mercoledì 22 aprile 2015

"Lettera mai scritta" fra Heidegger e Arendt, messa in scena al PTU

Era solo una ragazzina, Hannah Arendt, quando si invaghì del suo professore Martin Heidegger, di vent’anni più anziano e sposato; proprio lui ricorderà nel 1950 il loro incontro e lo sguardo della Arendt, uno sguardo che solo gli innamorati possono scambiarsi. Per alcuni un colpo di fulmine, per altri una storia travagliata fatta di incontri e scontri, separazioni e ritrovi, pensieri mai dedicati, sentimenti mai dichiarati e lettere mai inviate, mai scritte.
Proprio le lettere sono state protagoniste, giorno 21 Aprile, al piccolo teatro unical (PTU) in occasione dello spettacolo “Fotogrammi della memoria. Una lettera mai spedita” inserito nel programma #ioleggoperchè. In scena, nel ruolo di Martin Heidegger, il professore Bruno Roberti, che ha curato l’intera lettura scenica, e la studentessa Valeria Bonacci, nei panni di Hannah Arendt: i due hanno recitato alcuni passi tratti dal libro di Pio Colonnello “Martin Heidegger e Hannah Arendt. Lettera mai scritta”.

I due grandi filosofi, protagonisti nella Germania del tempo, provarono in tutti i modi ad evitare di cedere alla tentazione di appartenersi, ma inevitabile fu l’inizio della loro relazione clandestina, che venne poi interrotta dal desiderio della giovane di rendere quello che era per lei un grande amore una storia a tutti gli effetti, ma lui non accettò; lei prese coraggio e mise fine alla relazione, si trasferì a Heidelberg e si laureò.
Lo scoppio della guerra costrinse la giovane a fuggire negli Stati Uniti, essendo ebrea, mentre Heidegger, alimentato da un forte desiderio di potere, aderì al partito nazionalsocialista e pagherà cara questa sua decisione, finendo per vivere, dopo la guerra, umiliato e solo. Iniziò così a dedicare versi e lettere ad Hannah: “Chissà cosa stai facendo e pensando”, ma Hannah non poteva accettare che quelle parole provenissero dall’uomo che le aveva insegnato ad amare.
E se le cose fossero andate diversamente? Con molta probabilità la Arendt avrebbe inserito nella sua opera Vita Activa una dedica a Martin e invece si limitò a scrivere su un foglietto a parte: «Questo libro non ha dedica. Come avrei potuto dedicarlo a te, mio intimo amico, a cui sono rimasta fedele e infedele, ma sempre nell’amore; questo foglietto non verrà mai spedito».
Una storia di amore  e odio dunque quella tra la giovane Hannah e il carismatico professore che non vedrà mai realmente la parola fine, in quanto i due amanti non smetteranno di confrontarsi, di discutere e in un certo senso, di amarsi.
“La nostra società soffre di un male fatto di indifferenza, silenzio e rassegnazione; ma noi abbiano nelle nostre mani l’antidoto, l’arma più potente, la cultura”. Con queste parole, Pio Colonnello ha concluso la serata, estendendo a tutti i presenti, tra cui Raffaele Perrelli e molti docenti, l’invito a non abbandonare mai il fantastico mondo della lettura.


Giorgia Rocca

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