Immaginate uno studente universitario di Architettura che
indossa un vestito da clown e va a fare l’animatore alle feste per bambini: pensate
che è un matto o uno sfigato. Invece è proprio così che è cominciata la
brillante carriera di uno dei volti più noti del tg satirico Striscia la
notizia, il campano Luca Abete. Lo va raccontando lui stesso ai giovani di
mezza Italia, con il tour #Noncifermanessuno, partito lo scorso autunno
dall’Università La Sapienza di Roma, che dopo Urbino, Bari e Salerno, è
approdato ieri all’Università della Calabria.
La tappa cosentina, fortemente
voluta dal team “UnicalCreativa” guidato dalla professoressa Carmen Argondizzo
e salutata con entusiasmo dai prorettori Guerino D’Ignazio e Luigino Filice, è
stata anche l’occasione per celebrare i dieci anni del “sempreverde” come
inviato di Striscia. In Aula Magna erano presenti, oltre agli universitari (non
tantissimi, in verità) anche gli studenti del magistrale statale “Tommaso
Campanella” di Belvedere Marittimo.
#Noncifermanessuno è un format pensato proprio per gli
studenti, ai quali il popolare showman offre la sua biografia come esempio di
successo “pulito”, frutto della tenacia, della determinazione e dell’ottimismo
con cui bisogna caparbiamente inseguire i propri sogni.
Una storia davvero interessante la sua, iniziata in una
città del Sud Italia, ad Avellino, dove Luca, clown ed animatore, muove i suoi
primi passi in una tv locale, con un programma per bambini, che va in onda
tutti i giorni per tre anni. Passa poi ad una tv regionale con un nuovo
programma televisivo, questa volta settimanale. Studia a intermittenza, ma
lavora intensamente, impara nuove tecniche, affina la conduzione. Nel 2005 la
grande occasione: il programma di Antonio Ricci cerca nuovi inviati, Luca manda
un suo servizio e viene selezionato fra gli otto finalisti. “Volete sapere come
ho vinto la finale? Con la raccomandazione? No, con il voto dei telespettatori:
tutti quei bambini e quei genitori che avevo fatto ridere o sorridere alle
feste, o nelle piazze, o in tv, hanno votato per me”. Da lì comincia un
rapporto per niente in discesa con lo staff di Striscia, al quale il nuovo
arrivato deve dimostrare continuamente il proprio talento ed il proprio
coraggio, scovando storie interessanti, realizzando inchieste sul campo,
lavorando molto duro: ci vorranno tre anni per diventare inviato ufficiale
dalla Campania. Il “popolo di Striscia” oggi lo riconosce nell’inconfondibile
giacca “verde abete” e la pigna all’occhiello, ha imparato ad apprezzarne la
bravura durante l’emergenza rifiuti e i servizi dalla Terra dei Fuochi, per le
denunce sul sovraffollamento delle strutture sanitarie, sulle condizioni di
lavoro degli immigrati. Luca Abete si è spinto fino in Calabria, dove si è occupato
di rifiuti interrati, e a Reggio Calabria ha documentato l’emergenza sanitaria
legata alla mancata raccolta dei rifiuti.
Il suo rapporto con la Calabria però non è solo di tipo
strettamente professionale. “Pino” coltiva infatti la passione per la
fotografia e lo scorso anno ha partecipato con una sua mostra (sua e della
fotografa torinese Elena Givone) al festival internazionale della fotografia di
Corigliano Calabro, organizzato da Gaetano Gianzi.
Raccontata la sua storia, Luca Abete raccoglie seppur
brevemente le storie dal pubblico. Storie di studenti o di giovani laureati,
alle prese con la crisi del lavoro o difronte al fatidico bivio
partire/restare. L’invito è ancora una volta a non fermarsi, a credere nel proprio
sogno ed a realizzarlo giorno per giorno, vivendo il presente e non pensando
troppo al futuro, facendo esperienze, crescendo, imparando soprattutto ad
essere ottimisti.
Prima del consueto selfie finale di gruppo, all’ospite viene
consegnata una targa dagli studenti di MeditArt, gruppo di artisti
internazionali nato proprio all’Unical.
Per la cronaca: a 41 anni Luca Abete aspetta ancora di
discutere la tesi per laurearsi in Architettura. Come dire: per il successo non
solo non serve la raccomandazione, ma non serve neanche la laurea.
Daniela Ielasi
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