Sviluppare una nuova pedagogia naturale che possa formare compiutamente le figure professionali socio-sanitarie, oltre che intervenire concretamente attraverso l'analisi delle nuove realtà che ci circondano: intorno a questa tematica si è dibattuto per due giorni all'Università della Calabria, il 10 e 11 ottobre. L'incontro, dal titolo “Ragazzi difficili
nella società contemporanea – Il problema del recupero educativo”, è stato organizzato dal Lise (in collaborazione con
l'associazione internazionale per l'applicazione delle scienze umane
e l'Istituto di psicoterapia psico-traumatologica) con la
partecipazione di autorevoli personalità del mondo della scienza.
Tanti i temi in
discussione trattati dai vari professionisti tra cui il criminologo
Francesco Bruno, il direttore del Ceas, Alessandro Ceci, la psicologa
Liuva Capezzani,il docente Massimo Cocchi, lo psichiatra Paolo De
Pasquali, il medico psicografo Vincenzo Tarantino e tanti altri, tra
i quali spiccavano personalità giovani e brillanti come quelle
della criminologa Flaminia Bolzan, dell'avvocato Chiara Penna e del
criminologo Sergio Caruso. Singolari,
originali e molto interessanti gli interventi di questi ultimi che
hanno svolto temi a noi molto attuali data anche la loro esperienza e
la loro giovane età.
La
criminologa Bolzan in particolare ha sottolineato il modo in cui ci
si pone dinnanzi alla rivoluzione della rete, abituati spesso a porre
l'accento sugli aspetti negativi di questa rivoluzione, si tralasciano infatti quelli positivi. E'
importante invece, secondo la criminologa, conoscere a fondo la rete
per comprenderla e utilizzarla nel modo migliore: la rete ci mette in
contatto con le persone lontane, ci consente di accedere ad una mole
di informazioni. Comprendere significa usare questo strumento con
coscienza, evitando le trappole che pure si celano nella rete,
soprattutto per i giovani.
Altro intervento
interessante è stato quello del criminologo Caruso, che ha
introdotto le nuove forme di devianza, spesso sottovalutate. Si è
parlato in tal caso dei cacciatori di emozioni, i fenomeni che ne
risultano sono mode mortali come il “train game”,
il “binge drinking” , il “selfie extreme” e le “baby
gang”. Queste nuove realtà sono all'ordine del giorno e creano
un'emergenza che va affrontata con interventi pedagogici concreti,
partendo dalla prevenzione e non emarginando o puntando il dito
contro. “Bisogna rieducare - secondo il criminologo Caruso -
insegnando la bellezza delle emozioni semplici, ritrovando cosi
l'amore, i valori, il rispetto e l'autostima”.
Le neuroscienze
stanno apportando un contributo importante alla conoscenza del
comportamento tramite studi specifici come la grafologia, integrata
con altre discipline (psicologia, pedagogia) puo' essere un metodo
scientifico che aiuta a rilevare la personalità umana, attraverso lo
studio del movimento della scrittura.
Una
rivoluzione tecnologica è in atto, il modo migliore di consentire
una formazione pedagogica adeguata a confrontarsi con fenomeni nuovi
come quelli qui riportati è prendere la buona abitudine di non
sottovalutare nessun segnale di devianza, perchè il “deviante”
non è solo quella persona che non esce, sta chiuso a casa ed è
depresso, ma anche chi si spinge ai limiti estremi abusando di alcool
e droghe fino a star male rischiando la vita, chi non ha valori, chi
ha un'aggressività più pronunciata e diventa violento, chi non
crede in niente, non ha valori e non da peso alla vita.
Valentina
Mineo
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