Calci, bastonate, ossa rotte, stupri domestici. In Italia i maltrattamenti, anche molto gravi, riguardano una donna su tre. Per questo il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne è diventata una ricorrenza sempre più sentita e partecipata anche nel nostro Paese e all’interno dell’Università.
Nell’Aula Caldora si è tenuta infatti la lezione conclusiva del Corso Donne, Politica e Istituzioni e si è visto un documentario “Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi, nell’ambito della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
E’ il segno che le donne stanno trovando il coraggio di alzare la voce, di denunciare gli uomini, di sfilare tutte assieme per dire basta a pugni e insulti alla dignità femminile. Sono ormai diversi anni che l’Università della Calabria e in particolar modo la Facoltà di Scienze Politiche in primis nelle persone della professoressa Donatella Barazzetti, Renate Siebert, con l’appoggio dei Presidi d’Ignazio e Gambino che sin dall’inizio hanno sostenuto con grande attenzione e con grande entusiasmo questo corso, ha fatto propria questa battaglia civile. La tavola rotonda è stata molto ricca e concreta: a partire dalla coordinatrice Giovanna Vingelli (Centro di Women’s Studies “Milly Villa”), alla professoressa Rossella Morrone che ha sostituito degnamente la professoressa Giuliana Mocchi (Presidente Comitato Pari Opportunità) a causa di motivi di salute (ci auguriamo che stia meglio), ai due avvocati Stella Ciarletta, Consigliera di parità Regione Calabria e Rosellina Madeo, Consigliera di Parità Provincia di Cosenza, alla professoressa Sandra Plastina e finendo con tutti gli altri interventi programmati.
Solo un’italiana su dieci denuncia una violenza o un maltrattamento. Il motivo? Il 65% dei casi, ritiene che non sia un reato grave. <
> dice Rosellina Madeo. Donne lese nell’autostima, continuamente mortificante anche davanti ai figli. <> interviene Stella Ciarletta. <>. Donne che restano a fianco del partner per motivi psicologici, ma anche per questioni pratiche:casa, mutuo, figli. Ma come nasce la violenza? <> dice Rossella Morrone. Agire, quindi, sull’educazione dei più piccoli. E poi servono interventi concreti, dall’illuminazione dei parcheggi ai taxi rosa. Con un punto fermo: non è mai colpa della donna. Non è mai una colpa subire una violenza. <> conclude la professoressa Donatella Barazzetti (Coordinatrice scientifica del Corso Donne, Politica e Istituzioni e Direttrice del Centro di Women’s Studies “Milly Villa”).
<> afferma la professoressa Renate Siebert, Facoltà di Scienze Politiche e ancora << Come ci insegna la fenomenologia e le teorie sulla realtà sociale come costruzione, noi produciamo giorno per giorno la realtà che ci circonda e attraverso il linguaggio attribuiamo significato ai fenomeni sociali e contemporaneamente diventiamo e siamo le parole che ascoltiamo. E’ evidente che questo ragionamento non vada soltanto per le parole, ma appare molto pertinente anche per le immagini. Parole e immagini di tipo sessista e/o razzista che comunemente suggeriscono una naturalezza dell’essere diversi, strutturano la nostra percezione, ci suggeriscono che certe relazioni sono quelle che sono con ovvietà mentre ci appannano la vista sul fatto che si tratta di costruzioni di prodotti storici e sociali che possono anche essere decostruite e cambiate>>.
Ricordo quand’ero piccola, mia madre diceva a Mario, mio fratello: <>. Questo per dire quanto conta il ruolo dell’educazione. Il Femminile non ha bisogno dell’uomo per stare bene. E’ forte, ha un potere provvidenziale, sa rinascere. Dobbiamo prenderci cura della Donna che è in noi, rispettarla, amarla, farla divertire. Servono nuove leggi, ma non solo: le donne devono essere consapevoli della propria dignità, rompere il silenzio e stabilire tra loro rapporti di solidarietà. Poi c’è bisogno di fatti concreti:aumentare i centri di antiviolenza e case protette, con maggiori finanziamenti.
Dalila Barrile
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