mercoledì 13 gennaio 2010
Calabria, nuovi fondi per ricerca e innovazione
L’impatto degli investimenti in ricerca e formazione fatti fino ad oggi è stato basso sullo sviluppo. Questa è una delle considerazioni del prof. Mimmo Cersosimo alla presentazione dei PISR, Progetti Integrati di Sviluppo Regionale. Non che di questi investimenti ce ne siano stati tanti a dire il vero, visto che il nostro paese investe pochissimo in ricerca e sviluppo, e la Calabria ancora meno. Lo sviluppo si persegue se c’è una intenzionalità specifica, e uno degli obiettivi di questi nuovi progetti è proprio quello di coniugare la quantità dei finanziamenti e dei progetti con la loro qualità.
Questa volta, a sentire i relatori (dal Rettore in primis), lo sforzo fatto in questo senso dall’ente Regione è stato davvero notevole. Cersosimo, professore della nostra Università prestato alla politica regionale, sottolinea la necessità per ogni società di investire in politiche per il capitale umano, fattore determinante per la crescita civile ma anche economica. Solo le società che investono in capitale umano hanno qualche futuro, mentre le altre sono condannate al declino. È necessario però mettere in atto interventi coordinati, che incidano su tutta la filiera formativa “dal neonato al post-dottorato”. Le politiche frammentarie risultano infatti molto meno efficaci.
Inutile dire come in questi progetti le tre università regionali, e l’Unical in particolare, possano avere un ruolo chiave. Sono dei veri centri di eccellenza per la regione, nonostante questo c’è però un deficit di rete. Manca una vera e propria sinergia di azioni tra esse, fattore che porterebbe di certo ad un maggiore successo degli interventi da attuare.
I piani di finanziamento dell’Unione Europea per il 2007/2013 prevedono più di 500 milioni di euro per la ricerca tra PON e POR, somme sestuplicate rispetto al piano precedente. Tre progetti in particolare coinvolgeranno la nostra regione. Il primo progetto mira alla creazione di una “rete regionale dell’innovazione”, con lo scopo di rafforzare la connessione tra la ricerca ed il mondo delle imprese. Serve infatti creare strutture forti ed organizzate, e far assorbire più innovazione anche da parte delle imprese tradizionali.
Il secondo progetto prevede l’apertura di nove nuovi centri di innovazione in Calabria. Questo sia attraverso il potenziamento di strutture esistenti sia con la creazione ex novo. Anche Cosenza e Rende saranno coinvolte, insieme ad altri centri principali della regione come Crotone per i beni culturali, Gioia Tauro per la logistica, e Germaneto per la salute.
Il terzo progetto è quello più “piccolo”, ma è quello che interesserà più da vicino il mondo universitario. Gli atenei sono uno straordinario centro di accumulo di competenze. Ma si tratta di competenze che per la gran parte non esplodono. Un accumulo latente di potenzialità che però si disperde. Obiettivo centrale è catturare questo potenziale e farlo emergere, anche facendo diventare imprenditori alcuni ricercatori o professori che hanno spiccata capacità per l’impresa. Questo avrebbe anche ripercussioni sulla loro capacità didattica, che ne sarebbe arricchita. Su questo tema Cersosimo riporta la sua stessa esperienza di professore divenuto “piccolo imprenditore della politica”, esperienza che lo ha arricchito e che porterà certamente in aula una volta terminato il suo compito.
Quest’ultimo progetto dovrebbe portare maggiori aspettative per i neolaureati calabresi. Per molti si apre dopo la laurea il mondo della precarietà, o peggio la disoccupazione. Considerando che in genere un giovane dopo quattro anni dalla laurea ha quasi “perso il proprio investimento in cultura”, è evidente il bisogno di intercettare quei laureati e laureate che hanno capacità per l’impresa attraverso degli spin-off accademici.
L’impresa è il punto cruciale dello sviluppo. Nella nostra regione l’impresa manca, ed imprese esterne sono poco interessate ad investirvi. Serve creare piccole imprese, ma di qualità, e capaci di reggere sul mercato. In questo senso i POR sono diretti alle imprese medio-piccole, mentre i PON a quelle medio-grandi. Ma ogni intervento, senza le necessarie sinergie, avrebbe probabilità di successo molto minore.
Per molti verrebbe spontaneo collegare queste iniziative con le imminenti elezioni regionali. I relatori assicurano però che si è evitata ogni commistione con la politica, attraverso il ricorso esclusivo a bandi ed avvisi pubblici per tutte le fasi dei progetti, selezione dei soggetti, e dirigenza. Unico compito dell’Amministrazione resterebbe quello di sorvegliare sulla condizione dei progetti già a partire dalla loro esecuzione. Se tutto andasse per il verso giusto si tratterebbe di una grossa opportunità per la nostra regione e per la nostra Università visto che, come sottolinea il Rettore, il capitale umano è da considerare come una ricchezza. Ma si tratta di una ricchezza che, seppur prodotta, viene dalla nostra regione “esportata gratuitamente”. Questa ricchezza va trattenuta, e servono opportunità concrete per farlo.
Lorenzo Coscarella
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