venerdì 13 ottobre 2017

Come recuperare i "ragazzi difficili" di oggi, all'Unical pedagogisti ed esperti a confronto

Sviluppare una nuova pedagogia naturale che possa formare compiutamente le figure professionali socio-sanitarie, oltre che intervenire concretamente attraverso l'analisi delle nuove realtà che ci circondano: intorno a questa tematica si è dibattuto per due giorni all'Università della Calabria, il 10 e 11 ottobre.  L'incontro, dal titolo “Ragazzi difficili nella società contemporanea – Il problema del recupero educativo”, è stato organizzato dal Lise (in collaborazione con l'associazione internazionale per l'applicazione delle scienze umane e l'Istituto di psicoterapia psico-traumatologica) con la partecipazione di autorevoli personalità del mondo della scienza.
Tanti i temi in discussione trattati dai vari professionisti tra cui il criminologo Francesco Bruno, il direttore del Ceas, Alessandro Ceci, la psicologa Liuva Capezzani,il docente Massimo Cocchi, lo psichiatra Paolo De Pasquali, il medico psicografo Vincenzo Tarantino e tanti altri, tra i quali spiccavano personalità giovani e brillanti come quelle della criminologa Flaminia Bolzan, dell'avvocato Chiara Penna e del criminologo Sergio Caruso. Singolari, originali e molto interessanti gli interventi di questi ultimi che hanno svolto temi a noi molto attuali data anche la loro esperienza e la loro giovane età.
La criminologa Bolzan in particolare ha sottolineato il modo in cui ci si pone dinnanzi alla rivoluzione della rete, abituati spesso a porre l'accento sugli aspetti negativi di questa rivoluzione, si tralasciano infatti quelli positivi. E' importante invece, secondo la criminologa, conoscere a fondo la rete per comprenderla e utilizzarla nel modo migliore: la rete ci mette in contatto con le persone lontane, ci consente di accedere ad una mole di informazioni. Comprendere significa usare questo strumento con coscienza, evitando le trappole che pure si celano nella rete, soprattutto per i giovani.
Altro intervento interessante è stato quello del criminologo Caruso, che ha introdotto le nuove forme di devianza, spesso sottovalutate. Si è parlato in tal caso dei cacciatori di emozioni, i fenomeni che ne risultano sono mode mortali come il “train game”, il “binge drinking” , il “selfie extreme” e le “baby gang”. Queste nuove realtà sono all'ordine del giorno e creano un'emergenza che va affrontata con interventi pedagogici concreti, partendo dalla prevenzione e non emarginando o puntando il dito contro. “Bisogna rieducare - secondo il criminologo Caruso - insegnando la bellezza delle emozioni semplici, ritrovando cosi l'amore, i valori, il rispetto e l'autostima”.
Le neuroscienze stanno apportando un contributo importante alla conoscenza del comportamento tramite studi specifici come la grafologia, integrata con altre discipline (psicologia, pedagogia) puo' essere un metodo scientifico che aiuta a rilevare la personalità umana, attraverso lo studio del movimento della scrittura.
Una rivoluzione tecnologica è in atto, il modo migliore di consentire una formazione pedagogica adeguata a confrontarsi con fenomeni nuovi come quelli qui riportati è prendere la buona abitudine di non sottovalutare nessun segnale di devianza, perchè il “deviante” non è solo quella persona che non esce, sta chiuso a casa ed è depresso, ma anche chi si spinge ai limiti estremi abusando di alcool e droghe fino a star male rischiando la vita, chi non ha valori, chi ha un'aggressività più pronunciata e diventa violento, chi non crede in niente, non ha valori e non da peso alla vita.


Valentina Mineo

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