dalila Barrile

martedì 23 marzo 2010

La tecnologia non ucciderà i libri


La tecnologia aiuta o ostacola la lettura? A questa domanda si è cercato di dare una risposta giovedì 4 marzo presso l’aula Caldora dell’Università della Calabria, dove si è tenuto un dibattito circa l’importanza della lettura in Italia, comparata alle nuove forme tecnologiche che la riguardano, in occasione della seconda edizione del Premio "Città del libro". Tra i relatori erano presenti Giulia Blasi (coordinatrice del seminario), Gino Roncaglia (docente d’Informatica), Raffaele Perrelli (preside della facoltà di Lettere e Filosofia) e Andrea De Benedetti (giornalista).
Oggi in Italia si legge meno rispetto a qualche decennio fa, e spesso il tradizionale testo cartaceo viene sostituito da più comodi e veloci supporti digitali. Il dato paradossale è che ci sono molti più scrittori rispetto ai lettori, e gli stessi studenti di Lettere che dovrebbero favorire lo sviluppo nell’industria culturale - come sottolineato dal preside Perrelli - leggono solo se un testo rappresenta per loro un oggetto di studio.
Ma perché oggi si legge così poco nel nostro Paese? Chi è che toglie tempo alla lettura? Il tempo è la principale causa nella decrescita della lettura. Ormai tante persone mostrano una superficiale attenzione verso di essa - causa il troppo lavoro e il poco tempo libero. Gran parte del tempo prima dedicato al libro oggi si è assottigliato. Tuttavia i media digitali diffondono in tempo reale molte notizie, offrendo così agli utenti un’ampia scelta, e inoltre il materiale on-line è facilmente reperibile e meno costoso. Soprattutto, la tecnologia contribuisce a salvare e conservare il patrimonio culturale, si pensi alla digitalizzazione dei documenti. Le cause della decrescita della lettura non sono quindi di natura tecnologica, bensì da ricercare nella comunità stessa dei lettori.
E' molto indicativo il fatto che ad un così interessante evento, siano presenti poche decine di persone, così come è rilevante il dato che vede diminuire costantemente la percentuale – annuale, ma anche mensile e settimanale - che riguarda la lettura di libri e/o riviste nel nostro paese. Il fenomeno di decrescita riguarda soprattutto le nuove generazioni, che si allontanano sempre di più dalle forme tradizionali di lettura: mentre chi leggeva il libro o il giornale prima continua a farlo tuttora, i giovani preferiscono attingere le informazioni da Internet sacrificando così la lettura dei quotidiani o di un buon romanzo.
Forse il problema è costituito da una inadeguata preparazione degli studenti, che spesso iniziano il loro cammino universitario con delle lacune che si portano dietro dalle scuole superiori. Le università stesse non stimolando più di tanto la lettura di testi che non siano universitari. Bisogna investire più tempo e denaro nella lettura, ed aprirsi a tutti i generi letterari, integrando la nostra cultura con la tecnologia, senza pensare di poter sostituire con Internet il libro o il giornale. Dovremmo lasciarci catturare ancora dall'enorme fascino della lettura tradizionale.

Antonio Osso

giovedì 11 marzo 2010

Economia del Mezzogiorno, esperti a confronto


Il Mezzogiorno è da sempre un tema “caldo” per la politica economica italiana. Dall’Unità ad oggi non c’è stato governo o istituzione che non si sia trovato a fare i conti con questa realtà. Unical e Banca d’Italia hanno cercato insieme di fare il punto sulla situazione nel convegno “Il Mezzogiorno e la politica economica dell’Italia”, tenutosi lo scorso 5 marzo presso l’Aula Magna. Personalità del mondo bancario e professori universitari ne hanno discusso con esponenti delle istituzioni e con gli studenti, mettendo insieme analisi del lavoro fatto, valutazione dei risultati, e prospettive future. Il nostro paese continua a presentare la peculiarità di un divario interno apparentemente incolmabile, quello tra il Nord ed il Sud del paese, che non sembra dare alcun accenno a diminuire nonostante le attenzioni che al Meridione sono state rivolte. Un Meridione che però a guardar bene, come disse Ciampi, più che area sottosviluppata è da considerarsi area sottoutilizzata. I divari tra i due poli del paese toccano scuola, sanità, gestione dei rifiuti, delle risorse idriche, e delle risorse finanziarie. In realtà al Sud, come sottolinea il dottor Daniele Franco per sfatare alcuni luoghi comuni, la pubblica amministrazione non spende quella grande quantità di risorse pubbliche che si è portati a credere, e non c’è poi tanta occupazione pubblica rispetto ad altre regioni. Ha però maggiore incidenza, vista la minore presenza di occupazione privata. Occupazione privata che stenta ad aumentare significativamente viste anche le oggettive difficoltà di gestione di una impresa.
Anche dal punto di vista del credito si nota questa disparità. A rimarcarlo è il dott. Luigi Cannari, rappresentante della Banca d’Italia, che considera come al Sud i diversi tassi di interesse siano influenzati dai maggiori illeciti di natura economica, dalla più lenta giustizia civile centrale per il recupero dei crediti, e dalla presenza del lavoro sommerso. Politiche regionali, nazionali, e comunitarie, che avrebbero dovuto colmare la sperequazione tra i due poli del paese hanno avuto scarsi risultati nel concreto. Giovani e donne continuano a rimanere un bacino di risorse inutilizzate. Oltre a ciò è ripresa una “nuova emigrazione”, più preoccupante di quella passata perché interessa individui giovani e istruiti, capitale prezioso che potrebbe giocare un ruolo centrale in un processo di ripresa delle nostre regioni. Allo stato attuale però un laureato del Sud solo a due anni dalla laurea inizia ad avere probabilità di lavoro maggiori rispetto ad un diplomato del Nord. Come dire “meglio un diploma in Lombardia che una laurea in Calabria”, almeno nel breve periodo. Resterebbe da sperare nel lungo periodo, sempre che intanto il laureato non abbia deciso di accrescere le fila della “nuova emigrazione”.
Politici e burocrati, criminalità organizzata, sindacati, ed organizzazioni imprenditoriali sono, secondo il prof. Damiano Silipo, nell’ordine citato i responsabili dell’attuale stato di cose del Mezzogiorno. Politici interessati alla rielezione e burocrati aspiranti al potere sono stati responsabili di una parcellizzazione della spesa pubblica che, cercando di accontentare più individui possibile, non ha prodotto risultati veramente incisivi per la società. Altro stakeolder influente è la mafia, che impedisce alle imprese sane di entrare e restare sul mercato, e pur essendo organizzazione ricca e potente non ha interesse ad investire nei settori che creano sviluppo. Infine l’influenza sui Sindacati della politica, e sulle organizzazioni imprenditoriali da parte della criminalità organizzata, sono tali da atrofizzarne qualsiasi loro ruolo positivo nel processo di sviluppo. Sull’ordinamento gerarchico proposto da Silipo dissente in parte Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto di Reggio Calabria noto per il suo impegno antimafia, che sottolinea invece il ruolo primario svolto dalla ‘Ndrangheta nel freno allo sviluppo del Sud, e della Calabria in particolare. La politica infatti si rivolge alla criminalità organizzata perché bisognosa del pacchetto di voti che gestisce, cosa evidenziata anche da recenti casi di cronaca. La ‘Ndrangheta ne esce sempre più come un’organizzazione arrogante, e ricca, anche se la sua ricchezza è nelle mani del solo 10% dei suoi membri. È ormai un problema che non tocca solo la Calabria. Riguardo alla possibilità di una sconfitta delle mafie Gratteri è però realista: “La mafia – dice – non si può sconfiggere, di certo non con slogan. Ma bisogna arginarla con coraggio”. Nessuno però ha fatto molto in questa direzione, ad iniziare dai governi di entrambe le parti che, afferma il procuratore antimafia, hanno messo in atto solo misure palliative. A sostenere ciò è un Gratteri che si definisce “bipartisan”, visto che dice simpaticamente di “provare il massimo della disistima per entrambe le parti”.
Quali sono le prospettive dunque? Se il problema dopo centocinquanta anni di Unità resta tale, è segno che non vuole risolverlo nessuno, dice il prof. Massamormile. Legalità, merito ed etica sembrerebbero le parole chiave della svolta, anche se resta il fatto che ci si ritrova la classe politica peggiore d’Europa, imprese che non sempre operano in trasparenza, e interventi pubblici a pioggia scarsamente efficaci. Il federalismo in via di realizzazione poi, secondo Silipo, risolleverà o affosserà del tutto la situazione del Sud. Un Sud che per anni è stato considerato quasi il “bancomat” del Centro Nord, e che di ricette miracolose in questi giorni di campagna elettorale di certo ne sentirà tantissime.

Lorenzo Coscarella