I Verdena sono il sold out che
ti aspetti. Biglietti esauriti da giorni, e ragazzi e ragazze in camicia di
flanella che, come zombie, presidiavano le prevendite dei ticket. Il colpo
d'occhio del Teatro Auditorium, poco prima del live, è bellissimo: pieno
all'inverosimile. I Verdena arrivano sul palco arricchiti da Giuseppe Chiara.
Si dividerà con Alberto le parti di chitarra e tastiera. Il fratello Luca alla
batteria e Roberta Samarelli, come sempre al basso.
L'incipit del concerto è una
botta di elettricità.
Vengono proposti alcuni pezzi del nuovo Endkadenz vol. 1,
disco doppio, che però conoscerà il suo gemello solo fra qualche mese. Ho una
Fissa. E Un po' Esageri aprono le distortissime danze. Per i fan giovanissimi è
difficile mantenere un aplomb da teatro, la vigilanza in livrea è lestissima,
così ogni tentativo di pogo muore sul nascere. Hanno un approccio da big song i
Verdena, si capisce che Stoner e hard rock psichedelico sono le vere fonti di
ispirazione dei rocker di Albino. Durante alcuni pezzi i volumi sono talmente
forti da essere fastidiosi. E loro, con grande senso dell'equilibrio, di volta
in volta stemperano la tensione, come quando propongono la beatlesiana Nel Mio
Letto, oppure quando gettano addosso al pubblico una Fuxia allucinata e sludge.
Il pubblico gradisce, e se i
Blonde Redhead sono stati un omaggio all'art rock, i Verdena sono una lezione
sulla carnalità fatta musica. Il suono è travolgente ed il ritmo spesso tribale
ed oscuro. Come dei pezzi dei Led Zeppelin suonati dagli Hermano, con, di tanto
in tanto una spruzzata di elettronica povera e cigolante.
Quando stremati tornano sul
palco per i bis, il pubblico invoca i classici. Loro non si fanno pregare ed
infilano anche Luna, Muori Delay e la famosissima Valvonauta, una caramella fra
Pixies e Nirvana che spalancò le porte del rock italiano a tre ragazzini (il
batterista era allora minorenne).
In due serate abbiamo visto
due band profondamente diverse per due live molto riusciti. Bisogna fare i
complimenti ad Archimedia Produzioni ed al CAMS Unical, hanno portato a
Cosenza live act importanti. È bello che
gli studenti possano vedere performance del genere nelle strutture del campus.
Ma bisogna fare i complimenti a tutti gli amanti del rock più o meno sperimentale,
che, fra Cosenza e L'Unical hanno dato vita ad una scena e ad una
consapevolezza nuova da almeno un decennio. Parlo ovviamente di Fabio Nirta e
Robert Eno con il Party Zan prima ed Always Never Again e Rivista Scioc
(Robert) dopo. E di Eliseno Sposato, che per anni ci ha fatto gustare gli umori
indie del mondo con Sotteranei Pop. E di Andrea De Bonis, che i Verdena li
portava al Fuscaldo Sound già nel 2004.
Se questo è stato l'inizio
della primavera, pensate un po' cosa potrebbe essere l'estate. Restate
speranzosi e con le orecchie sintonizzate.
Michele Trotta
(foto Silvia Cerri)
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