“Reti mediterranee per un’economia
dei popoli”, è un'iniziativa organizzata dalla Ong GAO
Cooperazione Internazionale con il coinvolgimento di una rete di cooperative che in
Marocco agiscono per lo sviluppo socio-economico dei popoli e dei territori. La rete, che raggruppa una
ventina di realtà, a partire dal 2009 si è impegnata a promuovere
un’economia solidale nel bacino del Mediterraneo, sostenendo l’idea
secondo cui è possibile valorizzare le risorse locali a favore di
uno sviluppo sostenibile, promuovendo la salvaguardia dell’ambiente
e della cultura locale. Grazie alla produzione di prodotti biologici
vengono rafforzati così i piccoli produttori dei villaggi altrimenti isolati da percorsi turistici e commerciali.
Il primo incontro di questa "carovana" che vede protagonisti i delegati “in marcia” di “Reti
Mediterranee per un’economia dei popoli," si è svolto all'Università della Calabria, nella
sala riunioni del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, in
collaborazione con il corso di laurea in Scienze per la Cooperazione
e lo Sviluppo. Durante il seminario, i delegati delle
associazioni hanno spiegato la genesi delle cooperative e il loro
svilupparsi nel tempo. C’è da dire che le protagoniste sono per
buona parte donne, dal momento che la maggioranza degli uomini dei
villaggi è migrata non solo localmente ma anche in altre nazioni.
Halima Boutaibi, della cooperativa
agricola Taymate, ha spiegato come questa, sia parte attiva di una rete
italo-marocchina, che ha come obiettivo unire le diverse reti, non
solo marocchine appunto, ma anche italiane. Nel caso di Taymate
vengono raggruppati i piccoli produttori di olive nel villaggio
Timoulilt-Azizal , producendo olive da tavola come prodotto
principale. Con l’aiuto dell’associazione “Viaggi e Miraggi”
di Padova, hanno aperto dei punti vendita dei prodotti, riuscendo così a creare un turismo
solidale, a favore dei piccoli produttori ma anche dei membri delle
associazioni.
Diverse ragioni hanno spinto gli
appartenenti alle cooperative ad avviare questi progetti. Come si
comprende dall'intervento di Fatima Outakhrouft, referente della
cooperativa Spinoza, molte donne desideravano impegnarsi in attività
che si discostassero dalle solite mansioni di casa, facendo qualcosa
di produttivo sia per se stesse che per la zona, e creando così
nuove possibilità di reddito e di lavoro per gli abitanti dei
villaggi. Qui, le donne si dedicano alla lavorazione dell’argan
nelle foreste a sud del Marocco. Dalla lavorazione dell’argan
viene poi estratto un olio che prevede un uso sia di tipo cosmetico
che culinario. Oltre all'olio di argan, viene lavorato l'olio di
mandorle e l'olio di sesamo. I prodotti della cooperativa Spinoza
vengono venduti nei mercati solidali.
Assalam, associazione di cui parla la
coordinatrice Bouchra Ritzki, svolge le attività nel villaggio di
Tabia, villaggio che si trova a ridosso del deserto del Sahara,
soggetto per molto tempo a una grande migrazione. Le donne di questa
cooperativa producono prodotti come il cous cous e manufatti artigianali. L'intento per loro non è solo quello di diventare autonome, ma di avviare un processo di
alfabetizzazione per donne e bambini che ne necessitano.
Il progetto Reti Mediterranee, si pone anche l’obiettivo di creare un turismo responsabile, come ha spiegato nel
seminario Mohamed Rafia Boukhbiza dell’associazione “Ponte sul
Mediterraneo”, parlando dell’impegno dedicato alla realizzazione
di un’agenzia di viaggio autonoma per turisti responsabili.
Dopo l'Unical, la carovana si è fermata a Rosarno, dove i referenti delle associazioni hanno incontrato
i promotori del progetto SOS Rosarno. A seguito delle prime due date
in Calabria, i rappresentanti delle cooperative in visita dal
Marocco, porteranno il progetto in giro per l’Italia fino al 25 novembre.
Rosellina De Rosa
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