Dopo il voto
referendario del 4 dicembre che si è concluso con la vittoria del No, è partita
come previsto la discussione sul risultato, su chi ha vinto e chi ha perso,
sulle prospettive a breve e a lungo termine che ci consegna l'esito delle urne.
Di queste
questioni e in particolar modo dell'analisi dei risultati del voto in
Calabria si è occupato il seminario tenuto
nella sala riunioni del dipartimento di Scienze politiche e sociali
martedì 6 dicembre, dal titolo “il comportamento elettorale dei calabresi nel
referendum del 2016”. Il seminario coordinato dal professor Piero Fantozzi,
sociologo e ordinario di sociologia dei fenomeni politici, ha visto gli
interventi di Francesco Raniolo, direttore del dipartimento; di Roberto De
Luca, ricercatore di sociologia dei fenomeni politici; di Marino De Luca,
dottore di ricerca nella medesima disciplina e di Walter Nocito, ricercatore di
diritto pubblico e rappresentante dei comitati civici per il No.
Piero
Fantozzi nell'introdurre la discussione ha fatto notare come uno degli elementi
più importanti che emergono dal referendum è la grande partecipazione del corpo
elettorale, che di solito è indicatore di un cambiamento in atto nei processi
politici, e di come sia importante non considerare la crescita del voto come un
effetto del clima “populista” che si è diffuso in Europa e nel mondo
caratterizzando i più importanti appuntamenti elettorali.
Per
Francesco Raniolo i risultati a livello
nazionale hanno mostrato la prevalenza di un voto di appartenenza che ha
soppiantato il classico voto d'opinione che caratterizza i referendum per quanto riguarda gli elettori di partiti
come il Movimento 5 stelle, mentre nei partiti tradizionali come il PD e Forza
Italia il voto d'appartenenza è stato più volatile, soprattutto nel meridione
dove gli elettori hanno seguito di meno le “direttive” dei partiti; questo
mostra a suo giudizio come il vecchio concetto di voto d'opinione sia messo in
crisi dalla nuova situazione politica generata dalla crisi dei partiti, che
sembra irreversibile; oltre a questo è necessario tenere presente anche il
ruolo del voto di protesta, da non considerare come un effetto del populismo. Sono inoltre evidenti anche le somiglianze con un altro referendum recente,
quello sulla brexit: alla competizione elettorale hanno partecipato nuovi partiti e la chiave
di lettura per interpretarne i risultati è quella della lotta tra inclusi ed esclusi dal nuovo
mondo globalizzato, cioè vecchie e giovani generazioni, con i secondi che
stanno sempre peggio e tendono a manifestare il loro disagio con il voto. La
conseguenza è che si indebolisce sempre
di più il sistema bipolare del nostro paese, a causa della crisi dei corpi
politici intermedi (i partiti) che
finisce per coinvolgere anche la
leadership dei politici, elemento che era stato centrale nella vita
della seconda repubblica. A giudizio di Raniolo la frammentazione dei
partiti va limitata, tramite regole
istituzionali coerenti e leggi elettorali adeguate allo scopo.
Roberto De
Luca ha proposto una veloce chiave di lettura del voto calabrese: la Calabria è
stata la regione con la percentuale di
votanti più bassa, e nella stragrande maggioranza dei comuni ha prevalso il No;
il Sì ha vinto solo in 32 comuni, tutti molti piccoli e situati
nell'entroterra, con una popolazione in calo e sempre più anziana. Il
numero di votanti è rimasto stabile
rispetto alle ultime elezioni e in generale l'affluenza è stata più alta nei
comuni più grandi. In Calabria ha prevalso il voto d'opinione e la
mobilitazione per il No è avvenuta dal basso, grazie a comitati civici e
banchetti, mentre la mobilitazione per il Sì, avvenuta per via istituzionale,
e spesso per la mobilitazione di politici e amministrazioni locali, è
stata rigettata dagli elettori.
Dopo l’intervento di Walter Nocito sulle difficoltà affrontate dai comitati per il No durante la campagna referendaria, è seguito un breve dibattito, in coda al quale
Piero Fantozzi ha proposto una chiave di lettura significativa del voto del 4
dicembre, che a suo giudizio ha
risvegliato la militanza sopita
in un'opinione pubblica sempre più affamata di partecipazione alle dinamiche
politiche e sociali del nostro paese da cui non vuole più essere esclusa.
Francesco Baleno
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