sabato 30 gennaio 2010

Italia-Brasile, non solo calcio


Internazionalizzazione: una parola molto usata negli ultimi periodi nel nostro ateneo. Gli atenei sono infatti più "ricchi" quanto più riescono ad interagire con altri atenei, meglio se di altri Paesi, attraverso lo scambio di studenti e studiosi. E non è solo un fatto culturale visto che le politiche governative tendono ad incentivare questi scambi. Un'esigenza quindi oltre che un'opportunità. In questo contesto si inserisce il convegno internazionale “Italia-Brasile non solo calcio” organizzato nel nostro ateneo.
Attualmente in Brasile vivono circa 25000 persone di origine italiana, di cui molti sono calabresi. Le assonanze con questo Paese sono numerose, le origini latino-cattoliche, l’ospitalità delle persone e la sofferenza sociale. Ciò che lega l’Unical al Brasile sono anche e soprattutto i contatti che l’università ha avuto ed ha con l’Università Mackenzie di Sau Paulo, l’Università cattolica de Sau Paulo e l’Università de Santa Cruz do Sul e gli studi condotti da prof dell’Unical , come P. Fantozzi, sull’evoluzione politica di questo Paese. Erano presenti al convegno per dare testimonianza dell’italianità in Brasile alcune personalità, come il prof. F. Alexander Hecker, Maria Izilda Santos de Matos, Ana lucia Duarte Lanna, invece a rappresentare l’Unical c’erano il prof . Vittorio Cappelli, organizzatore dell’evento, il prof. Infante di Economia, il prof Guerino D’Ignazio, preside di Scienze Politiche.
Ciò che si è tenuto a precisare durante il convegno è che la nostra Università deve guardare al Brasile e viceversa per potenziare la ricerca accademica e sviluppare rapporti culturali tramite lo scambio di studenti attraverso l’Erasmus Mundus, ma anche attraverso lo scambio di professori. In particolare il Preside della facoltà di Scienze Politiche avendo già l’esperienza della laurea doppia in Scienze politiche e Derecho con la Spagna ha proposto di istituire una laurea doppia con le Università Brasiliane.
Ma la giornata del convegno internazionale è servita anche a sottolineare ancora una volta che l’Italia e la Calabria in particolare è stata una terra di emigrazione, i cui emigrati hanno dovuto affrontare numerose difficoltà per inserirsi in una terra straniera ma che sono riusciti anche a trasmettere e trapiantare le loro origini in Brasile. Lo ha dimostrato la relazione del prof. Hecker che ha parlato del patriottismo di Garibaldi e di come fosse fortemente sentito anche in Brasile perché ricordava e ricorda tuttora quei valori del nazionalismo e dell’unità che fanno sentire ancora italiani anche gli emigrati di seconda e terza generazione.
Altre testimonianze di italianità in Brasile arrivano dal settore giornalistico. Il Prof. Sergi ha sottolineato come in Brasile sin dai primi anni in cui arrivarono i primi migranti italiani si era diffusa una stampa nostrana che ha favorito lo sviluppo successivo del giornalismo italiano in Brasile ma anche del giornalismo brasiliano.
Non si può non toccare anche l’aspetto religioso che ci accomuna a tutti i popoli latini e in questo caso al Brasile. Gli emigrati calabresi dovunque son andati hanno mantenuto e portato con sé la loro fede religiosa come segno del loro attaccamento al territorio. Così l’organizzazione di feste e di processioni come la festa popolare di Nossa Senhora Archiropita a San Paolo, richiama ed è la copia delle feste religiose calabresi.
Ma oggi bisogna guardare al Brasile soprattutto per le opportunità che offre come paese emergente e in via di sviluppo. Per questo motivo a livello accademico bisogna intraprendere delle relazioni stabili con le sue Università e investire in risorse non solo culturali. In fondo si tratta solo di seguire l'esempio dei nostri padri emigrati che si sono aperti ad altre culture, aprendo la nostra università allo scambio con altri popoli.

Giovanna Terranova

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