sabato 16 dicembre 2017

"Commedia all'italiana", il nuovo film di Max Mazzotta si guarda a teatro

Fare cinema a tutti i costi, fino in fondo, senza alternativa possibile, perché il cinema è come la vita: non puoi farne a meno. E Max Mazzotta lo fa il cinema, anche a costo di portarlo a teatro, senza mezzi, senza produttori, forte di un pugno di attori che esalta e fidelizza, nella duplice veste di regista e attore. Il suo nuovo spettacolo “Commedia all’italiana”, messo in scena al PTU dell’Unical dal 13 al 15 dicembre con la compagnia Libero Teatro, è veramente costruito come un film. Si parte dal montaggio per ritornarvi alla fine della pièce, a chiusura di quel cerchio felliniano, ripetuto come un tormentone, che tutto racchiude. Dentro il cerchio si agitano ciak, monitor, telecamere e riprese proiettate in diretta su schermo, frammenti di film in bianco e nero che accompagnano le scene dal vivo, ritagli di provini, e continue citazioni che omaggiano sì la commedia amara all’italiana, da Totò a Dino Risi, ma anche la stessa storia del cinema rappresentata dal monello di Chaplin.
Max Mazzotta/Tommy Mix è un abile miscelatore di linguaggi, un animale teatrale fatto di corpo e voce, gestualità e maschere irresistibili, padrone perfetto dei tempi cinematografici – “quelli comici, che di quelli tragici ne abbiamo abbastanza” – protagonista della scena solo perché regista, mai perché attore principale. Il ritmo perfetto lo raggiunge sempre in coppia, con il suo attore feticcio Paolo Mauro: Mimì e Carminuzzu di Prove aperte sono affiatatissimi, esilaranti, da applausi a scena aperta quando si stringono in un acrobatico tango. Le figure femminili non sono da meno – sorprendente prova per l’eclettica Alma Pisciotta – generosi seppure più acerbi Antonella Carchidi, Francesco Rizzo, Matteo Lombardo.
La sceneggiatura è costruita su due livelli: c’è la storia di un padre sfigato che rapisce la figlia dal convento e le promette un futuro da sogno grazie al nuovo copione cinematografico che ha scritto, ma viene inseguito dai carabinieri, lo salva una prostituta, viene arrestato, riesce a evadere e (forse) a ritrovare la figlia perduta. E poi c’è la storia di un regista folle, creativo e cinico, che non sa fare altro che girare, girare e girare, spingendo il neorealismo alle estreme conseguenze, perché dai disastri nascono cose meravigliose, come dalla tragedia nasce la comicità. Sono due storie - o forse una sola ? - che ci fanno ridere perché parlano di noi e delle nostre miserie – d'altronde tutti siamo un po’ Fantozzi – ma il teatro e il cinema hanno il merito di renderle universali, dunque più accettabili.
Il finale spetta al pubblico – numeroso quanto divertito – perché dopo aver mixato sapientemente i suoi ingredienti, il regista ha compiuto la sua missione: scrivete il vostro copione, fate il vostro montaggio, ma soprattutto ridete di gusto.

Daniela Ielasi

(foto Pietro Scarcello)

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