Martedì
pomeriggio 28 Novembre 2017 il professore Marco Mazzeo ha presentato
il suo ultimo libro Il
Sofista nero - Mohammed Ali oratore e pugile
(Derive Approdi) insieme a Fortunato Cacciatore, docente di
Filosofia, e Oscar Greco, ricercatore ed ex pugile. La presentazione, che è
avvenuta al DAM dell'Università della Calabria, si è concentrata
sulla figura di Mohammed Ali/Cassius Clay non tanto come pugile
quanto come oratore. A sottolineare quanto Alì fosse lontano dai
canoni standard dei pugili di un tempo, è stato Oscar Greco: Ali fu
colui che anticipò le correnti di pensiero dell'epoca, sfruttò la
sua posizione non tanto per affermarsi come sportivo o pugile, quanto
per affermarsi come comunicatore.
‘I ain’t got no quarrel with
the Vietcong’, con questa frase Ali riuscì ad infrangere tre tabù
contemporaneamente: la figura del pugile diventò parlante, si
schierò pubblicamente contro la segregazione dei neri e si dichiarò
contrario alla guerra in Vietnam, cosa impensabile per quei tempi.
Alì anticipò il tempo attuale utilizzando la società dello
spettacolo per comunicare, riuscì a mettere insieme due cose ben
distinte come i pugni e le parole, diventando così una vera e
propria spina nel fianco, un vero e proprio simbolo del movimento di
contestazione degli anni Sessanta e Settanta, e andando oltre lo
sport.
Un
passo piuttosto noto di Ludwig Wittgenstein, filosofo tedesco vissuto
negli anni Trenta e figura emblematica della filosofia del
Novecento, afferma che la differenza tra dire e praxis, si racchiude
nella distinzione tra parlare e cucinare: la stessa differenza c'è,
secondo il professore Mazzeo, tra parlare e fare a pugni, Mohammed
Ali mette insieme il pugno (praxis) e la parola (dire). "La più
grande versione addomesticata di Mohammed Ali è Masterchef –
ironizza l'autore -
Masterchef
è fare cucina attraverso le parole, è un programma di cucina dove
il gusto è assente e funziona perchè è parola”. Ali anticipa la
convergenza tra prassi e parola, al posto della cucina utilizza il
rifiuto a combattere la guerra e i pugni sul ring.
Ma perché Alì è un sofista?
Nel mondo antico i sofisti erano figure dell'ambilenza – ha
spiegato il professore Cacciatore - perché i sofisti potevano essere sia filosofi che politici, figure classicamente ben distinte. Ali è ambivalente
perchè associa corpo e verbo - continua il professore - e facendo
leva sulla società dello spettacolo il pugile capisce prima di tutti
la vera potenza della parola, il suo lavoro linguistico arriverà ad
un punto in cui si fonderà con la boxe diventando così, forse prima
di tutti, un lavoratore del linguaggio, anticipando il
mondo del lavoro di oggi che ha come perno nella sua struttura
proprio la parola.
Quale boxe può esserci dopo
Mohammed Ali? Quale mondo può esserci dopo che il capitalismo
linguistico ha straordinariamente trionfato? “Ali non ci da una risposta -
conclude Mazzeo - ma grazie ai cortocircuiti che ci sono tra lavoro
e linguaggio magari un giorno, proprio da li, dove c'è il massimo
sfruttamento o da dove non ce lo aspetteremo mai, potrà finalmente
emergere questa contraddizione che mette a lavoro, quantificandolo,
qualcosa che è difficile da quantificare, cioè una prestazione
linguistica. Masterchef ci mostra la sua addomesticazione e Mohammed
Ali ci fa vedere come questo dispositivo a volte può essere
capovolto dall'interno”.
Nicola Durante
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