L'odissea del Centro
Editoriale dell'Università della Calabria non conosce fine. Torniamo
spesso ad occuparcene come giornale perché la nostra redazione si
trova a pochi metri dal Centro, ci passiamo ogni mattina e quella
porta chiusa, seppure non sia una novità, non smette di
interrogarci. Da quest'anno dietro quella porta si cela una nuova
storia, a dir poco vergognosa, che vogliamo raccontarvi. Lo facciamo
soprattutto a beneficio di quegli studenti che, mandati da ignari
docenti ad acquistare un libro e trovando la nostra porta sempre
aperta, vengono a chiedere informazioni a noi.
Ci siamo informati.
“E' chiuso perché inagibile - il professore Nino Russo è
presidente del Centro Editoriale da tempo immemore – inagibile da
quando è subentrato il nuovo responsabile”. Il soffitto dei locali
ha avuto problemi di infiltrazione con le piogge dello scorso
inverno, come tutto il Polifunzionale, ma non per questo i
laboratori, la biblioteca di Farmacia, gli uffici, le aule, le
associazioni, sono chiusi. Chiusi peraltro senza preoccuparsi
minimamente di informare gli studenti, magari con un banalissimo
avviso sulla porta o sul sito. Il professore Russo sembra cascare
dalle nuvole, “il rettore ha fatto queste nomine e non mi ha
neppure informato” confessa. E quando tentiamo di approfondire,
chiedendo che senso abbia continuare a fare il presidente di
facciata, la telefonata si interrompe distrattamente.
Un passo indietro.
Il nuovo responsabile del Centro Editoriale è Francesco Kostner, ex
capo ufficio stampa dell'ateneo. Anche della sua figura, fortemente
voluta dall'ex rettore Giovanni Latorre, ci siamo occupati in
passato: nel 2008 Kostner vinse un concorso per il reclutamento di
un'unità EP per gestire le relazioni esterne e la comunicazione
dell'ateneo, concorso peraltro contestato all'epoca dal Sindacato dei
Giornalisti. Quella selezione appariva perfettamente ritagliata, per
requisiti richiesti, su colui che poi ne fu il vincitore. Questo non
ci impedisce di considerare anomalo, per quanto legittimo, il suo
recente sollevamento dall'incarico da parte dell'attuale rettore Gino
Crisci.
La vicenda si è consumata quest'estate, nell'indifferenza
quasi generale, ma la decisione era nell'aria da alcuni mesi.
Rispondendo ad una nota critica dell'Ordine dei Giornalisti – poi
in parte ritrattata – il rettore ha sostenuto che all'Unical “non
esiste un ufficio stampa”, nonostante Kostner ed il suo stretto
collaboratore Francesco Montemurro – pure lui “fortemente voluto”
– svolgessero ogni giorno funzioni d'ufficio stampa, con tanto di
pagina web dedicata sul portale d'ateneo. Kostner supervisionava il
portale, curava la rassegna stampa, ora sospesa, coordinava la WebTV,
era responsabile di Ponteradio, ora chiusa, redigeva i comunicati e
teneva i rapporti con la stampa, compito ora passato alla portavoce
del rettore Rosita Gangi. All'epoca di Latorre, nessun dipendente
poteva parlare con la stampa: ogni sospiro doveva passare per
Kostner. E' evidente che i tempi sono cambiati e che oggi si consuma
un conflitto, di cui al solito pagano le spese gli studenti. “Ci
hanno mandato al confino”, ironizza Montemurro, rivelando il
sentimento bellico che anima le parti.
Sette dipendenti senza
ufficio. Non potendo lavorare nei locali del Centro perché
“inagibili”, i due giornalisti hanno avuto momentaneamente una
stanza presso l'ex Rettorato. Ma il Centro editoriale annovera ben
sette dipendenti al suo interno: gli altri cinque che fine hanno
fatto? Di alcuni non sappiamo veramente nulla, sappiamo che Pierpaolo
Muoio è in malattia ed in causa con l'ateneo da oltre un anno;
Damiano Covelli nei giorni scorsi è stato avvistato a Cosenza,
mentre degusta un caffé seduto ad un tavolino nel bel mezzo di via
Roma, in protesta con il sindaco Occhiuto e la sua decisione di
creare un'isola pedonale fra due scuole (?!); Giovanni Vena al
momento è l'unico che continua a timbrare al Polifunzionale.
Proposta. La
vogliamo dare una sede a questi sette dipendenti dispersi,
stipendiati ogni mese, che hanno il diritto oltre che il dovere di
lavorare? E siccome nessuno sa quando i locali al Polifunzionale
saranno dinuovo “agibili” - poiché operai al lavoro ad oggi non
se ne vedono - perchè non si pensa di accorpare archivi e dipendenti
del Centro Editoriale alla Biblioteca, dove si svolge un vero
servizio alla comunità accademica e dove si lamentano spesso carenze
di personale? Sarebbe anche un modo per riportare al “centro”
questi lavoratori e la funzione stessa del Centro editoriale. La
misura del “confino”, d'altronde, oltre che costituzionalmente
illegittima, appare controproducente per gli impiegati pubblici,
perché – salvo rare eccezioni - favorisce gli imboscati.
Daniela Ielasi
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