Patrizia Piro è una pasionaria. La sua voce non ha bisogno di microfono, si sente oltre i muri e le porte. Le sue parole sono pietre, scagliate contro gli altri candidati che considera "diverse facce di uno stesso cubo", e contro un'accademia accomodante o dormiente, che ha reso "l'università serva e non terza rispetto alla politica". Così si è presentata ieri in una Sala Stampa piena piena, di sostenitori e di curiosi, l'ordinaria di Costruzioni Idrauliche candidata a Rettore dell'Unical. Al suo fianco, il professore Francesco Calomino, suo relatore di tesi da studentessa ed oggi collega dello stesso dipartimento di Ingegneria Civile. Il primo endorsement sarà il suo, seguito da molti altri, fra professori, ricercatori e personale tecnico-amministrativo, provenienti non soltanto dall'area di ingegneria, come si potrebbe pensare. C'è anche un rappresentante degli studenti, unico e solo, a salutare con favore la candidata.
Il programma, che la professoressa presenta come "un cantiere aperto a cui ognuno può offrire il suo contributo", mette "la centralità degli studenti" come primo dei suoi dodici punti, con la "garanzia di un'adeguata preparazione culturale e professionale per tutti, sostegno per chi ha merito e svantaggio sociale (borse di studio e scambi culturali)" - il documento completo è visionabile qui, ndr. Ma il punto che distingue questo programma da quello degli altri candidati è sicuramente il progetto di un "politecnico sociosanitario", che strizza l'occhio apertamente al trasversale gruppo di docenti che dentro e fuori il campus spinge per la nascita di un corso di laurea in Medicina all'Unical (in proposito vi rimandiamo alla nostra intervista). Nessuno dei suoi 'avversari' è così schierato su una questione cocente che divide nettamente l'ateneo tra favorevoli e contrari (e finti indecisi).
"Patrizia Piro ha il merito di aver risvegliato coscienze come la mia, che di mestiere faccio il docente universitario e non il faccendiere come molti miei colleghi" erutta il professore Alfonso Vulcano. Gli fa eco Giancarlo Principato, stesso dipartimento, capelli bianchi, all'Unical dal '73, "uno dei pochi ad aver scelto il tempo definito per svolgere la professione, tanti lo fanno nell'illegalità". Il tenore della discussione è tutto così, fra la denuncia, l'elogio della passione e la chiamata alle armi.
Il ricercatore Romolo Perrotta condivide con la candidata un comune percorso nell'associazionismo cattolico e conosce "il temperamento e la determinazione di Patrizia Piro nel mettersi al servizio degli altri e del bene comune, oltre che la sua autentica abitudine al confronto e al metodo assembleare, che oggi tutti vanno sbandierando". "Diffido di chi ha la proposta sempre pronta - confermerà lei nel suo intervento - io preferisco confrontarmi sempre con gli altri, è stato così nel mio impegno sociale, è così nel mio gruppo di ricerca, è così da quando ho deciso di candidarmi, e sarà così quando sarò rettore: il mio rettorato sarà una taratura continua".
Questa candidatura piace soprattutto alle donne, che intervengono in tante durante il dibattito: Anna D'Atri, docente del dipartimento di Lingue, ci vede la vera novità della campagna elettorale, la ricercatrice Laura Corradi ne apprezza "l'approccio pragmatico tipicamente femminile", Lorella De Buono della Uil ne sottolinea la grinta, Paolamaria Pietramala, docente del dipartimento di matematica e presidente della BATS, ne ricorda l'impegno nell'annoso problema del sottofinanziamento delle biblioteche.
L'unico a non mostrarsi pienamente convinto è Fernando Puzzo, ricercatore e senatore accademico. "Dove sei stata finora? - le chiede provocatoriamente ma sempre con molto garbo - noi ricercatori abbiamo fatto tante battaglie". "Nel mio piccolo ho lavorato - è la risposta - guardando sempre ai giovani che fra mille difficoltà studiano e fanno ricerca". E sui fondi necessari alla chiamata dei ricercatori lancia il cuore oltre l'ostacolo, promettendo la stabilizzazione, per tutti o per nessuno, senza favoritismi o ricatti. "I soldi li trovo, fosse l'ultima cosa che faccio. Io non ho studiato da rettore e non ho connivenze da salvaguardare e a cui rispondere: sono libera e chi è libero può andare a chiedere, perché chiede per gli altri e non per se stesso".
"Se non vinciamo, ma vinceremo - conclude - mi rassegnerò al fatto che siamo un popolo di servi".
Daniela Ielasi
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