mercoledì 28 novembre 2007

Trasporti, invito alla mobilitazione

Riceviamo e pubblichiamo il documento stilato da alcune associazioni studentesche per promuovere una giornata di mobilitazione sul problema dei trasporti, che si terrà giovedì 29 novembre 2007 a partire dalle ore 10:00 alle pensiline e proseguirà con una pubblica assemblea alle ore 12:00 in un'aula di sociologia (inizio ponte).

"Mobilitiamoci"

La situazione del trasporto pubblico fra Cosenza e l’Università è divenuta insostenibile: mezzi affollati negli orari di punta, mancanza di organizzazione e di informazione, scarsità di autobus, corse poco frequenti, autisti che non effettuano le fermate previste, corse saltate arbitrariamente, assenza di corse notturne. Considerato che il servizio non è gratuito e che gli studenti lo pagano ogni giorno attraverso ticket e abbonamenti (anche abbastanza onerosi rispetto al servizio offerto): rivendichiamo il diritto a viaggiare meglio, ridimensionando le tariffe per tutti e rendendo gratuito il servizio almeno per i borsisti (estendendo anche alle corse diurne il servizio già fornito dal Centro Residenziale attualmente limitato a quelle notturne).

A nostro avviso c’è bisogno di un’inversione di rotta, non possiamo più tollerare questi disservizi che incentivano l’utilizzo delle auto e quindi la paralisi del traffico all’interno del campus.
Infatti se il numero degli studenti in questi ultimi anni è cresciuto esponenzialmente, altrettanto non è successo per i trasporti.

Dobbiamo rimettere in discussione le seguenti questioni:

• L’attuale modalità organizzativa causa evidenti sovrapposizioni delle corse, e ci vede costretti ad aspettare un’ora prima della corsa successiva. Riteniamo che la cadenza oraria sia davvero inadeguata. Chiediamo una riorganizzazione delle corse, affinché abbiano una cadenza non superiore ai 30 minuti, SEMPRE, non solo durante l’orario dei pasti. Perché non estendere (ecco una bella proposta!) il percorso della “circolare” fino all’Università?

• È inoltre inesistente la mobilità tra università e città, e viceversa, negli orari notturni. Perdendo l’ultima corsa ( che si “aggira”, forse!, tra le ore 23:00/23:50) diventa impossibile per uno studente non automunito tornare agli alloggi all’interno del campus qualora si trovasse fra le vie di Rende o Cosenza, oppure tornare al proprio alloggio in città qualora avesse deciso di partecipare alle attività organizzate all’interno dell’università.

• Il servizio di trasporto interno, attraverso i bus navetta, è pressoché al collasso.
Per questo chiediamo il potenziamento del servizio e una riorganizzazione dei percorsi dei bus per permettere la fruizione del servizio anche da parte di chi abita in prossimità del campus (Arcaverde, Arcavacata, zona Monachelle, Rocchi e Dattoli). Inoltre si potrebbero promuovere modelli alternativi di mobilità, quali ad esempio l’utilizzo di biciclette: a proposito, che fine hanno fatto quelle già acquistate l’anno scorso e mai utilizzate?

• Da tempo immemore si discute della leggendaria metropolitana leggera: più amministrazioni nel corso degli anni hanno dichiarato in campagna elettorale di volerla realizzare, ma nessuna ancora è riuscita a dar l’avvio ai lavori. Chiediamo che le amministrazioni interessate agiscano in fretta senza perdersi in inutili diatribe che altro effetto non hanno se non quello di fossilizzare un progetto che consentirebbe all’università di riacquistare il carattere di campus immerso nel verde.


Chiediamo a gran voce un incontro con i rappresentanti delle istituzioni preposte (Consorzio autolinee, UniCal, comuni di Rende e Cosenza, Provincia CS, Regione Calabria) che, a vario titolo, sono responsabili di questa annosa e indecente situazione.

Coordinamento Sinistra Universitaria

lunedì 26 novembre 2007

I racconti dell'Unical - 1° puntata

Con questi temporali di settembre l’università della Calabria sembra un barcone alla deriva senza ciurma. Solo Capitan rettore si aggirava solingo tra le mura color arancia, arzigogolando strategie per una candidatura alle prossime elezioni. Alle ultime regionali gli era andata piuttosto male, aveva lesinato a sinistra e a manca, ma nessuno aveva avuto per lui il dovuto riguardo, quello che un rettore meriterebbe. Eh sì, la linea di continuità dalla poltrona rettorale a quella regionale si era spezzata per motivi di vario tipo, primo fra tutti l’incapacità del poveretto a formulare un pensierino, che si dica un pensierino, ai limiti della decenza, da spacciare in pubblico. Nei dibattiti in piazza finiva sempre per fare la figura di chi ha messo il silenziatore al cervello, con il pubblico assopito dopo le prime tre frasi.
Insomma, una pena, anche se c’era sempre un gruppetto di professori universitari lecchini che, alla fine delle strazianti performance, si presentava a stringergli a turno la mano. Qualcuno con fare cameratesco si spingeva fino a dargli pacche sulla spalla mentendo sull’illuminante discorso, e pensando che in fondo era pur sempre il rettore, e che quella sua promozione ad ordinario, in fondo, dipendeva più che dal concorso dalla compiacenza. In terre calabre, negli anni settanta, l’università era stata vista come occasione di riscatto per risollevare le sorti di quella regione sottosviluppata, ma sorvoliamo perché eravamo partiti dai temporali di settembre e come sempre se non si segue un filo non si sa dove si và a finire.
Gli studenti all’Unical, nei primi giorni di settembre, sciamano dalle pensiline, dai parcheggi sempre affollati, per poi perdersi in cerca di aule e uffici. Settembre è il mese dei test d’ingresso, se superi il test entri altrimenti ti freghi. In giro ci sono anche studenti con la faccia da esame, in cerca di esami da arraffare, e poi ci sono anche i prof. in maniche di camicia, con le braccia corte pelose e l’aria annoiata che agli esami dicono: “avanti il prossimo”, mentre pensano al prossimo consiglio di facoltà, quello in cui bisogna bloccare il tentativo di golpe capeggiato dal solito prof. Pincopallo.
L’impressione è che passino buona parte del tempo a brigare tra relazioni, marchingegni, avanzamenti di carriera. In queste cose non bisogna peccare di dabbenaggine, basta girare lo sguardo e dal piatto spariscono le posate e la carne: nomine, incarichi, soldi, potere. Non a caso le cariche sono così ambite, altro che faide! Evviva, e “avanti il prossimo”.
Alla sera certi professori ripartono per raggiungere le mogli e i figli che hanno lasciato al mare, altri si fiondano sui treni per sfuggire ad un’altra notte da passare ad Arcavacata, Rende, Cosenza. Ai convogli, quelli dell’università, si riconoscono: uomini e donne di mezza età, e su di lì, salgono le scalette del treno con il loro quotidiano, la faccia stanca, ma con la contentezza di chi è riuscito ad imbarcarsi sull’ultimo traghetto in partenza dalle campagne calabre di Castiglione Cosentino; donnine con i loro completini coordinati e l’immancabile valigetta a cui si aggiunge il trolley falcia falangi. Ahhhh, quanta bella vita passa sulla stazione di Castiglione dove al bar, infondo, un prof. viene ancora trattato con riguardo, cosa che invece sul treno non avviene. I cessi sono sempre sporchi e il bar lascia molto a desiderare.
Per i pendolari contrattisti le cose si complicano, guadagnano sui mille euro per un corso di cinque crediti, e con i soldi che guadagnano, anche se ti capita la giornata buona, con il fornetto che riscalda i panini, rischi di lasciare sulla Freccia del Sud buona parte dei soldi che riceverai in comode rate in sei, dodici o ventiquattro mesi. Sul treno non mancano discussioni dotte e soprattutto vivaci, tanto da addormentare un insonne: “Certo l’università è in rovina, dice il professore,- chiamiamolo De Matti per capirci, ma che volete, continua con tono trombonesco, infilando qua e là un po’ di termini in latino, dando parvenza di cultura alta- vado a Napoli per il concorso di Piccillis, vi ricordate il figlio di Giorgio Piccillis lo studioso di Kantzzz (pronuncia aspirata alla cosentina)?. Bravo ragazzo, ma io la carriera universitaria non la consiglierei più a nessuno visto come stanno andando le cose dopo l’ultima riforma. Ehhh, che volete fare, alle mie figlie lo avevo detto, ma loro niente, testarde come il padre. Eh, che volte fare…ognuno al mondo s’inventa come campare”.
Intanto in una delle case di Arcavacata un’aspirante studentessa aspetta l’indomani per superare il test di valutazione dei crediti formativi. Ha pagato 200 euro per una stanzetta, lei viveva a Bocchigliero e questa è la prima volta che si allontana da casa. “Non ci capisco niente, dice, fra sé e sé, mi sembra di stare in banca, non ho nemmeno iniziato e già mi trovo a fare i conti con questi crediti, ma che sono mai stì crediti da 5, da 6, 7. In segreteria c’era una fila come al concerto di Vasco Rossi e come fai a chiedere e a farti spiegare?. Questo posto mi sembra peggio di come me lo potessi aspettare, un gran casino, ma per fortuna quel tipo con i capelli neri e gli occhi belli oggi mi ha dato una mano. Lui studia qua già da due anni è spierto del sistema, dice fai più esami che puoi e scappa, che tristezza! E quindi?, e quindi la barca và, l’Unical come una larva gigante si riempie giorno dopo giorno di studenti e di sera si svuota come una giostra che spegne le luci, verso le otto di sera il ponte diventa una zona di transito per pochi passanti veloci. Sembra un supermarket dei saperi a credito, se accumuli molti crediti sulla tua carta di fedeltà all’azienda, il libretto, alla fine ti danno una pergamena che attesta e riconosce la tua laurea che vale meno di quei regali insulsi della raccolta punti. Che tristezza! Mia madre continua a chiamarmi per assillarmi con le sue preoccupazioni: fai attenzione, non uscire, chi hai conosciuto? i professori come sono? Per lei è un vanto avere la figlia all’università, ed io le lascio credere che tutto va bene, anche se non è così”.

Intanto c’è in corso un consiglio di Dipartimento in cui è già stato tutto deciso dai soliti pochi, intorno al tavolo c’è un po’ di gente che finge di essere interessata, anche se di fatto sa che deve solo dire: “approvato”. La storia continua, non mancate le prossime puntate…..

Zip zop

Settanta volte Calabria, lo spettacolo di Mana Chuma Teatro

Gli anni ’70 e la Calabria. Un binomio inesistente. Eppure, in quegli anni, lo stesso fermento che si respirava nella penisola era uguale, se non di minore intensità, a quello vissuto nella nostra regione.
“ ‘70voltesud”, lo spettacolo del gruppo teatrale “Mana Chuma” (in grecanico “madre terra”) Massimo Barilla e Salvatore Arena, rappresentato venerdì mattina al Teatro piccolo dell’Unical, in replica mercoledì al Teatro Masciari di Catanzaro, racconta proprio di quella rivolta reggina del 14 luglio 1970, «la più importante rivolta europea dopo i moti del 1848» precisa il regista Barilla, e di quel deragliamento del treno dovuto a una bomba, il 22 luglio dello stesso anno, che l’Italia ha saputo, abilmente, occultare. Sul palco un unico interprete e tanti personaggi. Arena ha dato vita, in un monologo di circa un’ora e mezza, sostenuto con sapiente maestria, a molti protagonisti dell’epoca, restituendocene la quotidianità e l’umanità.
La scarna scenografia, composta da una sedia, una scaletta e un pannello su cui scorrevano immagini rappresentanti la nostra terra e altre di repertorio, hanno aiutato a incentrare l’attenzione sull’attore. Non c’era neanche bisogno di chiudere gli occhi. Il profumo di bergamotto aleggiava nell’aria insieme all’odore acre del vagone del treno in cui s’incontrano sei persone. Si vedevano le barricate insieme ai nuvolosi densi causati dagli incendi. Tutto sapeva di quel 14 e 22 luglio. Tutto contribuiva a rendere l’intento del progetto ( “A Sud della Memoria di cui “ ‘70voltesud” costituisce la parte finale della trilogia insieme a “Il mondo offeso” e “Di terra e di sangue”) di recuperare la memoria storica calabrese, ricordando le rivolte e le contestazioni, per cominciare a levarsi quel nero che ha sporcato, annerito, per troppo tempo le nostre mani. La nostra vista.
Marta Monteleone

mercoledì 31 ottobre 2007

Cus Cosenza Vol.2: rosa un po’ sbiadito


Seconda puntata della stagione sportiva 2007/2008 del Cus Cosenza. Questa volta – dopo il 1° numero cartaceo di FaC e il supplemento qui pubblicato coi risultati – daremo prevalentemente spazio allo sport in rosa. Pallamano, volley e calcio qui all’UniCal sono soprattutto questo, per quanto possa sembrare strano.

O almeno, fino lo scorso anno è stato così, visto che in questa stagione, una di queste discipline, la pallamano, non fa più parte delle offerte che il Cus propone agli studenti e all’area cittadina cosentina. La squadra si è trasferita in blocco in una società privata di Cosenza. Perché? E’ presto detto! Su queste “colonne” abbiamo già riportato dei problemi che la squadra riscontrava negli allenamenti (v. turni della palestra del Cus), nelle partite in casa (v. misure non regolamentari per la pallamano della palestra del Cus) o negli spostamenti per le partite in trasferta (v. la fatiscenza dei furgoncini in dotazione al Cus). Come se non bastasse le ragazze si pagavano da sole l’iscrizione al campionato e il fitto delle strutture per gli allenamenti. Possiamo dire con certezza che il “trasloco” è stato indolore, soprattutto per le ragazze che ora hanno tutto pagato da uno sponsor; al Cus si è creato invece un buco nell’offerta, più grande che nel passato (già la squadra maschile non esisteva).

Sulle pallavolitste si è già detto del ridimensionamento della squadra, che quest’anno disputerà il campionato di seconda divisione (che non è ancora iniziato). Le iscrizioni sono ancora aperte, sia per entrare in squadra che per partecipare alle attività del volley amatoriale. Questa esperienza è aperta a tutti gli studenti – naturalmente anche i ragazzi – che hanno intenzione di giocare, anche solo per piacere, questa disciplina. Le attività si svolgono nella settimana con partitelle tra squadra miste maschi/femmine nella palestra del Cus.

La squadra di calcio femminile rappresenta da noi una bella realtà. Unica squadra a rappresentare un ateneo italiano nel calcio professionistico, il Cus Cosenza – di cui fanno parte un buon numero di universitarie – partecipa al campionato nazionale di serie B (corrispondente alla C1 maschile). Il campionato è iniziato da cinque giornate e la squadra si trova in una posizione un pò difficile di classifica, con un record negativo di due vittorie e tre sconfitte. Ma il campionato è ancora lungo. La prossima partita in casa delle ragazze si terrà l’11 novembre allo stadio comunale di Rende Lorenzon (gentilmente dato in concessione per le partite casalinghe dall’amministrazione comunale).

Infine, ricordiamo, ancora una volta, che per qualsiasi informazione il Cus è aperto dal lunedì al giovedì dalle 17 alle 19, ed è online su www.cuscosenza.it .


Leonardo Torchia

giovedì 25 ottobre 2007

ArtMeridianeLab, due laboratori

Avranno inzio lunedì 29 ottobre due dei laboratori previsti nell'ambito di Arti Meridiane Lab, progetto finanziato dalla Regione Calabria – Assesorato alla Cultura e coordinato fra le tre università della Calabria – Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS); Università Magna Graecia di Catanzaro; Università Mediterranea di Reggio Calabria. L'iniziativa si avvale del patrocinio del Comune di Rende, del Comune di Catanzaro e del Comune di Cosenza.
Dal 29 al 31 ottobre presso il C.A.M.S. (Centro Arti, Musica e Spettacolo) dell'Università della Calabria, area Polifunzionale - Campus di Arcavacata, Rende (Cs) avrà luogo il laboratorio di cinema live e drammaturgia Teatri Uniti - cinema live: migrazioni di lingue e spazi, diretto da Francesco Saponaro ed Enrico Ianniello.
Punto di partenza sarà Chiove, spettacolo teatrale che è anche un mediometraggio diretto da Francesco Saponaro con la fotografia di Mario Amura, su sceneggiatura di Pau Mirò ed Enrico Ianniello, allestito, filmato e trasmesso via satellite in tempo reale da un appartamento/set dei Quartieri Spagnoli il 10 ottobre scorso. L’intero percorso, dalla drammaturgia alla stesura della sceneggiatura, dalla messa in scena teatrale alla realizzazione di un film su supporto digitale, successiva alla messa in onda, è oggetto del workshop durante il quale gli iscritti sono coinvolti nell’analisi e nell’approfondimento di temi quali il testo teatrale, il lavoro con gli attori sul testo e sulla lingua, la trasposizione dal catalano al napoletano, il rapporto creativo tra lingue regionali e la lingua nazionale, espressività, comicità, tragicità, profondità e sviluppi della lingua regionale in scena, la sceneggiatura. L'attività sarà strettamente correlata alla rassegna video Il cinema del Teatro, a cura di Angelo Curti, che, negli stessi giorni (ore 19.30 il 29 e 30 ottobre, ore 18.00 il 31 ottobre presso la Sala Consiliare di Rende – CS- sita in piazza Matteotti), proporrà film e documentari prodotti da Teatri Uniti
Francesco Saponaro, regista e autore di teatro, video maker e produttore, è stato fondatore e co-direttore artistico della compagnia Rossotiziano. Nel 2006 ha vinto il ‘Premio Girulà’ per la miglior regia con L’Orso e Una domanda di Matrimonio di A. Cechov. Collabora in qualità di regista con Teatri Uniti, Le Nuvole, Nuovo Teatro Nuovo, Vesuvioteatro, Mercadante-Teatro Stabile di Napoli. E’ stato regista assistente di Toni Servillo.
Enrico Ianniello, attore, autore, traduttore, operatore teatrale. Inizia lo studio della recitazione presso la Bottega Teatrale Vittorio Gassman di Firenze. Negli spettacoli Adelchi e Il Paradiso tratto dalla Divina Commedia (con Sandro Lombardi) è diretto da Federico Tiezzi, lavora poi con Leo de Berardinis e Toni Servillo. Insieme ad Andrea Renzi e Tony Laudadio, fonda un piccolo gruppo di ricerca sulla drammaturgia contemporanea all’interno alla compagnia Teatri Uniti. Nel cinema, lavora ne La Passione di Giosuè l’Ebreo di Pasquale Scimeca, E io ti seguo di Maurizio Fiume, Lascia perdere, Johnny di Fabrizio Bentivoglio.

Le forme del narrare nelle tradizioni popolari mediterranee è, invece, il titolo del laboratorio di teatro diretto da Vincenzo Pirrotta (Esperidio) che avrà luogo dal 29 ottbre al 5 novembre 2007 presso il C.I.F.A. (Centro Internazionale Formazione delle Arti) sito in Largo vergini a Cosenza.
Il laboratorio affronta il tema della multiculturalità, della plurietnicità, della diversità lavorando sulle tecniche teatrali e sulle tradizioni popolari del meridione applicate al teatro di sperimentazione. L’attività è incentrata sui modi narrativi di tradizioni lontane nel tempo e dimenticati, perché appartenenti alla cultura orale e non a quella scritta e vicini nello spazio, in quanto diffusi nell’area del Mediterraneo. Modalità di espressione della parola, ritmi, gestualità forniscono il territorio principe di esplorazione del laboratorio. Si vuole indagare le possibili aperture nei confronti del diverso: attraverso l’assimilazione di contenuti inusuali, attraverso il ripensamento delle forme espressive connaturate al teatro occidentale, e italiano in particolare. Conclude il percorso una performance che dà conto del lavoro svolto.
Vincenzo Pirrotta è stato allievo del maestro Mimmo Cuticchio, si è diplomato alla scuola di teatro dell’I.N.D.A. (Istituto Nazionale del Dramma Antico). Ha lavorato dal 1990 al 1996 al ciclo di spettacoli classici che si svolgono al teatro Greco di Siracusa con registi del calibro di Giancarlo Sbragia, Mimmo Cuticchio e Salvo Licata, Roberto Guicciardini, Sandro Sequi, Giancarlo Sepe, Egisto Marcucci, Mario Moretti, Pasquale De Cristofaro, Gabriele Lavia, Mario Martone, Roberto De Simone. Dal 1996 conduce una ricerca sulle tradizioni popolari innestando arcaiche pratiche al teatro di sperimentazione.
La forma laboratorio risulta essere privilegiata nell'ambito di Arti Meridiane Lab, che si caratterizza come occasione ideale non solo di fruizione del momento-spettacolo ma anche di sperimentazione dei processi artistici. I workshop, tutti condotti da maestri d’arte di fama internazionale (sperimentatori di mezzi espressivi antichi come il teatro, la musica, la danza, recentissimi come i media live), sono rivolti a giovani, sia studenti che praticanti la regia, la recitazione, la danza e la coreografia, la composizione e l’esecuzione musicale e strumentale.


Questi i titoli degli altri laboratori che si susseguiranno nel mese di novembre:
13 - 15 novembre 2007 Museo del Presente, Rende (Cs)
Cinico Jam-session
Laboratorio di cinema e video diretto da Franco Maresco e Pippo Bisso

21 - 24 novembre
L’essere scenico
Laboratorio di teatro/danza diretto da Michele Abbondanza, Compagnia Abbondanza/Bertoni

27 – 29 novembre 2007 Teatro piccolo, Campus di Arcavacata (Cs)
Orchésographie: danze del Rinascimento francese
laboratorio di musica e danza
diretto da Véronique Elouard, compagnia Tallon Point.

Per informazioni e iscrizioni:
Arti Meridiane Lab, cubo 17 b Unical, piano V
tel.0984 496875 artimeridianelab@libero.it

mercoledì 24 ottobre 2007

Organi collegiali, tutti gli eletti


Concluse all’UniCal le operazioni di voto per eleggere i rappresentanti dei docenti, ricercatori, personale tecnico amministrativo negli Organi Collegiali dell’Ateneo.
Per il personale tecnico amministrativo ne hanno votato 637 su 789 aventi diritto al voto (80%); dei professori di prima fascia ne hanno votato 122 su 223 aventi diritto al voto (54,7%); dei professori di seconda fascia ne hanno votato 107 su 223 aventi diritto al voto (48%); dei ricercatori ne hanno votato 165 su 361 aventi diritto al voto (45,7%).

Per quanto riguarda le operazioni di scrutinio relative al personale tecnico amministrativo sono stati eletti, per il Senato Accademico, Ippolito Stocco con 205 preferenze; Salvatore Ricchio con 191 voti di preferenze, mentre non è stata eletta Teresa Gaudio (senatrice uscente) che ha ottenuto 150 voti di preferenza. Le schede bianche sono state 39; mentre le nulle 48.
Per il Consiglio di Amministrazione sono stati eletti, Lorella De Buono con 203 preferenze e Francesco Lavorato con 196 voti, mentre non è stato eletto Domenico Talarico che ha ottenuto 173 voti.
Per il Consiglio di Amministrazione del Centro Residenziale è stato eletto Ettore Morrone che ha ottenuto 387 voti; non è stata eletta invece Maria Luisa Celani che ha ottenuto 139 voti.
Per il Comitato di Garanzia del Centro Residenziale è stato eletto Renato Salmena con 393 voti, mentre il secondo candidato non eletto, Francesco Bernaudo ha ottenuto 121 preferenze.
Per il Collegio dei Probiviri sono stati eletti entrambi i candidati, Franco Michele Greco con 229 voti e Domenico Rocco con 221 voti.

Lo scrutinio delle schede relative al personale docente e ricercatori ha dato il seguente esito di eleggibilità, per il Consiglio di Amministrazione: Gaetano Florio con 55 voti e Giovanna De Benedictis con 45 voti (professori di prima fascia), Vincenzo Pezzi con 64 voti e Paolo Pugliese con 32 voti (professori di seconda fascia), Rosina Morrone con 85 voti e Pasquale Legato con 54 voti (ricercatori).
Per il Consiglio di Amministrazione del Centro Residenziale sono stati eletti: Carmine Fallico con 77 voti (professore di seconda fascia) e Alfonso Nastro con 61 voti (professore di prima fascia); Roberto Pizzolotto (ricercatore) con 138 voti. Non è stato invece eletto Aldo Pugliese (professore di prima fascia) che ha ottenuto 54 voti. Per il Collegio dei Probiviri è stato eletto il prof. Alfonso Nastro con 203 voti di preferenza. (Fonte Ufficio Stampa Unical)

Confermato Guarasci alla guida del CoCoP

Roberto Guarasci è stato rieletto presidente del Comitato di Coordinamento e Programmazione (Co.Co.P.) dell’Università della Calabria, che rimarrà in carica per il quadriennio accademico 2007/2011.
Il Co.Co.P., composto dai 24 direttori di dipartimento, è stato convocato dal decano, prof. Francesco Manichini, con all’ordine del giorno: elezione del presidente ed elezione dei rappresentanti dei direttori di dipartimento, afferenti alle aree disciplinari, in seno al Senato Accademico dell’Università della Calabria.
Nella votazione il prof. Roberto Guarasci, presidente uscente, ha prevalso con tredici voti di preferenza sul prof. Sergio Greco, direttore del dipartimento di Elettronica Informatica e Sistemistica (DEIS), che ne ha ottenuti dieci.
Per quanto riguarda i rappresentanti dei direttori chiamati a fare parte del Senato Accademico, dalla votazione sono risultati eletti: prof. Giuseppe Frega per l’area ingegneria civile e ingegneria industriale; prof. Anna Maria Canino per l’area scienze matematiche e scienze fisiche; prof. Marcello Maggiolini per l’area scienze chimiche, scienze della terra, scienze biologiche, scienze mediche; prof. Filippo Bulgarella per l’area scienze dell’antichità filologico, letterario, storico artistiche, scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche; prof. Piero Fantozzi per l’area scienze giuridiche, scienze economiche e statistiche, scienze politiche e sociali.
Il Comitato di Coordinamento e Programmazione è un organo istruttorio permanente con competenze, funzioni e composizione previste dallo Statuto dell’Università della Calabria: elabora il piano di sviluppo poliennale da sottoporre al Senato Accademico, identificando i settori da incentivare; cura la redazione e la diffusione del rapporto annuale sull’attività scientifica dell’Università; propone al Senato Accademico e al Consiglio di Amministrazione l’attivazione e la disattivazione di strutture dell’Università; propone al Senato Accademico e al Consiglio di Amministrazione l’adesione e il recesso dell’Università della Calabria da Centri Interuniversitari e Consorzi; esprime pareri sui casi controversi di afferenza di docenti e ricercatori ai dipartimenti; individua le aree culturali cui afferiscono i direttori di dipartimento che fanno parte del Senato Accademico secondo criteri che assicurino l’equilibrata rappresentanza delle diverse aree scientifico-disciplinari presenti nell’Ateneo. (fonte Ufficio Stampa Unical)

lunedì 15 ottobre 2007

Il Rugby parte bene e continua... a Cosenza




Seconda vittoria consecutiva per l'Università Rugby Cosenza. La squadra - ricordiamo, nata dalla fusione tra il Rugby Cosenza e l'URU Cosenza (ex CUS) - ha affrontato fuori casa i campani del Partenope Rugby battendoli per 41 a 0, in una partita valevole per la seconda gioranata del girone Campania-Calabria del Campionato di Rugby di Serie C. Grande prestazione che ha permesso ai ragazzi che portano in giro il nome della nostra università, di raggiungere le altre tre squadre a punteggio pieno dopo queste due giornate: Rugby Clan S.Maria C.V., Rugby Afragola e A.S. Wasps Stabia Rugby. Proprio contro la squadra di Stabia domenica si diputerà la prima partita da non perdere della stagione (per la formazione e per i tifosi che volessero vedere all'opera la nostra squadra di Rugby). Nel primo numero cartaceo di FaC di quest'a.a. (uscito lunedì 15/10) avevamo scritto che la partita si sarebbe giocata al campo del CUS. C'è stato una modifica nel calendario: la partita si giocherà sempre domenica 21 ottobre alle 15.30, ma al campo Macrì vicino lo stadio S.Vito di Cosenza.

Ricordiamo che, per chiedere informarzioni o per iscriversi al CUS dell'UniCal e a uno dei suoi tanti sport, la segreteria è aperta dal lunedì al giovedì dalle 17 alle 19.
Il numero di telefono è: 0984 - 401443/404343
Ricordiamo che il CUS è anche su internet su http://www.cuscosenza.it/


15/10/2007 - Leonardo Torchia

lunedì 24 settembre 2007

Un master con licenza d'uccidere...

Ha preso recentemente avvio all'Unical il master in Intelligence. Per l'inaugurazione era stata annunciata la presenza del "picconatore" ex-Presidente Francesco Cossiga, presidente onorario del master, ma nonostante le gigantografie che lo immortalavano sui muri della città, “colui che sapeva del crollo della prima repubblica” non si è fatto vivo: sarà mica stata una trovata geniale per iniziare sin da subito a trasmettere nozioni di base ai corsisti del master?! nel dubbio cerchiamo di capire se davvero dobbiamo esser fieri che proprio la nostra università sia la prima, tra le pubbliche, a proporsi di formare 007 con relativa "licenza d'uccidere".
Sei i moduli nei quali si struttura il master diretto dal docente Unical Mario Caligiuri e frequentato per la maggiorparte da membri delle forze dell’ordine, poliziotti e carabinieri. Fra gli insegnanti spiccano nomi illustri, come quello del generale Fabio Mini, incaricato di seguire le esercitazioni della 4a Divisione meccanizzata USA, e tra i vari incarichi ha ricoperto anche quello di addetto militare in Cina, di direttore dell´Istituto superiore di Stato maggiore Interforze, di capo di Stato maggiore del comando Nato delle forze alleate Sud Europa. Ha anche comandato per un anno l´operazione di peace-keeping NATO in Kosovo, e poi ancora il prefetto Mario Fasano, Alessandro Politi, Consigliere di quattro ministri della Difesa (Italia e Grecia), analista strategico e di Open Source Intelligence, infine Marco Valentini, consulente.
Certamente non siamo cultori della materia, ma viene facile associare l'intelligence alla non sempre felice storia dei servizi segreti in Italia e anche in altre civilissime nazioni, prima fra tutte gli Stati Uniti d'America. Ricordiamo giusto a titolo di esempio che in molte delicate fasi della nostra Repubblica il ruolo avuto dai servizi segreti non è stato proprio quello di favorire l'affermazione della democrazia, anzi il contrario. Per rimanere alla storia più recente, ricordiamoci "solo" della "inventata" causa scatenante la guerra in Iraq o del rapimento del Mullah Abu Omar.
Va da sé che per comuni cittadini non si ha praticamente mai la possibilità di controllare l'operato di alcuni settori delle gerarchie militari e civili, che potenzialmente ed effettivamente operano in zone d'ombra al limite tra legale ed illegale, ci viene in mente l'antichissima e certamente non superata citazione di Platone "qui custodiet custodes?", chi controlla i controllori? ci chiediamo solo se oggi come oggi sia opportuno proseguire sulla strada della repressione preventiva o della prevenzione a fini repressivi o se, invece, non possa esser meglio cercare di facilitare seriamente nel sistema-mondo il dialogo, ovviamente un dialogo che non parta dalla considerazione che Noi siamo nel giusto e che quindi dobbiamo trovar il modo di convincere gli Altri, ma un dialogo alla pari.
Leggiamo per esempio che durante il corso si studierà delle minacce attuali che vengono rivolte al nostro mondo, ed è ovvio che quella che viene percepita come minaccia prioritaria è quella islamica, ma forse non dovremmo pensare che anche noi costituiamo minaccia, o lo abbiamo fatto in passato, per quei popoli? prima ancora di intercettare e ostacolare il malcontento delle popolazioni islamiche (come se poi avessero una cultura monolitica) non sarebbe forse più serio interrogarsi sul perché di questo storico malcontento, incominciando ad assumerci le nostre responsabilità? E non possiamo fare a meno di pensare ancora una volta all'Iraq. Nei tg se ne parla poco e niente, giusto quando qualche bomba provoca un numero non irrilevante di vittime, ma se pensiamo che questa assurda guerra è stata innescata da un falso dossier, ci viene da interrogarci se nelle università non sia meglio preparare ad altre tipologie di “mestiere”.
24/09/2007 - Paola Staffa

giovedì 20 settembre 2007

Se "vaffanculo" anche l'università...

Esodo, esodo, esodo, ma che non sia semantico per favore perché francamente non ne posso più di questa ginnastica che pratichiamo ogni giorno, e all’occasione ogni ora e minuto e secondo e microsecondo, e così via fino ad arrivare a frazioni di tempo irrilevanti alla nostra scala.
Non sento altro che gente che si lamenta e fa spallucce, dovremmo avere i dorsali di Schwarzneger se questa fosse una ginnastica utile, ma da generazioni oramai. Mi sorprende la quantità di energie-fittizie- che siamo capaci di spendere in questo esercizio che solo a parole cerca alternative a come le cose vanno.
Così ti ritrovi un rettore che, in campagna elettorale, parla di una riforma universitaria catastrofica, come se negli ultimi quattro anni lui non ci fosse stato insieme al suo corpo docente a mettere in pratica, e nella più perversa delle maniere, la ricetta distruttiva.
Senti i politici che parlano alla terza persona quando si affrontano i problemi di carenze del sistema legislativo, ad esempio, o quando si cercano soluzioni ai mille problemi che sembrano affannare questa Italia a marcia ridotta rispetto alle sorelle d’Europa. Quasi come se loro stessero lì per fare delle analisi, per dirti tra l’altro senza chiarezza e non illuminati dall’uso del corretto italiano, quali sono le urgenze, come si dovrebbe fare, ascolto il tizio di turno che parla alla radio e mi aspetto che di lì a poco gridi “Ma italiani! (come quell’altro) Che ca… aspettate a governare questo paese?!”
Vado - tra l’altro che sia ben chiaro, io come tutti quelli che sono nella mia condizione (esercitatore tutor o homework class demonstrator se vi fa sentire più internazionali) non sono tenuti a fare gli esami, è evidente che un solo docente non può occuparsi di tutto un appello e forse questo dovrebbe far venire in mente a qualcuno che almeno questa circostanza potrebbe essere “legalizzata” includendo nel contratto che firmiamo (in media a un anno e mezzo dal termine della prestazione, e senza la liberatoria della presa di servizio, tanto per non dimenticare) questa mansione...
Dicevo, vado a fare esami e la prassi fino a ora è la seguente (non faccio di tutta l’erba un fascio, ma sono abbastanza convinta che in questo caso del fascio non esce fuori erba di altra natura) ci guardiamo tra di noi- docenti e assistenti- e leggendo le prove scappa il sorrisetto complice di chi sta pensando “Evvabbè, se è così al prossimo appello gli chiediamo di toccarsi alternativamente e con gli occhi chiusi la punta del naso con l’indice destro e sinistro” sempre come se queste prove d’esame fossero cadute, insieme alla famosa manna, da un qualche cielo e il compito dei docenti sia solo quello di portare il messaggio divino agli esaminandi impazienti.
E non che nuovo ordinamento volente o nolente, parametri ministeriali per avere accesso ai fondi da rispettare, stiamo mandando l’università a Fanculo, come piace tanto fare agli italiani arrabbiati e stanchi, capeggiati da un comico, che ahimè non si rende conto uno di chi ha di fronte (ovvero persone pronte la mattina seguente al Vcf day a chiamare l’amico all’ufficio anagrafe per farsi fare il rinnovo della carta d’identità senza fare la fila) e due, che infervorando la gente con spicciola demagogia manda a puttane (permettetelo, se posso sentire dire dal ministro che la legge che fa la sua coalizione “fa cagare” in prima serata e senza bollino rosso) tutto il lavoro serio che si era preso la briga di fare da diversi anni a questa parte.
E mentre mandiamo a fanculo la nostra dignità, perché scusatemi è anzitutto la dignità di chi insegna in questo porcaio la prima ad essere compromessa, facciamo spallucce. Si fa spallucce e chiacchieriamo dell’ultimo gossip in dipartimento o del concorso a venire, quasi quasi per il mio futuro mi aprirei un banco di scommesse su chi vince i prossimi concorsi da bandire…mmh ma non deve essere un grande business, visto che i risultati sono noti prima del concepimento dei bandi e con le scommesse i soldi li fa l’imprevisto…
Guardiamo gli studenti quasi come dei disperati, poveri idioti che manco sanno che per rispondere a un test a risposta multipla basta apporre una crocetta nello spazio apposito, e gli studenti, che mi guarderei bene dal mettere sul banco delle povere innocenti vittime, anche loro aprono bocca solo per lamentarsi, o c’hanno il pullman o c’hanno la zia il cane con la zampa rotta i nonni che muoiono ottocento volte il padre che deve andare a fare le imbasciate e non può aspettare l’ordine alfabetico-Scusa,no? Ma perché cazzo non è andato a fare le sue imbasciate e vi vedete quando finisci l’esame-, non chiedono altro che un 18 e speriamo che vada bene (per inciso, uno spera che vince la lotteria, non di superare un esame perché la fortuna aiuta, ma si dice anche aiutati che dio t’aiuta..), solo un fottuto 18, una domanda in più per favore, come se la prova fosse una raccolta punti, ti dico un po’ di questo, un po’ di quell’altro e c’arriviamo a sto 18, tanto! Tanto… forse non hanno tutti i torti, perché lo sappiamo che ci stiamo prendendo per il culo, in fondo loro domandano solo di prendere parte al gioco, visto che sembra essere divertente.
Non dico una sciocchezza quando scrivo che molti dei profs che discutono dell’andamento dei Corsi di Laurea, che partoriscono strategie fantasmagoriche per elevare le Facoltà (in realtà partoriscono solo modi e scappatoie per continuare a perpetrarsi esattamente come sono e continuare a gestire il loro, seppur in alcuni casi piccolissimo, potere) non vedono le prove dei loro studenti, gli esami continuano a pesare per lo più su quella infinita, silente, lamentosa (guai a non lamentarsi in Italia, corri il rischio di attirare il malocchio) sottomessa al ricatto di avere un futuro, schiera dei precari, che però non partecipano a nessun momento della vita universitaria in cui si cerca di capire che accidenti si sta facendo, che si è fatto e come muoversi per il futuro.
E mi dispiace dire che, se non si prova il disgusto di leggere dei compiti, che al di là dei contenuti concettuali, sono scritti né più né meno di come farebbe un alunno “discolo” della terza elementare, allora non si ha neanche la forza di dire STOP!Fermi tutti, ricominciamo. In media non si scrive più in italiano, e non alludo alla magnifica lingua che i fratelli d’Europa ci invidiano che D’annunzio fa cantare o Benni saltellare, no, affatto.
Ricordate Mai Dire Gol?, quando facevano i chiodi al povero Trapattoni o suoi simili scilinguati? Bene, all’Università va di moda questa arte di disarticolare la sintassi fino a privarla del più remoto senso compiuto, che forse è una scelta stilistica, sono tutti dei Marinetti che stanno inventando una specie di Post modern Futurismo? Glisserei, se il disgusto risalisse a un tempo più remoto, sugli intollerabili errori ortografici (qualcuno mi ha detto, ma che ci possiamo fare noi? Sì è vero, non si può pretendere di imparare a leggere e scrivere all’Università, vero, ma è evidente che chi non lo sa fare non può laurearsi in qualsivoglia disciplina). Va bene, esiste Word e quindi, visto che tutto ci piace “digitalizzato” di recente, scrivere senza errori non è più un problema, ma per favore, non dico i congiuntivi, che anche il fine Presidente della Camera è capace di sbagliare, ma le banali e o è (scivoliamo veloci sulla natura degli accenti, c’è sempre l’amico Word) a o ha.
A tal proposito un trucchetto, risale alla mia maestra elementare, che forse non era laureata, come la maggior parte di queste ragazze e signore che ci prendiamo la briga di preparare all’insegnamento, ma che in realtà non stanno facendo altro che comprare con le tasse e un minimo di studio il loro posto in graduatoria, come gli studenti della SSIS e di tutti i corsi di specializzazione per l’insegnamento che prolificano maligni e infidi come tumori; ma era una di quelle che, piccolissima dall’alto dei suoi 15 cm di tacco affilato come una lama, in due minuti ci faceva recitare le preghiere obbligatorie (che nessun figlio di osservanti si scandalizzasse) e poi ci metteva sotto per quattro ore, senza gessetti colorati e cazzatine di Natale. Ecco il trucco, ricordatelo tutti, soprattutto chi lo sente la prima volta: la e va accentata così come la “mutolina” (la chiamavamo così) va posta di fronte (che si può scrivere sia attaccato che non, come d’accordo o daccordo anche se questa, Word non la sapeva) se nella frase che state scrivendo quando provate a sostituire alla e o è alla a o ha l’infinito del verbo, cioè “essere” o “avere” ottenete una frase che sembra detta da Toro Seduto, come parla secondo la filmografia familiare, ma che continua ad avere un senso.
Studiare non è obbligatorio, neanche in questa parte di Mondo dove sembra essere l’unica alternativa alla disoccupazione. Studiare è passione, è curiosità, impegno e sì anche un po’ di fortuna a volte, tuttavia, insegnare e avere tra le mani la possibilità di non distruggere la cultura, lo è 1000 volte tanto.
Ho deciso che d’ora in avanti prima di cedere alla tentazione di lamentarmi andrò a cercare uno specchio e mi dirò tanti vaffanculo fino a che non mi passa la voglia di cominciare la litania o fino a che magari non mi escono fuori le palle per fare qualcosa, anche se sono l’unica. Sarebbe doveroso osservare il silenzio quando le parole sono solo suoni emessi per passare il tempo, o per lasciarsi passare, basta! fare spallucce cari studenti e rispettabili docenti, l’Università siete solo voi.
Roza - 20.09.07

lunedì 17 settembre 2007

L'UniCal chiude le porte a migliaia di studenti

In questi giorni all’Unical come in tutti gli altri atenei d’Italia è tempo di immatricolazioni.
Ancora prima di iniziare “gli apprendisti” studenti universitari si trovano subito davanti ad una delle scelte più difficili della loro carriera accademica, la scelta del corso di laurea. Gli studi non sono ancora cominciati e già sorgono dei problemi, proprio così : dei grossi problemi.
In passato, entrare all’università, non era molto difficile tranne che per qualche corso di laurea particolarmente ambito e con pochi posti disponibili. Oggi, purtroppo, i tempi sono cambiati!
Anche i corsi che in passato accoglievano quasi tutte le richieste di immatricolazione oggi risultano particolarmente affollati e di conseguenza le facoltà si riservano il diritto di selezione all’ingresso, un po’ come si fa in quei locali alla moda in cui si entra solo in abito da sera. In passato all’università in questi periodi si sceglieva a quale corso di laurea iscriversi, oggi invece decidi di iscriverti all’Università, poi se sei fortunato scegli il corso di laurea che preferisci, altrimenti… pazienza!, aspetti i saldi e ti accontenti di quello che è rimasto.
Ad esempio all’Unical: dai dati acquisiti dal sito delle segreterie è emerso che sono state presentate 9500 domande di ammissione, (i dati sono da intendersi in senso complessivo sui tre bandi pubblicati e con i poli didattici di Crotone e Vibo Valentia inclusi), a fronte dei soli 6500 posti programmati per l’anno accademico 2007/08. A conti fatti - speriamo di sbagliarci! - completate le operazioni di immatricolazioni ed assegnazione dei posti vacanti fino ad esaurimento disponibilità, circa 2500 studenti calabresi non potranno iscriversi all’Università della Calabria e saranno costretti a scegliere, reddito permettendo, altri atenei fuori regione o, in caso contrario, ad aspettare il prossimo a.a. per riprovarci, con il rischio concreto di dover rinunciare in via definitiva agli studi. In un contesto come il nostro - in cui bisognerebbe puntare di più su politiche serie volte a tamponare il fenomeno della fuga dei cervelli - questa paradossale situazione risulta ulteriormente compromettente per le giovani generazioni calabresi e quindi per il futuro della nostra regione, che continua ancora a perdere un notevole “patrimonio” di risorse ed intelligenze umane.
Trattasi pertanto di un monito d’allarme che vogliamo lanciare pubblicamente così come fatto più volte in altre sedi in questi ultimi due anni, soprattutto durante la campagna elettore (dei mesi di maggio e giugno scorsi) delle elezioni per il rinnovo del Rettore.
L’UDU CS denuncia da anni l’assurdità di questa “metodologia d’accesso”, criticandone i limiti e gli occulti traguardi raggiunti, con un notevole appiattimento continuo del mondo accademico. Questo è un problema dell’Università della Calabria ma anche di molti altri atenei d’Italia. Registriamo soltanto: test d’ingresso per i corsi a numero chiuso, con lo scopo di selezionare i “migliori raccomandati e/o i migliori paganti” (vedi i casi dell’Ateneo Magna Grascia di Catanzaro e/o dell’Università di Bari, Roma, Messina ecc…); intelligenze, attitudini e perché no passioni che vengono azzerate, senza storia e senza futuro. Trovare una soluzione per gli accessi all’Università non è cosa facile. Certamente, e ciò è dimostrato dai fatti, per gli atenei che godono di molta autonomia spesso diventa facile scegliere il metodo più semplice piuttosto che quello più giusto ed equo.
In definitiva, auspichiamo che in futuro siano accolte le istanze del sindacato studentesco - Unione degli Universitari, che con una campagna nazionale, già da tempo chiede l’abrogazione della legge n. 264/99. Questa, lasciando i margini alla diffusione indiscriminata del numero chiuso, limita fortemente il libero accesso al sapere e discrimina gli studenti sulla base delle competenze iniziali. Chiediamo solo la libertà per gli aspiranti studenti universitari di poter scegliere di studiare e di realizzarsi nella vita, contro ogni abuso e contro ogni giustizia perpetrata alle loro spalle con danni culturali, sociali ed economici incalcolabili per le famiglie calabresi.
Ecco perché continueremo con le nostre battaglie e con le nostre “campagne”, di carattere nazionale, raccogliendo adesioni e firme in ogni dove e, soprattutto, all’interno del Campus di Arcavacata. In questi giorni si sono svolti i test che sbarrano l’accesso all’università in migliaia di corsi di laurea a decine di migliaia di studenti, con grossi problemi e spaventosi scandali che minano la credibilità dell’intero Sistema Universitario Italiano e che ci “costringono” ad una esplicita richiesta: annullare subito i test (vedi decisione Rettore prof. Costanzo di Catanzaro) e riproporli, in tempo utile, garantendo i diritti di TUTTI così come sancito dalla Carta Costituzionale. Anche quest’anno, pertanto, l’Unione degli Universitari rilancia la sua campagna contro il numero chiuso, per il libero accesso all’università con la promozione di Ricorsi Collettivi da inoltrare al TAR e per cercare di far entrare il maggior numero di studenti esclusi dalla roulette dei test, combattendo le illegalità diffuse che si verificano durante lo svolgimento dei test; e con la successiva realizzazione di una raccolta di firme per la promozione di una nuova legge con l’obbiettivo di eliminare ogni barriera all’accesso all’università.

Unione degli Universitari - 13.09.07

Strani "oracoli" ad Arcavacata

Con grande interesse e un pizzico di stupore ho letto, in questi giorni, la rovente polemica, quasi una baruffa, tra il nostro ineffabile Magnifico e il Direttore de “la Provincia cosentina”.
Oggetto del contendere: una valutazione non trionfalistica delle attività svolte dall’Ateneo nel progetto Oracolo 1, da parte di una incauta giornalista, e una severa e sussiegosa reprimenda da parte del Rettore, che ha impartito lezioni e lezioncine su come si verificano le notizie, come si divulgano, chi sono i depositari della verità ufficiale e così via. Un’illuminata visione di sana informazione da minculpop. Replica dura del Direttore. Controreplica sprezzante del Magnifico. Controcontroreplica durissima del Direttore.
Potrete leggere, se vi sono sfuggiti, i documenti integrali sul sempre attivo sito (www.linoversace.net).

La vicenda offre lo spunto per qualche commento:
1. Il Rettore non si è ancora ripreso dalla battaglia elettorale, nonostante il successo ed il riposo estivo. È sempre più irascibile e pronto a imbracciare le armi ogni volta che si affacci una visione dell’Università diversa da quella che lui vuole imporre all’interno e all’esterno. Ma forse non è solo un fenomeno di incontinenza nervosa ma anche un’avvisaglia di una campagna mirante al ripristino della dottrina del cammino trionfale dell’UNICAL, che qualche temerario ancora osa mettere in dubbio.
2. Oracolo 1 è una pagina poco chiara nella vita dell’Università. Ci sono tante cose che non si capiscono. Perché le Facoltà non sono state coinvolte in modo diretto in un progetto didattico così rilevante? Quali competenza specifiche aveva il professore Grandinetti, nominato incomprensibilmente responsabile del progetto, da lui gestito con la consueta oculata riservatezza? Quali sono i risultati conseguiti dal progetto? Come sono stati spesi i soldi? Quali sono state le procedure adottate per affidare i servizi esterni? Come mai una delle iniziative migliori “la fiera del lavoro” è stata soppressa? Come mai non si è data pubblica risposta alle richieste di chiarimento formulate dalla professoressa Piro in merito all’uso delle risorse ottenute con il progetto? Perché la stessa è stata bruscamente rimossa dal suo? Quali criteri sono stati utilizzati nell’affidamento dei lavori di realizzazione delle strutture mobili da utilizzare per le iniziative svolte nell’ambito del progetto? Come mai un progetto costato milioni di euro non ha un sito adeguato che ne illustri i contenuti? Quali effetti migliorativi sull’organizzazione didattica dell’Università ha avuto il progetto? Come mai non si è dato il necessario rilievo alla questione del gap formativo che caratterizza molti degli studenti in ingresso? Chi sono stati i beneficiari interni delle risorse utilizzate?
Credo quindi che porsi domande su Oracolo sia un esercizio non solo utile ma anche doveroso, se si vuole effettivamente conseguire l’obiettivo della massima trasparenza tante volte evocato.
3. In una gestione che punta tutto sull’apparenza la questione del controllo dell’informazione è essenziale. Anche qui ci sono molti lati oscuri. L’Università ha, o, meglio, aveva, un Ufficio Stampa che dava all’esterno le notizie che riguardano la vita dell’Università e predisponeva una puntuale rassegna stampa molto utile per capire la percezione che si ha all’esterno. Un tempo, avvalersi dell’Ufficio stampa era semplice, si preparava un comunicato, oppure si chiedeva un incontro con la stampa, oppure si rilasciava un’intervista al responsabile dell’Ufficio facendo avere a tutti notizie sulla vita dell’Università: un Convegno, una ricerca particolarmente importante, un’iniziativa didattica di rilievo, la nomina di qualcuno di noi in qualche consesso di notevole livello e così via. Tutto facile e tutto immediato. Da qualche tempo invece c’è un filtro. Nessuna notizia passa se non ha la benedizione del Direttore Amministrativo. Ma non basta. C’è un servizio di posta elettronica interna che consente di far ricevere a tutti quelli che lavorano nell’Università notizie e informazioni o punti di vista che si ritiene utile divulgare. Anche in questo caso c’è una censura preventiva del Capo di Gabinetto del Rettore. Nulla parte senza il suo ok.
Ma la vicenda più grave riguarda il marasma sulla figura del portavoce. L’Università della Calabria ha infatti un portavoce. O forse no? Non è proprio un portavoce ma qualche cosa di simile. La legge, infatti, non consente a chi ha l’incarico di portavoce di fare anche il giornalista per qualche quotidiano o qualche televisione. Allora succede che il dottor X viene nominato portavoce. Poi incomincia a lavorare per un quotidiano e allora diventa addetto alle relazioni esterne. Ma sulla sua stanza c’è scritto sempre “Portavoce”. Quisquilie! Il suo indirizzo mail è portavoce@unical.it. Non sottilizziamo!
Le questioni sono tante. A che serve un portavoce del Rettore soprattutto se già c’è un Ufficio stampa? Come mai se il dottor X non può più fare il portavoce, l’Università non nomina un altro portavoce ma decide di avere bisogno di un addetto alle relazioni esterne? L’Università della Calabria cerca persone per svolgere funzioni o crea funzioni per far lavorare determinate persone? Come mai le relazioni esterne sono affidate ad un esterno?
4. Il Direttore della Provincia ritiene che quello attuale, e ahimé futuro, sia il peggiore Rettore della nostra Università. Opinione da molti condivisa nella nostra Università. L’attuale Rettore, infatti, sta rapidamente dilapidando il prezioso patrimonio che i suoi predecessori gli hanno lasciato. Il fermo nell’edilizia, la discesa nella graduatoria CENSIS sono segnali che vanno in questa direzione.

Una brutta situazione. Uno scenario futuro poco incoraggiante. L’Università, purtroppo, non ha trovato in sé la forza per il cambiamento. È necessaria, perciò, la massima attenzione da parte degli organi di informazione democratica per contribuire a tenere le luci sempre puntate sulle strane cose che succedono ad Arcavacata. In questo contesto ben vengano polemiche come quella che abbiamo qui brevemente ricordato.

Pasquale Versace - 12.09.07

martedì 24 luglio 2007

"Quando il merito non conta", Filorosso si esprime sui fondi alle associazioni studentesche

"Un criterio demenziale che non ha precedenti nella storia dell’università o di qualsiasi altro ente – sebbene quelli adoperati negli anni passati non siano stati proprio illuminati". Questo il giudizio dello spazio sociale Filorosso all'indomani del Consiglio d'Amministrazione di lunedì 23 luglio che ha deliberato, come preannunciato, sui fondi alle associazioni studentesche. Il Filorosso contesta in particolare il parametro utilizzato dalla commissione e chiede conto al Rettore Latorre. "Considerato che le richieste presentate erano più di quaranta e la somma ammontava – scrive Filorosso in una nota stampa – a 70 mila euro, la commissione formata dai tre rappresentanti in CdA degli studenti D’Acri, Macrì e Palmieri, più le rappresentanti dei ricercatori (?) Morrone e Losso, ha pensato di escludere a priori le associazioni destinatarie di un contributo (di qualsiasi entità) da parte del Centro Residenziale (notoriamente ente autonomo). Dietro l’adozione di un sistema distributivo apparentemente “democratico” che tenta con superficialità di accontentare tutti, si cela in realtà un esempio di cattiva amministrazione".
"Senza alcuna considerazione per i progetti presentati, né per le attività effettivamente svolte nel passato e nel presente dal soggetto proponente, senza entrare assolutamente nel merito delle proposte e senza esprimere alcun giudizio sull’effettiva qualità delle iniziative, ma usando un mero criterio quantitativo e d’equilibrio fra le liste elettorali rappresentate, questa commissione – di cui chiediamo lo scioglimento per “manifesta incapacità valutativa” – ha diviso il gruzzoletto fra 18 associazioni, Icu in testa con 14 mila euro (se la matematica non è un’opinione, la diciottesima dovrà accontentarsi di pochi spiccioli). Da notare che l’attività di Icu, come quella delle altre liste elettorali è visibile solo ogni due anni in odor d’elezioni sotto forma di migliaia di santini e gadgets, ed essendo Icu, come altre, conosciuta all’Unical da più di un decennio per la medesima condotta, risulta davvero perversa la perseveranza con cui l’amministrazione universitaria continua a premiarla, a prescindere dal merito. Da notare inoltre che Icu, come altre liste, è rappresentata anche al CR, quindi ha facoltà di decidere dove prendere i soldi. Senza parlare di Università Futura, con le sue sette associazioni consorelle, che prende un po’ qua e un po’ là. Sono degli esempi naturalmente, magari c’è di peggio: ci sono anche associazioni che hanno già ricevuto migliaia di euro senza che vi sia traccia in università di una che sia una iniziativa pubblica. Ma parliamo dell’oggi. Il rischio è che si incentivino (come già peraltro avviene) entità amorfe prive nel quotidiano di qualsiasi effervescenza associativa, destinate unicamente a succhiare fondi tramite il rappresentante di turno".
"La decisione della commissione è stata ratificata dal Consiglio d’Amministrazione di lunedì 23 luglio, in pieno deserto estivo, senza colpo ferire: come primo segnale della “qualità” di cui il Rettore Latorre ha promesso di farsi garante nella prossima legislatura, ci sembra alquanto contraddittorio. Non si può fissare un criterio così esclusivo in sede decisionale: la clausola doveva semmai comparire in maniera chiara e trasparente nei rispettivi bandi di concorso (del CR e dell’Amministrazione Centrale), lasciando alla singola associazione la facoltà di scegliere a quale bando partecipare. La clausola sarebbe comunque assurda, perché i due enti sono giuridicamente autonomi seppure operano nel medesimo territorio: come se la Provincia non finanziasse i soggetti già finanziati dal Comune… Nel merito, ci sembra un modo per lavarsi le mani e per evitare di giudicare veramente i progetti: una commissione seria dovrebbe al contrario assumersi la responsabilità di premiare quelli che valgono ed escludere (perché no) le domandine redatte in due righe e in un italiano stentato… o forse era l’unico espediente per fare fuori qualche associazione che aveva tutte le carte in regola per essere sostenuta?"
"Siamo alla stregua degli enti locali, Regione in testa, dove se non conosci non esisti. E’ quella logica tutta calabrese – di cui l’Università della Calabria è pienamente intrisa – del fare fuori chi ha troppe idee e troppa favella, perché nuoce al decoroso silenzio istituzionale. Anzi, peggio. Perché l’Università potrebbe costruire una Calabria diversa ma sceglie deliberatamente di non farlo".
Filorosso chiede infine "che in nome della trasparenza il Rettore relazioni pubblicamente sulle associazioni studentesche finanziate, sui loro “meriti” e sui “criteri” adottati dalla commissione".

giovedì 19 luglio 2007

Facoltà di Lettere: gli studenti "invadono" il consiglio, il Preside chiama i carabinieri


Mattinata movimentata al cubo 28B. Si tiene il Consiglio di facoltà di Lettere e Filosofia, ma da subito ci accorgiamo che qualcosa non va. Fuori c’è un gruppetto di studenti che fa la spola da un ingresso all’altro dell’aula per cercare di entrare, ascoltare e soprattutto far sentire la propria voce, ma non è possibile.
Consiglio di facoltà super blindato, le porte vengono aperte a turno con le finestre, ma solo per far entrare un po’ d’aria e per consentire ad un carabiniere di sorvegliare scrupolosamente affinché il gruppetto di studenti ribelli non produca un sommovimento dalle imprevedibili e certamente funeste conseguenze. Il militare dell’Arma va via, probabilmente ritiene ci siano luoghi in cui la sua presenza possa essere più appropriata nonché oggettivamente più utile, ma non sa ancora che dovrà tornare poco dopo.
Prendiamo uno dei volantini che portano la firma de “I laureandi di ottobre” e proviamo a capire le ragioni della protesta. Fatti al Cubo aveva già seguito la faccenda dal mese di giugno e sembrava che la stessa avesse trovato una soluzione nel corso del consiglio di facoltà del 12 giugno. Invece a giudicare dal clima di stamattina il problema era da ritenersi tutt’altro che risolto.
Ad un certo punto gli studenti fanno una pacifica irruzione in aula, ma ci si aggrappa al formalismo burocratico, vengono chiamati di nuovo i carabinieri, ed il preside a più riprese avverte della necessità di sospendere il Consiglio qualora gli studenti non lascino l’aula ma ovviamente, a fronte di questo sacrificio, dà disponibilità di incontrarli al termine dei lavori. Sali-scendi di persone, parole, tentativi di preside e docenti di riportare alla ragionevolezza i riottosi studenti e riportare finalmente la calma infranta.
E così sarà, gli studenti escono di nuovo, gli agenti dell’arma si dividono, uno aspetta in macchina, l’altro fa il suo richiesto giro per assicurare l’ordine pubblico, ma senza troppa convinzione.
Termina il consiglio, si aprono le porte e la discussione.
Riepiloghiamo i termini del contendere: da un lato gli studenti che lamentano la soppressione della seduta di laurea di ottobre, soppressione di cui sarebbero stati informati troppo tardi rispetto ad una programmazione già fatta sugli ultimi esami da sostenere, contando appunto di fruire della sessione di ottobre, la qual cosa avrebbe consentito, soprattutto a coloro che vogliono accedere a corsi di laurea specialistica erogati in altri atenei extra regionem, di potersi immatricolare comunque, a nuovo anno accademico già iniziato. Fra l’altro, pur volendo completamente rinunciare alle vacanze agostane per mettersi sui libri, chi arriva alla sessione d’esami di settembre con oltre 8 crediti formativi da recuperare non ha titolo per laurearsi nella stessa sessione, dovrebbe pertanto aspettare la sessione di febbraio, con buona pace delle tasse pagate quasi a vuoto e del quasi intero anno perso, e dello status conseguente di non-occupato e non- immatricolato.
Dall’altro lato il corpo dei docenti a difendere a spada tratta, preside in testa, la decisione adottata, la quale si imporrebbe a causa di un richiesto adeguamento alle nuove direttive ministeriali e la quale, nella loro volontà, sarebbe stata altresì adottata proprio nell’ottica di voler favorire gli studenti che conseguono il titolo di laurea triennale, al fine di consentire loro di seguire da subito i corsi della laurea specialistica. D’altro canto nulla più si sarebbe fatto se non anticipare di 15 giorni il termine della consegna della domanda di laurea.
Vi è poi la posizione dei rappresentanti degli studenti di facoltà, i quali stranamente, ma forse non troppo, non stanno dalla parte dei loro colleghi in protesta. Gli studenti/rappresentanti attaccano infatti i loro colleghi poiché sembrerebbe che anche quelli di Lettere, da classici studenti Unical, si mobilitino solo nel caso in cui vengano toccati in un loro particolarissimo interesse; i rappresentanti dicono d’aver distribuito per intere settimane volantini per sensibilizzare le coscienze dei colleghi, aver indetto ben due assemblee, nelle quali, non erano presenti nemmeno l’1% degli iscritti a Lettere, come a voler dire “quando i problemi erano collettivi e non individuali come oggi dove eravate?!”
Vi è infine la solitaria posizione del Prof. Romolo Perrotta, che tenta di difendere strenuamente, ma senza visibile successo, la causa degli studenti, studenti che, a dire del professore di Storia delle religioni, sarebbero stati vittime di falsa informazione, poiché era stato loro comunicato, che laurearsi oltre settembre avrebbe significato trovare l’accesso sbarrato alla specialistica in ogni ateneo d’Italia. Informazione istituzionalmente non vera poiché, come gli stessi studenti han potuto verificare con un giro di telefonate alle segreterie di diversi atenei, non sono poche le università che permettono a laureati triennali di iscriversi ai corsi di laurea specialistica a dicembre, o anche addirittura a febbraio, garantendo loro la continuità negli studi.
Replica il preside, Prof. Raffaele Perrelli, che questa possibilità è legata ad una linea politica che evidentemente può differire da un ateneo ad un altro, dunque le singole facoltà in questo senso non hanno alcun potere decisionale, ma ci risulta invece che altre facoltà dell’Unical (vedi Scienze Politiche) mantengono aperte le iscrizioni alla laurea specialistica ben oltre il mese di ottobre, o hanno adottato formule diverse che impediscano ai laureati di trascorrere un anno a vuoto.
La discussione è tuttavia breve, non si giunge affatto ad una mediazione, l’unica possibilità che viene concessa agli studenti è di poter presentare domanda per la seduta di laurea di settembre, nonostante i termini siano scaduti il 30 giugno.
Più e più docenti riprendono gli studenti per la forma utilizzata per esporre le loro idee, cioè per la loro invasione (sarà stato l’influsso delle Invasioni Bruzie?!), del tutto pacifica fra l’altro, in aula, nel corso dei lavori del consiglio.
A noi spettatori esterni ci è sembrato molto molto strano, quasi bizzarro, che docenti che collocavamo a sinistra, e quindi forse più vicini alle esigenze degli studenti e ad una modalità più orizzontale di relazionarsi con gli stessi, facciano a gara per garantire l’ordine pubblico, in una situazione che, oggettivamente, di disordine non aveva proprio nulla!

19/07/2007 - Paola Staffa

venerdì 13 luglio 2007

Presentato il bando di ammissione all'Unical per l'a.a. 2007/2008


È stato presentato negli eleganti locali dell’University Club il bando di ammissione degli studenti ai Corsi di Laurea e Laurea Specialistica a ciclo unico, per l’anno accademico 2007-2008.
Pochissimi i convenuti, giornalisti per la maggiore, relaziona solo il neo e riconfermato Rettore, Professore Latorre, che, dopo aver concesso interviste alle emittenti radiotelevisive, illustra il nuovo bando ai presenti in un intervento dal carattere decisamente conciso, imposto forse dalla natura tecnica delle informazioni da dare e soprattutto dal fatto che il bando è sufficientemente asciutto, già disponibile on line.
L’ateneo riconferma sostanzialmente, in termini qualitativi e quantitativi, l’offerta formativa del volgente al termine anno accademico; le novità di rilievo attengono l’attivazione del corso di laurea specialistica in Scienze della Nutrizione, che fino ad ora ha conosciuto la sola veste di laurea triennale, la qual cosa rappresentava elemento di discriminazione per gli studenti che, conseguendo il solo titolo di primo livello, non vedevano loro accordata pari dignità accademica rispetto i colleghi di altri corsi di studio.
Altra novità, sembrerebbe in peius ad una prima lettura, consiste nella riduzione del numero di iscritti alla facoltà di ingegneria, numero che conoscerà dal prossimo anno accademico un decremento; poco significativo, rassicura il Magnifico, dal momento che la decurtazione è applicata su un totale di 1550, che era il numero di studenti ammessi fino a quest’anno.
Rispetto la spinosa questione delle surroghe, successive alla redazione della graduatoria dei risultati vincitori alla selezione, da quest’anno ne interverrà una soltanto. Per riempire i posti che risulteranno liberi verrà stilata un’unica graduatoria di tutti gli studenti esclusi, sulla base del voto del diploma, i quali studenti saranno successivamente convocati dalla segreteria per scegliere, fino alla saturazione dei posti, il corso di laurea di preferenza, corso che quindi potrebbe esser anche dissimile rispetto quelle che erano le scelte effettuate in sede di compilazione della domanda di partecipazione.
Le domande potranno esser compilate on line dal 1° agosto al 25 agosto e, nel corso dello stesso mese, per chi lo vorrà, in Aula Magna sarà offerta, in collaborazione con le associazioni studentesche, un’attività di supporto alle future matricole, al fine di agevolarne le operazioni di iscrizione.

13/07/2007 - Paola Staffa

lunedì 2 luglio 2007

Alta Formazione, il bando della Regione Calabria


Pare che, nonostante la regione Calabria non sia propriamente brillante in quanto a produttività della sua azione politico-amministrativa, ci sia una proposta di recente approvata di cui andar fieri. È stato presentato stamattina in un workshop tenutosi in Aula Magna il progetto per l’Alta formazione e la cultura in Calabria, progetto voluto dall’assessorato regionale alla cultura, guidato dal convenuto al dibattito Sandro Principe.
Il progetto si articola in più misure, tirocini di ricerca, voucher per l’alta formazione, tirocini di eccellenza, gli ultimi due citati saranno oggetto di bandi emanati successivamente dalla Regione Calabria; il workshop di stramattina, che ha visto una nutrita e forse inaspettata platea di giovani visibilmente interessati a prender parte a quello che, si spera, possa rappresentare l’inizio di una miglior fase per la regione Calabria e per i suoi tanti laureati costretti a partire in cerca di adeguata collocazione, aveva l’obiettivo di meglio illustrare nello specifico i tirocini di ricerca.
È stato di recente pubblicato sul Bur Calabria il bando per l’assegnazione delle borse di studio “Tirocini di ricerca”, in attuazione del “Programma integrato di Vaucher e Borse per l’Alta Formazione, finanziato coi fondi europei nell’ambito del Por Calabria 2000/2006.
I fondi al momento stanziati per tale voce di spesa sembrano esser tutt’altro che irrisori, poiché sono al minimo 4 milioni di euro quelli che la Regione Calabria dovrà erogare a tal fine entro il 31 dicembre 2008. Entro questa data infatti dovrà essersi chiuso l’intero ciclo che va dalla selezione dei progetti e dei partecipanti all’effettivo svolgimento e conclusione dei tirocini.
Il bando è rivolto esclusivamente a laureati di vecchio ordinamento o laureati magistrali del nuovo ordinamento, residenti in Calabria, di età inferiore ai 35 anni (40 per i già occupati). La selezione si costituisce di due fasi, la prima delle quali è volta ad individuare i progetti oggetto di tirocinio di ricerca presso un ente proponente, che sarà un’università o un ente di ricerca regionale, nazionale o internazionale di riconosciuto prestigio; individuati i programmi che saranno oggetto di tirocinio, la materia del tirocinio, la durata (tra 6 e 12 mesi ), l’ente proponente e l’ente o gli enti ospitanti verrà stilato un elenco dei tirocini possibili. Segue la seconda fase poiché, rispetto tale elenco, articolato per area di interesse scientifico, i giovani laureati che lo vorranno presenteranno la loro candidatura. La selezione dei beneficiari avverrà in due momenti, nel primo si tratterà di una selezione piuttosto algoritmica, poiché basata sui titoli, voti di laurea ecc., nel secondo si tenderà a selezionare sulla base delle motivazioni e dell’aderenza del curriculum del candidato al progetto per il quale si è candidato. Coloro che risulteranno infine vincitori potranno usufruire di una borsa di importo massimo di 14.400 euro/anno, per i tirocini svolti in Calabria e in altre regioni italiane, o di 16.800 euro/anno per quelli svolti all’estero. L’invito, rivolto a giovani laureati, università, mondo dell’impresa e chi ne abbia interesse, è a partecipare attivamente al fine di contribuire tutti nella progettazione ed attuazione di tirocini che possano diventare volano di sviluppo.
02/07/2007 - Paola Staffa

giovedì 28 giugno 2007

Un'altra cooperazione è possibile

È facile soffermarsi a pensare che esistano diversi modi di fare le cose, diverse alternative rispetto quelle convenzionali, perché forse è proprio vero che un altro mondo è possibile o meglio altri mondi sono possibili, e ancor prima concepibili, pensabili.
Quello che a volte è quasi un buon proposito, un ideale per chi si “ostina” ad averne, un’utopia verso la quale romanticamente ed indefinitamente tendere, può esser più concreto di quanto possiamo pensare; ne sono una riprova le testimonianze che abbiamo potuto raccogliere in occasione del forum di apertura del progetto “Educazione al co-sviluppo”. Tale progetto voluto da GAO-Cooperazione Internazionale, organizzazione non governativa che ha sede proprio all’Unical, non ha come obiettivo quello di lavorare per i migranti, ma con i migranti, e nella prospettiva di aiutarli non solo nella soluzione dei problemi che in quanto propriamente migranti incontrano nei paesi del nord del Mondo, ma anche rispetto quelli che vivono nei paesi d’origine.
Il professore Giordano Sivini ricorda come la cooperazione allo sviluppo sia stata per molti anni un’operazione di contenimento del comunismo e si potrebbe dire che alla luce di decenni di programmi volti a migliorare le condizioni materiali dei paesi in via di sviluppo – le ex colonie dell’Africa, ma anche paesi del Sud America, nonché del continente Asiatico – i risultati ottenuti sono stati spesso discontinui, deficitarii, e soprattutto han finito col riverberarsi positivamente, economicamente parlando, sui paesi “donatori” del nord del Mondo e molto meno su quelli del sud, che invece negli intenti dichiarati avrebbero dovuto veder risollevate le loro sorti.
È sulla base di queste motivazioni che GAO ha elaborato, in collaborazione con altre due ONG europee, INDE (Intercooperaçao e Desenvolvimento – Portogallo) e GRDR (Migration, citoyenneté, développement- Francia) il progetto “Educazione al co-sviluppo”.
“L’approccio del co-sviluppo si fonda sull’idea che nell’ambito della cooperazione internazionale occorre valorizzare l’essenziale ruolo dei migranti, detentori di esperienze, competenze e legami con le comunità di origine. Concepiti come “cittadini fra due spazi”, i migranti devono essere sostenuti sia nei contesti di arrivo sia nei processi di trasformazione che riguardano i luoghi di provenienza”.
Poiché in decenni di “aiuti” i maggiori beneficiari sono stati i paesi donatori e i governi, le amministrazioni, dei paesi che ricevevano sostegni, a tutto scapito delle popolazioni, si fa strada dunque l’idea che un ritorno, o meglio una continuazione della visione dell’uomo bianco civilizzatore, esportatore di democrazia e benessere, non può che peggiorare situazioni già al limite. Pertanto piuttosto che imporre un modus operandi che diamo per scontato esser quello giusto, si potrebbe iniziare a pensare, e per fortuna c’è già chi lo fa, alla necessità di coinvolgere le popolazioni che saranno destinatarie ultime di decisioni che vengono prese in luoghi troppo troppo “distanti” per esser aderenti alle realtà in cui andranno ad impattare.
I “buoni” del nord del Mondo non possono pensare di paternalisticamente progettare e realizzare programmi, oltretutto onerosi, con cui omaggiare quasi i “ meno fortunati ” del sud.
L’incontro promosso ha portato alla nostra conoscenza l’esistenza di esperienze positive che vanno proprio nella direzione opposta rispetto il classico modo di concepire la cooperazione allo sviluppo. Ci riferiamo a due esperienze riuscite di cooperazione decentrata, dal basso, promossa da immigrati che vivono e lavorano ormai da diversi anni in Italia e che con la loro intraprendenza contribuiscono non solo al miglioramento delle comunità di immigrati in Italia, ma anche di quelle che vivono nei villaggi dei paesi d’origine.
La prima significativa testimonianza ci viene raccontata da Thomas McCarthy che per prima cosa ricorda che siamo tutti cittadini della terra.
Thomas è presidente della Ghanacoop, una cooperativa che opera tra Ghana e Italia, in una regione, l’Emilia Romagna, che vanta una lunga tradizione nel settore delle cooperative. La Ghanacoop, nata nel 2005 è da subito diventata un modello di successo di sviluppo autosostenuto. Tra le attività nelle quali la cooperativa è impegnata da segnalare l'importazione in Italia dell'ananas ghanese equosolidale, nonché la diretta coltivazione e produzione in Ghana di ananas, mais, pomodori e altri prodotti ortofrutticoli e, se possibile, biologici, da destinare tanto sul mercato internazionale che su quello locale, e ancora importazione di prodotti agroalimentari ghanesi e senegalesi ed artigianato etnico sub-sahariano ed esportazione di prodotti agroalimentari italiani, ma anche attività sociali quali il tentativo di illuminare col fotovoltaico villaggi ancora sprovvisti di illuminazione.
Altra best practice potremmo dire è quella di cui racconta Modou Gueye, senegalese che vive a Milano, che ha fondato insieme ad altri immigrati l’associazione Sunugal. Modou dice che è l’associazione degli analfabeti, benché parli benissimo in italiano, perché non vuol fare grandi cose, grandi cambiamenti, ma piccoli cambiamenti, sul posto, nei villaggi in Senegal dai quali il flusso di immigrati è costante. Moudou parla ancora degli ostacoli che nella sua attività ha incontrato nei confronti degli anziani, e delle donne, le sole difatti che abitano i villaggi che vengono lasciati in massa da quegli uomini che vediamo quotidianamente sbarcare sulle nostre coste. Ostilità riscontrata perché il cambiamento non è sempre indolore, e perché lui si è ostinato a cercar di far capire alla sua gente che in quei villaggi non c’è bisogno di beni materiali o lussuosi importati di tanto in tanto dal nord del Mondo, ma di piccole cose, di micro-progetti, e dunque è partito dall’agricoltura, convincendo giovani universitari del Senegal a trasferirsi nei villaggi per aiutare le comunità ad implementare nuove tecniche di coltivazione, dando poi grande importanza all’alfabetizzazione soprattutto delle donne e alla realizzazione di scuole di formazione di taglio e cucito per ragazzi e ragazze delle periferie delle città senegalesi.
Per chi si fosse incuriosito rimandiamo ai siti delle due associazioni (www.sunugaal.it e www.ghanacoop.it ) che, sebbene in modi differenti, dimostrano che un altro modello di sviluppo è possibile, “contando sulle proprie forze”, massima che il leader carismatico Thomas Sankaran ha saputo lasciare in eredità a giovani come Thomas e Modou.
28/06/2007 - Paola Staffa

Latorre rettore per altri quattro anni


L’applauso è scattato quando erano passate da poco le 20:30 nell’Aula Guarasci del Rettorato dell’Unical. Appena il presidente del seggio Nino Russo pronuncia il nome di Giovanni Latorre per la 355esima volta, la vittoria è matematica. Circondato da una folla di fedelissimi e stretto nell’abbraccio della moglie e della figlia, il Magnifico alza le braccia in segno di vittoria e brinda alla propria incoronazione a Rettore dell’ateneo, per la terza volta. In maniche di camicia ha assistito pazientemente allo spoglio delle schede del Centro Residenziale, che ha confermato al comando Pietro Brandmayr – con 399 voti, e soli trenta voti di distacco dall’altro candidato Franco Rossi, che ne ha incassati 367 – e quando è toccato a lui, passato il nervosismo iniziale e man mano che la forbice fra lui e lo sfidante Pasquale Versace s’andava ampliando, il Magnifico si è abbandonato all’euforia del campione.
Dopo i parenti, gli abbracci sono per i sostenitori più sfegatati. Galileo Violini e il neopreside di Economia Franco Rubino nell’arco dell’intera giornata hanno consumato il corridoio nell’attesa. C’è tutto il giro di Lettere, Preside in testa con l’immancabile zainetto; Nuccio Ordine si è sbucciato un ginocchio cadendo dalla moto ma, appollaiato su una sedia, non ha voluto rinunciare al momento d’oro; Giovannella Greco, Daniele Gambarara, Mario Alcaro e consorte, tengono una piccola riunione qualche stanzetta più in là.
Dipendenti pochi, studenti tanti. Sono quelli di Unicalabria, sorridenti e paonazzi, ma non mancano quelli di Cuore e di Università Futura. Il voto degli studenti, seppure pesato quindi non determinante, è uscito pressoché compatto dalle urne a favore di Latorre. Con la sola eccezione dei ragazzi di Udu e i 17 voti per Versace, le preferenze sono andate tutte all’uscente, ben 118. L’abbraccio con Modaffari – oltre che con il tramontato Pandolfi – è emblematico dei rapporti oramai consolidati fra il Rettore e la rappresentanza studentesca. Gli studenti invece hanno “bocciato” Brandmayr assegnandogli solo 62 preferenze, e promuovendo Rossi con 83 preferenze.
Di segno opposto il giudizio del personale tecnico-amministrativo: 278 voti per Latorre, 247 per Versace. Anche in questo caso il peso è minimo ma il significato è forte. I sindacati non avevano gradito la modifica dello Statuto e la storia del voto pesato. Stesso responso diviso a metà per il Centro Residenziale, 257 voti a Brandmayr e 241 a Rossi.
Significativo anche il risultato finale dei due candidati a Rettore: Latorre vince con 482 voti, Versace perde con 194. L’affermazione del docente di Ingegneria è stata apprezzabile, considerate le forze in campo: Versace ha superato il suo predecessore Giuseppe Frega, che alle precedenti elezioni aveva sfidato Latorre incassando 150 preferenze. Sessanta sono state le schede bianche, 29 le nulle. Il partito di Franco Piperno non ha avuto molto successo.
Non un plebiscito comunque, come qualcuno sperava. C’è un 30% dell’ateneo che ha espresso il proprio dissenso sugli otto anni d’amministrazione Latorre. Chissà se il rettore lo terrà in conto? Intanto per i prossimi giorni è stata annunciata una conferenza stampa per illustrare le linee guida del quadriennio 2008/2011.

28/06/2007 - Daniela Ielasi

giovedì 21 giugno 2007

Elezioni a rettore, associazioni studentesche in cattedra


Sarebbe dovuto e potuto essere uno dei momenti più alti di dialettica universitaria, uno dei momenti più partecipati, più veri, perché a domanda avrebbe potuto seguire risposta e poi ancora domande e quindi risposte, in un colloquio tutt'altro che formale, ben al riparo da quel tipo di interventi programmati che tolgono spontaneità e naturalezza alla discussione.
Sarebbe potuta essere una bella chiacchierata, orizzontale, per così dire, quella tra le associazioni che vivono ed operano all’Unical, sintetizzando la voce degli studenti, e i candidati alla carica di Magnifico Rettore e di Presidente del Centro Residenziale. Aspettavamo tutti i 4 candidati, Giovanni Latorre e Pasquale Versace da un lato, Pietro Brandmayr e Franco Rossi dall'altra. Annunciata l'assenza dei secondi, per motivi istituzionali, attendiamo con una certa trepidazione e curiosità i candidati che si contenderanno la guida dell'Ateneo per i prossimi 4 anni; il Prof. Versace arriva abbastanza in orario, il Rettore in carica, quando ormai non ci speravamo più, arriva, per diversi altri impegni, con oltre un'ora di ritardo, a dibattito già iniziato.
A dire il vero il dibattito poco sembra stimolare l’attenzione del Magnifico, siamo rimasti tutti un po’ increduli, e certamente anche un po’ feriti per la scarsa considerazione che dell'occasione ha avuto il nostro Rettore nei confronti di una categoria tanto speciale di studenti, e cioè proprio di quelli che nelle associazioni meglio di altri si confrontano quotidianamente con le problematiche sollevate dal resto della popolazione studentesca.
Il Magnifico ha purtroppo solo il tempo per illuminarci, per l'ennesima volta, sui dati che “fanno grande” l'Unical, una serie di primati, una serie di statistiche che la collocano nelle posizioni alte, e poi la residenzialità, la volontà di concentrare gli alloggi universitari attorno al campus, alloggi quasi terminati, o in fase di costruzione; l’incidenza delle tasse universitarie che è tra le più basse in Italia, la percentuale imparagonabilmente alta degli idonei che effettivamente percepiscono la borsa di studio, il 54%, e altre belle cose; d’altronde, siamo in campagna elettorale, non ci si potrebbe aspettare molto di più.
Una critica arriva infine, ed è quella che riguarda la didattica, caratterizzata da iper frammentazione a seguito delle riforme introdotte negli ultimi anni, ma il Magnifico parla della non capacità di governare l'implementazione del nuovo ordinamento, come l'autonomia dei singoli atenei avrebbe consentito, quasi quasi rivolgendosi ad una terza persona, che lo ha preceduto fino ad oggi. E poi va via, solo qualche battuta ironica a chi come Rossella aveva avuto il tempo e la fortuna di muovergli apertamente dissenso rispetto la politica imperialistica e il modo di concepire il ruolo di Rettore alla stregua di quella di un manager d'azienda. Ma gli innumerevoli ed improrogabili impegni non possono impedire la partenza annunciata, il pensiero condiviso è che il programma elettorale era già sufficientemente noto, quello che le associazioni chiedevano, nel volere fortemente l'incontro, era un confronto più dialettico; purtroppo si è avuta l'impressione che il Rettore non abbia tempo per discutere con gli studenti, e poi di cosa discutere? Quello dipinto è un Eden nel quale non sono neppure pensabili elementi di criticità e quindi di discussione.
Alle numerose questioni sollevate in aula negli abbondanti interventi che si sono susseguiti risponderà con pazienza fino all’ultimo solo il Prof. Versace. A parlare un po’ tutti per conto delle associazioni presenti, dal sindacato studentesco Udu, all'associazione Cuore, ad Impegno cattolico Universitario a Filorosso, studenti sedenti in organi rappresentativi ma anche semplici studenti.
I problemi sollevati sono quelli annosi, quelli sui quali discutevano probabilmente i nostri colleghi 10 o forse 15 anni fa: il diritto alla mobilità che certamente non può ritenersi adeguatamente garantito in una città di migliaia di persone che quotidianamente si recano all'università, ma come suggerisce PierLuigi ci sono interessi economici ancora tanto forti con i quali se gli studenti rinunciano a porsi in modo dialettico i classici problemi non risolti sinora continueranno a restare volutamente irrisolvibili ed irresoluti. PierLuigi continua dicendo che bisognerebbe pretendere di imporre la volontà degli studenti, per gli autobus iniziando ad esempio col non pagare il biglietto, era la volontà dei giovani del Filorosso che qualche settimana fa hanno lanciato la protesta significativamente sintetizzabile col motto: “Autobus di notte: No Service, No Ticket”, così come si dovrebbe “imporre”, dal basso, l’apertura delle biblioteche di notte, perché forse alla fin fine concertare con un peso contrattuale riconosciuto pari a zero sarà destinato a non sortire effetti per ancora molti anni, ma c’è bisogno prioritariamente degli studenti che oggi, colpa forse il caldo, sono altrove.
Altro tema che vien fuori è la necessità di rivisitare la tanta decantata residenzialità, se è vero che in alcune residenze ristrutturate o di nuova costruzione si possa vivere abbastanza degnamente, non si può disconoscere che in altre non mancano numerosi disagi. E in tutta verità, poca rilevanza acquistano 100 posti letto in più se non sono poi accompagnati da strutture che favoriscano il vivere nel campus per tutto il corso della settimana e non solo in alcuni giorni di essa. Vivacizzano il dibattito analoghe problematiche circa il servizio ristorazione, non possiamo permetterci di valutare la sola quantità del servizio erogato, dobbiamo pretendere che anche i più elementari standard qualitativi vengano soddisfatti.
Tra i tanti interventi, tutti meritori di considerazione, ci piace ricordare quello di Marco della Zenith che ricorda come un Rettore non può essere un burocrate, dovrebbe invece avere la capacità di “sognare”, un termine che ci suona così strano nel mondo a misura della produttività, del denaro, del più sterile materialismo imperversante, e ancora, questa corsa a produrre, a sfornare laureati in fin dei conti pacificamente ignoranti, se non avranno provveduto in maniera autonoma a salvare se stessi dall’analfabetismo certificato, ha fatto perdere certamente di vista uno degli obiettivi per i quali l’Università ha senso che esista - e ancor più che esista in una regione come la Calabria - e parliamo della necessità di formare persone, capaci di interrogarsi criticamente e di significativamente incidere sul proprio mondo.
Ricordiamo ancora la proposta dell’Udu di istituire una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti, per ricordare appunto i diritti di cui sono portatori tutti gli studenti.
Il Prof. Versace, interlocutore unico, mette in luce come in questo Ateneo sia venuto meno il rispetto per le persone, il rispetto per chi decide di non allinearsi ai poteri costituiti, e poi racconta di come nel nostro Ateneo ormai la gran parte delle risorse sono impegnate nella didattica a tutto scapito della ricerca, e circa l’annunciato prossimo accorpamento degli insegnamenti, con l’intento di ridurre la parcellizzazione del sapere cui si è assistito col proliferare di corsi anche da 1 o 2 CFU, la realtà è che si tratterà di un falso accorpamento, una sorta di “scartiloffio” napoletano, un far rientrare dalla finestra quel che si espelle dalla porta.
Infine gli impegni che si sente di assumere il Prof. sono oculatezza nella spesa, rispondente a principi etici, il sostegno alla Carta dei diritti e dei doveri degli studenti, cui si aggiunge, fra le cose che ci sembrano più significative, la creazione di un ufficio di assistenza che guidi gli studenti nel mondo spesso troppo opaco degli affitti.
Al di là dei contenuti, l’importanza forse storica dell’incontro, seppur non omaggiato dalla presenza di tutti gli invitati, risiede nell’essersi detti delle cose, nell’aver comunicato, non solo all’interno del rapporto più verticale tra associazioni e il candidato alla carica di rettore, ma in quello orizzontale, tra associazioni, tra studenti, spesso allontanati in fase di competizione elettorali e non più riavvicinati al termine delle consultazioni. Si spera che oggi si sia inaugurata una felice prassi, di confronto e collaborazione che prescinda dal colore politico-elettorale.

20/06/2007 - Paola Staffa

lunedì 18 giugno 2007

Disegnare l'università "a mano libera"


Finalmente tutti a uno stesso tavolo per "disegnare insieme l'università", sembrava impossibile e invece succederà mercoledì 20 giugno, a una settimana esatta di distanza dall'appuntamento elettorale. L'idea è delle associazioni studentesche dell'Unical che, in un un documento comune, avevano chiesto di incontrare i candidati per poter meglio discutere i problemi degli studenti e delle associazioni, considerato che quest'anno anche la componente studentesca (190 rappresentanti) è chiamata a votare, seppur con voto pesato. I candidati hanno accettato. La locandina dell'iniziativa raffigura un grande matitone giallo con su scritto "A mano libera". Liberamente infatti gli studenti intendono discutere con i candidati a rettore e a presidente del centro residenziale, liberi soprattutto dai modi e dai tempi dettati dalle riunioni del corpo elettorale. L'incontro è previsto alle ore 11 in Aula SSp1 - cubo 1a. Studenti, docenti e personale sono invitati a partecipare.

mercoledì 13 giugno 2007

Versace incontra il personale


Meglio tardi che mai. A pochi giorni ormai dalla data stabilita per le elezioni del Rettore e del Presidente del Centro Residenziale, anche il personale tecnico-amministrativo prende la parola. L'incontro convocato dai sindacati Cgil, Cisl e Uil in Aula Caldora mercoledì 13 non raccoglie però che pochi impiegati, una trentina in tutto. Forse è il giorno che porta sfiga oppure, com'è più probabile, le rappresentanze sindacali vivono anch'esse una crisi di coinvolgimento e partecipazione. O ancora, potrebbe malignare qualcuno, i candidati non sono appetibili, o addirittura i dipendenti temono ritorsioni.
Le presenze in sala sono comunque eloquenti: c'è Franco Santolla, per esempio, Moisé Chiodi, Giovanni Iera, Franco Bartucci, tutti afferenti ad aree diverse e nevralgiche dell'ateneo.
Al tavolo della presidenza siede Franco Mazzulla, a fare da moderatore, a fianco a lui i candidati Pasquale Versace e Franco Rossi. Gli sfidanti neanche a parlarne, non si riesce proprio a metterli tutti insieme allo stesso tavolo. L'incontro con Latorre dovrebbe tenersi la prossima settimana, ma con lo sciopero generale del 19 di mezzo, sarà difficile trovare una data.
La discussione verte soprattutto sui temi di interesse per il personale, come il peso elettorale e la rappresentanza, i concorsi, il precariato, la valutazione, la formazione. Seppure l'introduzione di Versace tocca punti più generali e riguarda l'intera gestione dell'ateneo, a tratti la riunione sembra trasformarsi in un incontro sindacale, fra sindacati e dipendenti. E le critiche non mancano, soprattutto nei confronti del voto sindacale espresso due anni fa a favore della modifica di Statuto che consente a Latorre di ricandidarsi. “Speravamo fosse l'avvio di un percorso più generale di riflessione e cambiamento - spiega Grandinetti della Uil - oggi ci accorgiamo che abbiamo sbagliato”. Va ricordato a onor del vero che Grandinetti, all'epoca della modifica, dopo aver denunciato pubblicamente le pressioni sul sindacato da parte del Rettore, presentò le dimissioni.
Gianfranco Trotta della Cgil ricorda l'opposizione del proprio sindacato nei confronti della modifica. Ma ormai è come parlare della preistoria, considerato che le RSU alla fine accettarono le pressioni e votarono sì al terzo mandato.
Il più incazzato è Franco Bartucci, lo si intuisce chiaramente dal volume del suo intervento. Bartucci lavora da 35 anni all'Ufficio Stampa dell'Unical: vicino alla pensione, non ha più peli sulla lingua. “Non voglio che sembri una questione personale - dirà dopo - ma una questione del personale”. Si riferisce all'autonomia e al rispetto che ogni dipendente gradirebbe avere sul posto di lavoro. Invece la nomina di un portavoce - il giornalista della Gazzetta del Sud Francesco Kostner - da parte del rettore - e negli ultimi tempi anche di un fotografo - ha creato non poche ingerenze nel lavoro di un ufficio stampa che, in queste settimane di campagna elettorale, si è visto ulteriormente restringere il controllo sui comunicati stampa. Una sorta di teleKabul nelle mani del portavoce, del rettore e del direttore amministrativo.
Sui consulenti Versace è chiaro: “Bisogna utilizzare le risorse interne, non mortificarle ricorrendo a figure apicali esterne”. E conclude: “Votate per me, perché per me non siete lavoratori di serie B” e rilancia la sua proposta “una testa, un voto”.
Come in tutte le riunioni sindacali, manca un elemento: il contraddittorio. Nessuno parla degli imboscati o degli uffici inutili, si pensa a stabilizzare i precari, mai a precarizzare i garantiti fannulloni. Il discorso potrebbe valere anche per i docenti, naturalmente. Si potrebbe ottimizzare l'esistente, senza per forza impiegare altre risorse sul personale, che è già il più numeroso d'Italia - in rapporto al numero di studenti. Ma un sindacato simile non avrebbe iscritti. E un candidato con questo programma prenderebbe pochi voti.

13/06/2007 - Daniela Ielasi