“No-one
can own anyone - Nessuno può possedere qualcuno”: è questo uno
dei tanti messaggi lanciati dagli studenti africani dell’università
della Calabria, mercoledì 22 novembre, durante la Silent Walk sul
ponte Pietro Bucci, iniziativa nata per denunciare la tratta degli
schiavi in Libia.
La
marcia ha avuto inizio alle ore 13 ed ha visto sfilare tanti studenti riuniti in un unico grande “silenzio assordante”, un silenzio che vuole denunciare un problema apparentemente imbattibile come quello del razzismo. I
ragazzi hanno trovato anche il sostegno di alcuni studenti
italiani che si sono uniti a questa marcia per i diritti. Un particolare è stata la scelta di un abbigliamento
nero da parte dei partecipanti in rispetto del "Dress-Code"
scelto dagli organizzatori.
Durante
la manifestazione tutti i partecipanti mostravano un cartello bianco
con su scritto un messaggio di speranza, da “Combattiamo per
l’Africa”, “Viva la Libertad” e tanti altri messaggi che
hanno preso voce nel corso del cammino, quando i ragazzi hanno
lanciato il loro appello, ognuno nella propria lingua di origine,
inglese, francese, arabo anche italiano, e attraverso riflessioni o
citazioni tutte le loro voci arrivavano ad un unico solo importante
messaggio scritto proprio su un lungo striscione in testa al corteo
“Stop selling our brothers - #NoSlavery”.
La marcia si è cnclusa con il discorso di uno degli organizzatori rivolto a tutta la popolazione di
origine africana, lanciando loro un invito, l’invito a rispettare
sé stessi, un invito a cambiare sé stessi.
Già
in passato l’Unical ha ospitato questo tipo di manifestazioni, che
in tempi recenti ha visto sempre studenti stranieri prendere l'iniziativa per renderle vive, e come suggerito da uno dei pochi
studenti italiani ieri presente alla manifestazione nel corso del suo
discorso, bisogna uscire da questa condizione di omertà, dobbiamo
uscire da questo silenzio che tiene nascosto un tema così delicato
come la moderna tratta degli schiavi. Messaggio lanciato a tutti gli
studenti, e non, di uno degli atenei più importanti del sud Italia.
L'indignazione dei ragazzi è partita da un’inchiesta documentata da Nima Elbagir, giornalista
sudanese della CNN che lo scorso agosto, con il suo servizio "Persone
in vendita", ha scoperto almeno nove città libiche dove
venivano venduti esseri umani, oltre a Tripoli, anche Zuwara e
Sabratah, due punti di partenza per l’Europa. Gli schiavi venduti
spesso sono persone che non hanno nulla e mettono loro stessi in
vendita per ripagare il debito con i trafficanti. Il servizio ha
suscitato anche la reazione dell’ONU che, attraverso le parole
dell’alto commissario per i diritti umani, il giordano Zeid Raad
al-Hussein, ha attaccato l’Ue definendo “disumana” la sua "collaborazione" con il traffico di migranti africani.
Nicola
Durante
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