giovedì 19 luglio 2007

Facoltà di Lettere: gli studenti "invadono" il consiglio, il Preside chiama i carabinieri


Mattinata movimentata al cubo 28B. Si tiene il Consiglio di facoltà di Lettere e Filosofia, ma da subito ci accorgiamo che qualcosa non va. Fuori c’è un gruppetto di studenti che fa la spola da un ingresso all’altro dell’aula per cercare di entrare, ascoltare e soprattutto far sentire la propria voce, ma non è possibile.
Consiglio di facoltà super blindato, le porte vengono aperte a turno con le finestre, ma solo per far entrare un po’ d’aria e per consentire ad un carabiniere di sorvegliare scrupolosamente affinché il gruppetto di studenti ribelli non produca un sommovimento dalle imprevedibili e certamente funeste conseguenze. Il militare dell’Arma va via, probabilmente ritiene ci siano luoghi in cui la sua presenza possa essere più appropriata nonché oggettivamente più utile, ma non sa ancora che dovrà tornare poco dopo.
Prendiamo uno dei volantini che portano la firma de “I laureandi di ottobre” e proviamo a capire le ragioni della protesta. Fatti al Cubo aveva già seguito la faccenda dal mese di giugno e sembrava che la stessa avesse trovato una soluzione nel corso del consiglio di facoltà del 12 giugno. Invece a giudicare dal clima di stamattina il problema era da ritenersi tutt’altro che risolto.
Ad un certo punto gli studenti fanno una pacifica irruzione in aula, ma ci si aggrappa al formalismo burocratico, vengono chiamati di nuovo i carabinieri, ed il preside a più riprese avverte della necessità di sospendere il Consiglio qualora gli studenti non lascino l’aula ma ovviamente, a fronte di questo sacrificio, dà disponibilità di incontrarli al termine dei lavori. Sali-scendi di persone, parole, tentativi di preside e docenti di riportare alla ragionevolezza i riottosi studenti e riportare finalmente la calma infranta.
E così sarà, gli studenti escono di nuovo, gli agenti dell’arma si dividono, uno aspetta in macchina, l’altro fa il suo richiesto giro per assicurare l’ordine pubblico, ma senza troppa convinzione.
Termina il consiglio, si aprono le porte e la discussione.
Riepiloghiamo i termini del contendere: da un lato gli studenti che lamentano la soppressione della seduta di laurea di ottobre, soppressione di cui sarebbero stati informati troppo tardi rispetto ad una programmazione già fatta sugli ultimi esami da sostenere, contando appunto di fruire della sessione di ottobre, la qual cosa avrebbe consentito, soprattutto a coloro che vogliono accedere a corsi di laurea specialistica erogati in altri atenei extra regionem, di potersi immatricolare comunque, a nuovo anno accademico già iniziato. Fra l’altro, pur volendo completamente rinunciare alle vacanze agostane per mettersi sui libri, chi arriva alla sessione d’esami di settembre con oltre 8 crediti formativi da recuperare non ha titolo per laurearsi nella stessa sessione, dovrebbe pertanto aspettare la sessione di febbraio, con buona pace delle tasse pagate quasi a vuoto e del quasi intero anno perso, e dello status conseguente di non-occupato e non- immatricolato.
Dall’altro lato il corpo dei docenti a difendere a spada tratta, preside in testa, la decisione adottata, la quale si imporrebbe a causa di un richiesto adeguamento alle nuove direttive ministeriali e la quale, nella loro volontà, sarebbe stata altresì adottata proprio nell’ottica di voler favorire gli studenti che conseguono il titolo di laurea triennale, al fine di consentire loro di seguire da subito i corsi della laurea specialistica. D’altro canto nulla più si sarebbe fatto se non anticipare di 15 giorni il termine della consegna della domanda di laurea.
Vi è poi la posizione dei rappresentanti degli studenti di facoltà, i quali stranamente, ma forse non troppo, non stanno dalla parte dei loro colleghi in protesta. Gli studenti/rappresentanti attaccano infatti i loro colleghi poiché sembrerebbe che anche quelli di Lettere, da classici studenti Unical, si mobilitino solo nel caso in cui vengano toccati in un loro particolarissimo interesse; i rappresentanti dicono d’aver distribuito per intere settimane volantini per sensibilizzare le coscienze dei colleghi, aver indetto ben due assemblee, nelle quali, non erano presenti nemmeno l’1% degli iscritti a Lettere, come a voler dire “quando i problemi erano collettivi e non individuali come oggi dove eravate?!”
Vi è infine la solitaria posizione del Prof. Romolo Perrotta, che tenta di difendere strenuamente, ma senza visibile successo, la causa degli studenti, studenti che, a dire del professore di Storia delle religioni, sarebbero stati vittime di falsa informazione, poiché era stato loro comunicato, che laurearsi oltre settembre avrebbe significato trovare l’accesso sbarrato alla specialistica in ogni ateneo d’Italia. Informazione istituzionalmente non vera poiché, come gli stessi studenti han potuto verificare con un giro di telefonate alle segreterie di diversi atenei, non sono poche le università che permettono a laureati triennali di iscriversi ai corsi di laurea specialistica a dicembre, o anche addirittura a febbraio, garantendo loro la continuità negli studi.
Replica il preside, Prof. Raffaele Perrelli, che questa possibilità è legata ad una linea politica che evidentemente può differire da un ateneo ad un altro, dunque le singole facoltà in questo senso non hanno alcun potere decisionale, ma ci risulta invece che altre facoltà dell’Unical (vedi Scienze Politiche) mantengono aperte le iscrizioni alla laurea specialistica ben oltre il mese di ottobre, o hanno adottato formule diverse che impediscano ai laureati di trascorrere un anno a vuoto.
La discussione è tuttavia breve, non si giunge affatto ad una mediazione, l’unica possibilità che viene concessa agli studenti è di poter presentare domanda per la seduta di laurea di settembre, nonostante i termini siano scaduti il 30 giugno.
Più e più docenti riprendono gli studenti per la forma utilizzata per esporre le loro idee, cioè per la loro invasione (sarà stato l’influsso delle Invasioni Bruzie?!), del tutto pacifica fra l’altro, in aula, nel corso dei lavori del consiglio.
A noi spettatori esterni ci è sembrato molto molto strano, quasi bizzarro, che docenti che collocavamo a sinistra, e quindi forse più vicini alle esigenze degli studenti e ad una modalità più orizzontale di relazionarsi con gli stessi, facciano a gara per garantire l’ordine pubblico, in una situazione che, oggettivamente, di disordine non aveva proprio nulla!

19/07/2007 - Paola Staffa

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