giovedì 10 giugno 2010

Assemblea generale: scarsa partecipazione, ma gli studenti non si arrendono


Stato di agitazione permanente. Così ha deciso l’assemblea di Ateneo del 9 giugno. Più che permanente si potrebbe dire perenne, visto che negli ultimi tempi c’è sempre qualche motivo per cui gli studenti debbano mantenersi agitati, a causa degli attacchi che da più parti minano la vita delle nostre Università, Unical compresa.
A dire il vero, però, la prima impressione che si aveva durante l’assemblea è che la gran parte degli studenti in realtà non ne abbia affatto consapevolezza. Considerando che si trattava di una assemblea di Ateneo ci si sarebbe aspettata una maggiore adesione, più partecipazione, più voglia di capire e di intervenire.
Quali sono le ragioni di questa apatia? I corsi che stanno per finire? Gli esami che si avvicinano? La poca informazione? Il pensare che tanto ogni azione sarebbe inutile? Forse un po’ di tutto questo. Di certo la mancata presenza non può interpretarsi, salvo pochi casi, come condivisione delle ultime riforme e proposte del Governo in tema di istruzione universitaria. Nelle iniziative delle scorse settimane infatti è emerso un sostegno generale alla “causa”, quello che manca è il passaggio al gradino successivo: partecipare! Nei giorni scorsi un invito a prendere parte all’incontro era partito anche dal gruppo di studenti che avevano occupato il tetto del cubo 0B, attraverso striscioni e volantini. E la stessa conferenza stampa del Rettore Latorre il giorno prima dell'assemblea, con la diffusione alla stampa della lettera allarmata inviata al Ministro Gelmini con cui ribadisce le difficoltà d'avvio del prossimo anno accademico, non ha certo tranquillizzato il clima generale.


L’assemblea è iniziata, come le scorse assemblee di facoltà, con un video e delle slide di presentazione del processo che dal 1999 ad oggi con il DDL Gelmini ha interessato l’Università italiana portando all’attuale situazione. Dopo il momento informativo è il tempo degli interventi. Subito scatta la polemica con le ultime dichiarazioni del Rettore, “convitato di pietra” dell’Assemblea, il quale aveva detto che non sarebbe intervenuto all’assemblea perché non c’era bisogno di un “papà” dell’iniziativa. “Durante le iniziative dello scorso anno (durante il movimento dell’Onda n.d.r.) il rettore era stato avvisato che le cose sarebbero andate a finire in questo modo – dice uno studente – solo ora ne ha preso coscienza e dice anche lui che il prossimo anno accademico è a rischio”.
Molti ricercatori infatti stanno firmando la propria indisponibilità a tenere attività non retribuite nel prossimo anno, cosicché molte attività didattiche sarebbero a rischio, mentre tra le altre notizie che circolano c’è quella che la facoltà di economia sarebbe in serie difficoltà ad accettare nuove immatricolazioni da settembre.
Molti interventi riguardano la questione dell’aumento delle tasse, la diminuzione della copertura delle borse di studio, e l’annosa questione di quella fascia di parassiti che dichiarando falsamente di avere reddito zero, dispongono di borse, alloggi ed altri benefici scalzando chi ne dovrebbe davvero usufruire. La questione in qualche modo spacca l’assemblea. Da una parte per alcuni è come portare la discussione ad un livello più “terra terra” sviandolo del vero obiettivo dell’assemblea: analizzare la situazione attuale dell’Università pubblica alla luce degli ultimi tagli e riflettere sulle iniziative di protesta da organizzare per contrastarle. Dall’altra parte però si pone l’accento su un altro aspetto. Le questioni di tasse e borse di studio cioè, oltre ad essere direttamente influenzate dai tagli, sono anche le questioni che più direttamente vanno a toccare la massa degli studenti, come la discreta partecipazione alla manifestazione contro l’aumento della seconda rata ha evidenziato. Per molti di essi le questioni di decreti, articoli, riforme, ministri e ministre, sono questioni lontane. Da ciò anche la scarsa adesione. Per far prendere coscienza della situazione dunque è anche su queste cose che bisogna puntare.


Interessante al riguardo l’intervento del rappresentante Udu Nisticò, che sottolinea l’importanza dell’attenzione verso i prossimi aumenti delle tasse, e di come l’Ateneo abbia intenzione di modificare le griglie di merito in modo che, pur diminuendo il numero delle borse di studio, con un gioco meramente statistico si possa farne apparire aumentate le percentuali. Occorre dunque legare alle proteste anche le proposte, a medio e lungo termine.
Arriva durante l’assemblea anche l’eco di quanto accade nelle altre Università. Interviene uno studente della Sapienza, le altre università del Sud sono più o meno sulla stessa barca dell’Unical, all’Università di Bari ci sono forti mobilitazioni e occupazioni, nell’Università di Palermo si terrà a breve una grande assemblea.
Si passa così alle proposte, sintetizzando i vari interventi, visto che si deve cercare di uscire dall’assemblea con le idee chiare. Immediata è quella di proclamare lo stato permanente di agitazione. Di conseguenza organizzare dei presidi nei punti nevralgici dell’Università, la cui struttura, come ha fatto notare una studentessa, di per sé non favorisce la socializzazione e il contatto tra studenti.
Riguardo alla questione tasse prima cosa che è parsa necessaria è organizzarsi per fare pressione al prossimo CDA estivo, durante il quale si deciderà l’aumento della prima rata dell’anno prossimo. Tentare occupazioni del CDA sarebbe inutile, mentre è parsa cosa molto più sensata far sentire la voce contraria degli studenti a quest’organo decisionale, perché capisca la situazione e non si limiti ad una gestione prettamente aziendale dell’Ateneo.
Nel caso non si dovesse ottenere un risultato soddisfacente allora si potrà pensare anche ad azioni più forti, come il non pagare la prima rata come gesto di disobbedienza civile. Cosa che in caso di attuazione richiederebbe però un grande lavoro di preparazione e di costruzione di un percorso di lotta.
Tra le proposte infine quella di stilare un documento di solidarietà con i ricercatori, e di creare una rete di mobilitazione con le altre università italiane impegnate nella protesta.
Intanto il tempo incalza. La sessione estiva è alle porte, così come l’estate stessa, e di conseguenza sarà ancora più difficile ottenere una partecipazione attiva degli studenti alle iniziative. È quindi auspicabile che studenti, ricercatori, professori, e rettore, mettendo da parte le solite rivalità facciano fronte comune. Quel che è certo però è che l’Università pubblica merita qualche sforzo in più per essere difesa.
Lorenzo Coscarella

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