sabato 19 dicembre 2015

Doppio sold out per lo stroboscopico Giulio Cesare di Mazzotta



La riscrittura corale del Giulio Cesare di Libero Teatro è il risultato del laboratorio diretto da Max Mazzotta sulla costruzione di uno spettacolo teatrale a partire dal testo di William Shakespeare.  Julius- questo il titolo della pièce vista alla prima del 16 al Ptu, andato in replica il 17 - è frutto di quattro mesi di intenso lavoro, due dedicati al  testo e due alla messa in scena, partecipato da attori, aspiranti tali e appassionati di teatro. 
Il merito di questo spettacolo è certamente quello di aver saputo equilibrare e convogliare esperienze diverse e vissuti eterogenei. Sedici persone in scena si avvicendano senza sosta in un particolare lavorío fisico.  Il colosso del drammaturgo di Stratford viene sviscerato dal regista esaltandone i tratti essenziali in una rilettura che restituisce immagini altre, di potenza visiva e sensoriale.  L’accord iniziale dell’iter laboratoriale sulla scena diventa iniziatico al rito stesso che si raddoppia in evento e necessità del compimento, così come due volte muore Giulio Cesare, prima nella visione onirica di Bruto e poi nelle attese idi di marzo. 
Il Julius di Mazzotta è muto e fino alla fine andrà incontro al suo doveroso destino senza proferire parola, consapevole del percorso necessario per arrivare al mito. A parlare sono  Bruto, Cassio, gli altri congiurati, Marcantonio- lui chiuderà la pièce con ars oratoria- e Porzia che cerca di rompere i silenzi e le assenze del marito nell’alcol. Il disegno scenografico minimale fatto solo di colonne e sedie regalano  alla messa in scena potenza performativa che insieme ai personaggi, in maniera quasi fluida, si trasforma di volta in volta; movimenti sincronici si intrecciano in distinti formazioni umane diventando a loro volta scenografia vivant: le colonne fanno ora da tempio a Giulio Cesare sedotto e annientato dall’oracolo delle sacerdotesse ora da portico che perimetra il senato, mentre quelle che prima erano le voci della tormentata mente di Bruto mutano da esercito, a folla, a coro tragico, nei dinamici cambi scena semi bui mentre la musica tecno pompa a ritmo di strobo. È in questi passaggi, come una pennellata, che si riconosce il tocco di Libero Teatro.
Le piccole sbavature tecniche hanno regalato autenticità alla messa in scena, esaltandone la fatica e il duro lavoro dell’intero percorso che si è guadagnato un doppio sold out e due giorni di applausi tutti meritati ai protagonisti: Dafne Abbruzzino, Rossella Agosto, Marco Aiello, Angela Candreva, Antonella Carchidi, Francesco Carchidi, Diletta Ceravolo, Monica De Luca, Stefania Mangia, Pierfrancesco Minervini, Francesco Molezzi, Ilaria Nocito, Francesca Pecora, Stefania Procopio, Cristina Rizzuti e Francesco Rizzo.

Valeria Bonacci

(fotoguru)

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