giovedì 13 giugno 2013

"Il rettore che vogliamo", primo incontro pubblico fra candidati ed elettori


C’è chi vuole un rettore ‘eretico’ come Antonino Campennì o un rettore ‘reazionario’ nel senso ‘che reagisca’, come Ines Crispini; chi desidera un rettore che ‘faccia sognare’ come Paolo Veltri, e chi un rettore ‘libero dalla politica, dalla massoneria, dall’opus dei’ come Lino Versace: l’aspettativa del corpo elettorale che sceglierà il prossimo rettore dell’Unical è alta, molto alta. E’ emerso chiaramente dai sedici interventi che si sono succeduti ieri in Aula Magna, in occasione del primo incontro pubblico indetto dal decano Francesco Aldo Costabile. I cinque candidati – Girolamo Giordano, Patrizia Piro, Marcello Maggiolini, Gino Crisci, Domenico Cersosimo – sono stati bersaglio facile per gli elettori che si aspettano miracoli, viste le prospettive dell'università italiana, nel sessennio entrante.  

Complice la disabitudine al metodo assembleare (l'ultimo corpo accademico convocato da Gianni Latorre risale al febbraio del 2011!) la discussione ha seguito un andamento piuttosto disordinato. Gli stessi candidati hanno interpretato il momento in maniera diversa: “Che ci dirà Maggiolini il 25 (data del secondo incontro pubblico, ndr)? - si chiede ironicamente Crisci, dopo che il prof di Patologia generale ha finito di illustrare il suo programma con tanto di slides – noi candidati siamo qui per ascoltare”. Gli replica Cersosimo, dicendo che “l’ascolto deve essere reciproco”, altrimenti non serve a nulla. 
Didattica, ricerca e campus sono i temi più ricorrenti. E modifiche di Statuto, per tutti. I ricercatori sono la categoria più nominata, improvvisamente ci si ricorda delle loro ‘legittime aspettative’. Il personale t.a. non è da meno, citazioni a profusione. E gli studenti, come dimenticarli, guai a chiamarli clienti, bisogna coinvolgerli, renderli parte della comunità. 
Cinque ore piene di parole, di lessico – poco – forbito, di grammatiche impensabili. Sullo sfondo una comunità sfilacciata, che tenta di riannodarsi, cercando significati comuni e significanti che facciano la differenza fra un candidato e un altro. Eppure “le differenze esistono – ricorda Romolo Perrotta – fra i candidati, i loro programmi, il loro vissuto e la loro attitudine all’ascolto, non solo in campagna elettorale”.
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Daniela Ielasi

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