Maggio
2010. Gino Mirocle Crisci cura una rassegna stampa dei quotidiani nazionali su
TEN. In tutta Italia i ricercatori sono sul piede di guerra contro il DdL
Gelmini. Il prof commenta la notizia manifestando tutta la propria solidarietà
ai colleghi ed esprimendo il proprio dissenso verso un disegno di legge che penalizza l’università pubblica. L’incontro con i
ricercatori del prof di Petrografia candidato a rettore comincia da queste
immagini, da "tempi non sospetti, in cui non tutti in questo ateneo erano contrari alla Gelmini".
Crisci ricorda la stesura di un documento firmato dalla conferenza dei prèsidi italiani di Scienze, al quale ha personalmente contribuito. Ma l’interesse della platea non è più tanto per la Gelmini, che ormai è legge.
Crisci ricorda la stesura di un documento firmato dalla conferenza dei prèsidi italiani di Scienze, al quale ha personalmente contribuito. Ma l’interesse della platea non è più tanto per la Gelmini, che ormai è legge.
La discussione si concentra quasi tutta sul
famigerato regolamento dei carichi didattici dei ricercatori. Glielo ricorda
per primo Fernando Puzzo, senatore accademico: “Professore, lei l'ha votato quel regolamento”, e il prof non si sottrae. “E’ vero l’ho votato, ma quel
regolamento è stato imposto senza un reale dibattito: per questo ho poi contribuito
a farlo ritirare”.
La
questione è nota: quel regolamento prevedeva la retribuzione della didattica
dei ricercatori a partire dalla 61esima ora. Mentre la legge approvata
successivamente obbliga gli atenei a retribuirli fin dalla prima. Da qui
l’esigenza di ritirare il regolamento e sostituirlo con un altro, magari quello
stilato direttamente dai ricercatori, che stabilisce i carichi di tutti i
docenti, ordinari e associati compresi. Perché se i ricercatori devono fare
minimo 60 ore di didattica, gli ordinari ne devono fare minimo 120. “Durante
l’ultimo Senato accademico, quello del 21 giugno – racconta Puzzo - il rettore
ha dichiarato che 120 docenti della nostra università non fanno le 120 ore”.
“Da
noi a Scienze – specifica Crisci - tutti
i docenti fanno 120 ore, a volte le completano nel dottorato. Io ho letto
attentamente la vostra proposta, l’ho studiata, e ho concluso che il
regolamento che proponete per voi è peggiorativo, poiché non esclude l’attività
integrativa, attività che i direttori dei dipartimenti possono chiedervi.
Attualmente siete in tanti e avete tanto potere, ma quando sarete di meno, io
spero molto presto perché significherà che gli idonei saranno stati chiamati,
potreste trovarvi in difficoltà”.
La
difficoltà esiste già a sentire i ricercatori, perché ogni dipartimento fa un
po’ a modo suo: in particolare vengono citati i dipartimenti di Studi
Umanistici e di Matematica, guidati da due sostenitori del candidato, dove ai
ricercatori ancora oggi si chiedono 60 ore gratuite più 60 retribuite. Mentre a
Scienze Biologiche, dipartimento d’appartenenza del candidato, si parla di 30
ore di didattica per gli assegnisti di ricerca. Una situazione che crea
diseguaglianze e ostilità fra categorie e all’interno della stessa categoria
dei ricercatori, sulla quale il prossimo rettore dovrà mettere senz’altro le
mani. E il prof. Crisci promette di farlo.
Die
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