Fare qualcosa di nuovo è sempre piacevole: cambiare modo di vivere, abitudini, incontrare gente e avere altri obbiettivi più grandi di quelli che ci siamo lasciati alle spalle sono sfide belle da affrontare.
Con questo stato d’animo iniziai la mia avventura all’Unical, la vita universitaria era più o meno come me l’aspettavo: seguire le lezioni, preparare gli esami la soddisfazione di superarli. Forse per altri non è così, ho avuto la fortuna di alloggiare nel campus dove si vive meglio e più intensamente il mondo universitario: con sincera allegria le campagne elettorali all’interno del campus, la delusione per una scelta a nostro avviso sbagliata del centro residenziale ma anche un concerto una festa nel campus o addirittura mangiare a mensa sono cose che restano e ti rendono membro di una comunità, mi sento e mi sono sempre sentito uno studente Unical.
Non voglio certo dipingere l’università e la carriera universitaria in modo da farli risultare i campi elisi, è ovvio, è scontato che non è tutto rose e fiori, le noie da affrontare sono varie e numerose si va dalla semplice fila in segreteria a un estenuante sovrapporsi di corsi, esercitazioni e seminari che risulta difficile organizzare in modo adeguato; se a tutto questo aggiungiamo che perfino la pausa pranzo, virtualmente momento di pausa e relax, diventa una vera e propria “Odissea” possiamo affermare che a volte la giornata da studente risulti “stressante”.
La cosa più frustante è la consapevolezza che basterebbe così poco per migliorare servizi: una maggiore flessibilità degli orari eviterebbe che la maggior parte degli studenti si concentri in un determinato momento migliorando in maniera essenziale il servizio. Quando si è alla fine di un percorso c’è sempre una nuova sfida ad aspettarci, una sfida affascinante da affrontare.
Carmine Mura
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