lunedì 24 giugno 2013

Crisci incontra i ricercatori e il confronto si avvita sul regolamento


Maggio 2010. Gino Mirocle Crisci cura una rassegna stampa dei quotidiani nazionali su TEN. In tutta Italia i ricercatori sono sul piede di guerra contro il DdL Gelmini. Il prof commenta la notizia manifestando tutta la propria solidarietà ai colleghi ed esprimendo il proprio dissenso verso un disegno di legge che penalizza l’università pubblica. L’incontro con i ricercatori del prof di Petrografia candidato a rettore comincia da queste immagini, da "tempi non sospetti, in cui non tutti in questo ateneo erano contrari alla Gelmini".
Crisci ricorda la stesura di un documento firmato dalla conferenza dei prèsidi italiani di Scienze, al quale ha personalmente contribuito. Ma l’interesse della platea non è più tanto per la Gelmini, che ormai è legge. 
La discussione si concentra quasi tutta sul famigerato regolamento dei carichi didattici dei ricercatori. Glielo ricorda per primo Fernando Puzzo, senatore accademico: “Professore, lei l'ha votato quel regolamento”, e il prof non si sottrae. “E’ vero l’ho votato, ma quel regolamento è stato imposto senza un reale dibattito: per questo ho poi contribuito a farlo ritirare”.
La questione è nota: quel regolamento prevedeva la retribuzione della didattica dei ricercatori a partire dalla 61esima ora. Mentre la legge approvata successivamente obbliga gli atenei a retribuirli fin dalla prima. Da qui l’esigenza di ritirare il regolamento e sostituirlo con un altro, magari quello stilato direttamente dai ricercatori, che stabilisce i carichi di tutti i docenti, ordinari e associati compresi. Perché se i ricercatori devono fare minimo 60 ore di didattica, gli ordinari ne devono fare minimo 120. “Durante l’ultimo Senato accademico, quello del 21 giugno – racconta Puzzo - il rettore ha dichiarato che 120 docenti della nostra università non fanno le 120 ore”.
“Da noi a Scienze – specifica Crisci -  tutti i docenti fanno 120 ore, a volte le completano nel dottorato. Io ho letto attentamente la vostra proposta, l’ho studiata, e ho concluso che il regolamento che proponete per voi è peggiorativo, poiché non esclude l’attività integrativa, attività che i direttori dei dipartimenti possono chiedervi. Attualmente siete in tanti e avete tanto potere, ma quando sarete di meno, io spero molto presto perché significherà che gli idonei saranno stati chiamati, potreste trovarvi in difficoltà”.
La difficoltà esiste già a sentire i ricercatori, perché ogni dipartimento fa un po’ a modo suo: in particolare vengono citati i dipartimenti di Studi Umanistici e di Matematica, guidati da due sostenitori del candidato, dove ai ricercatori ancora oggi si chiedono 60 ore gratuite più 60 retribuite. Mentre a Scienze Biologiche, dipartimento d’appartenenza del candidato, si parla di 30 ore di didattica per gli assegnisti di ricerca. Una situazione che crea diseguaglianze e ostilità fra categorie e all’interno della stessa categoria dei ricercatori, sulla quale il prossimo rettore dovrà mettere senz’altro le mani. E il prof. Crisci promette di farlo.

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