martedì 3 marzo 2009

Questione meridionale, due libri a confronto



Carlo Levi scrive ‘Cristo si è fermato ad Eboli’ scritto tra dicembre 1943 e luglio 1944 nella critica transizione tra il Fascismo e la libertà descrivendo per la prima volta la reale situazione del Sud Italia. È il libro che apre gli occhi sulla realtà che oggi ha il pesante nome di Questione Meridionale e che da tempo ormai si trascina. La politica, la società stessa, le organizzazioni illegali che proliferano fanno del Sud una desolante terra di nessuno, mentre ci si aspetta tanto dall’alto e l’alto dà troppo o troppo poco, vincolandosi a criteri che attecchirebbero forse meglio in un tessuto sociale diverso.
Il problema del Sud è stato giustificato attraverso dei limiti geografici: la distanza dai sviluppati confini europei, che tanta parte hanno avuto nello sviluppo del Nord, la morfologia di questa terra dai paesaggi aspri e scoscesi avvolti dal Mediterraneo, rappresentano piccole oasi ma al tempo stesso grandi problemi nello sviluppare le vie di comunicazione. Il Sud Italia è così un territorio che cambia repentinamente, passando dalle spiagge ai monti cullati da un clima piacevole.
Carlo Levi propone una visione reale delle cose, la sua è più che altro un’analisi politica della questione. Riflette sul fatto che il Meridione è percepito come un problema, ma che questo problema è ormai un radicato pregiudizio delle classi politiche, che non ascoltano più, fingono magari di ascoltare, ma non riescono ad andare oltre ciò che ‘sanno’. Così l’autore prende a descrivere e a parlare di ciò che lui ha visto qui, nella nostra terra, descrivendo a chi ha gli occhi velati e a chi è preda dei preconcetti ciò che di reale e di finto ci sia. Si apre per il lettore uno spaccato amaro della realtà meridionale di un progresso che non si trasforma in sviluppo. Il Meridione subisce nel bene e nel male tutto ciò che dall’alto gli viene destinato, i contadini sono troppo poveri, troppo illetterati e troppo abbandonati per sapere e per curarsi della politica e della società.
Uno studioso, Banfield a circa 15 anni di distanza da Levi osserva il Sud, e al termine delle sue ricerche definisce l’uomo-tipo come un Familista Amorale. Espressione, questa che provoca una immediata riflessione poiché sembra una contraddizione in termini: la famiglia, il valore per eccellenza, viene associata al termine ‘amorale’. Banfield terminata la sua ricerca otterrà una definizione, un concetto principe dei suoi studi: ‘è familista amorale colui che massimizza il benessere immediato suo e della famiglia nucleare supponendo che tutti gli altri facciano nello stesso modo’. La Questione Meridionale, sarebbe, quindi un virus che parte dai singoli, dilaga nella collettività rendendo difficili i contatti addirittura tra collaterali o vicini di casa. Il territorio aspro dalla controversa e difficile storia condisce le emozioni e le sensazioni di italiani identici a quelli che vivono nel resto della Nazione, ma che portano il marchio di essere nati laggiù, al Sud.
Interessante l’approccio alla politica e allo Stato, infatti, se le descrizioni di Levi o di Banfield possono sembrare lontane (le condizioni sono migliorate fin nell’entroterra) alcuni caratteri permangono impenetrabili nascondendosi nelle maglie di una velata legalità. La sfiducia nella politica, istituzione assente e comunque vincolante. Lo Stato che è lontano, di contro alla realtà malavitosa che è sempre più vicina e sa meglio muoversi nell’ambiente. Il singolo che tenta di sfruttare al meglio ogni sua piccola occasione realizzandosi nell’immediato e creando alleanze ‘sotterranee’. La politica e lo Stato appaiono così privi di senso e di significato, una istituzione fatta di persone che ‘guadagnano’ ma non agiscono, forse, non sanno come agire, ‘forse sanno agire solo nel proprio interesse’.
Banfield e Levi sottolineano la paura della morte come un aspetto caratterizzante della società contadina meridionale, come la pretesa dell’ineluttabilità che le decisioni vengano poste dall’alto. Se il libro di Carlo Levi serve a far riflettere e ad offrire uno spaccato reale del Sud, il libro di Banfield non ha una calorosa accoglienza in Italia, mentre in America rappresenta un piccolo classico di Sociologia.

Bruna Larosa

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