domenica 23 marzo 2014

Gratteri agli studenti dell'Unical: "Giovani speranza di cambiamento"



“Dobbiamo morire con gli occhi aperti per non dare soddisfazione alla morte”. Questo uno dei pregevoli moniti del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, ospite speciale che ha dato il via al secondo seminario del laboratorio di “Resistenza antimafia”, diretto dal giornalista Arcangelo Badolati e dal prof. Giancarlo Costabile . Monito, tra l’altro, che non dovrà fuggire di vista alle attività prossime e future di Pedagogia della R-esistenza, affinché continui il suo percorso culturale e sociale di antimafia, avviato dallo stesso G. Costabile, con più vigore e tenacia. Ma sappiamo che il prof. del dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione non ha bisogno di queste esortazioni e che sosterrà i suoi progetti con la passione e la perseveranza che lo contraddistinguono.
Giorno 17 marzo, infatti, si è compiuto l’ennesimo miracolo nell’aula Solano dell’università della Calabria. Una moltitudine di persone di qualsiasi età, ma soprattutto giovani studenti, hanno affollato l’ambiente accademico per vedere e ascoltare il magistrato Gratteri, segno questo di un’autentica comunità di esseri umani che sente l’esigenza di riscatto e di un forte cambiamento civile.
Il procuratore, impegnato in prima linea contro la feroce e spietata organizzazione criminale della ‘Ndrangheta, spinge a guardare con consapevolezza estrema la realtà e allo stesso tempo affascina per la sua grande personalità e per la sua dirompente forza d’animo. Quest’ultime si riflettono sulle sue parole, nude e crude, ma efficaci nel trasmettere il messaggio al pubblico in ascolto. Gli vengono poste domande che arrivano dalla cattedra in cui è seduto accanto ai suoi interlocutori (il prof. Giancarlo Costabile, il rettore dell’Unical Gino Crisci, il giornalista Arcangelo Badolati, il direttore di TG Ten Attilio Sabato e il presidente del circolo giornalistico di Cosenza Gregorio Corigliano), ma non si scompone, anzi, senza mezzi termini denuncia non solo l’impasse giuridico e giudiziario dell’Italia ma anche tutte le collusioni e connivenze esistenti con la ‘Ndrangheta, avanzando riserve durissime su alcuni componenti della Chiesa, i quali, con il loro agire, diventano complici del sistema e del gioco delle famiglie criminali. Da qui l’altro suo imprescindibile monito : “La libertà è la possibilità di dire ciò che si pensa”. E chi era presente sa che queste parole non sono state dette a caso, poiché esse determinano la condizione sufficiente per cui ciascun calabrese onesto possa diventare grande come Nicola Gratteri.
Bisogna impegnarsi con coraggio e dedizione nel nostro piccolo, avendo l’umiltà di chi è pronto a tutto per il bene e la giustizia, addirittura laddove la criminalità organizzata sembra essere forte solo perché riesce a soddisfare i bisogni della gente quando questa non trova risposte concrete nelle istituzioni pubbliche o, magari, perché le azioni della ‘Ndrangheta rappresentano semplicemente ciò che deturpa la coscienza collettiva. Solo in questo modo possiamo farci portatori di verità, coerenza e integrità, distruggendo le opprimenti catene della paura e della vergogna e dando così un senso reale alla vita di tutti i giorni. A questo punto, resta da dire che la speranza di rinnovamento spetta ai giovani e alle generazioni future. Nonostante il procuratore Gratteri abbia messo in guardia i giovani studenti dell’Unical sulle sorti della nostra società e stimolati a seguire veri e sani valori, nondimeno devono rimanere impresse nella memoria e rifulgere nell’orizzonte delle nuove generazioni le parole del giudice Borsellino: se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.
Se da una parte i giovani possano sembrare soggetti deboli e autoreferenziali, dall’altra si può sperare che essi si facciano motore del cambiamento e pensare all’importante funzione educativa che può portare con sé l’emancipazione da una realtà difficile e problematica.
Matteo Aquino

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