Anche ad aprile il gruppo di
docenti, presidi di facoltà e presidenti di corsi di laurea, costituitisi
idealmente nel gruppo di lavoro dal nome futuristico “Unical Duemilaventi”, si
è riunito per discutere di metodi, problematiche e punti oscuri del nuovo
statuto dell’Unical, di recente approvazione. Presenti al tavolo dei relatori,
nella sala stampa dell’Aula Magna il 19 aprile scorso, Raffaele Perrelli,
Antonello Costabile e Annamaria Vitale, con degli interventi in risposta alla
relazione introduttiva di Pierluigi Veltri. Le questioni sollevate non si
distaccavano particolarmente da quelle già note all’interesse dei presenti (e
non solo al loro), e cioè il numero dei dipartimenti, i membri del Cda e quelli
del Senato Accademico. In particolare, stavolta, la discussione si incentrava
sul problema della didattica, punto a quanto pare assente dalle regole del
nuovo statuto. Quello che non è chiaro è come i nuovi quattordici dipartimenti
dovrebbero riuscire a coniugare le attività di ricerca con quelle della
didattica, e in base a quali criteri un dipartimento dovrebbe raccogliere al
suo interno i diversi corsi di laurea. Il problema maggiore riguarderebbe
naturalmente quei corsi di laurea nati per vocazione “inter/multi disciplinari”.
Sotto quale dipartimento dovrebbero andare? Non si correrebbe il rischio di
avere macro dipartimenti e micro dipartimenti, dove ogni docente tenderà
all’autoreferenzialità, senza valutare la possibilità di prestare il proprio
servizio anche al di fuori del proprio dipartimento? Queste alcune delle
domande poste dai relatori, che trovano risposta in una proposta così
sintetizzata da Veltri nella sua relazione: «Si fa sempre più urgente la
necessità di accordi quinquennali fra docenti (e ricercatori) di diversi
dipartimenti, che vanno a garantire la loro disponibilità all’insegnamento in
dipartimenti diversi dal proprio». Altra questione messa in luce, stavolta, da
Raffaele Perrelli è quella relativa al rischio di veder costituita la “Federazione
delle università calabresi”: «Un rischio da evitare a tutti i costi, pena avere
a capo delle decisioni accademiche una figura esclusivamente politica, come
l’assessorato alla cultura regionale di turno. È anche per questo che mi vedo
contrarissimo alla decisione di togliere potere ai decani. Non dobbiamo
dimenticare che non siamo un pugno di burocrati alle prese con le incongruenze
di una pratica, ma una comunità di intellettuali». Per Costabile «bisogna
ritrovare uno spirito di aggregazione fra docenti e abbandonare la deriva
individualistica», considerazione di certo condivisibile, ma che poco risponde
al concreto problema della didattica nel nuovo statuto. Annamaria Vitale
interviene sostanzialmente per manifestare il proprio spaesamento di fronte
alla futura collocazione del Corso di laurea di cui è presidente, ovvero DES
(Discipline economiche e sociali), un corso che per materie a ambiti
disciplinari si fonda e diverse classi di laurea. Alla luce degli interventi
sopracitati, e di quelli avvenuti dopo sull’onda del dibattito, emerge la
richiesta perentoria di rivedere il Regolamento didattico di ateneo entro la
fine del mese, aggiornato in tutti i suoi aspetti e che tenga conto delle
questioni sollevate.
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