Ormai è divenuta una consuetudine per la nostra Università. Il dipartimento di Sociologia e Scienza politica subito dopo ogni tornata elettorale organizza una lettura dei risultati elettorali con lo scopo di dare una analisi “a caldo”, tenendo presente soprattutto la situazione calabrese. Cosa particolarmente interessante dopo le ultime elezioni, trattandosi di regionali.
Gettando uno sguardo alla situazione nazionale queste ultime consultazioni si sono caratterizzate innanzitutto per quella che è stata definita “la peggiore campagna elettorale degli ultimi tempi”. Un episodio su tutti da tener presente è quello del “decreto salva liste”, che pur risultato inutile si spera non costituisca un precedente per l’ordinamento giuridico del nostro paese. Riguardo ai risultati è riemersa la solita divisione interna al nostro paese: un Nord ormai leghista, delle regioni tradizionalmente rosse al Centro, escludendo casi particolari come il Lazio, ed il Sud, con l’esclusione del “caso Puglia”, con un forte PDL che sembra meridionalizzarsi. Vittoria netta dello schieramento di governo infatti, che però deve fare i conti al Nord con una lega che incalza sempre più il primo partito. Riguardo ai possibili risvolti del voto, certamente potrebbe cambiare l’agenda politica del paese spingendo il Governo, che se ne vede rafforzato, ad accelerare su alcune questioni, riforme innanzitutto.
E in Calabria? La nostra Regione, si sa, ha dato fiducia allo schieramento filo-governativo, continuando tra l’altro sulla scia dell’alternanza. La partecipazione però è stata molto bassa, appena il 58%. L’astensionismo è il principale dato col quale fare i conti. Da alcuni è visto come segno di modernità, segno della maggiore indipendenza dell’elettorato. Più probabilmente invece, come altri sostengono, è sintomo di una cattiva “qualità” della democrazia, visto che si ritiene naturale la non partecipazione ai processi istituzionali. L’elettorato è poi anche nella nostra regione sempre più mobile. Il voto di appartenenza è ormai minimale. Diffuso è il voto razionale, o di interesse. Quello di opinione sembra che in questa tornata sia stato esercitato più che altro in negativo, come sostiene il prof. Costabile, avendo sanzionato Loiero, verso il quale era ormai diffusa una impressione negativa, che stessi esponenti del centro-sinistra avevano contribuito a formare. Ed il voto di protesta? C’è stato, ed è rappresentato dal 10% raggiunto da Callipo, ma non come ci si potesse aspettare, minato in parte dagli appelli al voto utile lanciati in campagna elettorale dagli altri due candidati.
Dando una occhiata ai dati, presentati dal prof. Roberto De Luca, emerge però che Callipo è stato il candidato che in proporzione ha più saputo raccogliere consensi personali, ben il 36% in più rispetto alle sue liste. A permettere ciò il tanto discusso voto disgiunto. Scopelliti ne ha raccolti in più circa il 3%, mentre Loiero nel complesso ha perso consensi personali. Dato “positivo” da segnalare è che il 50% del consiglio regionale è stato rinnovato. Dato però anche questo da ridimensionare, visto che molti “nuovi arrivati” sono comunque esponenti storici della classe politica regionale. Aumenta inoltre l’età media, che da 50 anni passa a 51. Dato forse più significativo è che da 2 donne presenti nella precedente consiliatura si è passati a zero. Speranze a dire il vero ce ne erano già poche guardando le candidature. Solo il 20,7% dei candidati erano donne, dato peraltro falsato dalla lista Bonino che ne aveva una percentuale molto maggiore e che ha fatto alzare la percentuale. Comunque sia questo 20,7% di donne ha potuto canalizzare solo il 3,4% dei consensi. Evidentemente in Calabria la capacità di catalizzare voti è ancora tutta maschile, mentre a livello nazionale il modello di donna impegnata in politica sembra diventato quello del ministro Carfagna, candidato più votato in assoluto in questa tornata elettorale. Interessante la riflessione del prof. Fantozzi che sottolinea come, infondo, in questo consiglio sarà rappresentato il ceto politico calabrese nella sua interezza: poche donne, età media che si alza, volti nuovi in realtà riciclati da altri.
Considerazione generale sul risultato che resta difficile da spiegare è come mai il centro-destra, con la prospettiva del federalismo, sia così capace anche al Sud di riscuotere consenso. Probabilmente a premiarlo, oltre al voto di opinione in negativo contro Loiero, è stata anche una capacità di aggregazione che la sinistra sembra ormai aver perso da tempo, sviluppando invece una straordinaria quando inopportuna capacità di disaggregazione. Il voto è poi influenzato da emozioni, paure, speranze, e il centro-destra sembra più capace di far leva su questi fattori, insieme alla promessa di soddisfacimento di aspettative immediate. Vittoria piena al centro-destra allora. Al centro sinistra da quanto sembra neppure l’onore delle armi. Dall’altra parte della barricata infatti si sente ancora affermare, da esponenti di una sinistra che ha dimostrato nei mesi scorsi un discreto masochismo facendo di tutto per farsi male: “la società è cambiata, e noi non abbiamo saputo capire questo cambiamento”.
Lorenzo Coscarella
Nessun commento:
Posta un commento