mercoledì 18 luglio 2012

Elezioni del Rettore, Filorosso: "Finalmente un moto d'orgoglio"


Riceviamo e pubblichiamo il commento del Filorosso alla notizia delle elezioni del rettore volute dai presidi e votate dall'ultimo Senato accademico.

Un moto d’orgoglio ha scosso finalmente le colline di Arcavacata. Dopo il terzo mandato ottenuto con una legge ad personam e la proroga di un anno consentita dalla legge Gelmini, difronte alla proroga bis per il Magnifico i presidi e il personale hanno ritrovato l’unità e la dignità di opporsi. Intendiamoci, siamo contenti, prima se ne va questo rettore meglio è. Ma i danni degli ultimi cinque anni saranno difficili da riparare, danni fatti anche grazie alla complicità più o meno esplicita degli stessi attori che oggi si ribellano al sovrano.
Primo danno: il Centro Residenziale. La gestione privata dei nuovi alloggi è solo l’ultimo tratto di un lungo disegno che ha portato allo smantellamento progressivo di un settore altamente competente e specializzato nella gestione diretta del diritto allo studio. Quello che era il fiore all’occhiello dell’Unical si è trasformato in un orpello, la residenzialità ha ceduto il passo al modello “casa dello studente”, dormitori senza identità vuoti di abitanti e cittadini e pieni di pendolari, appartamenti che rischiano di rimanere deserti perché il Campus non è appetibile né desiderabile da vivere per un giovane che oltre a studiare vuole conoscere altre persone, crescere e confrontarsi in un ambiente culturalmente vivace e dinamico. La mobilità dentro e verso l’Unical non è degna di un campus: autobus insufficienti, automobili ovunque e biciclette stipate in un magazzino, non un passo è stato fatto per migliorare la vivibilità.
Politiche socioculturali. Il campus è moribondo e l’amministrazione Latorre non solo non ha fatto nulla per contrastare questa tendenza ma l’ha addirittura accelerata con le sue scelte autoritarie. La demolizione l’estate scorsa del Filorosso, che per 17 anni si è adoperato per la socialità e l’aggregazione studentesca, perseguendo attivamente un modello di “comunità universitaria”, era parte integrante del disegno normalizzatore del Grande Rettore. Aspettiamo ancora di vedere inaugurare il centro di aggregazione giovanile, di cui già un anno fa il rettore annunciava l’imminente apertura: comunque inadeguato per attività che contemplino la partecipazione di oltre venti studenti, il centro resta chiuso per evidenti errori di progettazione che lo rendono impraticabile con le piogge. E mentre i teatri finalmente ultimati dopo ingenti investimenti vengono arbitrariamente affidati ai privati, il Cams non possiede neanche un telone per proiettare un film all’anfiteatro.
Il terrorismo finanziario. L’ultimo mandato del rettore Latorre è stato caratterizzato dal ritornello stonato dei tagli al FFO. Per ogni buona proposta avanzata, per ogni lavoratore sgradito, la canzoncina è stata sempre “non ci sono soldi”, salvo poi perpetrare sprechi di ogni sorta ed elargire consulenze ai dirigenti in pensione.
La coscienza studentesca. Il danno peggiore è stato l’azzeramento della coscienza studentesca, attraverso la repressione dei movimenti più radicali e il foraggiamento di pochi politicanti di mestiere lontanissimi dal rappresentare le istanze degli studenti. Per l’obbedienza prestata costoro oggi godono di favori personali noti a tutti, come l’assunzione a tempo indeterminato dei congiunti più prossimi o addirittura di se stessi.
La democrazia. Auspichiamo che il nuovo rettore metta mano con urgenza alle storture contenute nel nuovo Statuto, prima fra tutte la nomina del CDA, prevedendo piuttosto una sua democratica elezione. Purtroppo non sarà sufficiente questo per tornare al clima di confronto dialettico e costruttivo che caratterizzava l’Unical dalla sua nascita. Il familismo che pervade i cubi è un dato con il quale bisognerà misurarsi a prescindere da chi sarà il nuovo rettore. La decisione del Senato apre uno spiraglio su una realtà carica di astio e sofferenza. La prepotenza, la minaccia e l’insulto che hanno caratterizzato gli ultimi anni dell’era Latorre dovranno essere banditi dai luoghi della formazione e della cultura.
Ognuno dovrà fare la sua parte affinchè l’ateneo più grande della regione torni ad essere riferimento culturale per tutti i calabresi e non solo. Perchè l’Università torni ad essere un bene comune non serve un uomo solo al comando ma la partecipazione attiva di tutti i suoi protagonisti, dagli studenti ai docenti, dai dipendenti alle associazioni. E noi continueremo a fare la nostra parte.
Filorosso 1995

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