venerdì 16 gennaio 2015

Luca Abete di Striscia all'Unical: "Per avere successo non serve la raccomandazione". E neanche la laurea


Immaginate uno studente universitario di Architettura che indossa un vestito da clown e va a fare l’animatore alle feste per bambini: pensate che è un matto o uno sfigato. Invece è proprio così che è cominciata la brillante carriera di uno dei volti più noti del tg satirico Striscia la notizia, il campano Luca Abete. Lo va raccontando lui stesso ai giovani di mezza Italia, con il tour #Noncifermanessuno, partito lo scorso autunno dall’Università La Sapienza di Roma, che dopo Urbino, Bari e Salerno, è approdato ieri all’Università della Calabria.
La tappa cosentina, fortemente voluta dal team “UnicalCreativa” guidato dalla professoressa Carmen Argondizzo e salutata con entusiasmo dai prorettori Guerino D’Ignazio e Luigino Filice, è stata anche l’occasione per celebrare i dieci anni del “sempreverde” come inviato di Striscia. In Aula Magna erano presenti, oltre agli universitari (non tantissimi, in verità) anche gli studenti del magistrale statale “Tommaso Campanella” di Belvedere Marittimo.
#Noncifermanessuno è un format pensato proprio per gli studenti, ai quali il popolare showman offre la sua biografia come esempio di successo “pulito”, frutto della tenacia, della determinazione e dell’ottimismo con cui bisogna caparbiamente inseguire i propri sogni.
Una storia davvero interessante la sua, iniziata in una città del Sud Italia, ad Avellino, dove Luca, clown ed animatore, muove i suoi primi passi in una tv locale, con un programma per bambini, che va in onda tutti i giorni per tre anni. Passa poi ad una tv regionale con un nuovo programma televisivo, questa volta settimanale. Studia a intermittenza, ma lavora intensamente, impara nuove tecniche, affina la conduzione. Nel 2005 la grande occasione: il programma di Antonio Ricci cerca nuovi inviati, Luca manda un suo servizio e viene selezionato fra gli otto finalisti. “Volete sapere come ho vinto la finale? Con la raccomandazione? No, con il voto dei telespettatori: tutti quei bambini e quei genitori che avevo fatto ridere o sorridere alle feste, o nelle piazze, o in tv, hanno votato per me”. Da lì comincia un rapporto per niente in discesa con lo staff di Striscia, al quale il nuovo arrivato deve dimostrare continuamente il proprio talento ed il proprio coraggio, scovando storie interessanti, realizzando inchieste sul campo, lavorando molto duro: ci vorranno tre anni per diventare inviato ufficiale dalla Campania. Il “popolo di Striscia” oggi lo riconosce nell’inconfondibile giacca “verde abete” e la pigna all’occhiello, ha imparato ad apprezzarne la bravura durante l’emergenza rifiuti e i servizi dalla Terra dei Fuochi, per le denunce sul sovraffollamento delle strutture sanitarie, sulle condizioni di lavoro degli immigrati. Luca Abete si è spinto fino in Calabria, dove si è occupato di rifiuti interrati, e a Reggio Calabria ha documentato l’emergenza sanitaria legata alla mancata raccolta dei rifiuti.
Il suo rapporto con la Calabria però non è solo di tipo strettamente professionale. “Pino” coltiva infatti la passione per la fotografia e lo scorso anno ha partecipato con una sua mostra (sua e della fotografa torinese Elena Givone) al festival internazionale della fotografia di Corigliano Calabro, organizzato da Gaetano Gianzi.
Raccontata la sua storia, Luca Abete raccoglie seppur brevemente le storie dal pubblico. Storie di studenti o di giovani laureati, alle prese con la crisi del lavoro o difronte al fatidico bivio partire/restare. L’invito è ancora una volta a non fermarsi, a credere nel proprio sogno ed a realizzarlo giorno per giorno, vivendo il presente e non pensando troppo al futuro, facendo esperienze, crescendo, imparando soprattutto ad essere ottimisti.
Prima del consueto selfie finale di gruppo, all’ospite viene consegnata una targa dagli studenti di MeditArt, gruppo di artisti internazionali nato proprio all’Unical.
Per la cronaca: a 41 anni Luca Abete aspetta ancora di discutere la tesi per laurearsi in Architettura. Come dire: per il successo non solo non serve la raccomandazione, ma non serve neanche la laurea.

Daniela Ielasi

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