"Al
ballottaggio dell’8 giugno a Rende la scelta non è, come vorrebbero farci
credere, fra centrosinistra e centrodestra, ma fra conservazione e
cambiamento”. Lo ripete più volte Andrea De Bonis, esponente del collettivo
Filorosso, che ha incontrato ieri sera all’Unical, nei locali del DAM, il
candidato a sindaco Marcello Manna. Non è la prima volta che l’avvocato entra
in quello spazio: c’era già stato per una conferenza stampa all’indomani della
demolizione del Filorosso, avvenuta nell’agosto del 2011, per esprimere tutti i
propri dubbi, e non solo dal punto di vista legale, su un’azione violenta e
autoritaria messa a punto dall’amministrazione Latorre in combutta con la
Procura di Cosenza.
“Dall’allora
sindaco di Rende – ricorda lo stesso Manna – non una parola su quello sgombero,
che di fatto toglieva ai giovani rendesi, uno storico spazio di aggregazione.
Questo non deve mai più succedere, i luoghi del dissenso vanno tutelati”. La
mattina dello sgombero l’avvocato era lì, vicino agli attivisti, mentre le
ruspe demolivano i capannoni che da anni ospitavano attività sociali, artistiche,
musicali e teatrali: in sala sono tanti i giovani che non l’hanno dimenticato. All’incontro
sono soprattutto loro a prendere la parola, per chiedere partecipazione, spazi
sociali, trasporti integrati, tutela dell’ambiente, raccolta differenziata estesa, piste
ciclabili, snellimento burocratico e democrazia elettronica, maggiore interazione con l’università.
Il candidato raccoglie ogni domanda, ogni spunto, ogni dubbio: sull’appoggio del
centrodestra alla sua candidatura tornerà più volte, sollecitato da chi ha
sempre votato a sinistra ed oggi si trova davanti al dilemma. “Io credo che a
livello comunale, quando si ha a che fare con i problemi quotidiani dei
cittadini, le grandi ideologie passino in secondo piano, e sulle soluzioni a
volte ci si trova d’accordo anche con chi ha un’idea opposta alla nostra. Io ho
una storia ben precisa, nessuna persona onesta può dire che io sia di destra.
Vi chiedo piuttosto se non sia di destra l’amministrazione della cosa pubblica
come bene privato, l’assenza di primarie per la scelta del candidato a sindaco
in un partito in cui le primarie sono l’elemento distintivo, il comitato
d’affari che per anni ha deciso lo sviluppo della città mandando in dissesto le
casse comunali. Ecco noi oggi abbiamo difronte questa grossa sfida: liberare la
città e restituirle democrazia e alternanza, e questa non è una sfida che si
vince da soli”.
Rende
va al ballottaggio dopo quindici anni, l’appuntamento è storico considerato che
il potere della famiglia Principe non è mai stato messo in discussione. Senza
disconoscere i meriti di una gestione inizialmente illuminata, si tratta oggi
di cogliere i limiti di un modo di fare politica che appartiene al passato: chi
ha beneficiato direttamente o indirettamente della crescita della città, ha
ipotecato per anni il voto dei propri figli e dei propri nipoti, per un tributo
di riconoscenza al “feudatario”. Oggi la città è portatrice di una ricchezza incalcolabile
in termini sociali e culturali, soprattutto grazie all’Università della
Calabria e ai tanti giovani che qui si sono formati e qui hanno deciso di
vivere, una ricchezza praticamente ignorata da chi ha gestito la casa comunale
fino ad oggi.
“Bisogna
uscire da una visione ottocentesca della politica e ridare dignità e libertà di
voto ai cittadini: Manna potrà non piacere a tutti ma è innegabile che oggi
rappresenta un’occasione imperdibile. La scelta l’8 giugno sarà sulla persona –
conclude De Bonis – da una parte c’è la continuità dall’altra la rottura, da
una parte c’è un sindaco per interposta persona, dall’altra un sindaco
indipendente e autorevole, da una parte l’autoritarismo dall’altra la
cittadinanza attiva: senza dubbio noi sappiamo da che parte stare”.
Daniela Ielasi
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