venerdì 17 dicembre 2010

Recensione di Sotto Racket, tutti gli incubi del testimone


La mafia non è mai un argomento ‘semplice’ e, infatti quello che Saverio Paletta propone è un lavoro scrupoloso e attento fin nei minimi dettagli. Fulcro del libro la vicenda di Alfio Cariati, Testimone di Giustizia, un ‘semplice’ cittadino che, venuto a contatto con delle realtà di dubbia legalità, decide di parlare.


Gli atti mafiosi non godono del beneficio della legge, ma in talune realtà hanno il consenso tacito di chi passivamente vi assiste e vi convive, quindi non denuncia. Centrale per la vicenda di Alfio la normativa nella quale sono presenti le definizioni di pentito, collaboratore di giustizia e il testimone. Come collaboratore di giustizia si definisce una persona che ha commesso dei crimini e che ad un certo punto, decide di collaborare con la giustizia. Il testimone è, invece, un libero cittadino che assiste ad un fatto di rilievo e decide di riportare quanto ha visto in una sede legale.


Testimoniare dovrebbe essere la normalità, soprattutto quando si è vittime di atti intimidatori e persecutori, tuttavia tale pratica, schivata da molti e giudicata negativamente da altri, viene considerata un’eccezione. La testimonianza del sig. Cariati è di quelle importanti e pesanti, grazie alle su e parole il processo Omnia prende la giusta piega contro gli imputati, nonostante ciò egli, piuttosto che testimone viene classificato come collaboratore d giustizia acquisendo il diritto alla ‘protezione’. Eppure il sig. Alfio non ci sta, non vuole essere considerato ‘pentito’, ma semplicemente ciò che è: un cittadino che ha testimoniato contro l’operato della mafia. Inizia una nuova battaglia che dura ancora oggi: farsi riconoscere testimone e al tempo stesso poiché tale aver diritto alla protezione da parte dello Stato.


Il ritmo incalzante e obiettivo con cui viene affrontata la vicenda esplica con chiarezza e dovizia di sfumature il paradosso in cui il testimone Alfio si è trovato; la descrizione della vicenda è arricchita dalla smaliziata penna del sapiente giornalista che ha fatto del suo lavoro la ricerca di una verità ancora in divenire.



Recensione di Bruna Larosa

mercoledì 15 dicembre 2010

Roma 14 dicembre. "La solitudine dei bravi ragazzi" di Loris Campetti



dal quotidiano Il Manifesto del 15.12.2010

Brucia piazza del Popolo, bruciano le strade di Roma, brucia la rabbia di decine di migliaia di studenti quando alle 13,41 viene annunciato il voto di fiducia a Berlusconi. Hai voglia di dire che tanto quello lì ha perso politicamente: i simboli sono importanti. E quella maledetta legge Gelmini fermata dalla rivolta delle scuole e delle università ora torna in campo. I tre voti che salvano il governo cancellano definitivamente la fiducia della piazza nella politica, cancellano il futuro di una generazione. E ne condannano un'altra alla precarietà. La stessa rabbia degli operai metalmeccanici arrivati da Padova o da Pomigliano che vedono il modello sociale di Marchionne puntare contro di loro come come i blindati della Polizia e della Finanza. Vedono tornare il panzer Sacconi lanciato a bomba contro lo Statuto dei lavoratori.

Quel voto del Palazzo, quel mercato sub-politico che umilia il Parlamento cambia l'umore della piazza, la protesta esplode e poche voci si alzano contro chi magari è arrivato organizzato in piazza, non invitato, per far casino. Nessuno prova pietà per qualche suv sfasciato sul Lungotevere, per una Jaguar che brucia, per i bancomat presi a colpi di sampietrini: sono simboli di un potere odiato oggi più di ieri, rappresentano anch'essi un modello diseguale, ingiusto, basato sul furto ai poveri, tanti, per dare ai ricchi, pochi. Goliardia? Non solo, e non soprattutto. Il blindato e qualche altro mezzo che bruciano tra piazza del Popolo, via del Corso e via del Babbuino non trovano solidarietà tra i giovani e giovanissimi che si affollano dietro chi resiste alle cariche della polizia. Quando un blindato tenta di sfondare il muro umano che, a differenza del Parlamento, sta sfiduciando Berlusconi ma viene ributtato indietro, parte un applauso corale. Questa non è goliardia, è rabbia di chi vede sfilarsi futuro e diritti e non ci sta.

Così brucia piazza del Popolo. La politica ha fallito, le istituzioni sono fuori, lontane, nemiche di queste ragazze e ragazzi così simili ai loro compagni di Atene o di Londra, che ieri hanno messo in campo la più grande manifestazione studentesca che il cronista, non più ragazzino, ricordi. Non hanno tutti contro, però. Con loro ci sono le tante Italie che resistono, e cominciano a incrociarsi. C'è la Fiom con il suo gruppo dirigente che chiede, insieme ai ragazzi, lo sciopero generale. Che se ci fosse stato avrebbe contribuito a farli sentire meno soli e meno lontani da tutte quelle rappresentanze che non rappresentano più, non svolgono più alcun ruolo di mediazione. Ci sono i terremotati dell'Aquila e il popolo avvelenato di Terzigno e Chiaiano, persino le «Brigate Monicelli», il popolo dell'acqua pubblica. Movimenti che dovranno intrecciarsi, meticciarsi, costruire insieme un percorso duraturo, perché domani è un altro giorno e bisognerà continuare il cammino insieme. Per questo è nato «Uniti contro la crisi» che ha promosso la manifestazione.La piazza ondeggia sotto le cariche della polizia. C'è chi resta fuori dagli scontri, come gli operai della Fiom, perché non sono nel suo dna e punta da piazzale Flaminio verso il Muro torto per raggiungere la Sapienza. Ma alla fine la polizia sfonda, riconquista piazza del Popolo, si riversa sul piazzale mentre il fumo acre dei lacrimogeni intossica e fa crescere ancor più la rabbia. Un candelotto va a finire dentro il lungo sottopassaggio della metropolitana trasformandolo in una camera a gas. Sopra, nel piazzale, vola di tutto contro un blindato della Finanza, isolato e impazzito, una scena che nella memoria dei meno giovani richiama una dannata piazza di Genova.

Alle 13,41 è cambiata non solo la piazza ma anche l'atteggiamento di chi avrebbe dovuto garantire l'ordine: fino al voto, fino a davanti al Senato, confronti anche duri, ma senza volontà di precipitazioni. Poi la «difesa dei Palazzi» è diventata aggressiva, quasi alla ricerca dello scontro. Che alla fine, immancabilmente, è arrivato con tanto di fuoco, ragazze e ragazzi in fuga inseguiti dai manganelli. I Palazzi hanno ignorato la protesta della piazza, hanno offeso la dignità di chi chiede quel che sarebbe giusto avere ma da oggi dovrà farci i conti. E sarà dovere di ogni organizzazione democratica costruire ponti con una generazione offesa ma determinata, e sostenere una battaglia per l'istruzione, la cultura, il lavoro, la giustizia sociale, che è una battaglia di civiltà e parla di diritti. Per costruire un'altra politica e differenti relazioni sociali, non mercificate, per pretendere giustizia sociale. Gli studenti sono in prima fila. Con loro ci sono altri movimenti, c'è un pezzo di Cgil. E gli altri dove sono?

martedì 30 novembre 2010

Gli studenti bloccano le città. In serata la riforma passa alla Camera


"Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città" è lo slogan urlato oggi in tutte le città universitarie d'Italia. Gli studenti hanno mantenuto la promessa e dalla mattina hanno invaso con cortei non autorizzati le strade, hanno bloccato il traffico e la viabilità, le stazioni ferroviarie, gli svincoli autostradali.
A Roma sono botte con la polizia che impedisce all'enorme corteo (50mila persone) di assediare Montecitorio come annunciato.

A Cosenza un nutrito corteo formato da universitari e studenti medi è arrivato fino al vicino svincolo dell'A3 bloccando il traffico per un quarto d'ora e creando non pochi disagi. Una bella manifestazione, favorita anche dal caldo primaverile, che non ha risparmiato critiche anche al rettore dell'università. E alla fine ritorno in Aula Magna, con tanto di assemblea. Restano infatti occupati sia Aula Magna che Rettorato.
In serata, dopo un'altra giornata di passione, si è conclusa la discussione alla Camera del Ddl Gelmini, votato da 307 sì e 252 no. Ora la legge torna al Senato.
Ma all'Unical, come nelle altre università, non c'è aria di smobilitazione. La linea al momento, è quella di mantenere le occupazioni.

Maggiori approfondimenti sul prossimo numero cartaceo di Fatti Al Cubo, in fase di preparazione, ed in uscita lunedì 6.

lunedì 29 novembre 2010

Riforma al voto, la vigilia calda degli studenti


Una giornata densa di passione quella trascorsa oggi in tanti atenei italiani. Le occupazioni si sono moltiplicate a Milano, Venezia, Pisa, Firenze, Perugia, Napoli Urbino, Ancona, Palermo, Cagliari. All'Aquila gli studenti hanno invaso la zona rossa del centro storico: come i loro colleghi hanno occupato i monumenti e i simboli della cultura italiana, gli studenti aquilani hanno voluto riappropriarsi del patrimonio culturale danneggiato dal terremoto. A Roma gli studenti hanno occupato tutte le facoltà della Sapienza e si preparano alla grande giornata di domani, con la mobilitazione in piazza davanti a Montecitorio, in concomitanza con il voto alla Camera della legge Gelmini. Ma la protesta ha travalicato i confini del Paese, con l'eclatante occupazione del tetto del Cern a Ginevra da parte dei ricercatori, il più grande laboratorio di fisica al mondo.
UNICAL - La giornata per gli studenti dell'Unical è cominciata presto. Due cortei spontanei sono partiti dai poli opposti del Ponte, Farmacia al Polifunzionale e Ingegneria, per incontrarsi alle pensiline degli autobus, dove è stato bloccato il traffico in entrata e in uscita dall'ateneo. Alle 15 partecipata assemblea nell'Aula Magna occupata ed infine occupazione del Rettorato. Un migliaio di studenti ha preso parte alla giornata di mobilitazione e passata la notte nel rettorato occupato scenderanno dinuovo in piazza domattina per un corteo rumoroso, che dalle colline di Arcavacata conta di raggiungere la città. Pochi i docenti presenti, ancora meno i ricercatori. Una protesta nata da loro li ha visti man mano sparire, per lasciare spazio all'esplosiva anche se tardiva mobilitazione studentesca. E mentre a Firenze il rettore invita i colleghi ad astenersi dalla didattica in segno di protesta, il rettore dell'Unical è già andato via quando arrivano gli studenti ad occupare il rettorato.
Domattina l'appuntamento è alle 9:30 davanti l'aula magna. Gli studenti promettono che si faranno sentire da Roma. (Die)

domenica 28 novembre 2010

Rinviata la visita di Vendola all'Unical


Rinviata a data da destinarsi l'attesissima visita in Calabria del governatore della Puglia Nichi Vendola. Il leader di Sinistra e Libertà aveva in programma un incontro a Lamezia Terme lunedì 29 ed il giorno successivo un dibattito all'Università della Calabria sulla riforma universitaria. Ma il suo staff conferma che per improrogabili impegni istituzionali Vendola non potrà essere in Calabria.
La visita all'Unical cadeva proprio in concomitanza con la votazione alla Camera della Legge Gelmini e nella comunità di Arcavacata c'era molto fermento, specie fra gli studenti che giovedì scorso avevano occupato l'Aula Magna e preparavano una calda accoglienza al governatore. (Die)

giovedì 25 novembre 2010

Anche dall'Unical segnali di protesta


Anche l'Università della Calabria aderisce, seppur timidamente, alla protesta in atto in tutto il Paese contro la legge Gelmini. Giovedì mattina un gruppo di studenti, dopo aver bloccato il traffico alle pensiline dei pullman per una ventina di minuti, si è diretto verso l'Aula Magna dove era riunito il consiglio di facoltà di Scienze Politiche per seguire in diretta il voto sulla legge previsto in un primo momento il 25 novembre. Dopo aver partecipato all'assemblea dei docenti, gli studenti hanno deciso di occupare l'Aula Magna per mantenere alta l'attenzione fino a martedì 30, data in cui il provvedimento verrà effettivamente votato. Hanno affisso uno striscione "la cultura non si privatizza" e un manifesto di Beata Ignoranza, con l'effige della contestata ministra. E per lunedì 29 è stata indetta un'assemblea d'ateneo alle ore 15 nell'aula magna occupata.
Il 30 novembre sarà invece la volta di Nichi Vendola atteso già da tempo nella stessa Aula Magna per un incontro con gli studenti sulla riforma universitaria. L'incontro resta confermato per le ore 12.
Ma anche i docenti della facoltà di Scienze Politiche hanno inteso esprimere con un documento la propria contrarietà alla legge in vista del voto. "Il sistema universitario italiano - si legge nel documento - necessita di una riforma, ma l’attuale testo di riforma, sostenuto dall’attuale maggioranza, non risolve nessuno dei problemi dell’Università, anzi li aggrava. Infatti, il testo di legge da approvare avrebbe la conseguenza di azzerare l’attuale sistema senza sostituirlo con un nuovo impianto che, per essere attuato, avrebbe bisogno di ulteriori leggi e regolamenti. È facile prevedere che l’instabilità del Governo in questo periodo non determinerà l’approvazione delle norme di attuazione, creando dei vuoti normativi che avrebbero l’effetto immediato di bloccare completamente l’attività universitaria". Pertanto "nell’ipotesi in cui la riforma dovesse essere approvata nel testo attuale, tutti coloro che ricoprono cariche istituzionali all’interno della Facoltà di Scienze Politiche (Preside, Preside vicario, Presidenti dei Consigli di Corso di Laurea e Direttore della Scuola Superiore di Scienze delle Amministrazioni Pubbliche) hanno dichiarato la loro disponibilità a rassegnare le dimissioni dai propri incarichi".
In mobilitazione anche la facoltà di Ingegneria, che chiede "al Rettore di sospendere fino al 30 novembre le attività didattiche e, contestualmente, di convocare un’assemblea permanente; ai Presidenti delle commissioni di laurea di svolgere le sedute fino al 30 novembre in orari serali, dando lettura della presente mozione a inizio seduta; di consentire ai docenti che ne facessero richiesta lo svolgimento fino al 30 novembre di forme di didattica alternativa".

Daniela Ielasi

Riforma Gelmini, la battaglia degli emendamenti. Il voto finale slitta a martedì


Mentre proseguono in tutta Italia le proteste contro la riforma dell'Università, nell'aula della Camera continua la battaglia degli emendamenti.
Dopo essere finito sotto due volte martedì e una mercoledì a Montecitorio, il governo viene di nuovo battuto alla Camera su un emendamento di Futuro e libertà nel disegno di legge di riforma dell'università su cui l'esecutivo aveva dato parere contrario. L'emendamento all'articolo 16, di cui è primo firmatario Fabio Granata (Fli), è passato con 261 no, 282 sì e tre astenuti. L'approvazione dell'emendamento è stata accolta con applausi da parte dell'opposizione.
Il voto finale di Montecitorio sul provvedimento, che era atteso nel pomeriggio, slitta a martedì, poi il ddl passerà al Senato. Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, dopo la nuova battuta d'arresto alla Camera, ha riferito che l'emendamento approvato non è «particolarmente significativo, ma se saranno votati emendamenti il cui contenuto stravolge il senso della riforma, mi vedrei costretta a ritirarla».

mercoledì 24 novembre 2010

Riforma Università, la protesta dilaga in tutto il Paese. A Roma gli studenti assediano Palazzo Madama


ROMA - Giornata di proteste, cortei e occupazioni in tutta Italia contro la riforma dell'Università. Alcuni studenti, a Roma, nel corso della manifestazione, hanno superato le barriere di sicurezza, tentando di entrare a Palazzo Madama, sede del Senato, ma sono stati allontanati dalle forze dell'ordine, che hanno chiuso il portone. Durante l'invasione dell'atrio, una persona ha accusato un malore e i ragazzi sono stati trascinati e respinti all'esterno. Fuori da Palazzo Madama c'è stato lancio di fumogeni e uova 1 contro il portone. Il corteo si è diretto, poi, a palazzo Grazioli. "Dimissioni, andate a casa", hanno urlato gli studenti, bloccati a pochi metri dall'edificio dal cordone della polizia in tenuta anti-sommossa.

Proteste e manifestazioni in tante altre città: docenti e studenti sono saliti sui tetti delle facoltà a Torino, Perugia e Salerno. A Pisa traffico in tilt. E per domani si annuncia una nuova manifestazione dalla Sapienza a Montecitorio: ''Domani ripartiremo in corteo dall'università La Sapienza di Roma diretti a Montecitorio'', hanno detto gli studenti.

Studenti: "Contusi alcuni manifestanti". ''Alcuni manifestanti, forse più di una decina, sono rimasti contusi durante gli scontri con le forze dell'ordine in via di San Marcello'', hanno riferito alcuni ragazzi. Anche otto carabinieri sono rimasti feriti.

Due arresti e 27 denunce. Due arrestati e ventisette denunciati: è questo il bilancio dei disordini durante la manifestazione nella Capitale. Tra i denunciati otto hanno partecipato all'irruzione nell'atrio di Palazzo Madama. Sull'episodio sono in corso indagini della Digos per identificare eventuali altri responsabili del blitz al Senato e degli scontri nel centro di Roma.

Fini: "Inaccettabile violenza". L'attacco al Senato è stato un gesto "di inaccettabile violenza". Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha commentato in una nota inviata a Renato Schifani, la protesta degli studenti a Palazzo Madama. ''Signor Presidente - scrive Fini - ho appreso con preoccupazione le notizie sui tumulti e gli incidenti avvenuti nel corso di una manifestazione di studenti svoltasi oggi davanti al Senato della Repubblica e che ha anche comportato il ferimento del Dottor Francesco Capelli, addetto alla Sicurezza del Palazzo''. ''Nel condannare con fermezza questo inaccettabile episodio di violenza e di intolleranza, che ha avuto come obiettivo una sede parlamentare, cuore della vita democratica del Paese, e gli uomini che in essa operano, desidero esprimere - conclude il presidente della Camera - la intensa solidarieta' mia personale e della Camera dei deputati, unitamente agli auguri di pronta guarigione al funzionario coinvolto negli scontri''.

Schifani: "Intollerabile se la protesta colpisce istituzioni". È con "grande amarezza" che il presidente dell'assemblea di palazzo Madama Renato Schifani ha preso la parola per riferire sui "gravi incidenti" avvenuti questa mattina di fronte all'ingresso principale del palazzo. La protesta è legittima, ha detto in sostanza, Schifani a patto che non sia violenta. Diventa "intollerabile" se colpisce le istituzioni che sono un patrimonio di tutti.

Scontri in centro. Gli studenti che si sono mossi verso Montecitorio, hanno tentato di forzare un cordone delle forze dell'ordine e sono stati respinti con i manganelli. I manifestanti hanno lanciato anche un petardo. Gli scontri sono avvenuti mentre nell'Aula della Camera era in corso l'esame della riforma dell'Università, che domani dovrebbe avere il via libera. Il leader del Partito democratico, Pier Luigi Bersani ha parlato con i ricercatori e gli studenti che da ieri sono sul tetto della facoltà di Architettura in piazza Borghese a Roma: ''Il ddl Gelmini è un disastro omeopatico, smantella l'università pezzo a pezzo'', ha detto, dopo essere salito sul tetto.

Il sit-in a Montecitorio. Un sit-in di protesta si è svolto davanti a Montecitorio contro il ddl Gelmini. Slogan contro il governo e striscioni con scritto 'Ridateci il nostro futuro', 'No ai tagli', 'Qui riposa in pace la scuola pubblica'. Ci sono bandiere e palloncini colorati della Flc Cgil. Una protesta che si accompagna a quella di questi giorni in molte città d'Italia con studenti e ricercatori che sono saliti sui tetti e hanno occupato scuole e facoltà. Tutto questo, spiega la Rete degli studenti, per ''gridare il nostro dissenso nei confronti di un ddl che distrugge l'università e la ricerca, che non pensa al futuro di noi studenti e del Paese''. ''Da Torino a Palermo passando per Milano, Firenze, Roma, Napoli e Catania - prosegue la Rete degli studenti - gli studenti occupano e autogestiscono scuole e facoltà. Il ddl Gelmini è una pietra tombale sull'università italiana che si inserisce in un'ottica generale di riforma della scuola e dell'università basata su tagli e privatizzazioni. Noi studenti non possiamo permettere che si giochi sul nostro futuro".

Occupata Giurisprudenza, salta inaugurazione anno accademico. "Gli studenti tornati in corteo alla
Sapienza hanno occupato la facoltà di Giurisprudenza, dove si sarebbe dovuta tenere l'inaugurazione dell'anno accademico", hanno detto i Collettivi universitari. "La cerimonia è saltata, al suo posto c'è stata un'assemblea degli studenti che ora sono accerchiati dalla polizia e dalla questura universitaria- dice la
nota-. Questa sera assemblea di studenti, ricercatori e di tutti coloro che vivono ogni giorno l'università per decidere le prossime tappe della mobilitazione".

Gelmini: "Studenti strumentalizzati dalla sinistra". "Gli studenti che contestano le riforme del governo rischiano di difendere i baroni, i privilegi e lo status quo. Alcuni studenti vengono strumentalizzati da esponenti politici della sinistra che oggi hanno deciso di inscenare una sceneggiata sui tetti delle università". Così in una nota il ministro dell'istruzione, Maria Stella Gelmini, commentando le mobilitazioni e l'intervento di alcuni politici dell'opposizione: "Bersani - prosegue la Gelmini - in questo modo dimostra poco rispetto nei confronti dell'Aula che in queste ore sta discutendo una riforma che rivoluziona l'università italiana. Ai leader della sinistra dico che non basta salire un'ora sul tetto per far dimenticare come la sinistra ha ridotto l'università pubblica in italia. Per anni la sinistra ha impedito, per motivi culturali, che nelle università venisse premiato il merito. Sono stati umiliati i migliori per promuovere parenti e amici. È da respingere - conclude - il tentativo maldestro di alcuni di addebitare al governo o ai tagli l'inefficienza del sistema universitario. I soldi invece ci sono sempre stati, ma sono stati usati per moltiplicare posti, corsi di laurea inutili e sedi distaccate non necessarie".

Protesta a oltranza. Le mobilitazioni continueranno anche nei prossimi giorni e sabato 27 novembre, in occasione della manifestazione nazionale della Cgil, gli studenti scenderanno di nuovo in piazza.

Flash mob a Firenze. Una lunga catena umana per circondare, in un simbolico abbraccio, il rettorato
dell'Università di Firenze. Questo il 'flash mob' organizzato dal coordinamento dei ricercatori dell'ateneo fiorentino contro il disegno di legge Gelmini. Circa 100 i partecipanti che dopo aver anche attraversato,
formando una catena umana, piazza San Marco, sono stati ricevuti dal rettore, professor Alberto Tesi. ''Vi sono vicino - ha detto il rettore Tesi - e anche voi dovete essere vicini all'universita'. È un momento difficile,
ognuno deve fare la propria parte''. Ieri il rettore aveva sottolineato la preoccupazione ''per le risorse promesse e poi accantonate negli ultimi passaggi parlamentari'' nel testo del ddl e aveva convocato per oggi un Senato accademico straordinario.

A Torino, Perugia e Salerno ricercatori sui tetti. Anche a Torino prosegue la protesta. Gli studenti hanno occupato Palazzo Nuovo, sede delle Facoltà umanistiche. Da questa mattina alle 8 ci sono picchetti davanti agli ingressi che bloccano le entrate, mentre le lauree che si dovevano discutere sono state spostate in altre sedi universitarie. La notte scorsa è stato bloccato con catene ad opera del 'Fantasma dell'onda' l'ingresso della palazzina Einaudi, sede di Giurisprudenza e Scienze politiche. Infine, restano sul tetto di Palazzo Nuovo i ricercatori saliti nel pomeriggio di ieri e che hanno trascorso la notte attrezzati con coperte e sacchi a pelo. La protesta fanno sapere andrà avanti ad oltranza. A Perugia alcuni ricercatori sono saliti sul tetto della mensa dell'Università, in via Pascoli. Ed è ripresa stamani, anche sui tetti degli edifici dell'Università di Salerno, la protesta di professori, ricercatori e studenti. Circa una cinquantina di persone, sui tetti dell'edificio del campus di Fisciano, sta sfidando la pioggia e il freddo, "per opporsi in maniera visibile - dice Diego Barletta, uno dei ricercatori in protesta - all'approvazione di una riforma che non investe sull'università pubblica, non garantisce il diritto allo studio per tutti, concentra il potere decisionale delle università nelle mani di pochi e non offre giuste prospettive di carriera ai giovani studiosi".

Pisa, ponti bloccati, aeroporto occupato. Un migliaio di studenti universitari ha occupato stamani i cinque principali ponti sull'Arno, situati nei pressi del centro storico di Pisa, paralizzando il traffico in tutta la città. L'azione rientra nella mobilitazione contro il ddl Gelmini ed è stata attuata da studenti di sette facoltà occupate (scienze, scienze politiche, lingue, lettere, giurisprudenza, ingegneria ed economia) e di altre facoltà dove sono in corso assemblee. Dal centro cittadino, duemila studenti in corteo si sono diretti all'aeroporto 'Galileo Galilei', e alcune centinaia di loro hanno occupato i piazzali adiacenti alle piste. L'operativita' dello scalo pisano è stata temporaneamente sospesa.

Siena: occupati binari della stazione. Circa 100 studenti hanno occupato i binari della stazione di Siena. Gli studenti hanno esposto uno striscione con scritto "Basta tagli all'università". Il transito dei treni è bloccato su tutti i binari.

Palermo, occupate 16 scuole. Sedici istituti superiori in 'stato d'agitazione' e la Facoltà di lettere e filosofia occupata dagli studenti a Palermo. Proseguono la protesta e l'ininterrotto volantinaggio degli studenti. Per domani indetta un'assemblea d'ateneo.

(da LaRepubblica.it del 24 novembre 2010)

martedì 23 novembre 2010

Truffa all'UE, agli arresti un docente di Ingegneria


La cronaca giudiziaria torna a parlare di università. Il professore Bruno De Cindio, napoletano, 64 anni, ordinario di ingegneria chimica presso il Dipartimento di Modellistica per l'Ingegneria dell'Unical, è stato arrestato stamattina nell'ambito di un'operazione effettuata dalla Guardia di Finanza di Catanzaro per una presunta truffa all'Unione Europea.
Insieme al professore De Cindio, che si trova ora agli arresti domiciliari, altre sette persone sono state raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare, imprenditori, commercialisti, consulenti del lavoro e altri docenti universitari. Tutti sono stati posti agli arresti domiciliari con l'accusa, a vario titolo ed in concorso, di truffa, falso e diversi illeciti fiscali. Sequestrati beni per un valore di circa 300 milioni tra immobili, aziende ed azioni.
Secondo le accuse gli otto ricevevano soldi pubblici per finanziare innovative e complesse ricerche scientifiche, mai realizzate. L'indagine è nata da una serie di controlli effettuati dal nucleo di polizia tributaria di Catanzaro su diverse imprese beneficiarie di soldi pubblici, concessi sia dal ministero dello Sviluppo sia da quello dell'Istruzione per la realizzazione di studi scientifici in Calabria. I militari hanno scoperto che questi studi, lautamente finanziati, non sono mai stati svolti o sono stati fatti ma in altre sedi. E soltanto sulla carta sarebbe stata formato il personale, tramite falsi corsi di specializzazione anche questi ampiamente finanziati. Ammonta infatti a 31 milioni e 227mila euro il contributo ottenuto dagli otto arrestati, di cui 20 milioni e 670mila euro già effettivamente erogati.
L'operazione denominata "Silva" nasce proprio da alcune criticità relative alla procedura di finanziamento pubblico a favore della «Silva extracts s.r.l.», società con sede legale a Ceva (Cn), beneficiaria ai sensi del P.i.a. (pacchetto integrato agevolazioni) innovazione, di un contributo pubblico di oltre 27,5 milioni di euro per la realizzazione di un articolato programma di investimenti a Rende, presso la ex Legnochimica. Il progetto ammesso a finanziamento riguardava lo studio e la realizzazione di processi industriali per la produzione di fibre naturali micro colloidali, estratti tannici e pectina per usi alimentari, dietetici, farmaceutici e cosmetici.
Gli accertamenti avrebbero permesso di ricostruire un grave quadro indiziario nei confronti dei responsabili della società. Sarebbe emerso, in particolare, che questi ultimi, con l’ausilio di altre persone, avevano posto in essere una serie di artifici e raggiri, finalizzati a dimostrare alla banca concessionaria di aver sostenuto oneri di spesa, relativamente sia al programma di sviluppo precompetitivo che a quello di formazione; di aver svolto tali attività scientifiche in Rende; di aver assunto personale «qualificato», in possesso di idonea specializzazione nei campi oggetto del programma di sviluppo precompetitivo; - di avere assunto personale da destinare alla sede di Rende ed, ovviamente, in mansioni concernenti le attività della «Silva Extracts s.r.l.» oggetto delle pubbliche erogazioni; di aver acquistato macchinari, da impiegare nella sede di Rende. Tutte circostanze che, secondo gli inquirenti, si sono rivelate non corrispondenti al vero.
I docenti coinvolti, secondo l'accusa, avrebbero rilasciato attestazioni - indispensabili per l'ottenimento dei contributi -, nelle quali veniva falsamente dichiarata la partecipazione ad attività di ricerca scientifica, svolte nelle loro università, da parte di alcuni dipendenti della «Silva». Sulla base degli elementi di prova raccolti, l’attività investigativa è stata estesa ad un’altra società del gruppo imprenditoriale «Silva» (specializzato, a livello internazionale, nella prduzione di sostanze destinate all’alimentazione): la «Silvachimica s.r.l.» di San Michele Mondovì (Cn), beneficiaria anch’essa di un cospicuo contributo pubblico, pari ad oltre 3,5 milioni di euro, concesso dal ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per lo svolgimento di un articolato programma scientifico/industriale localizzato, sempre nel comune di Rende, e sempre nell’area dell’ex Legnochimica, sulla quale la Procura di Cosenza sta svolgendo specifici accertamenti per verificare la situazione di inquinamento del suolo, del sottosuolo e delle falde acquifere.

venerdì 19 novembre 2010

La 'ndrangheta all'università di Reggio, Catanzaro e Messina


REGGIO CALABRIA - La cosca Pelle avrebbe condizionato la facoltà di Architettura dell'Università di Reggio Calabria, controllando test d'accesso ed esami. E' quanto emerge da un'inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria, che ha emesso 11 informazioni di garanzia nei confronti di altrettanti docenti, impiegati e studenti dell'ateneo.

Non solo: il capo della cosca, Giuseppe Pelle, uno dei personaggi più influenti di tutta la 'ndrangheta, si vantava di potere influire anche sui test d'accesso alle facoltà di Medicina di Catanzaro e Messina. L'inchiesta, le cui indagini sono delegate ai carabinieri del Ros, rappresenta uno sviluppo dell'operazione Reale che nell'aprile scorso portò al fermo di otto affiliati alla cosca Pelle, tra cui lo stesso Giuseppe Pelle, ed all'accertamento dei collegamenti operativi tra il gruppo criminale di San Luca e le cosche della 'ndrangheta più influenti di Reggio Calabria. E proprio a Reggio i Pelle avrebbero attuato un controllo sull'università per fare laureare non soltanto i loro rampolli, ma anche i figli degli "amici" che ne facevano richiesta.

Emblematica, in questo senso, è l'intercettazione ambientale acquisita agli atti dell'inchiesta del dialogo tra Giuseppe Pelle ed una persona che gli aveva mandato Domenico Oppedisano, il capo assoluto della 'ndrangheta, incoronato" in occasione della Festa della Madonna del santuario di Polsi del 2009, così come è emerso dall'operazione Crimine condotta nel luglio scorso dalle Dda di Reggio Calabria e Milano. Nel colloquio Pelle chiede al suo interlocutore, che gli aveva chiesto un aiuto per il figlio che voleva iscriversi a Medicina, se vuole studiare nell'Università di Messina o Catanzaro sostenendo di potere condizionare i test d'accesso in entrambi gli atenei.

Gli investigatori affermano di non sapere se la persona che incontrò Pelle grazie alla raccomandazione di Domenico Oppedisano sia poi riuscita a fare entrare il figlio all'Università visto, che subito dopo quell'incontro, scattò l'operazione Reale. La vicenda fa capire, comunque, quanto forte ed esteso sia il potere della cosca di San Luca, che con tali comportamenti, tra l'altro, ha emulato un altro tra i più potenti gruppi della 'ndrangheta, quello dei Morabito di Africo.

Il capo della cosca, Giuseppe, detto 'U Tiradrittu, catturato dopo una latitanza protrattasi per oltre 20 anni, nel corso della sua 'onorata carriera avrebbe fatto laureare in Medicina decine di studenti iscritti all'Università di Messina.

(da Repubblica.it del 19 novembre 2010)

domenica 14 novembre 2010

"Senza colpa", al Dam il romanzo di Felice Cimatti


Si svolgerà al Dam (Polifunzionale Unical) martedì 23 novembre alle ore 17:30 la presentazione del primo romanzo scritto da Felice Cimatti, dal titolo “Senza colpa” (edizioni Marcos y Marcos). L’autore, nato a Roma nel 1959, è docente di filosofia del linguaggio all’Università della Calabria. Non si era mai occupato di narrativa finora, ma in compenso ha pubblicato “Mente e linguaggio negli animali. Introduzione alla zoosemiotica cognitiva” (Carocci 2002), “La scimmia che si parla. Linguaggio, autocoscienza e libertà nell’animale umano” (Bollati Boringhieri 2000), “Il senso della mente. Per una critica del cognitivismo” (Bollati Boringhieri 2004) e altri saggi filosofici.
“Un noir etologico che smaschera tutti e non assolve nessuno”: la trama di “Senza colpa” parte dal Centro per lo studio della coscienza animale, dove si fanno strani esperimenti sugli scimpanzé. Il dottor Sauvage, scienziato senza scrupoli, vuole capire se in certe condizioni anche gli animali possono diventare crudeli come gli uomini. Ma un giorno Sauvage scompare. L’ispettore Mark Soul indagherà sul caso, ma il silenzio che lo circonda gli appare omertoso, compreso quello degli animali.
L’ispirazione del romanzo è lo stesso Cimatti a raccontarla in un’intervista. “Come scrive Derrida, un filosofo che non mi piace molto, ma che ha scritto un bel libro sulla filosofia e gli animali, sono davvero poche le persone che si fanno guardare da un animale, ad esempio un gatto, senza subito pensare di sapere tutto su quell’animale. Forse per questo, dopo averci pensato tanto (l’ultimo capitolo di ‘Senza colpa’ l’avevo in mente da anni), alla fine mi sono messo a scrivere questa storia. Perché quando vedo un gatto, o una capra in un prato, non mi preoccupo più tanto di quello che possono pensare, li guardo e basta, se non li infastidisco, e rimango stupito per la meraviglia misteriosa di quello sguardo”.
Alla presentazione del libro parteciperanno, oltre all’autore, Michele Trotta, Massimo Celani, Margherita Ganeri, Bruna Mancini.

giovedì 11 novembre 2010

Londra, la rabbia degli studenti


Gli universitari in piazza contro l'aumento della rette. Scontri davanti al Parlamento inglese

LONDRA - Decine di migliaia di studenti e ricercatori universitari hanno manifestato nel centro di Londra per protestare contro il piano di riforma dell’istruzione superiore che include un drastico aumento delle rette (il tetto passa dalle attuale 3mila sterline l’anno, a seimila e in alcuni casi, a nove) e il taglio dei finanziamenti pubblici. Di fronte al quartier generale del Partito conservatore di Millbank Tower, sul Tamigi, a pochi passi dalla nuovaTate gallery, diverse decine di manifestanti hanno appiccato il fuoco ai cartelloni che portavano, infranto vetrate, e fatto irruzione nella lobby, da cui hanno anche portato via alcune poltrone. La polizia è intervenuta, e alcuni agenti sono rimasti feriti mentre cercavano di trascinare fuori dall’edificio gli attivisti che si erano sdraiati sul pavimento. Alcuni di loro sono riusciti a raggiungere il tetto, da cui hanno gettato oggetti contro gli agenti schierati di fronte all’ingresso. Numerosi manifestanti sono stati arrestati. A Westminster, circa 200 studenti sono riusciti a varcare le barriere che erano state poste e inscenato un sit-in di fronte al parlamento.

Come ha spiegato uno dei 400 studenti di Oxford che oggi sono arrivati a Londra, David Barclay, che è presidente della Union dell’università in cui hanno studiato diversi degli esponenti di questo governo, «questo è il giorno in cui i politici impareranno che, anche se dimenticano le loro promesse, gli studenti non lo fanno». E sono i liberaldemocratici, che nella loro campagna elettorale avevano promesso di opporsi ad aumenti delle tasse, e che hanno raccolto molti voti fra gli universitari, il vero bersaglio della protesta che ha visto coinvolti oggi oltre 50mila studenti (secondo i dati degli organizzatori) provenienti da tutto il Paese. «I ragazzi di Oxford assicurano che non si metteranno in disparte per vedere i fondi per l’insegnamento decimati, per assistere all’appesantimento della prossima generazione di studenti con debiti insostenibili, non ci metteremo da parte mentre la nostra università diventa, ancora una volta, un rifugio per l’elite dei privilegiati», ha dichiarato Barclay.

Il presidente della National Union of Students, Aaron Porter, ha preannunciato che gli studenti si batteranno per far autorizzare elezioni supplettive nelle circoscrizioni vinte dai deputati liberaldemocratici - che si erano schierati in campagna elettorale contro gli aumenti delle rette- sulla scia di quello che aveva proposto in un discorso lo scorso giugno il vice premier, e leader libdem, Nick Clegg, per autorizzare la rielezione nei seggi in cui il deputato fosse stato accusato di un grave problema. Già a partire da lunedì inizieranno a raccogliere le firme nella circoscrizione di Clegg di Sheffield Hallam, anche se la legge non esiste ancora. Immediatamente, la Nus ha condannato le azioni violente dei «manifestanti canaglia» che hanno messo a rischio la protesta pacifica.

(da La Stampa.it)

martedì 9 novembre 2010

Dall'Università di Parma, il Grido d'Allarme

Ecco il testo del Grido d'allarme lanciato dall'Università di Parma che sta diventando un manifesto nazionale

Difendiamo la Costituzione e la Democrazia Come docenti dell’Università e donne e uomini di cultura di Parma, consapevoli della responsabilità che abbiamo di leggere i segni dei tempi e di segnalare i pericoli di una involuzione e di perdita dei valori della società, esprimiamo la più forte preoccupazione per lo stato di degrado sociale, economico e morale in cui sta sprofondando il nostro Paese.
In presenza di una opinione pubblica in gran parte indifferente e rassegnata, riteniamo di non poter più assistere in silenzio
- allo svuotamento della Carta costituzionale nei diritti fondamentali dei cittadini e la messa in pericolo della nostra democrazia;
- alla costante delegittimazione del Parlamento, del Capo dello Stato, della Corte Costituzionale e della Magistratura;
- alla presentazione di leggi “ad personam”, che trasformano il diritto in privilegio;
- al drammatico disagio di tante famiglie, lavoratori e giovani colpiti dalla crisi, mentre la politica e il parlamento sono sequestrati dai problemi giudiziari del premier;
- all’impoverimento della scuola e dell’università pubbliche e all’affossamento della ricerca e del futuro dei nostri giovani migliori; - all’occupazione e alla strumentalizzazione dei mezzi televisivi per la creazione di un pensiero unico;
- alla dissennata privatizzazione di attività e competenze squisitamente statali quali la difesa e la protezione civile.
Facciamo appello alle altre Università, alle intelligenze ed all’energia di coloro che, partendo dai giovani, rendono vivo il nostro Paese e non si rassegnano al suo declino, affinché si uniscano in un impegno comune fatto di azioni e di proposte.
Questi sono gli obiettivi primari - difendere i valori della Costituzione, la legalità e lo stato di diritto, - affermare il diritto allo studio e al lavoro come diritto alla realizzazione di ogni persona, - dare slancio concreto alla ricerca per sviluppare e trattenere le intelligenze del nostro Paese, - promuovere una cultura politica, basata sulla solidarietà, l’uguaglianza e la giustizia per fermare la deriva verso la barbarie.
L’Italia per salvarsi deve ritornare allo spirito del 25 aprile; dobbiamo ricominciare a resistere nel nome di tutti coloro che diedero la loro vita per affermare gli ideali che ora dobbiamo tornare a difendere.

Per aderire visitare il sito:
https://spreadsheets.google.com/viewform?hl=it&formkey=dHNDTnV1YnZsM2N6TTd6VFc2SXhwQWc6MA

venerdì 5 novembre 2010

Musicista cosentina suicida, aveva insegnato all'Unical

COSENZA - Muore una musicista cadendo dal settimo piano. Nadia Capogreco di 50 anni, è morta questa mattina, cadendo dal settimo piano del palazzo in cui abitava, in contrada Quattromiglia. La musicista, che aveva anche insegnato Semiologia della musica al Dams dell'Unical come contrattista esterna, era molto nota nell’ambiente dei musicisti cosentini. La donna è stata trovata senza vita nel giardino del condominio dove abitava dai suoi vicini di casa, che hanno subito dato l’allarme. Sul posto sono giunti celermente i carabinieri, i sanitari del 118 e i vigili del fuoco, ma per la donna non c’era ormai nulla da fare. Ora si tratterà di appurare se la caduta dal balcone sia stata accidentale o se si sia trattato di suicidio.
Proprio ieri si è sfiorata la tragedia anche a Lecce, dove una giovane ricercatrice del’ex-monastero degli Olivetani, ha cercato di togliersi la vita lanciandosi da un balcone. Il fatto è accaduto intorno alle 10, presso il dipartimento di Studi Storici dell’Università del Salento. La ricercatrice, una 38enne di Copertino, assistente di un docente di Storia Moderna, avrebbe tentato di togliersi la vita gettandosi del balcone della facoltà a causa dello sconforto legato alle vicende lavorative.
Solo il provvidenziale intervento di alcuni studenti, che sono riusciti a convincere la donna a non buttarsi, ha evitato una nuova tragedia nel mondo dell’università, che ricorda tristemente la vicenda di Norman Zarcone, il giovane dottorando gettatosi martedì 14 settembre dal balcone della facoltà di Lettere di Palermo per paura di ritrovarsi senza lavoro.

(da Cronaca Live)

Al teatro Morelli il Musical Barabba



Dopo il successo dello scorso ottobre a Roma, il prossimo 16 novembre la rappresentazione del Bruzia Ballet avverrà presso il Teatro Morelli di Cosenza!

Torna Fatti Al Cubo

Il primo numero di Fatti Al Cubo del nuovo anno accademico sarà in distribuzione a partire da lunedì 8 novembre.
All'interno un'ampia pagina dedicata al difficile avvio dell'anno accademico, ma anche al caos delle ammissioni e all'aumento dei cfu per Borse e servizi che ha buttato fuori dagli alloggi un migliaio di studenti. Inoltre troverete le consuete rubriche di cultura, gli appuntamenti e i fatti più importanti del Campus.
Con il nuovo anno sono aperte anche le candidature per il tirocinio formativo presso la redazione del giornale, con sede all'interno del Campus (presso il Dam, Edificio Polifunzionale). Gli studenti della Facoltà di Lettere, grazie ad apposita convenzione, possono svolgere il proprio tirocinio formativo nella redazione del giornale, previo colloquio con il direttore responsabile della testata. Gli interessati possono rivolgersi all'Ufficio Tirocini della facoltà e del proprio CdL (dott.ssa Gonzales). La collaborazione è comunque aperta a tutti gli studenti, a prescindere dal tirocinio. In questo caso si può contattare direttamente la Redazione del giornale allo 0984.493086 oppure inviare una mail a fattialcubo@unical.it

martedì 28 settembre 2010

“Vivi il Campus”: il servizio civile fra gli studenti


Ancora pochi giorni per gli aspiranti volontari di servizio civile nazionale da impiegare nel progetto “Vivi il Campus” proposto dall’Associazione culturale Entropia all’Università della Calabria. Il 4 ottobre scade infatti il termine per presentare la domanda di partecipazione al bando 2010 indetto dalla Regione Calabria (G.U. n°70 del 03/09/2010) che prevede l’inserimento di 347 volontari in tutta la regione. Cinque di loro saranno chiamati a prestare servizio nell’ateneo di Arcavacata all’interno di un articolato progetto di educazione e promozione culturale verso i giovani, studenti in particolare. “Vivi il Campus”: questo il nome del progetto, si pone come obiettivo principale quello di animare, attraverso diverse azioni congiunte e con l’aiuto dei partners coinvolti, il Campus universitario e la vita degli studenti che vi risiedono, stimolando il loro protagonismo e il loro impegno, nell’ottica di un’idea partecipata di “comunità universitaria”, di cui gli studenti non sono spettatori ma attori. Il progetto si propone di articolare le proprie azioni su due fronti: uno interno che riguarda la quantità, qualità e diversificazione dei servizi già erogati, in modo da rispondere ai principali bisogni degli studenti; l’altro esterno con l’organizzazione di eventi diffusi nel Campus ed il supporto concreto nella realizzazione di iniziative autonome di studenti e gruppi di studenti.
Le azioni trovano un minimo comun denominatore nel Dam, sede dell’Associazione Entropia, centro propulsore di educazione e cultura, che servirà da raccordo anche fisico delle variegate attività che saranno realizzate.“Vivi il Campus” sarà dunque l’occasione per coinvolgere i ragazzi del SCN in un duplice intervento. Da un lato in attività di gestione del Centro, attraverso azioni tese ad avviare un percorso di partecipazione degli studenti, tale da caratterizzarlo non come spazio privato, ma comunitario. Dall’altro in attività tese a riorganizzare, articolare ed esprimere il potenziale di idee e creatività artistiche diffuse fra gli studenti del Campus, portandolo anche a valicare i confini dell’ateneo per contaminare il territorio circostante.
L’articolato progetto è reperibile insieme al bando e ai moduli per la domanda sul sito dell’Associazione culturale Entropia all’indirizzo http://entropiaunical.blogspot.com.
Le selezioni si svolgeranno giorno 8 ottobre 2010 alle ore 9.00 presso la sede dell'Associazione.

domenica 4 luglio 2010

La parità nasce dalla consapevolezza

Nell’ambito delle attività promosse dalla Scuola Superiore di Scienze delle Amministrazioni Pubbliche sita presso l’Università della Calabria, è certamente da segnalare il corso di alta formazione dedicato alle tematiche sul Gender Mainstreaming, dal titolo ‘Donne, politiche e Amministrazioni’. Il ciclo di lezioni, chiusosi lo scorso 29 giugno con la consegna degli attestati alle partecipanti, si è dimostrato un vero e proprio richiamo per chi, giovane e meno giovane ha voluto approfondire tematiche di genere. In una terra come la nostra, spesso avara e purtroppo vincolata da un immobilismo che mortifica i talenti, il merito e la donna, il corso si è proposto di dotare gli iscritti di nuove consapevolezze. È dalla consapevolezza, infatti, che cresce il desiderio di cambiare le cose e si rafforza la volontà di lottare e farsi valere per le proprie idee. Il confronto costante tra i corsisti e le docenti, da sottolineare la squisita idea di un cast tutto al femminile, ha portato a una maturazione che difficilmente un corso seppur di alta formazione, riesce a fornire. Eppure, nonostante gli applausi e l’entusiasmo non si è respirata la tipica aria da ‘ultimo giorno di scuola’, bensì è prevalso il sentimento comune di non voler lasciare sui banchi ciò che si è appreso, ma di trasportarlo ognuno nella propria quotidianità per migliorare per sé e per chi verrà a seguire. La disparità di genere è trasversale a tutte le attività sebbene, per pregiudizio spesso, ci si focalizzi sul salario o sulle difficoltà di inserimento sul lavoro. L’esasperazione delle differenze di genere è certamente osservabile sotto il profilo pubblico, ma verità vuole che l’idea di inferiorità abbia le sue radici nella cultura tradizionale. Andando ad analizzare il nostro territorio riscontriamo che la stessa Unical ha raccolto il desiderio di formazione di tutte quelle ragazze che avrebbero voluto studiare, ma erano impossibilitate ad andare fuori regione, magari proprio a causa del pregiudizio vigente nei paesi di appartenenza. La parità si raggiunge e realizza nella quotidianità e la strada da percorrere è ancora lunga. I risultati accademici e di formazione migliori, stando alle statistiche, continuano a essere ‘rosa’, tuttavia il sistema premiale nell’ambito lavorativo mortifica la qualità per la quantità. È così che l’uomo per il semplice fatto di essere più presente sul lavoro ottiene degli avanzamenti di carriera, mentre la donna, impossibilitata ad una costante presenza, ad esempio, dalla maternità, pur raggiungendo risultati migliori, non riesce ad avanzare. L’istituzione tende alla sua conservazione, così come è naturale e come da sempre ci ricordano gli studiosi del settore, eppure essa stessa è costituita da persone! Affinché il cambiamento possa avere inizio il trucco è quello di coinvolgere le persone, donare loro la consapevolezza che probabilmente non hanno ancora e creare massa critica. Al di là degli obiettivi accademici è verosimile che sia questo uno degli scopi principali che le corsiste abbiano maturato e condiviso in queste ore di formazione. C’è da auspicare che corsi come questo vengano replicati, come hanno dimostrato di voler fare all’interno della Scuola stessa, e che davvero gli intenti e i propositi continuino a vivere al di là della cattedra, nella vita di tutti i giorni.
di Bruna Larosa

sabato 26 giugno 2010

L'ultimo dei Ramones al Filorosso


Il leggendario Marky Ramone, uno degli ultimi protagonisti da "hall of fame" del punk rock mondiale e storico batterista dei Ramones, sarà al Filorosso domenica 4 luglio 2010, per una delle uniche due tappe del suo tour italiano. Con la sua nuova band, i Marky Ramone's Blitzkrieg, sta girando il mondo e, per questo luglio, sono previste due tappe italiane: il 2 a Torino e il 4 a Cosenza, organizzato dal centro sociale autogestito dell’Unical. Con i Marky Ramone's Blitzkrieg, Marky Ramone ripercorre la carriera dei successi dei Ramones con un live set di oltre 32 hit.

I Ramones sono stati uno tra i gruppi più rivoluzionari della storia del rock. Sebbene la loro carriera non possa essere del tutto identificata con l'evoluzione del fenomeno "punk", di esso sono riconosciuti come i primi e maggiori responsabili. L'avventura musicale della band newyorkese cominciò nel marzo 1974 quando, per la prima volta, i Ramones si esibirono dal vivo per pochi sventurati ascoltatori. Il nome della band era tratto da uno pseudonimo di Paul McCartney e ogni componente lo aveva sostituito al proprio vero cognome. Il 16 agosto 1974, i Ramones debuttavano al CBGB's, inaugurato l'anno precedente: presto si collocavano, insieme a Television, Patti Smith, Blondie, e in seguito Talking Heads e altri, tra i gloriosi alfieri di quel piccolo e inizialmente anonimo locale della Grande Mela che presto sarebbe diventato il celebre e pittoresco tempio della new wave, frequentato anche da intellettuali ed esponenti di spicco dell'undergound newyorkese quali Lou Reed, John Cale e Andy Warhol. Erano così, per la band, gli inizi di una lunga carriera che, durata più di venti anni e travagliata da alcuni cambiamenti d'organico, si è definitivamente conclusa nel 1996, un anno dopo l'uscita di Adios Amigos, ultimo dei ben quindici album registrati in studio dai Ramones.

In questo lungo arco di tempo, la band non ha mai modificato, ma semmai affinato, la fortunata ricetta che, sin dall'inizio, ne ha determinato il duraturo successo: brani veloci, semplici e orecchiabili, a metà strada tra frizzante rock'n'roll, garage e surf-rock; con l'aggiunta di alcune ballate “pop” e di qualche gustosa cover, riscoperta e brillantemente rielaborata in chiave moderna. Un rock'n'roll minimalista che, dopo essere stato assunto e rielaborato dal punk e da certa new wave, avrebbe determinato profonde conseguenze: nella loro brillante essenzialità, infatti, le loro canzoni diventarono presto un prezioso prototipo cui si è fatto ricorso per intraprendere tante nuove strade nel rock.
La volontà di dar vita a qualcosa di nuovo, prese la forma di una totale messa in discussione dei valori più condivisi del rock mainstream, a cominciare dalla stessa icona della "rockstar": i Ramones introdussero un "anti-look" che, esagerando fumettisticamente la quotidianità, diventò a sua volta un originale look, composto da giubbotti di pelle, t-shirts aderenti, jeans strappati e scarpe da tennis, che sembrava, nel suo aspetto caricaturale, burlarsi di tutto e di tutti. Si trattava, tuttavia, non tanto dell'irrisione della tecnica musicale (cosa che fecero invece i Sex Pistols), ma piuttosto del deliberato rifiuto di un certo tecnicismo che, nei primi anni 70, diventava fine a se stesso a discapito di quello che a volte non riesce con esso a conciliarsi: la ribelle spontaneità giovanile, l'immediatezza comunicativa, la volontà di divertire e divertirsi. I testi delle canzoni, ai limiti del delirio verbale, mostravano il totale disimpegno come l'impegno costante della band nel rifiuto di quella serietà che si addice a un "vero" musicista: in una surreale atmosfera da cartoon, i Ramones cantavano di nevrosi giovanili e insanità mentali, del sole californiano, di mazze da baseball e sciocchi amori adolescenziali. Il loro grido di battaglia era il demenziale “Hey, Ho, Let’s Go!”. Il loro slogan era l’ancor più demenziale "Gabba Gabba Hey!". La parola d'ordine era una sola: "Fun". Nonostante tutto.

Sebbene non fosse il batterista originale dei Ramones, Marky è l'unico componente ancora vivo della line up più longeva del quartetto newyorkese composta da Joey, Johnny, Dee Dee e, appunto, Marky. Nato a Brooklyn nel 1956, Marky Ramone ha militato in diverse altre band storiche della scena punk newyorkese, fra cui i Richard Hell & The Voidoids, per poi approdare, nel 1978, nei Ramones, con i quali registrò immediatamente "Road to Ruin". A parte una parentesi di 4 anni, Marky è stato il batterista ufficiale dei Ramones fino al loro scioglimento. Da allora, decine di collaborazioni (soprattutto per l'album solista di Joey Ramone del 2000, poco prima della sua scomparsa) e insolite attività trasversali (una linea di abbigliamento "jeans&leather" firmata Tommy Hilfiger e un suo brand di sugo per pasta) l'hanno reso vero maestro nell'arte del marketing di se stesso.

L’imperdibile concerto di domenica al Filorosso comincerà alle ore 22 e sarà aperto da due band locali, Duff e Lumpen. Per info e prenotazioni 347.5720338.

venerdì 18 giugno 2010

Inaugurazione dell'anno accademico, contestatori assolti


Tutti assolti con formula piena i cinque attivisti indagati per le contestazioni che si tennero all'Unical nel gennaio 2009 in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Gip ha ritenuto così che non sussistano sufficienti indizi di colpevolezza per poter aprire un processo a carico dei cinque ragazzi accusati di un reato da codice Rocco "adunata sediziosa".
Piena soddisfazione da parte degli studenti. L'Udu in proposito ha diramato un comunicato che pubblichiamo di seguito.

"La repressione non fermerà le lotte sociali"
Negli ultimi anni l'Italia e la città di Cosenza, passando anche dall’Università della Calabria, sono state investite da un'ondata repressiva senza precedenti. Non ci stiamo riferendo ad operazioni di contrasto alle grandi organizzazioni criminali e mafiose né tanto meno alle indagini contro tutti i livelli dell'amministrazione che, dalle famigerate questioni ambientali calabresi irrisolte ed occultate alle inutili cattedrali nel deserto buone solo ai soliti speculatori che continuano a smembrare l’intero territorio regionale, hanno disvelato il sistema di corruzione e speculazione su cui si reggono. Centinaia di denunce, arresti e misure cautelari si sono abbattuti su tutti i soggetti sociali che si oppongono ai poteri forti dell'intero Paese.
Ne è testimonianza ciò che è avvenuto lo scorso anno, dove, in occasione dell’inaugurazione dell’A.A. 2008/2009 dell’Università della Calabria alla presenza del Presidente della Repubblica Napolitano, sono stati denunciati 5 attivisti cosentini, colpevoli solo di aver manifestato il proprio dissenso! QUELLA MATTINA L'UNICO ABUSO LO HA COMMESSO LA DIGOS E IL RETTORE GIOVANNI LATORRE!
Tutti questi fatti repressivi non possono essere considerati singolarmente ma fanno parte di un progetto di gestione della crisi che, attraverso il Pacchetto Sicurezza, esplicita il suo carattere autoritario. Partendo da Genova 2001 questo paese sta vedendo l’opposizione sociale continuamente obbligata a fare i conti con una repressione dura e pesante.
Repressione che è arrivata fino all’Unical, con l’intento celato della questura e del capo della digos Alfredo Cantafora (non nuovo a sparate di questo tipo, basti ricordare le fantasiose ricostruzioni dei giorni di Genova) di colpire il movimento studentesco sperando che 5 denunce avessero potuto fermare quella grande onda di opposizione sociale e politica!
A distanza di un anno il GIP del tribunale di Cosenza assolve con formula piena i 5 attivisti, riconoscendo di fatto l’assoluta inconsistenza delle accuse avanzate agli imputati.
A fronte dell’ennesimo attacco a giovani attivisti (e ne è conferma anche il recente sgombero a viale Trieste) la Procura della Repubblica di Cosenza ha l'obbligo giuridico e morale di aprire inchieste serie sulla conduzione e direzione della DIGOS cosentina! Troppi gli abusi, troppe le incompetenze, troppa arroganza nei comportamenti, troppi errori investigativi!
Non siamo disposti ad accettare che la crisi economica, sociale, ma soprattutto morale, venga risolta a colpi di denunce nei confronti di chi porta avanti battaglie in favore delle fasce più deboli della popolazione!
E non vorremmo sentir risuonare nell’aria ancora una volta le parole di Kafka: “Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano.”

Ateneo Controverso Unical
Unione degli Universitari Cosenza

martedì 15 giugno 2010

Le donne di Fabbricatore, colorate e creative


Si è chiusa il 10 giugno presso i locali del Dam, al Polifunzionale, la mostra “Komadori” di Luigi Fabbricatore, artista, scrittore e poeta italo-svizzero, nella cui opera immagini, testi e musica lavorano di concerto, creando una suggestiva miscellanea.
L’ inaugurazione ha visto la partecipazione della scrittrice Nadia Gambilongo, ed ha rappresentato l’ occasione per avvicinare i presenti all’ arte di Fabbricatore, presentandone parte delle influenze, del bagaglio culturale e del vissuto che hanno reso possibile la nascita di “Komadori”.
Nelle opere che si possono ammirare al Dam, i colori ben calibrati degli acquarelli o delle matite acquerellabili, con cui l’ artista riesce spesso ad ottenere una non semplice uniformità, delineano e valorizzano i “ri-tratti” di donne note o meno note: famigliari, cantanti, scrittici, tra le altre, colte nel vivo di un’ espressione, come nei variopinti ritratti, o nella fissità e nel bianco e nero delle “Donne di carta”, riprodotte o trasportate dall’ universo del fumetto a contesti urbani e attuali, fotografati dall’ artista stesso.
Ci si tuffa così nell’Oriente spesso evocato, o più specificamente nel Giappone, presente fin dal titolo (che rimanda al pettirosso), ma anche nelle donne nipponiche rappresentate, nell’ equilibrio che le tinte mantengono pur diventando a volte decise, nella citazione e rielaborazione di uno Shunga di Kitagawa Utamaro, “Utamakura” (il canto del guanciale), o negli scenari fatti di fiori di ciliegio o di elementi naturali che ne presentano la tipica grazia.
Non solo Giappone: assistiamo, infatti, alla contaminazione tra realtà diverse: nord e sud, compresenti nelle origini dell’ artista stesso e nella sua fascinazione verso il meticciato, Oriente e Occidente, bianco e nero. Il bianco non già della carta, prediletta invece nella versione porosa e nel suo colore naturale, non ancora alterato, ma quello di un volto o di uno sfondo su cui spicca una figura femminile, e il nero della Dea Madre, delle statuine di culto a lei dedicate, delle Veneri e Madonne venerate in tutto il mondo.
“L’ idea è nata dalla lettura di Dark Mother”, ci ha spiegato l’ artista, “e dalla scoperta o conoscenza del lavoro di alcune pittrici come Leonor Fini, Remedios Varo, Jean Pellet e Rosalba Carriera, ma si è sviluppata come un work in progress: le mie produzioni, infatti, crescono e si rinnovano continuamente grazie agli stimoli che via via si presentano”.
L’ adattamento all’ edizione italiana di “Dark Mother” è stato curato da Nadia Gambilongo stessa, che ha deciso di tradurre il titolo in “La madre o-scura”, proprio per lasciare inalterato il significato che rimanda al colore nero, colore troppo spesso scomodo e bistrattato, come dimostrano i tentativi di sbiancamento operati su questo tipo di manifestazioni artistiche e religiose.
Fabbricatore ci accompagna tra gli africani primordiali, i Canaaniti, civiltà dalla straordinaria capacità creativa e ricca di conoscenze (come la scrittura), che basava la sua esistenza, scandita dal ciclo lunare, su valori quali la Giustizia e la Compassione e sul culto, appunto, della dea Madre.
Una Dea Madre che è la Terra stessa con la sua fertilità, e che è l’ eterno femminino sacro, venerata da questa civiltà fortemente caratterizzata, come si può immaginare, da un matriarcato progressivamente surclassato e distrutto dai Cargani, meglio conosciuti come Ariani, il cui retaggio ingiustificatamente maschilista e ingiustamente denigratore della parte “nera” del mondo è ancora oggi difficile da sradicare.
Ma Fabbricatore non vuole partecipare a questo oblio, spesso ravvisabile, e a questa forma mentis, e continua la sua narrazione per mezzo dei volti delle donne africane e delle donne in generale, con un’ allusione alla fertilità attraverso l’ accostamento, a volte, di frutti (come il melograno con il suo riferimento sacrale), gesto che rappresenta anche una sorta di riscossa, di “ripicca” a favore di questi soggetti che, inspiegabilmente, da sempre vengono considerati e denominati “nature morte”.
Quello di Fabbricatore, inoltre, è un lavoro di sperimentazione e ritorno alla natura, alla semplicità: “L’ arte attuale sta diventando iper-tecnologica”, ci ha detto, “e le immagini sono sempre più spesso caratterizzate da una digitalizzazione superflua; il mio, invece, è un adattare le idee a ciò che offre madre terra e anche per questo scelgo ormai di utilizzare matite acquerellabili o acquarelli”.
“Komadori” ha così rappresentato, per Fabbricatore, un “ritorno a casa e alle origini” e per lo spettatore una piacevole scoperta, una sorta di sprofondare nel nostro vero essere atavico.
Finale caratterizzato dalle “canzoni” di “Komadori”, interpretate dal vivo da Fabbricatore, per chiudere, in versi e note, il viaggio iniziato.

Zaira Bartucca

lunedì 14 giugno 2010

L'ultimo dei cantastorie in concerto a Rende



Il 18 giugno lo stadio Lorenzon di Rende accoglierà l'ultimo dei cantastorie, Francesco Guccini, per l'unica data al sud prevista per il suo tour 2010.
Concerto quasi celebrativo, vista la quasi concomitanza con il compimento dei suoi 70 anni, rappresentativi se considerati alla luce degli anni “prestati” alla musica: attivo fin dal 1967 con l' album “Folk Beat nr.1”, può vantare più di un quarantennio di produzione musicale fatta di ben 23 album, ed uno in arrivo probabilmente per gli inizi del 2011.
I primissimi esordi con “I Gatti”, poi unitisi all' originaria formazione del giovane Vandelli che darà vita agli Equipe 84, il gruppo che, assieme ai Nomadi stessi, provvederà a depositare sue canzoni, anticipandolo, come le belle e celebri “Auschwitz”, “Canzone per un' amica” (titolata da Guccini “In morte di S.F.” e cantata durante il concerto dedicato all' amico Demetrio Stratos), “Dio è morto”, o “Noi non ci saremo”, tra le altre, per quanto i due gruppi ebbero il merito di farle conoscere al pubblico degli anni '70, molto più sensibile alla realtà dei gruppi che nascevano su modello di quelli inglesi o americani, che a quella dei giovani cantautori. Solo di recente le canzoni sono tornate, giustamente, alla loro vera paternità.
Recente anche la sua decisione di non utilizzare più gli inediti nei suoi live, ma questo certo non toglie interesse alla performance gucciniana, fatta di un vero e proprio colloquio con il pubblico, una interazione, un porgersi tra un pezzo e l' altro o con i pezzi stessi, molti dei quali conservano al loro interno una dimensione quasi “teatrale” come l' invettiva “L' avvelenata” destinata soprattutto a critici e colleghi, le impegnate “Primavera a Praga” o “La Locomotiva”,(dedicata al ferroviere anarchico Pietro Rigosi che fece schiantare il suo treno contro una vettura nel 1893), l' ironica “Il Sociale e l' Antisociale” o le bellissime “Addio” e “Cirano”. Senza contare “Eskimo”, dedicata alla donna cui forse è stato più legato, e le varie canzoni di notte, che con l' ultimo album ammonteranno a quattro.
Definito da Dario Fo come la “voce del Movimento”, oggi trasformata in “voce di gioventù”, che canta l' ironia, l' amicizia e la solidarietà, Guccini è in realtà lontano dall' incarnare semplicemente vezzi partitici o dal porsi come figura a cavallo di tre generazioni: il suo è in realtà uno sguardo concentrato sul reale con disincantata ironia e, come tale, in grado di spaziare e di indagare su tutto ciò che gli si presenta in prima persona o lo circonda: canta, con la sua tipica erre “arrotata”, di guerra, di morte, di realtà sociali difficili e di ipocrisia borghese, ma anche della ricerca di sé stessi, di città e di personaggi, di esperienze ed abitudini personali, guarnendo il tutto con citazioni e riferimenti letterari e con un linguaggio misto, a volte aulico e a volte da trattoria, ma sempre sapientemente calibrato all' accompagnamento musicale, spesso fatto di una chitarra e poco altro, ma senza per questo risultare scarno.
Il faccione coperto di barba e capelli neri che ha invaso il cosentino è la copertina di “Via Paolo Fabbri 43” (nonché, precedentemente, retro di “Stanze di vita quotidiana”), l' indirizzo di Guccini all' epoca della pubblicazione dell' album, e ritrae, in primo piano, il giovane Francesco in vacanza a Santorini. “Di quell' epoca mi è rimasta la barba, non l' ho più tagliata”, ha dichiarato Guccini: il concerto di Rende sarà l' occasione per constatare se dell' epoca è davvero solo la barba ad essergli rimasta.
Zaira Bartucca

giovedì 10 giugno 2010

Assemblea generale: scarsa partecipazione, ma gli studenti non si arrendono


Stato di agitazione permanente. Così ha deciso l’assemblea di Ateneo del 9 giugno. Più che permanente si potrebbe dire perenne, visto che negli ultimi tempi c’è sempre qualche motivo per cui gli studenti debbano mantenersi agitati, a causa degli attacchi che da più parti minano la vita delle nostre Università, Unical compresa.
A dire il vero, però, la prima impressione che si aveva durante l’assemblea è che la gran parte degli studenti in realtà non ne abbia affatto consapevolezza. Considerando che si trattava di una assemblea di Ateneo ci si sarebbe aspettata una maggiore adesione, più partecipazione, più voglia di capire e di intervenire.
Quali sono le ragioni di questa apatia? I corsi che stanno per finire? Gli esami che si avvicinano? La poca informazione? Il pensare che tanto ogni azione sarebbe inutile? Forse un po’ di tutto questo. Di certo la mancata presenza non può interpretarsi, salvo pochi casi, come condivisione delle ultime riforme e proposte del Governo in tema di istruzione universitaria. Nelle iniziative delle scorse settimane infatti è emerso un sostegno generale alla “causa”, quello che manca è il passaggio al gradino successivo: partecipare! Nei giorni scorsi un invito a prendere parte all’incontro era partito anche dal gruppo di studenti che avevano occupato il tetto del cubo 0B, attraverso striscioni e volantini. E la stessa conferenza stampa del Rettore Latorre il giorno prima dell'assemblea, con la diffusione alla stampa della lettera allarmata inviata al Ministro Gelmini con cui ribadisce le difficoltà d'avvio del prossimo anno accademico, non ha certo tranquillizzato il clima generale.


L’assemblea è iniziata, come le scorse assemblee di facoltà, con un video e delle slide di presentazione del processo che dal 1999 ad oggi con il DDL Gelmini ha interessato l’Università italiana portando all’attuale situazione. Dopo il momento informativo è il tempo degli interventi. Subito scatta la polemica con le ultime dichiarazioni del Rettore, “convitato di pietra” dell’Assemblea, il quale aveva detto che non sarebbe intervenuto all’assemblea perché non c’era bisogno di un “papà” dell’iniziativa. “Durante le iniziative dello scorso anno (durante il movimento dell’Onda n.d.r.) il rettore era stato avvisato che le cose sarebbero andate a finire in questo modo – dice uno studente – solo ora ne ha preso coscienza e dice anche lui che il prossimo anno accademico è a rischio”.
Molti ricercatori infatti stanno firmando la propria indisponibilità a tenere attività non retribuite nel prossimo anno, cosicché molte attività didattiche sarebbero a rischio, mentre tra le altre notizie che circolano c’è quella che la facoltà di economia sarebbe in serie difficoltà ad accettare nuove immatricolazioni da settembre.
Molti interventi riguardano la questione dell’aumento delle tasse, la diminuzione della copertura delle borse di studio, e l’annosa questione di quella fascia di parassiti che dichiarando falsamente di avere reddito zero, dispongono di borse, alloggi ed altri benefici scalzando chi ne dovrebbe davvero usufruire. La questione in qualche modo spacca l’assemblea. Da una parte per alcuni è come portare la discussione ad un livello più “terra terra” sviandolo del vero obiettivo dell’assemblea: analizzare la situazione attuale dell’Università pubblica alla luce degli ultimi tagli e riflettere sulle iniziative di protesta da organizzare per contrastarle. Dall’altra parte però si pone l’accento su un altro aspetto. Le questioni di tasse e borse di studio cioè, oltre ad essere direttamente influenzate dai tagli, sono anche le questioni che più direttamente vanno a toccare la massa degli studenti, come la discreta partecipazione alla manifestazione contro l’aumento della seconda rata ha evidenziato. Per molti di essi le questioni di decreti, articoli, riforme, ministri e ministre, sono questioni lontane. Da ciò anche la scarsa adesione. Per far prendere coscienza della situazione dunque è anche su queste cose che bisogna puntare.


Interessante al riguardo l’intervento del rappresentante Udu Nisticò, che sottolinea l’importanza dell’attenzione verso i prossimi aumenti delle tasse, e di come l’Ateneo abbia intenzione di modificare le griglie di merito in modo che, pur diminuendo il numero delle borse di studio, con un gioco meramente statistico si possa farne apparire aumentate le percentuali. Occorre dunque legare alle proteste anche le proposte, a medio e lungo termine.
Arriva durante l’assemblea anche l’eco di quanto accade nelle altre Università. Interviene uno studente della Sapienza, le altre università del Sud sono più o meno sulla stessa barca dell’Unical, all’Università di Bari ci sono forti mobilitazioni e occupazioni, nell’Università di Palermo si terrà a breve una grande assemblea.
Si passa così alle proposte, sintetizzando i vari interventi, visto che si deve cercare di uscire dall’assemblea con le idee chiare. Immediata è quella di proclamare lo stato permanente di agitazione. Di conseguenza organizzare dei presidi nei punti nevralgici dell’Università, la cui struttura, come ha fatto notare una studentessa, di per sé non favorisce la socializzazione e il contatto tra studenti.
Riguardo alla questione tasse prima cosa che è parsa necessaria è organizzarsi per fare pressione al prossimo CDA estivo, durante il quale si deciderà l’aumento della prima rata dell’anno prossimo. Tentare occupazioni del CDA sarebbe inutile, mentre è parsa cosa molto più sensata far sentire la voce contraria degli studenti a quest’organo decisionale, perché capisca la situazione e non si limiti ad una gestione prettamente aziendale dell’Ateneo.
Nel caso non si dovesse ottenere un risultato soddisfacente allora si potrà pensare anche ad azioni più forti, come il non pagare la prima rata come gesto di disobbedienza civile. Cosa che in caso di attuazione richiederebbe però un grande lavoro di preparazione e di costruzione di un percorso di lotta.
Tra le proposte infine quella di stilare un documento di solidarietà con i ricercatori, e di creare una rete di mobilitazione con le altre università italiane impegnate nella protesta.
Intanto il tempo incalza. La sessione estiva è alle porte, così come l’estate stessa, e di conseguenza sarà ancora più difficile ottenere una partecipazione attiva degli studenti alle iniziative. È quindi auspicabile che studenti, ricercatori, professori, e rettore, mettendo da parte le solite rivalità facciano fronte comune. Quel che è certo però è che l’Università pubblica merita qualche sforzo in più per essere difesa.
Lorenzo Coscarella

mercoledì 9 giugno 2010

Unical, il Premio Oscar Mauro Fiore fra gli studenti


"Lavorate per realizzare i vostri sogni" sono queste le parole pronunciate dal Premio Oscar Mauro Fiore, Direttore della fotografia del Colossal Avatar, che giovedì 3 giugno ha incontrato gli studenti dell'Unical nell' Aula U. Caldora, "accompagnato" dalla celebre statuetta degli Academy Awards. Tra i presenti alla premiazione non potevano certamente mancare come di consueto il Magnifico Rettore Giovanni Latorre, il Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia R. Perrelli,il Preside del Corso di Laurea del DAMS R. De Gaetano e il Sindaco di Marzi Rodolfo Aiello.
Mauro Fiore, che dall'età di sette anni vive in America e ha studiato cinema alla Columbia College, paragona il suo lavoro a quello di un artigiano che immerso nel mondo del cinema e ha il compito di tradurre in immagini il concetto astratto che il regista ha in mente. "La cosa che ci accomuna tutti è l'attitudine all'arte. Ciò che alcuni esprimono scrivendo o dipingendo, noi direttori della fotografia lo facciamo con il colore e la luce".

Disponibile come sempre il genio della fotografia non si è fatto esaltare dal successo, tutt'altro, si è dimostrato molto interessato alle domande poste dai mass media ma soprattutto ha incoraggiato gli studenti a farsi avanti, senza farsi mancare la giusta ironia: " Non me ne vado da qui fino a quando i ragazzi non faranno delle domande". A quel punto il pubblico composto da studenti del Dams ma anche di altre facoltà, da professori e da una rappresentanza di studenti dell'University of Rhode Island, si è sciolto per non perdere la possibilità di soddisfare le più svariate curiosità, a proposito anche del prossimo progetto che Fiore inizierà il 14 giugno con Steven Spielberg.
Molte le domande sul film "Avatar", che lo ha reso una stella di Hollywood. Lui sintetizza, dicendo che è stato diretto e scritto interamente da James Cameron, il quale ha voluto creare un mondo del tutto nuovo,Pandora, partendo da zero. Per rendere avatar e alieni simili agli attori che li interpretano è stata utilizzata una tecnica chiamata “performance capture”, inoltre, si è fatto uso del programma Motion Builder che riesce a gestire anche le ombre e l’ illuminazione. Il film è composto per un 60% da elementi virtuali creati al computer e per il restante 40% da elementi live-action, di cui Mauro Fiore si è occupato. Ogni attore ha effettuato uno specifico allenamento per poi recitare sul set, questo perché ci sono molte parti che chiedono una certa atleticità e certi movimenti, anche perché la performance capture deriva dalla recitazione fisica dell’attore. Con Avatar è stato possibile creare il mondo digitale e far recitare gli attori veri in questo mondo 3D e vedere il tutto subito, proprio mentre le scene venivano girate. Nonostante la tecnica del 3D esiste da molti anni, solo adesso in questo periodo di crisi il cinema inizia a farne uso per creare dei mondi fantastici in grado di far sognare il pubblico.

Infine è stata assegnata a Mauro Fiore una medaglia di riconoscimento da parte del Rettore Latorre, il quale gli ha fatto, poi, firmare il "librone accademico". Inoltre gli sono stati consegnati due romanzi dallo scrittore Carmine Abate uno dei quali verrà pubblicato anche in America. Ma non è tutto, Mario Bozzo, presidente dell'Associazione Carical, ha invitato Fiore il 18 ottobre a Cosenza per conferirgli un riconoscimento dell' Associazione stessa.
Ad accompagnarlo nel cammino della sua vita ci sarà il ricordo delle tradizioni della sua terra e l'affetto dei calabresi, emozioni che ha immortalato, come solo lui sa fare, e che hanno toccato le corde del suo cuore.

Genny Pastura e Valeria Lattuca

giovedì 3 giugno 2010

Studenti in movimento contro il ddl Gelmini. Il 9 giugno assemblea generale in aula magna



Le proteste contro il DDL Gelmini continuano, o ormai tutto è teso verso la manifestazione generale del 9 giugno. Mercoledì prossimo infatti alle 10:30 si terrà nell’Aula Magna l’assemblea di Ateneo, dove confluiranno tutte le proposte uscite dalle varie assemblee di facoltà tenute nella scorsa settimana e delle altre iniziative. La scorsa settimana infatti ogni facoltà ha tenuto una propria assemblea, luogo di discussione e confronto per eccellenza, dove gli studenti presenti sono intervenuti per portare le loro osservazioni e le loro proposte, e dove sono state presentate le modifiche che il Decreto Gelmini porterà al sistema universitario. Il DDL infatti è l’apice di un processo di smantellamento dell’università pubblica partito già nel ’99. “Quello che si sta cercando di fare – ha spiegato uno degli studenti – è portare al fallimento il bene pubblico, per poi svenderlo ad una cordata di imprenditori coraggiosi , come è successo in altri casi”. Durante la presentazione viene poi evidenziato come, oltre agli obiettivi ufficiali del decreto ci sarebbero tentativi di attuazione di quello che è chiamato il “piano occulto”: portare verso una aziendalizzazione del sistema universitario, che finirebbe così in mano a lobbies e ad aziende interessate ad implementare solo la parte del sapere utile al proprio tornaconto.
Ha dato il via la facoltà di Economia, riunita lo scorso 25 maggio nel cubo 0D. Si è partiti con la spiegazione ai presenti delle probabili conseguenze del Decreto. Interessante l’intervento di una ricercatrice, la cui classe risentirà pesantemente degli ultimi tagli. “La proposta di sospendere subito la didattica - dice - è stata accantonata. Ciò non toglie che se il decreto dovesse passare le possibilità di un blocco per il prossimo anno sono reali”. Il lavoro dei ricercatori è infatti divenuto centrale, visto che è divenuta prassi il fatto che facciano, anche se non tenuti, didattica frontale permettendo così l’attivazione di molti corsi. A risentire poi dei tagli è il sistema delle borse di studio, con il meccanismo degli idonei non vincitori, la cui percentuale l’Università prevede di ridurre non con la crescita delle borse, ma facendo aumentare le soglie di merito per rientrare nella categoria.
Tra le proposte emerse dalla discussione con gli studenti, una è emersa con chiarezza sia in questa che nelle altre assemblee: fare informazione e ottenere più visibilità dai media. Perché solo informando gli studenti sui fatti si può sperare in un sostegno consistente. Tra le altre proposte quella di insistere contro l’aumento delle tasse universitarie, organizzare delle lezioni alternative in caso di sospensione delle attività didattiche, e separare il movimento di protesta degli studenti da quello dei ricercatori.


Nella mattinata del 26 maggio al Polifunzionale è stato il turno delle facoltà di Scienze Politiche e Farmacia. Dopo la presentazione del decreto, con attenzione ai problemi legati all’istituzione e poi all’abbandono dell’ordinamento del 3 + 2, molti degli interventi sono stati centrati sul problema dell’aumento delle tasse, sia della seconda rata di quest’anno, sia del probabile aumento della prima rata dell’anno prossimo. Pochi i ricercatori presenti, tanto che si è riaccesa la proposta della scissione della loro protesta da quella degli studenti anche perché, a detta di alcuni, “quando vogliono protestare chiedono il supporto degli studenti e lo ottengono, ma quando sono gli studenti a manifestare in genere non si vedono”. Il riferimento è all’ultima manifestazione contro l’aumento della seconda rata, ma l’idea non trova d’accordo coloro che sostengono la necessità di un movimento unitario. Oltre a ciò l’assemblea si è dichiarata contraria all’aumento delle tasse e al DDL Gelmini, e altre proposte hanno riguardato la necessità di chiedere al prossimo CdA di non procedere ad alcun aumento delle tasse per il prossimo anno accademico, e in caso di blocco la creazione di workshop, gruppi di lavoro di protesta.


Molto partecipata l’assemblea delle facoltà di Lettere e SMFN, tenuta in Filol8 giovedì 27. Questa volta forte la presenza dei ricercatori della facoltà, che hanno dichiarato di aver preparato nello scorso consiglio di facoltà dei “moduli di indisponibilità” per quelli di loro che intendono, in caso di approvazione del decreto, non svolgere alcuna attività non retribuita oltre a quelle previste tra le loro mansioni. I ricercatori presenti hanno rimarcato di essere una delle categorie più bersagliate dai tagli, nonostante gli alti costi di indennità di rettore, presidi, e persino lauti gettoni di presenza ai membri del CdA. Oltre a questo esprimono piena solidarietà con le ultime proteste degli studenti. Molti gli interventi riguardo in primo luogo le tasse, ma anche la privatizzazione del sapere, fuga dei cervelli (che essendo un fenomeno lamentato da molti altri grandi paesi europei fa chiedere a molti dove questi cervelli stiano andando), necessità di non abbandonare la protesta, e tra le proteste è emersa anche qui la necessità di dare maggiore visibilità al movimento e preparare bene l’assemblea generale in aula magna.
A chiudere il giro delle assemblee di facoltà è, nel pomeriggio dello stesso giorno, quella della facoltà di Ingegneria. Diversi gli interventi di chiarimento sul DDL, con riferimenti particolari alla situazione della nostra Università. È ricomparso il tema dell’assenza dei ricercatori, ma soprattutto quello delle tasse, problema certamente più vicino agli studenti. Una delle proposte avanzate da uno di essi è stata infatti quella, in caso di nuovi aumenti di tasse o di diminuzione delle borse di studio, di rifiutarsi di pagarle in massa, iniziativa che ovviamente presenta qualche difficoltà pratica. Le altre proposte sono state centrate soprattutto sulla necessità di informare. Uno studente del primo anno ha osservato infatti come sia scarsissima soprattutto tra le matricole la percezione del problema cui si potrebbe rimediare ad esempio creando gruppi di lavoro itineranti che, nelle pause tra le lezioni, informino gli studenti che seguono i corsi sulle iniziative in atto e su ciò che le causa.
Occhi puntati dunque all’assemblea generale del 9 giugno, in preparazione della quale le proteste non cesseranno, ma anzi si cercherà di sensibilizzare il più possibile gli studenti che girano per il campus con varie iniziative in preparazione di volta in volta, come la manifestazione sul ponte di questo martedì. Intanto il tempo stringe, visto che mancano pochi giorni alla presa in esame del disegno di legge in Parlamento, e l’Università deve ancora far sentire chiara la propria voce.

Lorenzo Coscarella