mercoledì 26 giugno 2013

Secondo incontro pubblico ovvero la partita degli schieramenti

Che la seconda assemblea del corpo elettorale dell’Unical si trasformasse in una generale dichiarazione di voto per questo o quel candidato a rettore non era previsto, almeno nelle intenzioni del decano Francesco Aldo Costabile. I candidati avrebbero dovuto esporre i programmi e la platea porre domande di chiarimento che consentissero di approfondire alcuni punti. E’ andata diversamente. Ad assemblea sciolta il candidato Girolamo Giordano, che non ha ricevuto endorsement da nessuno, gira con i risultati della partita appena conclusa: 17 per Crisci, 8 per Piro, 5 per Cersosimo, 3 per Maggiolini.


Sette ore di assemblea, quaranta interventi (al netto dei candidati, che hanno parlato due volte), nessuna pausa: le risposte alle poche domande sollevate sono avvenute ad Aula Magna praticamente semivuota. Sono emersi gli schieramenti, peraltro già noti, mentre la visione, il sogno, il progetto, che pure molti agitano, resta ancora una volta sullo sfondo. Forse volutamente. Non si dibatte sull’università che vedremo nei prossimi sei anni, i programmi sono appena accennati, ci si sofferma sui pregi e i difetti (anche fisici) dei candidati, piuttosto che addentrarsi nel ragionamento. E non c’è da scandalizzarsi che anche i rappresentanti degli studenti dichiarino il proprio voto, seppure pesi pochissimo: imparano bene dai loro professori.
Che raccontarvi allora dell’assemblea del 25 giugno? Se le dichiarazioni di voto fossero direttamente proporzionali alle preferenze del corpo elettorale, il settimo rettore dell’Unical sarebbe Gino Mirocle Crisci. A suo favore si è schierata la metà degli intervenuti: tre direttori di dipartimento ed ex presidi di facoltà (Franco Rubino, Paolo Veltri e Raffaele Perrelli), tanti umanisti (Giuseppe Roma, Bruno Roberti, Giovanna De Sensi, Ines Crispini, Giorgio Lo Feudo, Luca Lupo) e biologi (Cesare Indiveri, Giuseppe Passarino, Assunta Bonanno), alcuni membri del PTA e i rappresentanti degli studenti in Senato e CdA. La trama la tessono gli umanisti, ago e filo saldamente in mano al prof Perrelli, che con la consueta abilità oratoria cuce sul suo nudo candidato il vestito di “uomo di fazione e uomo di istituzione”. Obiettivo sottinteso: vincere al primo turno. Frase celebre del candidato: “Non abbiamo tempo che uno impari a fare il rettore”.
Gli interventi a favore di Patrizia Piro si intervallano regolarmente durante tutta la mattinata (Laura Corradi, Anna D’Atri, Francesco Calomino, Alfonso Vulcano, Domenico Gabriele, Monica Lanzillotta, Romolo Perrotta, Fiore Nicoletta). Una squadra eterogenea, che tiene insieme gli ingegneri che aspirano al polo sociosanitario e i ribelli che anelano alla rivoluzione. Il sottotesto è: non abbiamo paura, ce la giochiamo. Mentre gli altri candidati parlano di centralità degli studenti, la Piro è l’unica a difenderli nel suo intervento: “le regole vanno rispettate, ma se gli studenti arrivano a prendere la parola con la forza è perché forse finora non sono stati ascoltati”. Il riferimento è all’incursione di un gruppo di studenti senza diritto di voto, e quindi di parola secondo il decano, che avevano preso il microfono interrompendo la scaletta degli interventi. Per reazione molti dei presenti (candidati compresi, ad eccezione di Piro e Cersosimo) erano usciti dall’aula.
Il gruppo Unical2020 apre la partita con la presentazione del suo candidato a cura di Antonio Costabile, e riprende il discorso con Pierluigi Veltri a metà mattinata, ma la batteria degli interventi slitta al pomeriggio (Giovanni Anania, Roberto Bartolino, Riccardo Barberi) davanti a pochi superstiti. La squadra è compatta, sociologi, economisti e fisici in maggioranza. Sono temuti perché minacciano di mettere mano alle “incrostazioni”, minando il sistema feudale che tiene in piedi l’università medievale. Alcuni di loro hanno in mente l’eccellenza, il modello Harvard, gli spin-off. Puntano chiaramente al secondo turno. Quando parla Mimmo Cersosimo, in aula c’è silenzio totale: nessuno vuole perdersi una parola di questo fine narratore.  Frase a effetto, una delle tante: “Cambiare perché la mediocrità uccide”.
Marcello Maggiolini a fine mattinata incassa tre endorsement (Vincenza Dolce, Vincenzo Pezzi e Massimo La Deda). Non interviene il direttore del suo dipartimento ed ex preside Sebastiano Andò. Nelle fredde statistiche della giornata, non proprio una prova di forza. Maggiolini ringrazia, si difende, riprende il consueto discorso sui giovani, e agli studenti ricorda “Sono stato l’unico a proporre il blocco delle tasse”. Si sofferma in particolare sulla questione del CdA, visto che qualcuno lo accusa di essersi candidato da consigliere: “Io mi sono autosopeso e comunque non ho distribuito prebende”. E a chi si lamenta che il CdA è stato nominato dal rettore uscente, ribatte che “un CdA dialettico non è per forza un problema”.
Girolamo Giordano denuncia la mancanza di trasparenza dell’amministrazione uscente, portando degli esempi concreti, con tanto di carte: “Con me non sarà così”, assicura. Accenna ai punti del programma: valutazione, precari, nuove energie, anagrafe degli appalti e dei carichi didattici, part-time al posto delle tasse per gli studenti bisognosi e meritevoli, e cambio ai vertici dell’amministrazione centrale. “Alcuni sondaggi dicono che non sarò io a nominare il prorettore”, si autoespelle Giordano a pochi minuti dal fischio finale.
Fra i pochi non dichiarati della giornata, c’è Lino Versace. Penultimo intervento in scaletta, il prof prova a lasciare una porta aperta. “Stamattina ha vinto Gino Crisci, insidiato solo da Patrizia Piro, nel pomeriggio c’è stata la rimonta di Mimmo Cersosimo. Ma tanti indecisi come me non hanno scelto ancora per chi votare”.
Non sappiamo se gli indecisi sono davvero tanti, certo è che dovranno decidersi in fretta: si vota il primo luglio.

Daniela Ielasi

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