Ciao,
volevo segnalare un informazione a mio riguardo molto
interessante.
Gironzolando sul sito della regione calabria mi sono
accorto che negli ultimissimi giorni sono usciti tanti bandi di voucher
molto interessanti che finalemtne mettono a disposizione dei ragazzi
parte dei fondi POR.
In particolare uno sarebbe rivolto proprio agli
studenti universitari col fine di offrire loro la possibilita' di
seguire corsi di lingue all'estero con durata fino ad un mese. SO che
la notizia di bandi di questo tipo si e' gia' in qualche modo diffusa
tra lagente, ma ad esempio mio fratello, studente, era convinto che
sull'utilizzo di questi fondi ci fossero dei limiti di reddito. Cio'
NON E' VERO...almeno per l'ultimo bando.
Allora magari sarebbe il caso
di avvertire il popolo dell'UNICAL di questa grossa possibilita'.
Inoltre contemporaneamnte sono usciti bandi per microimpenditorialita'
con prestiti a fondo perduto, incoraggiamento all'imprenditorialita'
femminile e tante cose simili. Anche questo potrebbe essere il tema di
un approfondimento; sarebbe bello tener ei riflettori accesi su queste
cose in quanto, una volta che la regione ha fatto il suo dovere
programmando i fondi europei, poi tocca alla gente proiettarsi con le
proprie idee nello sviluppo della regione. Quindi fondamentale e'
diffondere la notizia dell'uscita di questi bandi per fare in modo che
non si disperdano queste importanti risorse.
Spero che il suggerimento
risulti interessante!
Buon lavoro
Mario Gravina,
dottorando UNICAL
giovedì 26 giugno 2008
lunedì 23 giugno 2008
Biblioteche, Infante presenta il nuovo portale (Bruna Larosa)
Dalle parole ai fatti: con queste parole il professor Infante ci ha direttamente invitati la mattina del 20 giugno nella sala multimediale della biblioteca interdipartimentale di scienze economiche e sociali E. Tarantelli, di cui egli stesso è presidente, per la presentazione del nuovo portale e del nuovo sistema di ricerca delle Biblioteche d’Ateneo. Presenti all’iniziativa il Rettore Latorre, lo stesso Infante, il gruppo dell’Ufficio Automazione delle Biblioteche, Comitato tecnico – scientifico delle tre biblioteche. Dalle parole ai fatti ed effettivamente l’esposizione di questa mattinata è stata più semplice a farsi che a dirsi.
Il nuovo portale delle Biblioteche d’Ateneo è ormai on-line (l’indirizzo è sempre il solito, http://www.biblioteche.unical.it/) e si presenta con una veste grafica completamente rinnovata. Ma non è una questione di stile, di aspetto, il cambiamento è ‘interno’, dovuto all’applicazione di un nuovo software capace di gestire l’intera mole di informazioni afferenti alla biblioteca. Il potente browser si propone ai diversi tipi di utenza, dagli studenti, ai dottorandi, ai professori, adattandosi alle diverse esigenze di studio. L’impatto con il nuovo strumento è senza dubbio forte, soprattutto per chi non ha una certa dimestichezza con i computer, ma, proprio come tutte le cose ‘pratiche’, i meccanismi diventeranno automatici con l’esperienza.
Al di là del lato puramente tecnico ci troviamo in questo momento davanti ad una trasformazione che cambierà il modo di fare ricerca nel nostro Ateneo. Il programma proposto, infatti, dà la possibilità di fare la ricerca su tutto il materiale presente nel database (libri, riviste ecc) non solo dalle postazioni dell’università, ma anche da un qualsiasi computer. Se si è tesserati presso una delle biblioteche d’Ateneo, poi, è possibile procedere con l’identificazione, la qual cosa consente di usufruire di ulteriori vantaggi. È possibile, ad esempio, avere lo stato della ricerca costantemente aggiornato ponendo un comando che ripropone la ricerca ogni tot e informa tramite e mail delle eventuali novità. Altra possibilità è quella di creare un proprio ‘scaffale’ multimediale o una cartella come ulteriore database di ricerca.
Un nuovo strumento, che tutti devono poter utilizzare, sono, infatti, previsti dei seminari informativi all’interno dei dipartimenti per formale il personale docente e coloro che sono impegnati nella ricerca.
Bruna Larosa - 20.06.08
giovedì 19 giugno 2008
Il '68 quarant'anni dopo raccontato da Piperno e Bertinotti
Il `68, quarant’anni dopo. Rivisto e rivissuto da chi in quegli anni era protagonista attivo, di chi solcava percorsi ed esperienze di quella stagione, cui spesso si guarda con malcelata nostalgia. Un anno di ineguagliabile elevamento collettivo, culturale, politico, sociale, ma una fase che non può considerarsi definitivamente chiusa. “`68, L’anno che ritorna” è il suggestivo titolo del libro di Franco Piperno, docente UniCal, edito da Rizzoli, presentato in un luogo, l’aula Circolare del polifunzionale, storicamente sede di assemblee, discussioni, confronti.
Ne discutono insieme all’autore i giornalisti Daniela Ielasi, direttrice del settimanale universitario Fatti al Cubo, Paride Leporace, direttore del Quotidiano della Basilicata e Fausto Bertinotti, uno dei leader politici certamente più apprezzati della sinistra italiana.
Introduce e modera Ielasi che definisce il libro “sfacciatamente ottimista”, perché è possibile rintracciare elementi di continuità, in questi 40 anni trascorsi, e luoghi in cui, per dirla con le parole di Piperno, dimora ancora, tra le rovine, il potenziale sovversivo degli studenti. L’università, che Ielasi cerca quotidianamente di comprendere ed investigare attraverso il settimanale che dirige, è senza’altro uno di questi luoghi, fra quelli più martoriati da una serie di riforme ottuse che hanno condotto all’aziendalizzazione degli atenei, alla mercificazione del sapere e quindi delle menti.
Fortunatamente l’esistenza di questi luoghi è testimoniata qui all’UniCal anche dall’esperienza di un giornale autoprodotto e di un centro sociale autogestito.
Malinconicamente appassionato ed appassionante l’intervento di Bertinotti, che non fa alcun accenno all’oggi politico dell’Italia. Rivisita il `68, ed il `69, che lui vede indissolubili, e ricorda l’aspra incomunicabilità, fisica, oltre che politica, di quegli anni, anni in cui l’Italia, Paese di 100 città, sperimenta una molteplicità di percorsi, in una dinamica che dal mondiale rimanda al territoriale, al locale, e viceversa.
Tagliente e puntuale come sempre l’intervento di Piperno, che, forse senza pretese, ha la capacità di raccontare suggestionando, evocando immagini che, per chi in quegli anni non era nemmeno concepito e concepibile, potrebbero ben far da sfondo ad una delle più espressive sceneggiature su quegli anni.
Piperno non manca di ricordare al compagno Bertinotti, rappresentante dell’altra anima di quella stagione, che molti appartenenti al movimento operaio di allora peccavano per così dire di un insanabile, strutturale, difetto, quello cioè di “non venire dal basso”, salvo rare eccezioni, e questo elemento da sempre, nel movimento operaio italiano, provocava una sorta di corto-circuito. Spesso i sindacati, almeno CGIL e CISL (i soli presi in considerazione da Piperno) sono stati prolungamenti di organizzazioni di partito, configuratisi come luoghi di spartizione di potere. In Italia il corto circuito è dovuto al fatto che la tradizione sindacale è legata ai partiti, che sono sempre troppi, lo erano anche negli anni passati: la classe operai finisce pertanto con l’essere sotto-rappresentata proprio da un’eccedenza di rappresentanza dei partiti. Molti dirigenti, seppur illuminati come Fausto Gullo, Giacomo Mancini, Bruno Trentin, venivano “dall’alto”, trattandosi spesso di intellettuali borghesi passati con gli operai.
Spiega poi perché il titolo del libro porta solo il `68 e non anche il `69, come Bertinotti invece avrebbe preferito: il movimento operaio del `69 non sarebbe certamente esistito senza il `68, senza l’irruzione degli studenti, che ha profondamente modificato alcune forme di lotta e alcuni strumenti concettuali che avevano allora i giovani operai.
Nel `68 si è prodotta una situazione nuova rispetto il movimento operaio, le fabbriche erano state assediate e presi di mira non tanto i padroni, quanto gli spietati capi-reparto, che via via però si ritirarono dalle fabbriche, in una fase in cui l’assenteismo dal lavoro arrivò a toccare punte del 20%; la crisi del petrolio produsse tuttavia la sconfitta del movimento operaio, poiché in pochissimo tempo ci fu un rientro dell’assenteismo che ritornò al 5%, valore giudicato fisiologico.
Nel `68 – ricorda ancora Piperno – abbiamo vinto sull’unico terreno su cui era possibile vincere: su noi stessi, poiché il `68 è un richiamo alla “presenza”, al presente. Difatti il `68 ha contribuito a “mandare in rovina il mito del tempo, imperante nella società italiana del dopoguerra”, potendosi configurare come “insurrezione contro l’ordine del tempo”, che ha fortemente rivendicato l’idea del “qui ed ora”, rifiutato l’idea “dell’attesa”, di una sorta di laica salvezza collocata in un lontanamente individuabile futuro.
Si congeda con una formula Piperno che fa ben sperare: “Sono sicuro che la felicità esista”.
Paola Staffa 19/06/2008
lunedì 16 giugno 2008
Portuali e operai Fiat salgono in cattedra all’UniCal
Portuali e Operai, chi meglio di loro può spiegare agli studenti le difficoltà di chi lavora al Sud, in grandi strutture produttive?. E’ successo lunedì all’Università della Calabria, nel primo incontro seminariale sul Lavoro al Sud, a cui si darà seguito da settembre in poi per discutere delle condizioni di lavoro cognitivo, dalle università alle redazioni giornalistiche.
In cattedra con Elisabetta Della Corte, Paolo Caputo ed Antonino Campennì, i portuali di Gioia Tauro e gli operai della Fiat di Melfi hanno intrecciato le loro testimonianze, raccontando a giovani studenti, le difficili condizioni di lavoro, i rischi, le incapacità del sindacato e quelle dell’azienda. Operai pagati meno dei loro colleghi del Nord, grazie alle agevolazioni dei patti d’area; sottoposti ad un regime manageriale propenso ad usare molto il bastone e poco la carota.
Nelle parole di Pietro, ex operaio Fiat, la storia di oltre dieci anni passati a montare auto, tra ingiustizie e disciplina ferrea, di notte e di giorno, senza avere più il tempo per una vita al di fuori della fabbrica. Si parla dei rischi, dei morti sul lavoro e lì il ricordo va agli ultimi incidenti mortali della Tissen e a quelli di Melfi, passati quasi sotto traccia. Ci sono poi le morti lente, spalmate in anni di turni insostenibili, malattie da sforzo e poi la cupa depressione di giovani che si giocano la vita sulla linea di montaggio; esausti per i turni massacranti, ma soprattutto insoddisfatti perché d’attraente quel lavoro non ha niente.
Salvatore Morabito del Coordinamento Portuali di Gioia Tauro, parla della vita di chi è entrato al porto, delle lotte per migliorare le condizioni di lavoro, in una terra difficile, dove per fame di posti di lavoro i diritti saltano.
In entrambi i casi, i dati ci dicono che i due siti sono molto produttivi, i profitti di Fiat e Medcenter sono alti, gli operai lavoro a ritmi da record, ma non appena si vuole far valere i propri diritti, dopo anni di sfruttamento intensivo, si levano le voci di manager, politici, amministratori, vescovi a ricordare che il Sud è terra di disoccupazione e bisogna accettare di tutto, anche, forse, di mettere a rischio la propria vita. Il lavoro sul fronte dei porti è sempre stato pericoloso, e continua ad esserlo in questa fase, visti i pachidermici mezzi impiegati per movimentare container, basta un errore di distrazione e si finisce schiacciati. L’attenzione dei guidatori di gru e mezzi di banchina è fondamentale, ma questo fa a pugni con le richieste di velocizzare i tempi e migliorare la resa dei 25 container ora, che possono diventare di più quando ci sono navi che aspettano fuori dal porto. E’ così che la pressione dei tempi mette il fuoco ai guidatori, e si spinge sull’acceleratore, per migliorare la resa. Il porto non chiude mai come in Fiat, si lavora 24 ore su 24, e di notte in particolare, il lavoro diventa faticosissimo, per l’alterazione dei ritmi circadiani, lo sfasamento dell’orologio biologico che regola il nostro corpo. Per Gioia Tauro parliamo di sei ore continuate alla guida di mezzi pesanti, per agganciare e sganciare contenitori, mentre in altri porti (vedi Southampton in Inghilterra), data la fatica e pericolo, si alternano due ore di guida con lavori di banchina più leggeri.
In aula scende il silenzio quando dal porto arriva un’altra storia drammatica, quella di un incidente mortale che ha coinvolto un uomo dell’equipaggio di una nave porta container. Una grossa fune si è staccata, la testa è volata sulla banchina. Mezz’ora dopo il porto riprendeva a funzionare, container più, container meno.
Il Sud è anche questo, le imprese hanno beneficiato non solo di fondi pubblici ma anche di condizioni di lavoro da discount e di tassi di sfruttamento alti. Il tutto supportato dalla retorica dell’imprenditore-benefattore, che rischia in un luogo in cui incidono le organizzazioni criminali, e da un certo meridionalismo plebeo che la classe politica stenta ad abbandonare. Retorica utile per far credere a chi lavora che è un privilegiato non uno sfruttato. C’è infine da rilevare una strana coincidenza: quando il gioco sta per incrinarsi a favore dei lavoratori, arrivano inchieste e perquisizioni, con accuse di terrorismo o infiltrazioni mafiose. E’ successo a Melfi come a Gioia Tauro. Poi torna il silenzio, in molti casi, dopo il baccano, si viene reintegrati e si riprende a lavorare per poco più di 1300 euro. Buon lavoro, se vi pare!
Elisabetta Della Corte (ricercatrice Unical) *
*Autrice del libro "Il lavoro sul fronte dei porti. Telematica e organizzazione del lavoro a Gioia Tauro, Southampton e Felixtowe" - Rubettino 2002
In cattedra con Elisabetta Della Corte, Paolo Caputo ed Antonino Campennì, i portuali di Gioia Tauro e gli operai della Fiat di Melfi hanno intrecciato le loro testimonianze, raccontando a giovani studenti, le difficili condizioni di lavoro, i rischi, le incapacità del sindacato e quelle dell’azienda. Operai pagati meno dei loro colleghi del Nord, grazie alle agevolazioni dei patti d’area; sottoposti ad un regime manageriale propenso ad usare molto il bastone e poco la carota.
Nelle parole di Pietro, ex operaio Fiat, la storia di oltre dieci anni passati a montare auto, tra ingiustizie e disciplina ferrea, di notte e di giorno, senza avere più il tempo per una vita al di fuori della fabbrica. Si parla dei rischi, dei morti sul lavoro e lì il ricordo va agli ultimi incidenti mortali della Tissen e a quelli di Melfi, passati quasi sotto traccia. Ci sono poi le morti lente, spalmate in anni di turni insostenibili, malattie da sforzo e poi la cupa depressione di giovani che si giocano la vita sulla linea di montaggio; esausti per i turni massacranti, ma soprattutto insoddisfatti perché d’attraente quel lavoro non ha niente.
Salvatore Morabito del Coordinamento Portuali di Gioia Tauro, parla della vita di chi è entrato al porto, delle lotte per migliorare le condizioni di lavoro, in una terra difficile, dove per fame di posti di lavoro i diritti saltano.
In entrambi i casi, i dati ci dicono che i due siti sono molto produttivi, i profitti di Fiat e Medcenter sono alti, gli operai lavoro a ritmi da record, ma non appena si vuole far valere i propri diritti, dopo anni di sfruttamento intensivo, si levano le voci di manager, politici, amministratori, vescovi a ricordare che il Sud è terra di disoccupazione e bisogna accettare di tutto, anche, forse, di mettere a rischio la propria vita. Il lavoro sul fronte dei porti è sempre stato pericoloso, e continua ad esserlo in questa fase, visti i pachidermici mezzi impiegati per movimentare container, basta un errore di distrazione e si finisce schiacciati. L’attenzione dei guidatori di gru e mezzi di banchina è fondamentale, ma questo fa a pugni con le richieste di velocizzare i tempi e migliorare la resa dei 25 container ora, che possono diventare di più quando ci sono navi che aspettano fuori dal porto. E’ così che la pressione dei tempi mette il fuoco ai guidatori, e si spinge sull’acceleratore, per migliorare la resa. Il porto non chiude mai come in Fiat, si lavora 24 ore su 24, e di notte in particolare, il lavoro diventa faticosissimo, per l’alterazione dei ritmi circadiani, lo sfasamento dell’orologio biologico che regola il nostro corpo. Per Gioia Tauro parliamo di sei ore continuate alla guida di mezzi pesanti, per agganciare e sganciare contenitori, mentre in altri porti (vedi Southampton in Inghilterra), data la fatica e pericolo, si alternano due ore di guida con lavori di banchina più leggeri.
In aula scende il silenzio quando dal porto arriva un’altra storia drammatica, quella di un incidente mortale che ha coinvolto un uomo dell’equipaggio di una nave porta container. Una grossa fune si è staccata, la testa è volata sulla banchina. Mezz’ora dopo il porto riprendeva a funzionare, container più, container meno.
Il Sud è anche questo, le imprese hanno beneficiato non solo di fondi pubblici ma anche di condizioni di lavoro da discount e di tassi di sfruttamento alti. Il tutto supportato dalla retorica dell’imprenditore-benefattore, che rischia in un luogo in cui incidono le organizzazioni criminali, e da un certo meridionalismo plebeo che la classe politica stenta ad abbandonare. Retorica utile per far credere a chi lavora che è un privilegiato non uno sfruttato. C’è infine da rilevare una strana coincidenza: quando il gioco sta per incrinarsi a favore dei lavoratori, arrivano inchieste e perquisizioni, con accuse di terrorismo o infiltrazioni mafiose. E’ successo a Melfi come a Gioia Tauro. Poi torna il silenzio, in molti casi, dopo il baccano, si viene reintegrati e si riprende a lavorare per poco più di 1300 euro. Buon lavoro, se vi pare!
Elisabetta Della Corte (ricercatrice Unical) *
*Autrice del libro "Il lavoro sul fronte dei porti. Telematica e organizzazione del lavoro a Gioia Tauro, Southampton e Felixtowe" - Rubettino 2002
domenica 15 giugno 2008
Rappresentanti fantasma
La maggior parte degli studenti ricorderanno il periodo delle elezioni studentesche soprattutto per il clima che si respira tra i cubi… un clima che non ha niente da invidiare alle presidenziali americane. Eppure a distanza di tempo pochi ricordano ancora il nome di chi hanno votato… Ci sono rappresentanti che, dopo tanto fare per farsi eleggere, semplicemente scompaiono nel nulla. Ci sono altri che sono seriamente impegnati per la propria facoltà. Dietro tutto questo c’è una verità non certo lusinghiera per molti dei faccioni sorridenti che sul ponte ed ad ogni angolo dell’Università facevano gli amici e i simpatici per ottenere voti. Decisamente incuriositi dai meandri della ‘politica studentesca’ e, grazie alla testimonianza e collaborazione di Francesco Gentile (rappresentante degli studenti di Scienze Politiche dal 2006), abbiamo potuto evidenziare l’impegno, o meno, degli studenti eletti nella facoltà di Scienze Politiche.
Prospetto informativo sulle presenze dal gennaio 2007 al maggio 2008
Gentile Francesco 15 su 16
Rosario Marangolo 13 su 16
Raffaele Loprete 11 su 16
Vanessa Gasparro 8 su 16
Andrea Stumpo 4 su 16
Valerio Romano 2 su 16
Pasquale Villella 3 su 16
Francesco Disi 2 su 16
Camillo Borchetta 2 su 16
Si vede subito che tra i 9 rappresentanti che la facoltà di scienze politiche ha (3 in seno al consiglio di corso di laurea e 6 in seno al consiglio di facoltà) soltanto 2 o 3 hanno partecipato attivamente agli incontri e alle decisioni, infatti, su un totale di circa 16 incontri di facoltà soltanto 2 rappresentanti hanno preso parte dai 13 ai 16 incontri, 2 hanno preso parte ad incontri compresi tra 8 e 11, dei restanti e neanche tutti, hanno preso parte dai 2 ai 4 incontri senza contare le volte che hanno solo registrato la presenza e sono andati via.
Quando questi rappresentanti erano in corsa per le elezioni effettivamente agli occhi più attenti era apparso un fenomeno particolare: vi era una corsa alle candidature da parte di persone che non avevano quasi nulla a che fare con l'università, paradossalmente si erano candidati ragazzi del primo anno (l'anno accademico inizia a ottobre...e loro già a novembre erano candidati come rappresentanti); si erano candidati ragazzi iscritti ma che non avevano mai frequentato l'università ecc ecc..... Candidature che portano a pensare che si trattasse più che altro di nomi di facciata per la cosiddetta "raccolta di voti" a favore di...associazioni o candidati a cariche di più alta importanza (almeno formalmente).
È utile porre in evidenza che a dispetto di una campagna elettorale all'ultimo sangue, qual è stata quella del novembre 2006, dove c’è stato un inaudito spreco di risorse economiche per manifesti, volantini, bigliettini e chi più ne ha più ne metta, ad elezione ottenuta i risultati sono stati, per usare un eufemismo, insoddisfacenti. Alcuni degli studenti eletti non hanno preso parte alle assemblee di facoltà neppure una volta e altri nemmeno sanno cosa e dove sia la presidenza di facoltà.
Veniamo comunque a sapere che, per fortuna, nonostante ciò, chi c’era dei rappresentanti, è riuscito a lavorare bene grazie alla collaborazione dei docenti.
Il quadro della situazione è molto chiaro e deve fungere da monito per il momento in cui noi studenti ci troveremo nuovamente a dover eleggere qualcuno a non farlo con non curanza, perché l’indifferenze verso chi ci rappresenta finisce per eleggere persone indifferenti al loro ruolo ed ai problemi da affrontare.
Un rammarico di Gentile è che purtroppo non tutti gli studenti sanno delle tante attività poste in essere, ma, lui per primo si rende conto che è sempre molto difficile trovare momenti d'incontro per i più svariati motivi, sia perché, annualmente, il numero degli studenti aumenta di centinaia in centinaia, sia perchè trovare un momento d'incontro per tutti sarebbe impossibile. A questa difficoltà, alla Facoltà di Scienze Politiche si è cercato di mediare attraverso la creazione di un foru di discussione on line, con la collaborazione di altri due colleghi rappresentanti, Rosario Marangolo e Raffaele Loprete, al fine di fornire almeno le informazioni più importanti.
A proposito, il mandato dei rappresentanti scade proprio quest'anno, all'inizio dell'anno accademico 2008/2009...
Bruna Larosa - 18.06.08
Prospetto informativo sulle presenze dal gennaio 2007 al maggio 2008
Gentile Francesco 15 su 16
Rosario Marangolo 13 su 16
Raffaele Loprete 11 su 16
Vanessa Gasparro 8 su 16
Andrea Stumpo 4 su 16
Valerio Romano 2 su 16
Pasquale Villella 3 su 16
Francesco Disi 2 su 16
Camillo Borchetta 2 su 16
Si vede subito che tra i 9 rappresentanti che la facoltà di scienze politiche ha (3 in seno al consiglio di corso di laurea e 6 in seno al consiglio di facoltà) soltanto 2 o 3 hanno partecipato attivamente agli incontri e alle decisioni, infatti, su un totale di circa 16 incontri di facoltà soltanto 2 rappresentanti hanno preso parte dai 13 ai 16 incontri, 2 hanno preso parte ad incontri compresi tra 8 e 11, dei restanti e neanche tutti, hanno preso parte dai 2 ai 4 incontri senza contare le volte che hanno solo registrato la presenza e sono andati via.
Quando questi rappresentanti erano in corsa per le elezioni effettivamente agli occhi più attenti era apparso un fenomeno particolare: vi era una corsa alle candidature da parte di persone che non avevano quasi nulla a che fare con l'università, paradossalmente si erano candidati ragazzi del primo anno (l'anno accademico inizia a ottobre...e loro già a novembre erano candidati come rappresentanti); si erano candidati ragazzi iscritti ma che non avevano mai frequentato l'università ecc ecc..... Candidature che portano a pensare che si trattasse più che altro di nomi di facciata per la cosiddetta "raccolta di voti" a favore di...associazioni o candidati a cariche di più alta importanza (almeno formalmente).
È utile porre in evidenza che a dispetto di una campagna elettorale all'ultimo sangue, qual è stata quella del novembre 2006, dove c’è stato un inaudito spreco di risorse economiche per manifesti, volantini, bigliettini e chi più ne ha più ne metta, ad elezione ottenuta i risultati sono stati, per usare un eufemismo, insoddisfacenti. Alcuni degli studenti eletti non hanno preso parte alle assemblee di facoltà neppure una volta e altri nemmeno sanno cosa e dove sia la presidenza di facoltà.
Veniamo comunque a sapere che, per fortuna, nonostante ciò, chi c’era dei rappresentanti, è riuscito a lavorare bene grazie alla collaborazione dei docenti.
Il quadro della situazione è molto chiaro e deve fungere da monito per il momento in cui noi studenti ci troveremo nuovamente a dover eleggere qualcuno a non farlo con non curanza, perché l’indifferenze verso chi ci rappresenta finisce per eleggere persone indifferenti al loro ruolo ed ai problemi da affrontare.
Un rammarico di Gentile è che purtroppo non tutti gli studenti sanno delle tante attività poste in essere, ma, lui per primo si rende conto che è sempre molto difficile trovare momenti d'incontro per i più svariati motivi, sia perché, annualmente, il numero degli studenti aumenta di centinaia in centinaia, sia perchè trovare un momento d'incontro per tutti sarebbe impossibile. A questa difficoltà, alla Facoltà di Scienze Politiche si è cercato di mediare attraverso la creazione di un foru di discussione on line, con la collaborazione di altri due colleghi rappresentanti, Rosario Marangolo e Raffaele Loprete, al fine di fornire almeno le informazioni più importanti.
A proposito, il mandato dei rappresentanti scade proprio quest'anno, all'inizio dell'anno accademico 2008/2009...
Bruna Larosa - 18.06.08
mercoledì 11 giugno 2008
"Tirocini di ricerca, la Regione non paga", la lettera-denuncia dei vincitori
Gentile Redazione,
navigando su internet ho notato che anche voi vi siete occupati dei
Tirocini di Ricerca della Regione Calabria (02/07/2007 - Paola Staffa)
nel momento del lancio del Bando.
Ebbene, Le scrivo in rappresentanza del “Libero Comitato dei
Tirocinanti delle Università Calabresi”, che si è di recente
costituito per segnalare a tutte le autorità competenti e agli organi
di informazione, alcuni gravissimi disservizi nella gestione
del “Programma di Tirocini di Ricerca” da parte della Regione Calabria.
Tale programma sta procedendo tra lentezze ed intoppi burocratici di
ogni genere, i cui effetti stanno ricadendo tutti sulle spalle di
giovani studiosi (per molti dei quali, quello di ricercatore, per di
più precario, è la sola fonte di reddito) che appartengono ad una
terra già fin troppo martoriata da problemi di ogni genere, non ultima
una burocrazia farraginosa e, spesso, malissimo gestita.
Ci sentiamo in dovere di segnalare la cosa anche ai principali mezzi di
informazione, per denunciare l'ennesimo caso di inefficienza della
burocrazia, che spesso rende la vita dei cittadini, se non impossibile,
certo estremamente difficile.
Allego a questa mail una lettera aperta, nella quale vengono
sinteticamente illustrati i termini del problema che sta riguardando
ben 450 cittadini calabresi, molti dei quali già fuori sede (in Italia
o all'estero) per svolgere il loro lavoro, a proprie spese, dal momento
che la burocrazia calabrese, dopo lunghissimi mesi, non ha ancora
provveduto ai relativi pagamenti.
Inviando i più cordiali saluti, anche a nome dei miei colleghi, La
ringrazio dell'attenzione e Vi auguro buon lavoro.
Francesco Bonsinetto
Dottore di Ricerca in Pianificazione Territoriale
Dipartimento Scienze Ambientali e Territoriali
Università Mediterranea di Reggio Calabria
LA LETTERA
Questa lettera vuole essere un accorato appello verso tutti gli organi competenti affinché si impegnino per risolvere, una volta per tutte, la situazione (vergognosa) che si è venuta a creare nell’ambito del Bando per l’assegnazione delle “Borse di Tirocinio di Ricerca” (Misura 3.7 Azione A del POR Calabria 2000-2006). Tale Bando – che coinvolge circa 450 giovani ricercatori di eccellenza (Laureati e Dottori di Ricerca) ed i relativi Docenti Referenti scientifici delle tre Università calabresi – prevede l’erogazione (da parte della Regione Calabria) di Borse di studio con contributo a fondo perduto del Fondo Sociale Europeo, per lo svolgimento di attività di ricerca scientifica presso Atenei ed Istituti di Ricerca (in Italia e all’estero). Ciò doveva avvenire con modi e tempi certi.
In realtà il Dipartimento 11 dell’Assessorato Università e Cultura della Regione Calabria ha gestito il Bando con modalità improvvisate e scarsamente efficienti e tempistica incerta ed approssimativa. Ebbene, ad oggi, la situazione dei “tirocinanti” appare poco felice e profondamente incerta a causa di numerosi problemi e difficoltà descritte di seguito (decurtazione della borsa, assenza di pagamenti, ecc) che, tra l’altro, discreditano l’intero sistema universitario calabrese all’esterno. Il protagonista in negativo di tutta questa vicenda è l’Assessorato regionale calabrese all’Università il quale avrebbe dovuto far partire il suddetto Bando (in attuazione del Programma Integrato di Voucher e Borse per l’Alta Formazione) almeno due-tre anni fa e invece lo ha gestito con incapacità e lentezza (le une e le altre “ricadute sulle spalle dei ricercatori”).
Il risultato conseguito è stato la perdita di milioni di euro (rispediti al mittente) che l’Unione Europea aveva destinato alla Calabria per la crescita culturale e formativa dei suoi giovani: in origine ogni Borsa prevedeva mediamente una copertura di 24 mensilità che sono state poi ridotte a 10 e in altri casi a sole 6!). I “più brillanti giovani laureati calabresi” (citazione del Bando) hanno sopportato molto, anche troppo, l’arroganza e l’indifferenza dell’Assessorato regionale che, proprio quando dovrebbe erogare l’anticipo della fatidica “Borsa di studio” (se ne parla ormai da circa tre mesi (!), continua a dimostrare incredibili lentezze ed incapacità organizzative.
Risulta ormai palese a tutti la scarsa responsabilità e affidabilità con cui l’Assessorato sta gestendo complessivamente il Programma in questione, come dimostrano le false dichiarazioni del Comunicato stampa del 19/02/2008, a cura dell’Assessore Prof. D. Cersosimo, apparso sul sito della Regione Calabria. Tanti, troppi problemi hanno snaturato i contenuti del “Programma” e reso insignificanti gli obiettivi politici e scientifici: la durata e la consistenza economica della Borsa di Studio sono state più che dimezzate (da 24 mesi a 10 e in molti casi addirittura a 6 mesi (!); l’incredibile slittamento dei tempi di inizio del Tirocinio di Ricerca con conseguenti problemi organizzativi da parte delle università e dei tirocinanti (da ottobre 2007 a marzo 2008); l’obbligatorietà, per ciascun tirocinante, di aprire una polizza di fideiussione, mai prevista dal Bando ne in qualsiasi altra comunicazione ufficiale (!), per percepire la Borsa a fondo perduto (con conseguente spreco di soldi e tempo); errori di redazione dei contratti compiuti dai funzionari regionali che li avevano compilati che hanno reso necessario redigerli nuovamente, mantenendo le medesime date (!), con ulteriore spreco di tempo per i tirocinanti; inaccettabili e colpevoli ritardi nelle erogazioni degli anticipi delle borse di studio necessarie per finanziare le attività di ricerca dei tirocinanti (spesso unico sostentamento economico (!); scarsa professionalità dei funzionari regionali nel gestire la comunicazione tra Referenti scientifici e Tirocinanti e tra questi ultimi e Regione Calabria; inutili help-desk di assistenza tecnica che non hanno mai fornito informazioni esaustive; assurdi limiti di reddito per percepire una “banale” Borsa di studio; convenzioni con istituti bancari, mai partite.
Ad oggi, i contratti che i tirocinanti hanno sottoscritto ai primi di marzo 2008 (ma ci sono decine e decine di tirocinanti ancora in attesa di firmare il contratto!) sono stati onorati esclusivamente dai tirocinanti stessi che, solo per passione e spirito di sacrificio nonché per responsabilità nei confronti della comunità scientifica di cui fanno parte, hanno iniziato le collaborazioni scientifiche previste, facendo fare bella figura alle Università Calabresi e, quindi, ai loro docenti e responsabili scientifici, sostenendo da soli e/o con l’aiuto delle loro famiglie costi e oneri significativi per spostarsi in Italia e all’Estero. Gli stessi contratti non sono ancora stati onorati in maniera altrettanti rigorosa e puntuale dalla Regione Calabria. Infatti, nessuno dei tirocinanti, ancorché il relativo decreto n. 5341 del 08/05/2008 (che non contiene numerosi nominativi di tirocinanti già firmatari di contratto) sia stato pubblicato sul BURC n.20 del 16 maggio, ha ancora ricevuto le somme in anticipazione, e si trova pertanto in gravissime difficoltà (alcuni tirocinanti all’estero ed in alcune sedi italiane stanno organizzando il rientro a casa per l’impossibilità di sostenere le spese) dal momento che, di contro, i vincoli assai rigidi della tempistica e le correlate necessità di rendicontazione hanno imposto che le attività di ricerca avessero inizio, appunto, i primi di marzo 2008.
Tutto ciò ha provocato, e continua a provocare, profondi disagi e laceranti umiliazioni per i giovani ricercatori calabresi. Una situazione divenuta insostenibile e incivile che ha portato i tirocinanti ad assumere una presa di posizione ferma e decisa e a comunicare anche all’opinione pubblica lo stato deprimente in cui versa il mondo della ricerca in Italia e in Calabria. Tutto ciò non è più tollerabile in un Paese che proclama di mettere al centro del proprio impegno e delle proprie politiche di sviluppo la cultura e la ricerca, e soprattutto la valorizzazione dei giovani. È questa l’immagine che ancora una volta, immancabilmente, la Calabria riesce a dare di se stessa? È possibile che questa terra non riesca a superare (o forse non lo vuole?) quello che sembra ormai un destino ineluttabile, cioè mostrare a se stessa e al mondo intero la solita arretratezza ineliminabile?
Il Libero Comitato dei Tirocinanti delle Università calabresi rivolge pertanto un accorato appello per una maggiore sensibilità e responsabilità a tutte le Istituzioni politiche, accademiche e territoriali, ed, in particolare, alle tre Università calabresi che hanno sottoscritto l’estate scorsa gli Accordi bilaterali con enti di ricerca e università italiane ed internazionali: in tal modo, difatti, i referenti scientifici dei tirocini hanno assunto un importante ruolo che li espone ad un grave danno di immagine non solo nei confronti dei Tirocinanti, che di fatto hanno formato e sostenuto scientificamente in questi anni, ma anche nei confronti dei loro colleghi docenti delle altre sedi italiane e straniere con cui hanno sottoscritto tali accordi.
Ben sapendo che le tre Università calabresi si sono prodigate in questi lunghi mesi, attraverso il lavoro prezioso del personale tecnico-amministrativo, per “accelerare” la tempistica e “migliorare” gli aspetti gestionali del Bando, il Comitato dei Tirocinanti auspica che i tre Rettori e le centinaia di docenti che hanno assunto il ruolo di “Tutor scientifico” assumano una posizione chiara e ufficiale nei confronti della Regione Calabria, dell’Assessorato regionale competente e del Dipartimento 11. Tale posizione è finalizzata a chiedere garanzie sui modi e sui tempi del regolare espletamento delle attività previste dai singoli Tirocini di Ricerca e, soprattutto, a chiedere maggiore attenzione nella gestione delle iniziative dedicate al sistema universitario, così da evitare, come è avvenuto già in passato, la perdita di preziose risorse economiche in un’epoca di crisi generale del “Sistema Italia”. Se in Calabria un Assessorato strategico e fondamentale come quello che si occupa di Cultura, Istruzione e Università non ha organico sufficiente e competenze professionali adeguate ad adempiere ai compiti previsti dai Bandi che si pongono in essere, si suggerisce la creazione di Staff appositi ed efficienti o diversamente di non promuovere Bandi che diventano “false opportunità”, che illudono migliaia e migliaia di giovani e brillanti cervelli, umiliandoli in un modo davvero poco degno di un Paese che voglia dirsi democratico, civile e moderno. In conclusione, i membri del comitato sono certamente accomunati dalla speranza che questa possa essere un’occasione volta ad “arricchire il bagaglio di conoscenze ed esperienze e a sviluppare le attitudini alla ricerca scientifica dei più brillanti giovani laureati calabresi, sostenendone la partecipazione a percorsi individuali di formazione presso università e centri di ricerca regionali, nazionali e internazionali di riconosciuto prestigio”. Per tale motivo, i “tirocinanti” calabresi, rimangono in attesa di riscontro da parte di tutti coloro che a vario livello sono responsabili di questa situazione e di chi ha a cuore non solo il futuro dei tanti giovani che avevano deciso, ancora una volta, di dare fiducia alla Regione Calabria (e che ne sono stati per l'ennesima volta traditi) ma anche il futuro della stessa ricerca e dell’"alta formazione" in Calabria.
Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, 05 giugno 2008
Firmato "Libero Comitato dei Tirocinanti delle Università Calabresi"
navigando su internet ho notato che anche voi vi siete occupati dei
Tirocini di Ricerca della Regione Calabria (02/07/2007 - Paola Staffa)
nel momento del lancio del Bando.
Ebbene, Le scrivo in rappresentanza del “Libero Comitato dei
Tirocinanti delle Università Calabresi”, che si è di recente
costituito per segnalare a tutte le autorità competenti e agli organi
di informazione, alcuni gravissimi disservizi nella gestione
del “Programma di Tirocini di Ricerca” da parte della Regione Calabria.
Tale programma sta procedendo tra lentezze ed intoppi burocratici di
ogni genere, i cui effetti stanno ricadendo tutti sulle spalle di
giovani studiosi (per molti dei quali, quello di ricercatore, per di
più precario, è la sola fonte di reddito) che appartengono ad una
terra già fin troppo martoriata da problemi di ogni genere, non ultima
una burocrazia farraginosa e, spesso, malissimo gestita.
Ci sentiamo in dovere di segnalare la cosa anche ai principali mezzi di
informazione, per denunciare l'ennesimo caso di inefficienza della
burocrazia, che spesso rende la vita dei cittadini, se non impossibile,
certo estremamente difficile.
Allego a questa mail una lettera aperta, nella quale vengono
sinteticamente illustrati i termini del problema che sta riguardando
ben 450 cittadini calabresi, molti dei quali già fuori sede (in Italia
o all'estero) per svolgere il loro lavoro, a proprie spese, dal momento
che la burocrazia calabrese, dopo lunghissimi mesi, non ha ancora
provveduto ai relativi pagamenti.
Inviando i più cordiali saluti, anche a nome dei miei colleghi, La
ringrazio dell'attenzione e Vi auguro buon lavoro.
Francesco Bonsinetto
Dottore di Ricerca in Pianificazione Territoriale
Dipartimento Scienze Ambientali e Territoriali
Università Mediterranea di Reggio Calabria
LA LETTERA
Questa lettera vuole essere un accorato appello verso tutti gli organi competenti affinché si impegnino per risolvere, una volta per tutte, la situazione (vergognosa) che si è venuta a creare nell’ambito del Bando per l’assegnazione delle “Borse di Tirocinio di Ricerca” (Misura 3.7 Azione A del POR Calabria 2000-2006). Tale Bando – che coinvolge circa 450 giovani ricercatori di eccellenza (Laureati e Dottori di Ricerca) ed i relativi Docenti Referenti scientifici delle tre Università calabresi – prevede l’erogazione (da parte della Regione Calabria) di Borse di studio con contributo a fondo perduto del Fondo Sociale Europeo, per lo svolgimento di attività di ricerca scientifica presso Atenei ed Istituti di Ricerca (in Italia e all’estero). Ciò doveva avvenire con modi e tempi certi.
In realtà il Dipartimento 11 dell’Assessorato Università e Cultura della Regione Calabria ha gestito il Bando con modalità improvvisate e scarsamente efficienti e tempistica incerta ed approssimativa. Ebbene, ad oggi, la situazione dei “tirocinanti” appare poco felice e profondamente incerta a causa di numerosi problemi e difficoltà descritte di seguito (decurtazione della borsa, assenza di pagamenti, ecc) che, tra l’altro, discreditano l’intero sistema universitario calabrese all’esterno. Il protagonista in negativo di tutta questa vicenda è l’Assessorato regionale calabrese all’Università il quale avrebbe dovuto far partire il suddetto Bando (in attuazione del Programma Integrato di Voucher e Borse per l’Alta Formazione) almeno due-tre anni fa e invece lo ha gestito con incapacità e lentezza (le une e le altre “ricadute sulle spalle dei ricercatori”).
Il risultato conseguito è stato la perdita di milioni di euro (rispediti al mittente) che l’Unione Europea aveva destinato alla Calabria per la crescita culturale e formativa dei suoi giovani: in origine ogni Borsa prevedeva mediamente una copertura di 24 mensilità che sono state poi ridotte a 10 e in altri casi a sole 6!). I “più brillanti giovani laureati calabresi” (citazione del Bando) hanno sopportato molto, anche troppo, l’arroganza e l’indifferenza dell’Assessorato regionale che, proprio quando dovrebbe erogare l’anticipo della fatidica “Borsa di studio” (se ne parla ormai da circa tre mesi (!), continua a dimostrare incredibili lentezze ed incapacità organizzative.
Risulta ormai palese a tutti la scarsa responsabilità e affidabilità con cui l’Assessorato sta gestendo complessivamente il Programma in questione, come dimostrano le false dichiarazioni del Comunicato stampa del 19/02/2008, a cura dell’Assessore Prof. D. Cersosimo, apparso sul sito della Regione Calabria. Tanti, troppi problemi hanno snaturato i contenuti del “Programma” e reso insignificanti gli obiettivi politici e scientifici: la durata e la consistenza economica della Borsa di Studio sono state più che dimezzate (da 24 mesi a 10 e in molti casi addirittura a 6 mesi (!); l’incredibile slittamento dei tempi di inizio del Tirocinio di Ricerca con conseguenti problemi organizzativi da parte delle università e dei tirocinanti (da ottobre 2007 a marzo 2008); l’obbligatorietà, per ciascun tirocinante, di aprire una polizza di fideiussione, mai prevista dal Bando ne in qualsiasi altra comunicazione ufficiale (!), per percepire la Borsa a fondo perduto (con conseguente spreco di soldi e tempo); errori di redazione dei contratti compiuti dai funzionari regionali che li avevano compilati che hanno reso necessario redigerli nuovamente, mantenendo le medesime date (!), con ulteriore spreco di tempo per i tirocinanti; inaccettabili e colpevoli ritardi nelle erogazioni degli anticipi delle borse di studio necessarie per finanziare le attività di ricerca dei tirocinanti (spesso unico sostentamento economico (!); scarsa professionalità dei funzionari regionali nel gestire la comunicazione tra Referenti scientifici e Tirocinanti e tra questi ultimi e Regione Calabria; inutili help-desk di assistenza tecnica che non hanno mai fornito informazioni esaustive; assurdi limiti di reddito per percepire una “banale” Borsa di studio; convenzioni con istituti bancari, mai partite.
Ad oggi, i contratti che i tirocinanti hanno sottoscritto ai primi di marzo 2008 (ma ci sono decine e decine di tirocinanti ancora in attesa di firmare il contratto!) sono stati onorati esclusivamente dai tirocinanti stessi che, solo per passione e spirito di sacrificio nonché per responsabilità nei confronti della comunità scientifica di cui fanno parte, hanno iniziato le collaborazioni scientifiche previste, facendo fare bella figura alle Università Calabresi e, quindi, ai loro docenti e responsabili scientifici, sostenendo da soli e/o con l’aiuto delle loro famiglie costi e oneri significativi per spostarsi in Italia e all’Estero. Gli stessi contratti non sono ancora stati onorati in maniera altrettanti rigorosa e puntuale dalla Regione Calabria. Infatti, nessuno dei tirocinanti, ancorché il relativo decreto n. 5341 del 08/05/2008 (che non contiene numerosi nominativi di tirocinanti già firmatari di contratto) sia stato pubblicato sul BURC n.20 del 16 maggio, ha ancora ricevuto le somme in anticipazione, e si trova pertanto in gravissime difficoltà (alcuni tirocinanti all’estero ed in alcune sedi italiane stanno organizzando il rientro a casa per l’impossibilità di sostenere le spese) dal momento che, di contro, i vincoli assai rigidi della tempistica e le correlate necessità di rendicontazione hanno imposto che le attività di ricerca avessero inizio, appunto, i primi di marzo 2008.
Tutto ciò ha provocato, e continua a provocare, profondi disagi e laceranti umiliazioni per i giovani ricercatori calabresi. Una situazione divenuta insostenibile e incivile che ha portato i tirocinanti ad assumere una presa di posizione ferma e decisa e a comunicare anche all’opinione pubblica lo stato deprimente in cui versa il mondo della ricerca in Italia e in Calabria. Tutto ciò non è più tollerabile in un Paese che proclama di mettere al centro del proprio impegno e delle proprie politiche di sviluppo la cultura e la ricerca, e soprattutto la valorizzazione dei giovani. È questa l’immagine che ancora una volta, immancabilmente, la Calabria riesce a dare di se stessa? È possibile che questa terra non riesca a superare (o forse non lo vuole?) quello che sembra ormai un destino ineluttabile, cioè mostrare a se stessa e al mondo intero la solita arretratezza ineliminabile?
Il Libero Comitato dei Tirocinanti delle Università calabresi rivolge pertanto un accorato appello per una maggiore sensibilità e responsabilità a tutte le Istituzioni politiche, accademiche e territoriali, ed, in particolare, alle tre Università calabresi che hanno sottoscritto l’estate scorsa gli Accordi bilaterali con enti di ricerca e università italiane ed internazionali: in tal modo, difatti, i referenti scientifici dei tirocini hanno assunto un importante ruolo che li espone ad un grave danno di immagine non solo nei confronti dei Tirocinanti, che di fatto hanno formato e sostenuto scientificamente in questi anni, ma anche nei confronti dei loro colleghi docenti delle altre sedi italiane e straniere con cui hanno sottoscritto tali accordi.
Ben sapendo che le tre Università calabresi si sono prodigate in questi lunghi mesi, attraverso il lavoro prezioso del personale tecnico-amministrativo, per “accelerare” la tempistica e “migliorare” gli aspetti gestionali del Bando, il Comitato dei Tirocinanti auspica che i tre Rettori e le centinaia di docenti che hanno assunto il ruolo di “Tutor scientifico” assumano una posizione chiara e ufficiale nei confronti della Regione Calabria, dell’Assessorato regionale competente e del Dipartimento 11. Tale posizione è finalizzata a chiedere garanzie sui modi e sui tempi del regolare espletamento delle attività previste dai singoli Tirocini di Ricerca e, soprattutto, a chiedere maggiore attenzione nella gestione delle iniziative dedicate al sistema universitario, così da evitare, come è avvenuto già in passato, la perdita di preziose risorse economiche in un’epoca di crisi generale del “Sistema Italia”. Se in Calabria un Assessorato strategico e fondamentale come quello che si occupa di Cultura, Istruzione e Università non ha organico sufficiente e competenze professionali adeguate ad adempiere ai compiti previsti dai Bandi che si pongono in essere, si suggerisce la creazione di Staff appositi ed efficienti o diversamente di non promuovere Bandi che diventano “false opportunità”, che illudono migliaia e migliaia di giovani e brillanti cervelli, umiliandoli in un modo davvero poco degno di un Paese che voglia dirsi democratico, civile e moderno. In conclusione, i membri del comitato sono certamente accomunati dalla speranza che questa possa essere un’occasione volta ad “arricchire il bagaglio di conoscenze ed esperienze e a sviluppare le attitudini alla ricerca scientifica dei più brillanti giovani laureati calabresi, sostenendone la partecipazione a percorsi individuali di formazione presso università e centri di ricerca regionali, nazionali e internazionali di riconosciuto prestigio”. Per tale motivo, i “tirocinanti” calabresi, rimangono in attesa di riscontro da parte di tutti coloro che a vario livello sono responsabili di questa situazione e di chi ha a cuore non solo il futuro dei tanti giovani che avevano deciso, ancora una volta, di dare fiducia alla Regione Calabria (e che ne sono stati per l'ennesima volta traditi) ma anche il futuro della stessa ricerca e dell’"alta formazione" in Calabria.
Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, 05 giugno 2008
Firmato "Libero Comitato dei Tirocinanti delle Università Calabresi"
Iscriviti a:
Post (Atom)