Vedere la Filol.8 di nuovo piena sembrava ormai un lontano ricordo. Giovedì, invece, in quell’aula si è tornata a respirare l’aria di protesta e di discussione che negli ultimi mesi dell’anno appena passato era onnipresente.
L’Onda dell’Unical era ormai diventata bassa marea: tranne alcune rare eccezioni nella Zenith di economia e nella G4 di scienze politiche, solo l’aula P2 di ingegneria ha portato avanti quello che era il progetto di un laboratorio politico autogestito all’interno dell’Università. Basta andare a visitare l’aula e ci si accorge che lì l’autodeterminazione, l’autoformazione e l’essere “contro” non sono malanni di stagione, ma filosofie di vita che coinvolgono un discreto gruppo di studenti. I corsi autogestiti, gli incontri multi tematici e i cineforum ne sono una testimonianza immediata.
Nonostante ciò, la proposta del Consiglio di Amministrazione dell’Università di eliminare Presidente e Cda del Centro Residenziale, da sempre stato indipendente dal governo dell’Ateneo, ha rappresentato un’ottima occasione per far tornare a lavorare insieme chi nell’Onda non ha ancora smesso di credere.
Quindi di nuovo tutti insieme a formare un nuovo Comitato, questa volta per salvare il Centro Residenziale; facce nuove pochissime, ma l’esperienza ci insegna che le persone interessate a quel che succede sotto i loro occhi sono sempre una netta minoranza, e spesso quella minoranza, nel bene o nel male, vede gli stessi nomi e sente le stesse voci (a parte qualche timida novità).
Il problema è già stato spiegato sul FaC della scorsa settimana: leggendo sul verbale dell’ultimo Cda dell’Ateneo la proposta di eliminare l’organo che amministra il nostro Centro Residenziale, essa appare oscura, poco comprensibile e a volte sibillina. Rivelatore l’intervento di Roberto Pizzolotto, membro del Cda, che afferma che assolutamente lui non era venuto a conoscenza di tale proposta avanzata in Cda, né in via ufficiale né in via ufficiosa; con amara ironia sostiene di essere venuto all’assemblea per avere delle risposte più che per darne.
A parere del Preside della facoltà di Lettere Raffaele Perrelli, tre possono essere i significati di questa proposta: essa può essere un primo passo verso una privatizzazione totale dell’Ateneo (ipotesi che Perrelli esclude); può essere un avvio alla privatizzazione dei servizi agli studenti (quindi in futuro anche cinema e teatri del campus); può essere, infine, anche una proposta come tante altre senza conseguenze, che verrà bocciata in Senato Integrato. Si pensa di invitare chi ha redatto la proposta per chiarire alcuni punti che sembrano incomprensibili (tipo la figura del Prorettore).
Si propone poi, entro la riunione del prossimo Senato integrato che dovrà votare tale proposta, di rincontrarsi per stilare un documento da presentare in tale sede, per esprimere le contrarietà del Comitato sull’argomento. Intanto si prende in considerazione l’idea, su consiglio anche di docenti e dello stesso Pizzolotto, di formare una lista da presentare alle prossime elezioni studentesche, onde evitare che dire “voti degli studenti” equivalga a dire “voti del Rettore”.
Insomma, qualcosa sembra torni a muoversi. Per non finire come ai tempi della legge 133, quando ai “protestanti” venne rimproverato di essere in ritardo in quanto la legge era già passata in parlamento, questa volta si vuole giocare di anticipo, cercando di fermare o perlomeno chiarire sul nascere qualunque avvenimento sospetto.
Antonio Petitto
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