giovedì 25 marzo 2010

Ballarò al Teatro Rendano, gli studenti nello studio di Floris


Come reagire ad un mese di non lavoro? Lavorando, ovviamente! Questa è stata la motivazione che ha spinto Giovanni Floris ad avviare il primo “Talk-debate society” in giro per le città italiane. Perché poi scegliere Cosenza? Perché ci si aspettava l’ospitalità dimostrata, per la sua tradizione culturale, e soprattutto perché serve andare laddove i problemi ci sono. Ed il problema di cui si è discusso al Rendano è quello che più di tutti interessa i giovani della nostra terra, un dilemma amletico la cui soluzione però non è sempre lasciata alla libera scelta del soggetto, ma è spesso una necessità, se non quasi una costrizione: restare in Calabria o partire per realizzarsi altrove?
La platea del teatro cittadino era stracolma di studenti del liceo scientifico, ma anche di altre scuole cittadine, per partecipare a questo esperimento di dibattito tra la gente, organizzato in collaborazione con l’associazione dei giornalisti cosentini. Una vera e propria puntata di Ballarò in trasferta, con presenti sul palco due gruppi di studenti, il primo in appoggio delle ragioni del restare in Calabria, il secondo invece sostenitore della necessità di partire e cercare di organizzare altrove il proprio futuro. Per ciascun gruppo, di cui Floris moderava gli interventi, un testimonial d’eccezione. Per il primo Carmelo Massimo Misiti, chirurgo di fama e professore universitario, che ha cercato in prima persona di combattere l’emigrazione sanitaria creando un gruppo di lavoro in ambito chirurgico qui in Calabria. Il secondo gruppo è stato rappresentato da Sergio Aquino, imprenditore e scrittore, che in età matura si è reso conto di limiti per la sua attività qui veramente difficili da superare. In risposta a ciò ha compiuto la scelta di lasciare la regione, scelta che si è dimostrata vincente visto il successo attuale delle sue attività.
Misiti pone l’accento sulle cattive condizioni della sanità regionale, segnata da difficoltà dovute spesso dalle troppe ingerenze politiche. Sanità rappresentata sul territorio da ben 39 ospedali, nonostante i quali si continua ad andare via. Il chirurgo con la sua attività è ora esempio di tentativo di cambiare le cose dall’interno. Per Aquino invece è necessario per un giovane fare esperienza fuori se non altro per rendersi conto che se qui non si riesce non è per propria incapacità, ma per il peso del sistema che non consente di emergere. Andarsene però non significa abbandonare. Anzi, fa capire meglio che serve ritornare per cambiare. All’esposizione delle ragioni segue il dibattito tra gruppi, Floris, e platea, l’interazione tra i quali è la peculiarità del Talk-debate rispetto all’assistere alla normale trasmissione televisiva.

Durante la seconda parte della mattinata si sono toccate invece tematiche nazionali. Come non parlare infatti della sospensione delle trasmissioni televisive che ha dato origine alla stessa iniziativa? Floris non è così drastico nel pensare che ci sia un forte pericolo per la libertà di stampa o per la democrazia nel nostro paese. Ciò non significa che si possa abbassare la guardia, perché “non c’è libertà o diritto che si perda con leggerezza, la libertà si perde poco alla volta”. I convincimenti si cambiano infatti su tempi lunghi, e per piccole questioni. Nel caso recente della sospensione delle trasmissioni si è trattato di una piccola libertà che si è messa a rischio.
Non manca tra il pubblico l’intervento di chi non vede in quanto successo una diminuzione della libertà di stampa, ma solo il tentativo di correggere un “abuso di potere” di una parte. Floris su ciò evidenzia l’attenzione perché il suo programma risulti sempre corretto: “Ballarò è una trasmissione libera e anche responsabile”. Dopo ciò esprime il suo modo di vedere la vicenda: “è giusto che ci sia un editore che sovrintenda, ma non che una legge sospenda un programma. E non ci deve essere un solo editore, perché per esercitare in maniera piena i diritti serve che ci siano più fonti di potere”. E in Italia si è in una situazione dove purtroppo “tutto è proprietà di poche persone”.
Il conduttore di Ballarò non vede serio pericolo per la libertà di stampa dunque, ma vede per il futuro della TV italiana una legge antitrust che sbricioli il potere di Rai e Mediaset, perché anche l’informazione, come la politica, ha bisogno di “contropoteri” da cercare nella pluralità delle fonti di informazione.
Infine, sui problemi della Calabria, per il giornalista la prima via d’uscita è da cercare nella legalità, per mantenere la quale è centrale il ruolo di Scuola, Magistratura, e forze dell’ordine. Altra via d’uscita sono i calabresi. E questa forse è ancor più difficile da intraprendere, perché intervenire sulla mentalità di un popolo non è cosa da poco. D'altronde però, così come anche per la situazione nazionale, i problemi sono talmente forti che la situazione potrà durare così ancora per poco. La scuola e la cultura sono, intanto, il principale settore in cui investire: “non c’è altra classe che possa salvare il paese se non i professori”. E dalla platea del Rendano, che dalle scuole è in gran parte riempita, parte l’applauso.

Lorenzo Coscarella

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