martedì 17 marzo 2015

Sold-out per l'Otello di Lo Cascio al Teatro Auditorium


È sold-out il sabato sera del Teatro Auditorium dell’Unical  per l’opera di Shakeaspeare rimpastata in endecasillabi di un siciliano arcaico e diretta da Luigi Lo Cascio. Quando si parla di Otello si pensa subito al Moro, “u’ niaru, u turcu, l’africanu” , nella riscrittura di Lo Cascio Otello è prima un uomo che un soldato,  “U’ Generale” dalla pelle chiara, magistralmente interpretato da un applauditissimo Vincenzo Pirrotta.  La scena si apre con un grande fazzoletto, elemento scatenante della tragedia shakespeariana, che proietta la  sua stessa storia, ancestrale e filamentosa, nata dai vermi dei bachi da seta.

 Tutto è già accaduto, Iago- interpretato da un agghiacciante Luigi Lo Cascio- sconta le sue torture, sulla via del patibolo è pronto a scompigliare anche l’inferno. Non teme nulla, legato a quella fune, con la sua vita da sempre assetata di un’umana vendetta,  giustificata, in seguito, in un monologo-autoritratto che sradica le origini della sua misoginia. Il nastro si riavvolge in una serie di flashback  introdotti da un narratore, un semplice soldato  (Giovanni Calcagno),  che spalancano la porta della memoria,  fatta  di sentimenti e risentimenti, intimi e perversi. Avvolto nel buio un pubblico  voyeuristico assetato di catarsi, immobile attende il compimento del rituale tragico, lo fa notare più volte il narratore-soldato che lo chiama in causa con quei rimandi taglienti e sottili tipici del drammaturgo di Stratford. Tutto è già compiuto eppure il narratore torna indietro, rewind e play di nuovo, solo per la nostra fremente voglia di godere, di emozionarci ancora  con quel classico del teatro elisabettiano che Lo Cascio sventra e sintetizza nei personaggi  rendendolo attuale e intrinseco.  Otello incanta Desdemona con i racconti delle sue epiche battaglie e i suoi dolori soffocati, “accussì Desdemona càdiu!”, mentre la ferina quanto candida creatura incontaminata- la Desdemona di Valentina Cenni è l’unica a parlare sempre in italiano-  si mostra e prostra col coraggio di un guerriero al sacrificio, la sola ripulita dai controsensi. Iago “satanassu e traditure” non è il carnefice, ma il cinico antifemminista  tradito da una donna, la madre, la natura della sua malvagità, del suo odio è resa plausibile dal trauma freudiano.  È  lui che infila la fastidiosa e letale pulce nell’orecchio di Otello, ma è Otello a guardare nello specchio deformante dell’amore tiranno , è “u’ Generale” a voler sfidare il più impavido dei mostri, la gelosia. Il parassita si materializza sulla scena con le animazioni curate da Nicola Console e Alice Mangano, così come il fazzoletto, dilatandolo a significati esoterici, quella natura interna dell’uomo che in questa tragedia non conosce vie d’uscita se non la morte. E alla fine avviene, eccola Desdemona, ormai “bottana” agli occhi vani e disorientati di Otello, con il quale affronta la scalata del suo letto-ara verso il sacrificio.  Il rito è compiuto, la storia sembra essersi conclusa, eppure l’Otello di Lo Cascio devia il finale su un onirico pianeta lunare ariostesco. Come Astolfo,  Otello, ormai privo di senno, sbarca sulla luna con l’ippogrifo accompagnato dal soldato-narratore, per recuperare l’ampolla con le lacrime e i sospiri dell’amante e il fazzoletto, quel pezzo di stoffa, legame embrionale tessuto da “li vermi sacri”. La luna di Lo Cascio è metafora di donna, candida e celeste, quanto misteriosa e imperfetta, creatura contemplativa da dove è possibile posare lo sguardo libero sul firmamento.
Valeria Bonacci

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