Il
secondo turno per l’elezione del magnifico rettore dell’Unical è infine
arrivato. Si vota domani a partire dalle 9 in Aula Magna: subito dopo la
chiusura dei seggi – prevista per le ore 17.30 – si terrà lo spoglio delle
schede. Auspichiamo che stavolta, vista la pessima esperienza del primo turno,
e come suggerito da qualche candidato, si permetta a tutti di seguire lo
scrutinio comodamente seduti in Aula – come si addice a una comunità accademica
- e non accalcati nei corridoi adiacenti ai bagni. Ma domani sera conosceremo
difficilmente il nome del nuovo rettore: è più probabile che dalle urne esca lo
sfidante di Gino Crisci per il ballottaggio del 31 luglio. Chi sarà?
Cominciamo
da chi non sarà, che è più facile. Non sarà Girolamo Giordano, che all’indomani
del voto del primo luglio ha abbandonato le beghe locali per un viaggio a
Mosca, rientrando solo due giorni fa. Giordano non ha fatto campagna elettorale
e ha perso consensi, anche palesemente. Come nel caso di un autorevole
firmatario della sua candidatura, il professore Mario Maiolo, meglio conosciuto
come protagonista della politica regionale, che ha dichiarato apertamente di
sostenere Maggiolini al secondo turno.
Non
sarà Patrizia Piro, la cui (ri)candidatura è dettata unicamente da una scelta
di coerenza. I suoi sostenitori sanno bene che la prof non può più vincere, 95
voti al primo turno sono troppo pochi, ma alla spaccatura fra “crisciani” e
“cersosimiani” – delineatasi in fase di trattativa con gli altri candidati -
hanno preferito una inevitabile sconfitta “con onore”.
Ad
andare al ballottaggio potrebbe essere Marcello Maggiolini. Dal 2 luglio la sua
caccia all’ultimo voto non ha conosciuto soste, ha macinato chilometri di
ponte, di cubo in cubo, sempre al telefono, con a fianco il collega Vincenzo
Pezzi. Il prof non si è fermato neanche durante la trattativa con gli altri
candidati, quella che avrebbe dovuto portare a sintesi nomi e programmi: ha
trattato su tutto ma non sul suo nome. Saltato l’accordo è passato all’attacco
diretto, lanciando bordate all’ex rettore Giuseppe Frega, “responsabile del
mancato accordo”, all’avversario Gino Crisci, “vero continuatore del potere
accademico” per via di un concorso “inopportuno” in campagna elettorale –
“argomentazione squallida” gli risponderà Crisci – e non ha risparmiato neanche
il rettore uscente Giovanni Latorre, da cui ha preso tardivamente le distanze,
convinto che l’abbraccio mortale possa alla fine nuocergli. L’irruenza del prof
di Patologia generale è traboccata fino a rompere – seppure di un quarto d’ora
– il silenzio elettorale, con un messaggio su Mercurio apparso dopo la
mezzanotte di ieri che ha sollevato non pochi malumori – del ritardo si è presa
la responsabilità la redazione del portale Unical, ndr.
Anche
Domenico Cersosimo potrebbe andare al ballottaggio. Al primo turno ha ottenuto
maggiori consensi fra docenti e ricercatori, meno fra PTA e studenti. Il prof
di Economia ha mantenuto per tutta la campagna elettorale uno stile molto
british, che alcuni hanno scambiato per superbia intellettuale, in una regione
come la Calabria abituata a ben altre dinamiche in periodo elettorale. Dopo il
voto del primo luglio è rimasto in silenzio per una settimana, cercando
delicatamente di tenere i fili di una trattativa complicata, che poteva portare
alla sconfitta di Gino Crisci al secondo turno. “Un sistema barocco” secondo
Cersosimo quello del secondo turno, “che qualcuno ha concepito al solo scopo di
aumentare l’entropia, la ciroma, ma che imponeva uno sforzo di sintesi”. Rotto
il silenzio, il prof ha rimesso mano al programma, ampliando alcuni punti, sui
ricercatori come sulla terzietà. “In questa campagna elettorale è mancato il
profilo intellettuale, il fermento culturale, che ci si aspetta da una comunità
accademica. Ho visto massoni invocare la trasparenza, arbitri indossare la
casacca del centravanti, strenui fan del particolarismo parlare improvvisamente
di beni comuni. Io ho cercato di volare alto, perché la sfida non è salvarci,
ma trasformare il mondo” ha raccontato durante l’incontro di chiusura della
campagna venerdì scorso.
Ora
la parola passa agli elettori per quello che oramai viene considerato un
ballottaggio de facto per il secondo posto. Non è una scelta difficile a pensarci bene: si somigliano i
programmi forse, ma le persone non si somigliano per niente.
Daniela
Ielasi
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