La mafia non è mai un argomento ‘semplice’ e, infatti quello che Saverio Paletta propone è un lavoro scrupoloso e attento fin nei minimi dettagli. Fulcro del libro la vicenda di Alfio Cariati, Testimone di Giustizia, un ‘semplice’ cittadino che, venuto a contatto con delle realtà di dubbia legalità, decide di parlare.
Gli atti mafiosi non godono del beneficio della legge, ma in talune realtà hanno il consenso tacito di chi passivamente vi assiste e vi convive, quindi non denuncia. Centrale per la vicenda di Alfio la normativa nella quale sono presenti le definizioni di pentito, collaboratore di giustizia e il testimone. Come collaboratore di giustizia si definisce una persona che ha commesso dei crimini e che ad un certo punto, decide di collaborare con la giustizia. Il testimone è, invece, un libero cittadino che assiste ad un fatto di rilievo e decide di riportare quanto ha visto in una sede legale.
Testimoniare dovrebbe essere la normalità, soprattutto quando si è vittime di atti intimidatori e persecutori, tuttavia tale pratica, schivata da molti e giudicata negativamente da altri, viene considerata un’eccezione. La testimonianza del sig. Cariati è di quelle importanti e pesanti, grazie alle su e parole il processo Omnia prende la giusta piega contro gli imputati, nonostante ciò egli, piuttosto che testimone viene classificato come collaboratore d giustizia acquisendo il diritto alla ‘protezione’. Eppure il sig. Alfio non ci sta, non vuole essere considerato ‘pentito’, ma semplicemente ciò che è: un cittadino che ha testimoniato contro l’operato della mafia. Inizia una nuova battaglia che dura ancora oggi: farsi riconoscere testimone e al tempo stesso poiché tale aver diritto alla protezione da parte dello Stato.
Il ritmo incalzante e obiettivo con cui viene affrontata la vicenda esplica con chiarezza e dovizia di sfumature il paradosso in cui il testimone Alfio si è trovato; la descrizione della vicenda è arricchita dalla smaliziata penna del sapiente giornalista che ha fatto del suo lavoro la ricerca di una verità ancora in divenire.
Recensione di Bruna Larosa
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