venerdì 8 giugno 2012

Elogio della radicalità


Arriverà anche all’Unical, precisamente il 19 giugno alle 17.30 nella Sala Teatro del D.A.M. (Polifunzionale), una tappa del nutrito tour di presentazione che sta accompagnando l’ultima fatica letteraria del noto storico italiano, Piero Bevilaqua. Ordinario di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma, Bevilacqua ha fondato e diretto la rivista “Meridiana” e ha pubblicato, tra gli altri, “Venezia e le acque” e “La mucca è savia”, “Ragioni storiche della crisi alimentare europea”.  “Elogio della radicalità” è un saggio che si propone come una riflessione per molti aspetti spiazzante sulle cause profonde della crisi, specchio degli effetti sull’ambiente, i paesaggi e le risorse naturali di scelte politiche ed economiche. È stato Marx a dare alla parola “radicale” il significato che ora si presenta a noi in tutta la sua potente attualità. «Per incredibile che possa apparire - spiega Bevilacqua - viviamo una fase nella quale, nonostante l’ immenso patrimonio di conoscenze di cui disponiamo, stiamo soffocando sotto la coltre di un occultamento totalitario della nostra umana radice. Viviamo secondo una 
teologia dell’andare avanti, senza cambiare percorso». L’autore   nel testo ribalta e ridisegna, provocatoriamente, il termine ‘radicale’, che indica invece uno sguardo approfondito, che porta a svelare i meccanismi alla base dei processi materiali, che aiuta gli uomini a scoprire ed individuare i beni comuni, necessari per la vita della società e per il benessere della collettività. 
Urge allora un pensiero radicale, che non significa estremista. Estremisti, scrive, sono semmai oggi i difensori dell’ordine esistente. E invece: radicalità di pensiero,  per affondare lo sguardo sotto la superficie/apparenza dei processi in atto e per “aprire la via a un diverso rapporto degli uomini con la natura che metta fine all’età del saccheggio; a nuove relazioni solidali fra gli uomi; a una più equa ripartizione del benessere; a forme egualitarie  di partecipazione al govverno della cosa pubblica”. Contro un capitalismo che oggi esercita sia dominio che egemonia. 
E se fossero proprio i radicali, a dispetto dell’etichetta che li inchioda, i fautori di una vita individuale e collettiva più sobria, più misurata, più moderata? E i moderati, invece, i sostenitori di un ordine economico e sociale votato alla competizione, all’eccesso, all’estremismo? È il doppio quesito che corre lungo le centosettanta pagine del libro  di Bevilacqua.

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