La riscrittura corale del Giulio Cesare di Libero Teatro è il risultato
del laboratorio diretto da Max Mazzotta sulla costruzione di uno spettacolo teatrale
a partire dal testo di William Shakespeare. Julius-
questo il titolo della pièce vista alla prima del 16 al Ptu, andato in replica
il 17 - è frutto di quattro mesi di intenso lavoro, due dedicati al testo e due alla messa in scena, partecipato
da attori, aspiranti tali e appassionati di teatro.
Il merito di questo
spettacolo è certamente quello di aver saputo equilibrare e convogliare
esperienze diverse e vissuti eterogenei. Sedici persone in scena si avvicendano
senza sosta in un particolare lavorío fisico. Il colosso del drammaturgo di Stratford viene sviscerato
dal regista esaltandone i tratti essenziali in una rilettura che restituisce
immagini altre, di potenza visiva e sensoriale. L’accord iniziale dell’iter laboratoriale
sulla scena diventa iniziatico al rito stesso che si raddoppia in evento e
necessità del compimento, così come due volte muore Giulio Cesare, prima nella
visione onirica di Bruto e poi nelle attese idi di marzo.
Il Julius di Mazzotta è muto e fino alla
fine andrà incontro al suo doveroso destino senza proferire parola, consapevole
del percorso necessario per arrivare al mito. A parlare sono Bruto, Cassio, gli altri congiurati,
Marcantonio- lui chiuderà la pièce con ars oratoria- e Porzia che cerca di
rompere i silenzi e le assenze del marito nell’alcol. Il disegno scenografico
minimale fatto solo di colonne e sedie regalano
alla messa in scena potenza performativa che insieme ai personaggi, in
maniera quasi fluida, si trasforma di volta in volta; movimenti sincronici si
intrecciano in distinti formazioni umane diventando a loro volta scenografia vivant: le colonne fanno ora da tempio a
Giulio Cesare sedotto e annientato dall’oracolo delle sacerdotesse ora da portico
che perimetra il senato, mentre quelle che prima erano le voci della tormentata
mente di Bruto mutano da esercito, a folla, a coro tragico, nei dinamici cambi
scena semi bui mentre la musica tecno pompa a ritmo di strobo. È in questi
passaggi, come una pennellata, che si riconosce il tocco di Libero Teatro.
Le piccole sbavature tecniche hanno regalato autenticità alla messa in
scena, esaltandone la fatica e il duro lavoro dell’intero percorso che si è guadagnato
un doppio sold out e due giorni di applausi tutti meritati ai protagonisti: Dafne
Abbruzzino, Rossella Agosto, Marco Aiello, Angela Candreva, Antonella Carchidi,
Francesco Carchidi, Diletta Ceravolo, Monica De Luca, Stefania Mangia,
Pierfrancesco Minervini, Francesco Molezzi, Ilaria Nocito, Francesca Pecora,
Stefania Procopio, Cristina Rizzuti e Francesco Rizzo.
Valeria Bonacci
(fotoguru)
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