“Dobbiamo morire con gli occhi aperti per
non dare soddisfazione alla morte”. Questo uno dei pregevoli moniti del
procuratore aggiunto Nicola Gratteri, ospite speciale che ha dato il via al
secondo seminario del laboratorio di “Resistenza antimafia”, diretto dal
giornalista Arcangelo Badolati e dal prof. Giancarlo Costabile . Monito, tra
l’altro, che non dovrà fuggire di vista alle attività prossime e future di
Pedagogia della R-esistenza, affinché continui il suo percorso culturale e
sociale di antimafia, avviato dallo stesso G. Costabile, con più vigore e
tenacia. Ma sappiamo che il prof. del dipartimento di Lingue e Scienze
dell’Educazione non ha bisogno di queste esortazioni e che sosterrà i suoi
progetti con la passione e la perseveranza che lo contraddistinguono.
Giorno 17 marzo, infatti, si è compiuto
l’ennesimo miracolo nell’aula Solano dell’università della Calabria. Una
moltitudine di persone di qualsiasi età, ma soprattutto giovani studenti, hanno
affollato l’ambiente accademico per vedere e ascoltare il magistrato Gratteri,
segno questo di un’autentica comunità di esseri umani che sente l’esigenza di
riscatto e di un forte cambiamento civile.
Il procuratore, impegnato in prima
linea contro la feroce e spietata organizzazione criminale della ‘Ndrangheta,
spinge a guardare con consapevolezza estrema la realtà e allo stesso tempo
affascina per la sua grande personalità e per la sua dirompente forza d’animo.
Quest’ultime si riflettono sulle sue parole, nude e crude, ma efficaci nel
trasmettere il messaggio al pubblico in ascolto. Gli vengono poste domande che
arrivano dalla cattedra in cui è seduto accanto ai suoi interlocutori (il prof.
Giancarlo Costabile, il rettore dell’Unical Gino Crisci, il giornalista Arcangelo
Badolati, il direttore di TG Ten Attilio Sabato e il presidente del circolo
giornalistico di Cosenza Gregorio Corigliano), ma non si scompone, anzi, senza
mezzi termini denuncia non solo l’impasse giuridico e giudiziario dell’Italia
ma anche tutte le collusioni e connivenze esistenti con la ‘Ndrangheta,
avanzando riserve durissime su alcuni componenti della Chiesa, i quali, con il
loro agire, diventano complici del sistema e del gioco delle famiglie
criminali. Da qui l’altro suo imprescindibile monito : “La libertà è la
possibilità di dire ciò che si pensa”. E chi era presente sa che
queste parole non sono state dette a caso, poiché esse determinano la
condizione sufficiente per cui ciascun calabrese onesto possa diventare grande
come Nicola Gratteri.
Bisogna impegnarsi con coraggio e dedizione
nel nostro piccolo, avendo l’umiltà di chi è pronto a tutto per il bene e la
giustizia, addirittura laddove la criminalità organizzata sembra essere forte
solo perché riesce a soddisfare i bisogni della gente quando questa non trova
risposte concrete nelle istituzioni pubbliche o, magari, perché le azioni della
‘Ndrangheta rappresentano semplicemente ciò che deturpa la coscienza
collettiva. Solo in questo modo possiamo farci
portatori di verità, coerenza e integrità, distruggendo le opprimenti catene
della paura e della vergogna e dando così un senso reale alla vita di tutti i
giorni. A questo punto, resta da dire che la speranza di rinnovamento spetta ai
giovani e alle generazioni future. Nonostante il procuratore Gratteri abbia
messo in guardia i giovani studenti dell’Unical sulle sorti della nostra
società e stimolati a seguire veri e sani valori, nondimeno devono rimanere
impresse nella memoria e rifulgere nell’orizzonte delle nuove generazioni le
parole del giudice Borsellino: se la
gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà
come un incubo.
Se da una parte i giovani possano sembrare
soggetti deboli e autoreferenziali, dall’altra si può sperare che essi si
facciano motore del cambiamento e pensare all’importante funzione educativa che
può portare con sé l’emancipazione da una realtà difficile e problematica.
Matteo Aquino
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