Presso la sala stampa dell’Aula Magna si è tenuta la presentazione del numero 3 della rivista “Fata Morgana”, nata per iniziativa di un gruppo di docenti, critici e studiosi del Corso di laurea in DAMS dell’Università della Calabria. All’incontro, moderato da Roberto De Gaetano, hanno partecipato Felice Cimatti, Daniele Gambarara e Silvia Vizzardelli, che hanno affrontato il tema della “Trasparenza”, a cui è dedicato l’intero numero.
Nel nuovo numero della rivista compaiono una serie di saggi sull’argomento, tra cui: “Cinema e vetro” di Marcello Walter Bruno, “Immagini e interfacce” di Vincenzo Cuomo, ma la conversazione con il regista Jean-Louis Comolli, a cura di Bruno Roberti, è una chiave di lettura privilegiata per cogliere il senso della trasparenza nel cinema.
Dalla conversazione emerge l’idea che un’inquadratura è intesa anche come “nascondiglio”, un entrare e uscire, il confronto tra il ruolo del visibile e del non-visibile, elementi riconducibili alla pratica cinematografica del “fuori campo”, sempre soggetto a continue trasformazioni; ma il ruolo cinematografico del non-visibile è più importante del visibile, perché il cinema, a differenza della fotografia è sempre soggetto a trasformazioni, in quanto tutto ciò che viene proiettato si muove e può entrare ed uscire dall’inquadratura, diventando così visibile e invisibile, non misterioso, bensì trasparente. Si tratta, quindi, di un’ambiguità strutturale: le pulsioni scopiche e uditive appartengono all’uomo da sempre, ma attraverso le nuove tecnologie, esse vengono rimpiazzate con i cosiddetti dispositivi che offrono l’opportunità di perdere il contatto con la realtà e ci danno la possibilità di sentire ciò che non avremmo mai potuto sentire e di vedere oltre il visibile.
Quindi, il cinema, a differenza di altri modi di rappresentazioni, è sempre innovativo, perché si articola e si trasforma ogni qual volta ce ne sia bisogno, e l’inquadratura cinematografica è ben diversa da quella pittorica per il semplice fatto che il movimento agisce e non resta immutato: esso riformula e sviluppa il cosiddetto “campo generale della visibilità” rapportato ad un fattore di “invisibilità” creando così una suspense, un’attesa che qualcosa cambi e che si crei il passaggio dall’invisibile al visibile.
La metafora della Trasparenza ha a che fare con l’Esperienza, e insieme giocano un ruolo importante, in quanto noi stessi facciamo esperienza del fatto che “si fa esperienza”: il cinema è un artificio e l’Esperienza diventa Ideologia quando “quel vedere” finge di essere in una realtà chiusa.
Scirchio Francesca
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