Si è svolto nell’Aula Magna dell’Università della Calabria il dibattito “’Ndrangheta? No grazie!” organizzato e promosso dall’associazione studentesca UDU, con la partecipazione del giornalista Arcangelo Badolati, il sindacalista Vladimiro Sacco, l’on. Francesco Forgione e Alessio Magro. Scopo dell’incontro era far conoscere e divulgare l’idea di combattere tutti insieme la peste che inquina ormai da tantissimo tempo la nostra amata Calabria.
“Che cosa ha fatto la classe politica negli ultimi 50 anni? La Calabria viene da sempre gestita dalla mafia”, così esordisce Arcangelo Badolati accusando il governo di non aver lottato per combattere la ndrangheta e di non aver preso provvedimenti drastici, in quanto l'inquinamento della nostra società è arrivato allo stremo. “Noi dobbiamo essere arrabbiati – aggiunge Badolati - e cambiare concretamente lo stile di vita della nostra regione. E' ora di pensare meno alle garanzie dei singoli e più a quelle della collettività”.
E' un messaggio destinato ai giovani, che sono il futuro della società e possono davvero cambiare, se pur gradualmente, le sorti del nostro territorio, ma è anche una sottile accusa alla classe politica, che, come afferma l'on. Forgione (attraverso la Relazione della Commissione antimafia) “è una realtà liquida come lo sono la mafia e la legislazione”. Il presidente della Commissione antimafia si concentra soprattutto sull’operato della ndrangheta, e afferma che la forza di questa organizzazione sta soprattutto nell’ossessivo bisogno di controllare la regione e di schizzare in tutti i luoghi in cui si può arricchire. Il risultato del suo lavoro, però, è solo un fallimento. La Calabria continua ad essere la regione più povera d’Italia, perché questo denaro, sporco del sangue di uomini giusti, arricchisce altre regioni e altre nazioni.
La Commissione Parlamentare descrive la mafia come una “realtà in continua trasformazione” e la politica in Calabria non è capace di combatterla, manca di buona volontà e soprattutto di coraggio, forse perché anch’essa si ciba dei suoi averi. “La mafia bisogna cercarla nei punti alti dello sviluppo e non nel degrado”, continua Forgione, affermando che bisogna andare all’origine del problema e non operare solo nei piccoli centri, in quanto la sua struttura tentacolare controlla l’intero Paese e raggiunge persino l’America; essa svolge con raffinata intelligenza organica il monopolio di un’intera società facendo affidamento sulla forza delle armi e sul ruolo economico, capace di gestire vasti settori, dall’agricoltura all’economia dell’impresa. Vladimiro Sacco, in quanto sindacalista, si è concentrato soprattutto sul tema dell’illegalità e sulla tutela dei diritti degli studenti, con il fine di sensibilizzare il mondo accademico e convincerlo che una Calabria migliore può esistere. “Le cosche mafiose hanno invaso l’intera regione da ormai troppo tempo”, conclude Alessio Magro, giornalista di libera informazione, convinto che il popolo calabrese debba conoscere il contenuto della Relazione della Commissione Antimafia sul fenomeno della ndrangheta e cogliere il suo messaggio, che è quello di iniziare una lotta alla mafia e la diffusione dei principi della legalità per iniziare a far rinascere la società.
Per fortuna, fra i giovani sta crescendo la voglia di cambiamento e di riforma, e il loro grido esasperato è dettato dall’amore per la nostra regione e dal desiderio di costruire un futuro senza paure e morte.
Francesca Scirchio
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