giovedì 23 novembre 2017

"Fermare la tratta degli schiavi in Libia", una marcia silenziosa degli studenti africani dell'Unical

No-one can own anyone - Nessuno può possedere qualcuno”: è questo uno dei tanti messaggi lanciati dagli studenti africani dell’università della Calabria, mercoledì 22 novembre, durante la Silent Walk sul ponte Pietro Bucci, iniziativa nata per denunciare la tratta degli schiavi in Libia.
La marcia ha avuto inizio alle ore 13 ed ha visto sfilare tanti studenti riuniti in un unico grande “silenzio assordante”, un silenzio che vuole denunciare un problema apparentemente imbattibile come quello del razzismo. I ragazzi hanno trovato anche il sostegno di alcuni studenti italiani che si sono uniti a questa marcia per i diritti. Un particolare è stata la scelta di un abbigliamento nero da parte dei partecipanti in rispetto del "Dress-Code" scelto dagli organizzatori.

Durante la manifestazione tutti i partecipanti mostravano un cartello bianco con su scritto un messaggio di speranza, da “Combattiamo per l’Africa”, “Viva la Libertad” e tanti altri messaggi che hanno preso voce nel corso del cammino, quando i ragazzi hanno lanciato il loro appello, ognuno nella propria lingua di origine, inglese, francese, arabo anche italiano, e attraverso riflessioni o citazioni tutte le loro voci arrivavano ad un unico solo importante messaggio scritto proprio su un lungo striscione in testa al corteo “Stop selling our brothers - #NoSlavery”.
La marcia si è cnclusa con il discorso di uno degli organizzatori rivolto a tutta la popolazione di origine africana, lanciando loro un invito, l’invito a rispettare sé stessi, un invito a cambiare sé stessi.
Già in passato l’Unical ha ospitato questo tipo di manifestazioni, che in tempi recenti ha visto sempre studenti stranieri prendere l'iniziativa per renderle vive, e come suggerito da uno dei pochi studenti italiani ieri presente alla manifestazione nel corso del suo discorso, bisogna uscire da questa condizione di omertà, dobbiamo uscire da questo silenzio che tiene nascosto un tema così delicato come la moderna tratta degli schiavi. Messaggio lanciato a tutti gli studenti, e non, di uno degli atenei più importanti del sud Italia.
L'indignazione dei ragazzi è partita da un’inchiesta documentata da Nima Elbagir, giornalista sudanese della CNN che lo scorso agosto, con il suo servizio "Persone in vendita", ha scoperto almeno nove città libiche dove venivano venduti esseri umani, oltre a Tripoli, anche Zuwara e Sabratah, due punti di partenza per l’Europa. Gli schiavi venduti spesso sono persone che non hanno nulla e mettono loro stessi in vendita per ripagare il debito con i trafficanti. Il servizio ha suscitato anche la reazione dell’ONU che, attraverso le parole dell’alto commissario per i diritti umani, il giordano Zeid Raad al-Hussein, ha attaccato l’Ue definendo “disumana” la sua "collaborazione" con il traffico di migranti africani.


Nicola Durante

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