venerdì 18 aprile 2008
Il coraggio e le lacrime di Pino Masciari
Paradossale, struggente, frustante. Tre aggettivi per provare a descrivere l’incontro di Pino Masciari con gli studenti dell’università della Calabria. Mercoledì 16 Aprile, una sala stampa insolitamente gremita ha assistito all’accorata testimonianza dell’imprenditore calabrese che da 11 anni vive a Torino, in pratica da quando ha avuto il coraggio e la tenacia di denunciare la ‘ndrangheta.
Ci si rende conto subito che Pino è un uomo di Calabria, e nonostante gli 11 anni di “esilio”, il suo accento lo dimostra, tutto questo lo rende subito simpatico agli occhi degli studenti Unical. Paradossale dunque, perché la sua storia ha del sorprendente: Pino Masciari intraprese l'attività lavorativa nell'impresa edile del padre rilevandola, nel 1988, alla morte di quest'ultimo. Per i successivi tre anni Masciari ha pagato con riluttanza le pretese estorsive di politici e mafiosi. Nel 1990 decise di non sottostare al groviglio di ‘ndrangheta e politica e di non pagare il pizzo che questi chiedevano, tale rifiuto lo rese nei mesi successivi vittima di minacce furti e incendi quando nel 1994 si rivolge ai carabinieri di Serra San Bruno e diventa collaboratore di giustizia.
Dopo quella denuncia Masciari ha perso tutto, impresa, amici e affetti, ed è in questo momento che le sue sorti diventano calvario e la sua storia assume i caratteri del paradosso, perché dalle sue parole ci si rende conto che il nostro è un paese dove le istituzioni non sono dalla parte dei giusti, un paese dove pentiti e liberi cittadini che denunciano i malavitosi vengono trattati con lo stesso riguardo, un paese, che a guardar bene i recenti risultati elettorali, dove il mangia cannoli Totò Cuffaro ha trovato posto in parlamento a discapito di Rita Borsellino.
Struggente perché le parole dell’imprenditore toccano le coscienze degli studenti presenti, il rammarico e le lacrime del collaboratore di giustizia, sopraggiunte quando ha accennato alla sua partenza per il programma e alle ripercussioni che le sue denuncie hanno avuto sulla vita dei figli e della moglie, non lasciano indifferenti. Frustante perché la caparbia tenacia di Pino Masciari, che afferma di continuare a credere nelle istituzioni, e la constatazione di cosa le istituzioni hanno fatto per lui (niente), indigna le nostre coscienze, ci da un senso di impotenza e innerva la lucida consapevolezza che molte volte ribellarsi alla ‘ndrangheta è una battaglia cervantessiana.
Gli abbiamo chiesto se alla luce di quello che la sua famiglia ha passato in questi anni abbia mai pensato che il denunciare politici corrotti e mafiosi sia stata una scelta sbagliata: “Mai - ci ha risposto - molte volte soffro per la situazione dei miei figli di mia moglie, ma mai ho rinnegato la scelta di ribellarmi, la scelta di denunciare i capi mafia di 4 provincie calabresi. Gli amici di Torino, le varie associazioni, i presidi sparsi in tutto il mondo mi danno il loro appoggio rendono le delusioni meno amare, e ti danno la forza di andare avanti.”
Abbiamo ascoltato una testimonianza autentica, dunque, e la speranza è che lo slogan di Pino Masciari e di chi quotidianamente combatte contro la mafia si realizzi “ogni persona che viene a conoscenza della mia storia mi allunga la vita di un giorno.”
Carmine Mura
giovedì 17 aprile 2008
Il 5x1000 a sostegno dei giovani ricercatori
Il Rettore dell'Unical Giovanni Latorre ha tenuto una conferenza stampa per informare dell’esito della Campagna 5x1000 relativo all’anno 2006 e lanciare la nuova per il corrente anno. La legge Finanziaria per il 2006 ha, infatti, dato la possibilità a tutti i contribuenti calabresi di donare il 5x1000 della loro Dichiarazione dei Redditi alla Ricerca ed in particolare all’Università della Calabria. I risultati della Campagna del 2006 vedono l’Unical ventiduesima tra tutte le Università e gli Enti di Ricerca Scientifica; quattordicesima considerando solo le Università. Andando più nel particolare, poi, l’Università della Calabria è al secondo posto tra quelle di medie dimensioni, dopo la sola Pavia. Un dato nettamente positivo dato che l’Unical sorge in una delle regioni d’Italia dal reddito più basso, che dimostra una forte sensibilità delle famiglie degli iscritti e non solo che hanno contribuito.
Presenti in qualità di garanti l’Arcivescovo Metropolita di Cosenza – Bisignano, Mons. Salvatore Nunnari; il Prefetto di Cosenza, dott. Pietro Lisi, e il Presidente del Tribunale di Cosenza, dott. Antonio Madeo (nella foto). Alto il compiacimento delle cariche presenti che rivestono un ruolo molto importante per la trasparenza dell’operazione.
L’Unical ha avuto un introito di 245.144,81 e il Rettore, soddisfatto, ha già abbozzato delle idee per investire tale entrata: per la maggior parte diventeranno borse di studio tutte rivolte a corsi post-laurea (quindi dottorati, master ecc) alle quali si accederà per soli requisiti di merito. Fino ad ora, infatti, accedono ai benefici delle Borse di Studio soltanto coloro che soddisfano determinati requisiti di reddito e di merito.
L’università intende in questo modo rendersi protagonista della formazione dei suoi studenti meritevoli in maniera più completa ed attiva di quanto adesso non ha la possibilità di fare.
Il Rettore ha annunciato con entusiasmo la nuova campagna pubblicitaria per incentivare e far conoscere questa possibilità ai contribuenti. Spera, inoltre, di ampliare gli orizzonti rivolgendosi sia alle famiglie in Calabria che ai calabresi fuori regione, per raggiungere i quali ha intenzione di fare uno spot per la TV.
Tutti gli iscritti all’Unical riceveranno, a mezzo postale, una lettera in cui si informerà dell’iniziativa e di come possono contribuire così come il personale docente, i dipendenti e i laureati del nostro Ateneo.
Bruna Larosa
mercoledì 16 aprile 2008
Dati elettorali, abbiamo dato i numeri... Gioca con noi
Sull'ultimo numero di Fatti Al Cubo abbiamo provato anche noi - al pari delle altre testate giornalistiche - a fare la nostra piccola maratona elettorale, la notte di lunedì 14 aprile. Ne è venuto fuori un grafico - disegnato da Massimo Giordano, statistico, che ringraziamo - con una evidente bufala, dovuta a un errore di battitura sfuggito nella concitazione del momento. Quale? Prova a trovarlo...
Dall'Ufficio Stampa dell'Unical riceviamo e pubblichiamo:
"Rinviato il seminario sulla valutazione del voto 2008 previsto per oggi all’UniCal. Causa l’indisponibilità di alcuni rappresentanti politici per sopraggiunti impegni di partito ed istituzionali, il seminario dal titolo: “Elezioni politiche 2008. Riflessioni sul risultato nazionale e sul voto dei calabresi”, in programma per oggi, giovedì 17 aprile, alle ore 15,30, presso la sala stampa dell’aula magna dell’Università della Calabria, è stato rinviato a data da destinarsi".
Scienze Politiche, presentato il 2° ciclo di seminari europei
Anche quest’anno sulla scia del I Ciclo di Seminari Europei, la Facoltà di Scienze Politiche ha dato inizio ad una seconda iniziativa seminariale, fortemente voluta da diversi docenti di Diritto, ed in particolare dal prof. Massimo Fragola.
La buona risposta degli studenti è stata motivo di orgoglio durante la presentazione del corso, alla quale sono intervenuti il Preside di Facoltà Silvio Gambino, i prof. Fragola, Di Turi, D’Ignazio. Gli studenti che si sono iscritti sono circa 150, in maggioranza del Curriculum Internazionale, tra coloro che intendono seguire ci sono anche professori e dottorandi. Il prof Gambino ha ribadito l’importanza per degli studenti in formazione di essere sempre aggiornati e di condividere l’impegno vivo nell’approfondire temi culturali vicini al percorso di studi scelto, si è mostrato interessato e convinto della bontà dell’iniziativa.
I seminari partiranno dalla prossima settimana e si concluderanno probabilmente verso la seconda metà di settembre, alla fine verrà rilasciato un attestato di frequenza a quanti matureranno le presenze. Al termine sarà organizzato un viaggio per assistere ad una causa italiana presso una delle Corti Europee, ancora non si è decisa la destinazione, e Fragola scherzando scommette che molti studenti sono iscritti per poter vivere questa esperienza, che già lo scorso anno è stata molto partecipata.
I diversi docenti hanno illustrato le varie tematiche e i punti di vista che verranno trattati, con un occhio anche alla fase politica che in questi giorni in Italia ci apprestiamo a vivere. Durante il Ciclo di seminari parleranno non solo i professori del nostro Ateneo, ma interverranno anche docenti di altre Università che si incentreranno su particolari tematiche.
Già la presentazione del corso ha dato molti spunti di riflessione, il che fa ben sperare per le future tavole rotonde.
Bruna Larosa
La buona risposta degli studenti è stata motivo di orgoglio durante la presentazione del corso, alla quale sono intervenuti il Preside di Facoltà Silvio Gambino, i prof. Fragola, Di Turi, D’Ignazio. Gli studenti che si sono iscritti sono circa 150, in maggioranza del Curriculum Internazionale, tra coloro che intendono seguire ci sono anche professori e dottorandi. Il prof Gambino ha ribadito l’importanza per degli studenti in formazione di essere sempre aggiornati e di condividere l’impegno vivo nell’approfondire temi culturali vicini al percorso di studi scelto, si è mostrato interessato e convinto della bontà dell’iniziativa.
I seminari partiranno dalla prossima settimana e si concluderanno probabilmente verso la seconda metà di settembre, alla fine verrà rilasciato un attestato di frequenza a quanti matureranno le presenze. Al termine sarà organizzato un viaggio per assistere ad una causa italiana presso una delle Corti Europee, ancora non si è decisa la destinazione, e Fragola scherzando scommette che molti studenti sono iscritti per poter vivere questa esperienza, che già lo scorso anno è stata molto partecipata.
I diversi docenti hanno illustrato le varie tematiche e i punti di vista che verranno trattati, con un occhio anche alla fase politica che in questi giorni in Italia ci apprestiamo a vivere. Durante il Ciclo di seminari parleranno non solo i professori del nostro Ateneo, ma interverranno anche docenti di altre Università che si incentreranno su particolari tematiche.
Già la presentazione del corso ha dato molti spunti di riflessione, il che fa ben sperare per le future tavole rotonde.
Bruna Larosa
"Chiodo fisso", una festa per coinvolgere i nuovi alloggiati
Il residence Chiodi, che è entrato in funzione quest’anno, è l’unico abitato interamente da matricole ed infatti è il meno “attivo” di tutti gli alloggi studenteschi. Gli appartamenti sono molto ben strutturati (sono abbastanza grandi e composti da ampia cucina, da camere doppie e singole e usufruiscono anche di doppio servizio ma solo gli appartamenti abitati da 6 studenti) e nonostante siano muniti di un’ampia mensa e vicini alla sede della guardia medica e alla biblioteca, essi non offrono un gran numero di servizi a causa della loro lontananza dal centro abitato: ad esempio per fare la spesa bisogna prendere in ogni caso un autobus, e forse proprio questo induce tanti studenti ad abitare poco in questi appartamenti e a ritornare spesso a casa.
Una decina di appartamenti poi, sono ancora vuoti ed il Centro Residenziale sta cercando di farli occupare mandandoci i diversi ricercatori che, per studio o lavoro, devono rimanere nel Campus universitario, e quindi queste persone preferiscono rimanere a casa, a causa della giornata pesante, invece di uscire.
Per cercare di rendere vivi questi alloggi il 12 marzo un gruppo di studenti ha organizzato al centro comune dei Martensson la prima “festa primavera” di quest’anno, “Chiodo fisso”, dedicata proprio all’integrazione delle nuove matricole del quartiere, anche se di matricole c'erano solo i ragazzi che hanno organizzato la serata, i DJs che passavano musica (nella foto), i quali hanno provveduto da soli, sia per quanto riguarda l’impianto e le luci sia per le bevande, preparando una buonissima sangria ed un ottimo gin-lemon. La festa è andata molto bene con tante varierà di musica e molta partecipazione da parte degli studenti, che hanno affollato la saletta da ballo fino alla chiusura della serata verso le 3 del mattino.
Ma passata la festa è tornata la vita di sempre, poca socializzazione e un certo distacco dai Martensson. Nonostante il centro sociale organizza varie iniziative nel corso della settimana, come ad esempio il karaoke, la visione di un film, il torneo di Play station, i ragazzi dei Chiodi preferiscono rimanere isolati.
Andrea Fucile
Ndrangheta, politica e risveglio civile: il dibattito dell'Udu
Si è svolto nell’Aula Magna dell’Università della Calabria il dibattito “’Ndrangheta? No grazie!” organizzato e promosso dall’associazione studentesca UDU, con la partecipazione del giornalista Arcangelo Badolati, il sindacalista Vladimiro Sacco, l’on. Francesco Forgione e Alessio Magro. Scopo dell’incontro era far conoscere e divulgare l’idea di combattere tutti insieme la peste che inquina ormai da tantissimo tempo la nostra amata Calabria.
“Che cosa ha fatto la classe politica negli ultimi 50 anni? La Calabria viene da sempre gestita dalla mafia”, così esordisce Arcangelo Badolati accusando il governo di non aver lottato per combattere la ndrangheta e di non aver preso provvedimenti drastici, in quanto l'inquinamento della nostra società è arrivato allo stremo. “Noi dobbiamo essere arrabbiati – aggiunge Badolati - e cambiare concretamente lo stile di vita della nostra regione. E' ora di pensare meno alle garanzie dei singoli e più a quelle della collettività”.
E' un messaggio destinato ai giovani, che sono il futuro della società e possono davvero cambiare, se pur gradualmente, le sorti del nostro territorio, ma è anche una sottile accusa alla classe politica, che, come afferma l'on. Forgione (attraverso la Relazione della Commissione antimafia) “è una realtà liquida come lo sono la mafia e la legislazione”. Il presidente della Commissione antimafia si concentra soprattutto sull’operato della ndrangheta, e afferma che la forza di questa organizzazione sta soprattutto nell’ossessivo bisogno di controllare la regione e di schizzare in tutti i luoghi in cui si può arricchire. Il risultato del suo lavoro, però, è solo un fallimento. La Calabria continua ad essere la regione più povera d’Italia, perché questo denaro, sporco del sangue di uomini giusti, arricchisce altre regioni e altre nazioni.
La Commissione Parlamentare descrive la mafia come una “realtà in continua trasformazione” e la politica in Calabria non è capace di combatterla, manca di buona volontà e soprattutto di coraggio, forse perché anch’essa si ciba dei suoi averi. “La mafia bisogna cercarla nei punti alti dello sviluppo e non nel degrado”, continua Forgione, affermando che bisogna andare all’origine del problema e non operare solo nei piccoli centri, in quanto la sua struttura tentacolare controlla l’intero Paese e raggiunge persino l’America; essa svolge con raffinata intelligenza organica il monopolio di un’intera società facendo affidamento sulla forza delle armi e sul ruolo economico, capace di gestire vasti settori, dall’agricoltura all’economia dell’impresa. Vladimiro Sacco, in quanto sindacalista, si è concentrato soprattutto sul tema dell’illegalità e sulla tutela dei diritti degli studenti, con il fine di sensibilizzare il mondo accademico e convincerlo che una Calabria migliore può esistere. “Le cosche mafiose hanno invaso l’intera regione da ormai troppo tempo”, conclude Alessio Magro, giornalista di libera informazione, convinto che il popolo calabrese debba conoscere il contenuto della Relazione della Commissione Antimafia sul fenomeno della ndrangheta e cogliere il suo messaggio, che è quello di iniziare una lotta alla mafia e la diffusione dei principi della legalità per iniziare a far rinascere la società.
Per fortuna, fra i giovani sta crescendo la voglia di cambiamento e di riforma, e il loro grido esasperato è dettato dall’amore per la nostra regione e dal desiderio di costruire un futuro senza paure e morte.
Francesca Scirchio
“Che cosa ha fatto la classe politica negli ultimi 50 anni? La Calabria viene da sempre gestita dalla mafia”, così esordisce Arcangelo Badolati accusando il governo di non aver lottato per combattere la ndrangheta e di non aver preso provvedimenti drastici, in quanto l'inquinamento della nostra società è arrivato allo stremo. “Noi dobbiamo essere arrabbiati – aggiunge Badolati - e cambiare concretamente lo stile di vita della nostra regione. E' ora di pensare meno alle garanzie dei singoli e più a quelle della collettività”.
E' un messaggio destinato ai giovani, che sono il futuro della società e possono davvero cambiare, se pur gradualmente, le sorti del nostro territorio, ma è anche una sottile accusa alla classe politica, che, come afferma l'on. Forgione (attraverso la Relazione della Commissione antimafia) “è una realtà liquida come lo sono la mafia e la legislazione”. Il presidente della Commissione antimafia si concentra soprattutto sull’operato della ndrangheta, e afferma che la forza di questa organizzazione sta soprattutto nell’ossessivo bisogno di controllare la regione e di schizzare in tutti i luoghi in cui si può arricchire. Il risultato del suo lavoro, però, è solo un fallimento. La Calabria continua ad essere la regione più povera d’Italia, perché questo denaro, sporco del sangue di uomini giusti, arricchisce altre regioni e altre nazioni.
La Commissione Parlamentare descrive la mafia come una “realtà in continua trasformazione” e la politica in Calabria non è capace di combatterla, manca di buona volontà e soprattutto di coraggio, forse perché anch’essa si ciba dei suoi averi. “La mafia bisogna cercarla nei punti alti dello sviluppo e non nel degrado”, continua Forgione, affermando che bisogna andare all’origine del problema e non operare solo nei piccoli centri, in quanto la sua struttura tentacolare controlla l’intero Paese e raggiunge persino l’America; essa svolge con raffinata intelligenza organica il monopolio di un’intera società facendo affidamento sulla forza delle armi e sul ruolo economico, capace di gestire vasti settori, dall’agricoltura all’economia dell’impresa. Vladimiro Sacco, in quanto sindacalista, si è concentrato soprattutto sul tema dell’illegalità e sulla tutela dei diritti degli studenti, con il fine di sensibilizzare il mondo accademico e convincerlo che una Calabria migliore può esistere. “Le cosche mafiose hanno invaso l’intera regione da ormai troppo tempo”, conclude Alessio Magro, giornalista di libera informazione, convinto che il popolo calabrese debba conoscere il contenuto della Relazione della Commissione Antimafia sul fenomeno della ndrangheta e cogliere il suo messaggio, che è quello di iniziare una lotta alla mafia e la diffusione dei principi della legalità per iniziare a far rinascere la società.
Per fortuna, fra i giovani sta crescendo la voglia di cambiamento e di riforma, e il loro grido esasperato è dettato dall’amore per la nostra regione e dal desiderio di costruire un futuro senza paure e morte.
Francesca Scirchio
martedì 8 aprile 2008
Non bisogna rassegnarsi agli "Impuniti": all'Unical la lezione del libro di Caporale
È stato presentato al Dam il libro “Impuniti. Storie di un sistema incapace, sprecone e felice” di Antonello Caporale; presenti l'autore, giornalista di Repubblica, Daniela Ielasi, direttrice del settimanale universitario Fatti al cubo, i due giornalisti Massimo Clausi (Il Quotidiano) ed Eugenio Furia (Calabria Ora), Domenico Cersosimo, docente UniCal e, da qualche tempo, vice-presidente della giunta regionale della Calabria.
Introduce e canalizza il dibattito Daniela Ielasi, che fornisce una prima lucida ricostruzione dei contenuti del libro: Impuniti è un viaggio nel malcostume tutto, o in gran parte, italiano di cui sembra esser protagonista indiscussa la classe politico-amministrativa ed imprenditoriale di questo Paese; un Paese in cui le risorse pubbliche vengono continuamente drenate e dirottate su progetti molto spesso illeciti e quasi sempre incapaci di produrre benefici concreti per le comunità locali.
È l'Italia sprecona, truffaldina, in cui ingenti risorse pensate per lo sviluppo dei territori assumono la forma di desolanti capannoni semi-costruiti e mai portati a termine, di depuratori volutamente mal funzionanti, o non funzionanti del tutto, di ponti e strade che forse non verranno mai solcati dai cittadini.
In questo l'Italia è compatta, non esistono differenze Nord/Sud, tutti competenti a truffare, chi più chi meno e al danno, per i cittadini, si somma la beffa, poiché molti di questi illusionisti restano impuniti; l'impunità viene favorita dalla difficoltà per la collettività di esercitare un'opera di controllo efficace, qualora gli organi invece appositamente preposti al controllo chiudono un occhio, o anche tutti e due.
È da questa consapevolezza che emerge con forza la proposta, ribadita da Ielasi e anche da Cersosimo, di una società civile che maturi e acquisti un senso civico e una consapevolezza tali da esprimere una politica altra e alta.
Economica, ma non meno appassionante ed appassionata, la lettura di Cersosimo, che spiega come in astratto non sia un male destinare fondi, anche consistenti, per la realizzazione di un progetto, purché ovviamente lo stesso venga effettivamente realizzato; le truffe alla Legge 488 – strumento attraverso cui il Ministero delle attività produttive distribuisce alle aziende italiane la gran parte degli aiuti statali a fondo perduto ed a tasso agevolato – ai fondi UE e in generale alle risorse pubbliche sono causate dal metodo stesso con cui vengono elaborati e selezionati i progetti considerati meritevoli di finanziamento. La prassi è quasi sempre la stessa, si parte dai fondi che si hanno a disposizione e si creano, spesso dal nulla, i bisogni da soddisfare con quei fondi. Quel che spesso accade è che questi bisogni artificialmente creati non corrispondono ai bisogni che concretamente vengono vissuti come tali dalla società, è per questo – sostiene Cersosimo – che le comunità locali dovrebbero autodeterminare i loro bisogni e, partendo da questi, ribaltando completamente il metodo, destinare risorse a progetti che coprano quei bisogni.
Schietto infine l'intervento di Caporale che racconta del suo viaggio lungo lo stivale, alle prese con un compito arduo, sotto il profilo editoriale (“La casta” di Rizzo-Stella era già uscito e il meritato successo dello stesso rischiava di offuscare la sua fatica) e anche sotto quello più propriamente procedurale (oggettivamente complicato scovare le piccole/grandi “magagne” del Bel Paese).
Col suo libro Caporale cerca di spiegare, attraverso la sua inchiesta ed i casi presi in esami, non solo quanto si spreca ma anche perché si spreca, spesso nel modo più spudorato possibile. “Lo spreco c'è perché l’entità delle cifre disponibili nelle casse dello Stato è elevata e l’immensa massa monetaria destinata agli investimenti copre il bene e il male che in essi si annida. Non tutti gli investimenti sono produttivi, non tutti sono ragionevoli.
Tutti, o quasi, sono però finanziati. Quando i cittadini sono ridotti a clientes, la leva finanziaria diviene il sostituto funzionale dell’apparato dei partiti oramai scomparsi. I soldi intercettano gruppi sociali; i soldi – anche attraverso gli investimenti bislacchi e improduttivi - alimentano la rete dei sostenitori, promuovono carriere, segnano fortune politiche. Non è prevista, e nemmeno richiesta, la resa del conto: ecco quel che ho speso, ecco come l’ho speso, ecco i risultati ottenuti”.
Dobbiamo rassegnarci a vivere in un sistema siffatto? No, ci sono molti strumenti che consentono di migliorarlo, primo fra questi, come dimostrano le inchieste giornalistiche di successo come questa, la formazione di un'opinione pubblica informata, critica ed indipendente, missione che, come precisa Ielasi, Fatti al cubo cerca di assolvere nel nostro piccolo mondo universitario.
Paola Staffa
martedì 1 aprile 2008
"Studente e studentessa standard" di Salvatore Bufanio
Lo studente standard va a lezione se proprio ci deve andare, ad esempio se deve sostenere un esame.
Per quell’ occasione sceglie di mettere la sveglia, ma anche se è psicologicamente preparato, quel suono, quel tiri ti ti tiri ti ti resta sempre un trauma.
Gli serviranno quelle due o tre ore prima di rassegnarsi, farsi strada nel disordine della sua stanza e aprire anche l’altro occhio.
Finalmente raccoglie le sue forze,le sue speranze e anche le sue cuffiette mp3 e si reca finalmente in quella fatidica aula dove ad attenderlo ci sarà quel professore che al primo sguardo capirà chi ha di fronte.
Infatti, dopo la prima domanda si sentirà confessare la solita frase: "Professore ,ho studiato tanto , ma in questo momento ho un vuoto di memoria" …
La media dello studente standard a confronto sembra la temperatura di Bolzano, ma questo non lo spaventa perché per lui ogni voto va bene.
Per questo quel 18 elemosinato lo accetterà come fosse un 30 e lode senza battere ciglio e contatterà tutti i suoi amici e per festeggiare andrà con loro in discoteca dove elogerà quel professore così bravo e comprensivo.
Benedetto Professore.
La studentessa standard, invece, non ha bisogno di mettere la sveglia perché non ha chiuso occhio tutta la notte.
La sua stanza ordinatissima rivela ancora sulla scrivania la numerose tazze di caffè che l’hanno aiutata a rimanere sveglia.
Nel vestirsi ripete ciò che ha imparato e non la smette neanche quando la gente nel bus la fissa insistentemente.
La sua ansia è paragonabile a quella di un condannato a morte e nonostante conosca il libro a memoria è convinta di non ricordarsi nulla e così inizia a tremare,sudare e balbettare.
Alla sua vista il professore si trasforma in uno psicoterapeuta e dopo averla rassicurata le propone di iniziare con un argomento a piacere.
Dopo questa proposta, arrivata come la manna dal cielo, inizierà il suo monologo nel quale riprodurrà fedelmente ogni pagina del libro, ogni appunto preso durante il corso, qualsiasi cosa possa far capire che ha studiato e che ha una memoria di ferro.
Il professore soddisfatto la interrompe,ma solo per farle i complimenti e comunicarle che ha deciso di darle un bel 30.
Ha capito che ha studiato e non vuole prolungare oltre la sua agonia.
La studentessa standard lo guarda , sorride, firma lo statino,ma si allontana con una rabbia in corpo che la rende una vipera perché quel 30 non era il 30 e lode che si aspettava.
Questo sarà un buon motivo per contattare tutte le sue amiche e avvisarle che l’esame è andato male e visto che non dorme da due giorni, non potrà andare con loro in discoteca.
Maledetto Professore.
Salvatore Bufanio
Per quell’ occasione sceglie di mettere la sveglia, ma anche se è psicologicamente preparato, quel suono, quel tiri ti ti tiri ti ti resta sempre un trauma.
Gli serviranno quelle due o tre ore prima di rassegnarsi, farsi strada nel disordine della sua stanza e aprire anche l’altro occhio.
Finalmente raccoglie le sue forze,le sue speranze e anche le sue cuffiette mp3 e si reca finalmente in quella fatidica aula dove ad attenderlo ci sarà quel professore che al primo sguardo capirà chi ha di fronte.
Infatti, dopo la prima domanda si sentirà confessare la solita frase: "Professore ,ho studiato tanto , ma in questo momento ho un vuoto di memoria" …
La media dello studente standard a confronto sembra la temperatura di Bolzano, ma questo non lo spaventa perché per lui ogni voto va bene.
Per questo quel 18 elemosinato lo accetterà come fosse un 30 e lode senza battere ciglio e contatterà tutti i suoi amici e per festeggiare andrà con loro in discoteca dove elogerà quel professore così bravo e comprensivo.
Benedetto Professore.
La studentessa standard, invece, non ha bisogno di mettere la sveglia perché non ha chiuso occhio tutta la notte.
La sua stanza ordinatissima rivela ancora sulla scrivania la numerose tazze di caffè che l’hanno aiutata a rimanere sveglia.
Nel vestirsi ripete ciò che ha imparato e non la smette neanche quando la gente nel bus la fissa insistentemente.
La sua ansia è paragonabile a quella di un condannato a morte e nonostante conosca il libro a memoria è convinta di non ricordarsi nulla e così inizia a tremare,sudare e balbettare.
Alla sua vista il professore si trasforma in uno psicoterapeuta e dopo averla rassicurata le propone di iniziare con un argomento a piacere.
Dopo questa proposta, arrivata come la manna dal cielo, inizierà il suo monologo nel quale riprodurrà fedelmente ogni pagina del libro, ogni appunto preso durante il corso, qualsiasi cosa possa far capire che ha studiato e che ha una memoria di ferro.
Il professore soddisfatto la interrompe,ma solo per farle i complimenti e comunicarle che ha deciso di darle un bel 30.
Ha capito che ha studiato e non vuole prolungare oltre la sua agonia.
La studentessa standard lo guarda , sorride, firma lo statino,ma si allontana con una rabbia in corpo che la rende una vipera perché quel 30 non era il 30 e lode che si aspettava.
Questo sarà un buon motivo per contattare tutte le sue amiche e avvisarle che l’esame è andato male e visto che non dorme da due giorni, non potrà andare con loro in discoteca.
Maledetto Professore.
Salvatore Bufanio
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