Che
la seconda assemblea del corpo elettorale dell’Unical si trasformasse in una
generale dichiarazione di voto per questo o quel candidato a rettore non era
previsto, almeno nelle intenzioni del decano Francesco Aldo Costabile. I
candidati avrebbero dovuto esporre i programmi e la platea porre domande di
chiarimento che consentissero di approfondire alcuni punti. E’ andata
diversamente. Ad assemblea sciolta il candidato Girolamo Giordano, che non ha
ricevuto endorsement da nessuno, gira
con i risultati della partita appena conclusa: 17 per Crisci, 8 per Piro, 5 per
Cersosimo, 3 per Maggiolini.
Sette
ore di assemblea, quaranta interventi (al netto dei candidati, che hanno
parlato due volte), nessuna pausa: le risposte alle poche domande sollevate
sono avvenute ad Aula Magna praticamente semivuota. Sono emersi gli
schieramenti, peraltro già noti, mentre la visione, il sogno, il progetto, che
pure molti agitano, resta ancora una volta sullo sfondo. Forse volutamente. Non
si dibatte sull’università che vedremo nei prossimi sei anni, i programmi sono
appena accennati, ci si sofferma sui pregi e i difetti (anche fisici) dei
candidati, piuttosto che addentrarsi nel ragionamento. E non c’è da
scandalizzarsi che anche i rappresentanti degli studenti dichiarino il proprio
voto, seppure pesi pochissimo: imparano bene dai loro professori.
Che
raccontarvi allora dell’assemblea del 25 giugno? Se le dichiarazioni di voto
fossero direttamente proporzionali alle preferenze del corpo elettorale, il
settimo rettore dell’Unical sarebbe Gino Mirocle Crisci. A suo favore si è
schierata la metà degli intervenuti: tre direttori di dipartimento ed ex
presidi di facoltà (Franco Rubino, Paolo Veltri e Raffaele Perrelli), tanti
umanisti (Giuseppe Roma, Bruno Roberti, Giovanna De Sensi, Ines Crispini,
Giorgio Lo Feudo, Luca Lupo) e biologi (Cesare Indiveri, Giuseppe Passarino,
Assunta Bonanno), alcuni membri del PTA e i rappresentanti degli studenti in
Senato e CdA. La trama la tessono gli umanisti, ago e filo saldamente in mano
al prof Perrelli, che con la consueta abilità oratoria cuce sul suo nudo
candidato il vestito di “uomo di fazione e uomo di istituzione”. Obiettivo sottinteso: vincere
al primo turno. Frase celebre del candidato: “Non abbiamo tempo che uno impari
a fare il rettore”.
Gli
interventi a favore di Patrizia Piro si intervallano regolarmente durante tutta
la mattinata (Laura Corradi, Anna D’Atri, Francesco Calomino, Alfonso Vulcano,
Domenico Gabriele, Monica Lanzillotta, Romolo Perrotta, Fiore Nicoletta). Una
squadra eterogenea, che tiene insieme gli ingegneri che aspirano al polo
sociosanitario e i ribelli che anelano alla rivoluzione. Il sottotesto è: non
abbiamo paura, ce la giochiamo. Mentre gli altri candidati parlano di
centralità degli studenti, la Piro è l’unica a difenderli nel suo intervento:
“le regole vanno rispettate, ma se gli studenti arrivano a prendere la parola
con la forza è perché forse finora non sono stati ascoltati”. Il riferimento è
all’incursione di un gruppo di studenti senza diritto di voto, e quindi di
parola secondo il decano, che avevano preso il microfono interrompendo la
scaletta degli interventi. Per reazione molti dei presenti (candidati compresi,
ad eccezione di Piro e Cersosimo) erano usciti dall’aula.
Il
gruppo Unical2020 apre la partita con la presentazione del suo candidato a cura
di Antonio Costabile, e riprende il discorso con Pierluigi Veltri a metà
mattinata, ma la batteria degli interventi slitta al pomeriggio (Giovanni
Anania, Roberto Bartolino, Riccardo Barberi) davanti a pochi superstiti. La
squadra è compatta, sociologi, economisti e fisici in maggioranza. Sono temuti
perché minacciano di mettere mano alle “incrostazioni”, minando il sistema
feudale che tiene in piedi l’università medievale. Alcuni di loro hanno in
mente l’eccellenza, il modello Harvard, gli spin-off. Puntano chiaramente al
secondo turno. Quando parla Mimmo Cersosimo, in aula c’è silenzio totale:
nessuno vuole perdersi una parola di questo fine narratore. Frase a effetto, una delle tante: “Cambiare
perché la mediocrità uccide”.
Marcello
Maggiolini a fine mattinata incassa tre endorsement
(Vincenza Dolce, Vincenzo Pezzi e Massimo La Deda). Non interviene il direttore
del suo dipartimento ed ex preside Sebastiano Andò. Nelle fredde statistiche
della giornata, non proprio una prova di forza. Maggiolini ringrazia, si
difende, riprende il consueto discorso sui giovani, e agli studenti ricorda
“Sono stato l’unico a proporre il blocco delle tasse”. Si sofferma in
particolare sulla questione del CdA, visto che qualcuno lo accusa di essersi
candidato da consigliere: “Io mi sono autosopeso e comunque non ho distribuito
prebende”. E a chi si lamenta che il CdA è stato nominato dal rettore uscente,
ribatte che “un CdA dialettico non è per forza un problema”.
Girolamo
Giordano denuncia la mancanza di trasparenza dell’amministrazione uscente,
portando degli esempi concreti, con tanto di carte: “Con me non sarà così”,
assicura. Accenna ai punti del programma: valutazione, precari, nuove energie,
anagrafe degli appalti e dei carichi didattici, part-time al posto delle tasse
per gli studenti bisognosi e meritevoli, e cambio ai vertici
dell’amministrazione centrale. “Alcuni sondaggi dicono che non sarò io a
nominare il prorettore”, si autoespelle Giordano a pochi minuti dal fischio
finale.
Fra
i pochi non dichiarati della giornata, c’è Lino Versace. Penultimo intervento
in scaletta, il prof prova a lasciare una porta aperta. “Stamattina ha vinto
Gino Crisci, insidiato solo da Patrizia Piro, nel pomeriggio c’è stata la
rimonta di Mimmo Cersosimo. Ma tanti indecisi come me non hanno scelto ancora
per chi votare”.
Non
sappiamo se gli indecisi sono davvero tanti, certo è che dovranno decidersi in
fretta: si vota il primo luglio.
Daniela
Ielasi
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