mercoledì 7 dicembre 2016

Referendum costituzionale, l'analisi degli esperti: "Sbagliato parlare di populismo"

Dopo il voto referendario del 4 dicembre che si è concluso con la vittoria del No, è partita come previsto la discussione sul risultato, su chi ha vinto e chi ha perso, sulle prospettive a breve e a lungo termine che ci consegna l'esito delle urne.
Di queste questioni e in particolar modo dell'analisi dei risultati del voto in Calabria si è occupato il seminario tenuto  nella sala riunioni del dipartimento di Scienze politiche e sociali martedì 6 dicembre, dal titolo “il comportamento elettorale dei calabresi nel referendum del 2016”. Il seminario coordinato dal professor Piero Fantozzi, sociologo e ordinario di sociologia dei fenomeni politici, ha visto gli interventi di Francesco Raniolo, direttore del dipartimento; di Roberto De Luca, ricercatore di sociologia dei fenomeni politici; di Marino De Luca, dottore di ricerca nella medesima disciplina e di Walter Nocito, ricercatore di diritto pubblico e rappresentante dei comitati civici per il No.

Piero Fantozzi nell'introdurre la discussione ha fatto notare come uno degli elementi più importanti che emergono dal referendum è la grande partecipazione del corpo elettorale, che di solito è indicatore di un cambiamento in atto nei processi politici, e di come sia importante non considerare la crescita del voto come un effetto del clima “populista” che si è diffuso in Europa e nel mondo caratterizzando i più importanti appuntamenti elettorali.
Per Francesco Raniolo i risultati  a livello nazionale hanno mostrato la prevalenza di un voto di appartenenza che ha soppiantato il classico voto d'opinione che caratterizza i referendum  per quanto riguarda gli elettori di partiti come il Movimento 5 stelle, mentre nei partiti tradizionali come il PD e Forza Italia il voto d'appartenenza è stato più volatile, soprattutto nel meridione dove gli elettori hanno seguito di meno le “direttive” dei partiti; questo mostra a suo giudizio come il vecchio concetto di voto d'opinione sia messo in crisi dalla nuova situazione politica generata dalla crisi dei partiti, che sembra irreversibile; oltre a questo è necessario tenere presente anche il ruolo del voto di protesta, da non considerare come un effetto del populismo. Sono inoltre evidenti anche le somiglianze con un altro referendum recente, quello sulla brexit: alla competizione elettorale  hanno partecipato nuovi partiti e la chiave di lettura per interpretarne i risultati è quella  della lotta tra inclusi ed esclusi dal nuovo mondo globalizzato, cioè vecchie e giovani generazioni, con i secondi che stanno sempre peggio e tendono a manifestare il loro disagio con il voto. La conseguenza è che si  indebolisce sempre di più il sistema bipolare del nostro paese, a causa della crisi dei corpi politici intermedi (i partiti) che  finisce per coinvolgere anche la  leadership dei politici, elemento che era stato centrale nella vita della seconda repubblica. A giudizio di Raniolo la frammentazione dei partiti  va limitata, tramite regole istituzionali coerenti e leggi elettorali adeguate allo scopo.
Roberto De Luca ha proposto una veloce chiave di lettura del voto calabrese: la Calabria è stata la regione con la percentuale  di votanti più bassa, e nella stragrande maggioranza dei comuni ha prevalso il No; il Sì ha vinto solo in 32 comuni, tutti molti piccoli e situati nell'entroterra, con una popolazione in calo e sempre più anziana. Il numero  di votanti è rimasto stabile rispetto alle ultime elezioni e in generale l'affluenza è stata più alta nei comuni più grandi. In Calabria ha prevalso il voto d'opinione e la mobilitazione per il No è avvenuta dal basso, grazie a comitati civici e banchetti, mentre la mobilitazione per il Sì, avvenuta per via istituzionale, e spesso per la mobilitazione di politici e amministrazioni locali, è stata rigettata dagli elettori.
Dopo l’intervento di Walter Nocito sulle difficoltà affrontate dai comitati per il No durante la campagna referendaria, è seguito un breve dibattito, in coda al quale Piero Fantozzi ha proposto una chiave di lettura significativa del voto del 4 dicembre, che a suo giudizio ha  risvegliato la  militanza sopita in un'opinione pubblica sempre più affamata di partecipazione alle dinamiche politiche e sociali del nostro paese da cui non vuole più essere esclusa.
Francesco Baleno

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